lunedì 30 marzo 2009

B2B: Dal Bangladesh a Bozen, con amore

Quella di oggi non è proprio un’intervista. È più una storia.
La storia di Nishat, che ho incontrato in treno.
Mi giro sbuffando, un po’ innervosita. Con tutto lo spazio che c’è, possibile che questa mi si spalmi addosso? Il treno rallenta. Una voce da un viso dolce mi chiede «va a Bolzano anche Lei?» Non so come faccia a sapere in che direzione scatto per prendere la coincidenza, ma comunque «sì, vado verso il Brennero». E mi rabbonisco. Mi sembra giovane e indifesa. Le spiego dove prendere il treno – di solito al binario 2 piazzale ovest. Gli occhi scuri scivolano sul binario. Ha una valigia enorme, l’aria mite. È questione di un attimo – aiutarla e prenderla sotto la mia ala protettrice. Mentre ci scapicolliamo con il suo valigione penso che sono addirittura disposta a perdere il treno pur di arrivare con lei al binario tirando questo macigno, ma poi, leonessa protettrice, con una cortesia che non ammette rifiuto chiedo di ai due arabi scesi prima di noi di aiutarci a trasportare il valigione giù e su per le scale della stazione. Un ascensore chissà se c’è. Abbiamo i minuti contati, non possiamo sprecarli a cercarlo. Poi, due mani sconosciute su una maniglia pesante. Il mio passo pesante affretta i suoi, piedini avvolti in stivaletti neri elasticizzati con una punta affilata, molto lunga e sottile. Scarpe strane. Fanno pendant con la borsetta, nera. Di uno stilista italiano sconosciuto. Almeno a me. E non c’azzeccano con il capottino marrone – che protegge il corpo snello e nasconde la bellezza del verde scintillante «è un sari, questo?» le chiedo quando siamo sedute una di fronte all’altra sui sedili sporchi, pochi minuti e molti scalini dopo.
«No – il sari è indiano, e è impossibile da portare per viaggiare, perché è tutto un fascio – non ci si muove. Si usa nelle feste e nelle cerimonie». Mentre le colline dell’Appennino scorrono sotto la pioggia, mi scuso perché le farò un sacco di domande sceme. Non ho mai conosciuto nessuno del Bangladesh. Anzi, non so nemmeno dov’è! Nishat lascia cadere alcune informazioni. Mi dà del Lei, anche se le ho chiesto subito di darmi del tu, ché altrimenti mi sento vecchia. Non sono brava a dare l’età, ma credo abbia circa 24 anni, non di più. (E io non sono sento una matusa!) Nishat mi racconta che vive a Bolzano da oltre 10 anni ma studia a Verona, in una scuola per assistenti sanitari. Comincio a farmi delle domande – mi chiedo che ci fa da sola a Bolzano. Se la sua famiglia è in Bangladesh, forse è stata adottata? Parliamo delle piantagioni di riso – mi dice che al suo Paese ne crescono vari tipi, ma che quello principale si può coltivare solo nei due mesi prima della stagione delle piogge, perché poi l'acqua ricopre tutto e le piante muoiono. Racconto che da quando ho scoperto alcune spezie indiane e il riso thai, quello italiano non lo compro più. Del resto i risotti mi vengono sempre male. Poi mi chiede come si coltiva il riso in Italia. Ovviamente non so rispondere. Blatero qualcosa sulle mondine e cambio discorso. Viro sulla stagione delle piogge, «ma quante stagioni ci sono in Bangladesh?» «Sei: la primavera, l’autunno, l’estate, la stagione delle piogge, quella dei monsoni e la stagione secca». Si stupisce Nishat, nel vedere le montagne all’orizzonte di Bologna. «Credevo che ci fossero solo in Alto Adige!» - Quanto è grande Verona? E Trento? Quanti abitanti ha e per quanti km si estende? - Ma che ne so??? Poi parliamo di soldi – che sembrano un punto focale nei suoi discorsi. La vita costa poco, in Bangladesh – dove la moneta si chiama taka e oggi con un euro ne compri 85. Ma se hai uno stipendio italiano, ci vivi bene, puoi pagare un affitto di 60/70 taka al mese. Se invece lo stipendio è bengalese, prendi 70 taka al mese e non ce la fai. Poi Nishat prende una foto dalla borsetta «ti faccio vedere una cosa» - mi dice. È la sua foto di matrimonio «mi sono appena sposata». Il quadro si fa più nitido. O forse più confuso. Ricordo ragazzi indiani di famiglie “moderne”, studenti e ricercatori e immigrati di seconda generazione che hanno vissuto negli USA, in Inghilterra e in Italia ma che si sono “arresi” alla tradizione del matrimonio combinato. Salvo poi vederlo fallire infelicemente. Quale sarà la storia di Nishat? Forse sono falliti solo i matrimoni combinati che ho conosciuto io. Guardo la foto senza sapere bene che dire. Non sono particolarmente favorevole al matrimonio, né all’istituzione della famiglia. A prescindere dalla nazionalità di chi la pratica. Il marito, nella foto, è brutto forte. Lei, trasformata dal trucco pesante, è comunque scintillante nel rosso vivo dell’abito e nell’oro abbondante che le orna mani, polsi, capelli e décolleté.
Il discorso prende corpo – mi racconta che è stata un mese in Bangladesh «i miei sono tornati la settimana scorsa. Al matrimonio sono state invitate ben 1200 persone. Mio padre ha dovuto pagare per tutti, anche se non tutti sono venuti. Io avevo chiesto che confermassero se venivano, ma non lo hanno fatto. Comunque mio zio, che vive in Inghilterra, ma prima viveva con noi – in Bangladesh abbiamo ancora una casa dove abitiamo tutti insieme, quando ci andiamo – visto che era un matrimonio importante, perché sono la figlia maggiore – ha deciso di aiutare mio padre e paga una parte delle spese. I nostri matrimoni non sono come qui da voi» No: c’è un cerimoniale preciso e complesso. Il primo giorno ti devi vestire di giallo e il giorno del matrimonio di rosso. «Gli altri giorni, io mi sono vestita di rosa e poi di bordeaux». Si guarda i palmi delle mani. All’inizio avevo pensato che quei segni rossi fossero dovuti al peso della valigia o a qualche eczema. Invece sono ciò che resta dell’henné.
to be continued...

Le Interviste Scomode Su blog2piazze

Nuvoloni sul Nettuno

Fontana del Nettuno, Piazza Duomo - Trento (foto DC)
Riceviamo e pubblichiamo
Appello alla società civile e al mondo culturale contro la soppressione della Soprintendenza trentina per i beni archeologici
La Giunta provinciale, su proposta del Presidente della Provincia autonoma di Trento, nella seduta del 26 gennaio 2009 ha deliberato ad unanimità di voti la soppressione della Soprintendenza per i beni archeologici (deliberazione n. 104 dd. 26 gennaio 2009) con subentro nelle competenze e nei ruoli della neocostituita Soprintendenza per i beni librari e archeologici. Si è in presenza di un intervento senza precedenti a livello nazionale, tramite il quale, con semplice delibera politica, si decreta la soppressione della struttura operativa istituita con legge a garanzia della tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico, che la Provincia autonoma di Trento ha avuto per competenza primaria trasferita dallo Stato Italiano nel 1973 e che in questa direzione ha agito, in oltre trenta anni di attività, nel rispetto delle norme e dei ruoli assegnati. Il provvedimento, quasi nascosto in un lungo articolato, diversamente da altri che lo precedono e che lo seguono, è assolutamente privo di motivazione e nemmeno la decisione assunta risulta inserita in alcun piano generale di riorganizzazione del comparto dei beni culturali, tant’è che le consorelle Soprintendenze preposte ai beni architettonici e ai beni storico-artistici non sono soggette ad alcuna modifica. La decisione della Giunta Provinciale accosta in maniera meccanica la Soprintendenza per i beni archeologici e la Soprintendenza per i beni archivistici e librari, depotenziandole di fatto entrambe, senza logiche razionali e motivazioni sostanziali e senza tenere conto delle rispettive specificità disattendendo completamente i principi che, nel 2003, hanno ispirato il legislatore a istituire le Soprintendenze stesse (L.P. 17 febbraio 2003, n.1: Nuove disposizione in materia di beni culturali). Conseguenza diretta saranno le ricadute, a cominciare dall’utenza esterna, certamente ora confusa e nei cui riguardi la struttura, prima come Ufficio e quindi come Soprintendenza, ha saputo costruire un rapporto di identità chiara e operativa, adeguata a far fronte ad una realtà territoriale e a problematicità di settore, impegnative e di notevolissima diversità. La situazione presente è resa ancora più allarmante in quanto, tra i compiti trasferiti alla neo-costituita Soprintendenza per i beni librari e archeologici (che perde quindi gli archivi nella denominazione), ne risultano dimenticati alcuni di sostanziali, pure essi previsti da precise norme di legge e da circolari in materia, nazionali e provinciali. Caso questo, ad esempio, della valorizzazione del patrimonio archeologico trentino, del Museo archeologico provinciale e le sue articolazioni territoriali già esistenti. Sopprimere la Soprintendenza è un intervento che allinea nel peggiore dei modi la realtà trentina agli attuali indirizzi del Governo centrale e al degrado in cui viene a trovarsi la tutela pubblica, devitalizzata da tagli economici a un bilancio già di per se stesso striminzito, commissariamenti, assenza di concorsi, mancanza di personale. Un percorso che di fatto spiana alla privatizzazione commerciale dei beni culturali, all’evento su tutto, alla tutela e alla valorizzazione dei beni “ricchi” ritenuti più importanti perché immediatamente “spendibili”. Una politica che va respinta con forza e indignazione. Come unica e ultima possibilità, i firmatari del presente documento si appellano a tutta società civile e agli esponenti del mondo culturale e chiedono al Signor Presidente della Provincia autonoma di Trento e alla Giunta provinciale di rivedere il provvedimento adottato con la deliberazione n. 104 di data 26 gennaio 2009, ripristinando nell’organizzazione provinciale in materia di beni culturali la Soprintendenza per i beni archeologici e restituendole la dignità e l’autorevolezza acquisita nel corso degli anni attraverso gli interventi di tutela, di conservazione e di valorizzazione del patrimonio archeologico trentino. Trento, 19 marzo 2009
Archeoclub d'Italia, sede di Trento Ars 95 – Gruppo Artisti Valli del Noce Associazione culturale "Antonio Rosmini" Associazione Culturale Ricerche e Fortificazioni Altomedievali (RFA), sezione di Trento Associazione Dimore Storiche Italiane (ADSI), sezione Trentino - Alto Adige Associazione Italiana di Cultura Classica, delegazione di Trento Fondo per l'Ambiente Italiano (FAI), delegazione di Trento Istituto italiano dei Castelli, sezione Trentino Italia Nostra, sezione trentina Società di Studi Trentini di Scienze Storiche Università Popolare Trentina
CHE FARE:
Inviate a trento@italianostra.org il seguente messaggio: Rendo nota la mia adesione a questo appello Grazie

domenica 29 marzo 2009

Eurospar non avrà i miei soldi!

Ieri pomeriggio ho incontrato degli amici. Tutti e tre dovevamo fare la spesa quindi «perché non saltate in macchina e andiamo insieme?» ho proposto. Loro di solito vanno in un supermercato che trovano conveniente, seppure fuori mano. Uno dove io non vado mai, in una zona che non frequento. Per cambiare, mi son detta «proviamo pure e andiamoci» quindi verso le 17 siamo andati all’Eurospar di Viale Verona, a Trento (zona piscina Fogazzaro, per intenderci). Facciamo la spesa; tutto ok .

Quando usciamo, dobbiamo capire che farcene del gettone giallo del parcheggio che abbiamo ritirato all’arrivo. In effetti, non abbiamo visto indicazioni da nessuna parte. I miei amici di solito vengono con l’autobus. L’ultima volta che io sono passata di qua il parcheggio era libero. Saliamo in macchina e ci dirigiamo all’uscita. Fermi alla sbarra, infiliamo in gettone nell’apposita fessura della macchinetta, ma lo risputa: dovete ripagare, ci scrive. Sì, ma quanto? E dove? Come? Non c’è nessuna fessura in cui infilare i soldi. E non ci sono altre indicazioni. Faccio retromarcia. Obbligando le tre auto in fila dietro di me a fare altrettanto. Poi corro alla macchinetta, sotto la pioggia. Ci giro intorno in cerca di indicazioni, ma non ce ne sono. Dice che la tariffa del parcheggio è di 5€ all’ora. E di pagare alla cassa automatica. Ma non dice dov’è. Dice che la prima mezz'ora è gratuita. A intuito, entro nel supermercato. Eccola lì – senza indicazioni. (Ovviamente il funzionamento è identico a quello di altre casse automatiche di parcheggi), quindi infilo il gettone giallo e aspetto di sapere quanto devo pagare. Tempo: 1 ora e 3 minuti Costo: 7,50€ Non è possibile! - trasecoloSchiaccio più volte il pulsante «aiuto» nella speranza che arrivi un commesso o un addetto. Non succede nulla. Non arriva nessuno. Scalpito. I miei amici hanno un impegno e non voglio farli tardare. Premo annulla e mi faccio restituire il gettone. Forse c’è un errore, penso.

Lo infilo di nuovo: 7,50€. Nel frattempo è passato un minuto: 1 ora e 4 minuti. La tariffa è la stessa. Che fortuna! Incredula e indignata per un costo di parcheggio che manco a Venezia o al Vaticano, torno di corsa in macchina dai miei amici. E gli tiro un pippone cannonico sul fatto che domani mi metterò all’opera su internet e da brava pro-sumer farò scattare il passaparola (negativo!) per allertare tutti i consumatori e clienti dell’Eurospar di stare alla larga da questo furto legalizzato! Alla faccia della crisi, del risparmio, dei consumatori e della trasparenza! Eurospar non avrà più neppure un centesimo dei miei soldi.

sabato 28 marzo 2009

(risparmiano sulle lamette ma non dimenticano mai l'archibugio per le rapine, in Trentino)

"Fa specie che la Provincia Autonoma di Trento non riesca a trovare nei suoi bilanci 45.000 euro per garantire il trasporto dei bambini (dai 6 agli 11 anni) con un pulmino, e dall'altra decida di spendere un milione di euro per le divise degli Schützen o vagonate di euro per gli elicotteri degni di una Superpotenza. Questi genitori si chiedono perché non si riesca a trovare in Trentino nell'anno 2009 le risorse necessarie per garantire agli alunni l'arrivo a scuola. Attendiamo fiduciosi risposte dagli assessori Marta Dalmaso e Alberto Pacher" www.ladige.it

la mano, zio, ti sei dimenticato la mano!

mi sono comprato un paio di tv, mi sono messo il parrucchino e ho fondato un partito. E tutti mi votavano.

Berlusconi ha scelto il delfino. Si chiama Homer.

mercoledì 25 marzo 2009

Ambientiamoci – The New World

Essendo il sottoscritto un Mac-user, perdonerete voi utenti di Windows questo ironico paragone che sto per fare a seguito della notizia di cui sto per parlarvi. Quando ho letto che The Indipendent afferma che le nuove centrali nucleari o, se volete dirla diversamente, le centrali nucleari di ultima generazione, sarebbero più potenzialmente dannose di quelle attuali, mi sono detto: " Toh, proprio come Windows! Esce un nuovo sistema operativo e tutti si tengono ben stretto quello precedente che, per loro stessa ammissione, é di solito meglio di quello nuovo!" E la cosa in sé è davvero curiosa: se realizzi un prodotto nuovo, si pensa debba essere migliore (leggasi quindi nel nostro caso più sicuro e maggiormente produttivo) di quelli precedenti. Invece dall’articolo sembrerebbe che "il rischio di incidenti con queste nuove tecnologie è sì più basso, ma, nel caso avvenga una fuoriuscita di radiazioni, questa sarebbe più consistente e pericolosa che non in passato. Tra i documenti esaminati, ce n'è uno secondo cui le perdite umane stimate potrebbero essere doppie". Si tratta di un rapporto dell'azienda francese Edf ossia quella che ha stipulato di recente l'accordo con Enel. So che esistono persone che ritengono questo rapporto e l'articolo in questione non precisi. Resta il fatto che i rischi esistono e nel dubbio credo sia sempre meglio preservare la nostra "salute" senza rischiare di scoprire invece che erano esatti.

Quindi riassumendo viene calpestato un referendum che, comunque lo si voglia considerare, aveva de facto impedito l'utilizzo dell'energia nucleare; non si considerano le energie alternative né si investe su di esse; non si richiede al limite con nuovo referendum di far abrogare questo "divieto" esistente dai cittadini ed, infine, non si degnano neanche di avvertirci e/o informarci di come queste centrali, che poi troveranno tra l'altro forse realizzazione tra moltissimi anni, già adesso destano molte perplessità sulla loro efficacia in materia di sicurezza. In sostanza, si potrebbe anche temere che si stiano gettando le basi per un "Nuovo Mondo"... The New World E' come essere in una fiera Gli imbonitori all'angolo ti convincono che l'ultima loro diavoleria L'ultimo loro intruglio Sono sublimi. Il Nuovo avanza Come dentro un marcio manifesto futurista Maleodorante e tagliente Come latta arrugginita. Scorie dilagano E fumi assassini Si spargono nell'aria. "Sono sicure, tranquilli, ve lo garantiamo"! Tre teste piangono Da un unico occhio. Feti "nati" Con l'asbesto nel cuore Ed il Radon nei polmoni Feti morti Con una smorfia A dipingere nel cielo il loro sarcastico sorriso Per illuminare la loro anima. Siamo rimasti in pochi, Di "normali" nessuno. E nell'oscurità di nubi radioattive E di soli morenti Attendiamo solo di spegnerci Per non inquinare più. DANIELE VERZETTI, ROCKPOETA

lunedì 23 marzo 2009

permesso

Nessuno di noi è innocente: è inutile dichiararsi democratici se teniamo aperti i centri di detenzione-moderni campi di concentramento- se non gridiamo ogni giorno contro le etichette che mettono stelle gialle ai nostri fratelli meno fortunati. I rumeni stuprano, sono delle bestie, non sono come noi... lo dicono sottovoce o apertamente tante persone perbene. Ma chi sono queste persone così spaventate????? Guarda caso, le stesse che usano "le bestie" per lavorare le loro terre al sud, per bruciare nelle loro fonderie al nord, per non pagare contributi, per realizzare miracolosi redditi, per assistere i loro anziani (ma non facevano tanta paura?) che si sa, signora mia, quanto costano gli altri in regola...
(B.Palombelli)

giovedì 19 marzo 2009

meglio le ronde

Massimo Pigozzi è un agente che nel luglio scorso è stato condannato a tre anni e due mesi per i fatti avvenuti durante il G8 nella caserma di Bolzaneto. Aveva «strappato» la mano di un no global, divaricandogli le dita fino a lacerare pelle e legamenti. Nel 2007 era stato arrestato con un'altra accusa. Insieme ad alcuni suoi colleghi avrebbe violentato tre prostitute straniere nelle guardine della questura genovese. I magistrati decidono di fare intercettazioni sull'utenza dell'agente che abitualmente era di turno con lui. Dall'ascolto delle telefonate emergono riferimenti a festini a base di cocaina.
(Corriere.it)

"Promuovere la famiglia serve al bene comune e alla vera libertà dell'uomo" Benedetto XVI

19 marzo, festa al papà.

mercoledì 18 marzo 2009

fatalitààààà, e la tua vita finiràààààààà

In 15 anni la classe dirigente della sinistra non ha capito niente. Fatalità? Quando la realtà la prende in contropiede, i “compagni” fanno bava peggio di un mastino napoletano. Invece di rimboccarsi le maniche e dare un'onesta proposta alternativa non ascoltano la loro base, non ascoltano i cittadini, continuano artisticamente e acefalicamente a riproporre le stesse cose. Fatalità?Ma no!!!!! L'antiberlusconismo, e di conseguenza il berlusconismo stesso, l'hanno creato loro, forse, a scopi personali. Sarà vero o solo fatalità? Ma oggi è una bella giornata…. Donna Cannone mi fa notare che è scoppiata la primavera… Il Papa oggi partendo per il Camerun dice che non sono i profilattici la soluzione all’AIDS….. anzi, aumentano i problemi! La sinistra è praticamente sparita dal parlamento italiano… E quello che è peggio è che, forse, è sparita veramente dalla nostra mentalità! Fatalità? Spengo la TV! Apro youtube, unico portale veramente libero. E clicco qui…..
Questa canzone mi allieta la giornata! Mata Hari

figli di un do minore

il silenzio è d'oro.

martedì 17 marzo 2009

se questa foto vi ricorda Milano

Pochi giorni fa, dopo anni di guerriglia, il Salvador ha scelto il suo presidente, che in quella guerriglia ha combattuto, contro la dittatura. Una settimana prima il presidente boliviano Morales, diceva la sua all'ONU sul proibizionismo semplicemente aprendo la bocca, ma per masticare una foglia di Coca. Chavez, cui qualcuno dà del dittatore, si sottopone alle urne praticamente un anno sì e uno no. Venendo confermato puntualmente dai suoi connazionali, che evidentemente gli riconoscono di aver compreso le virtù dell'intervento dello Stato nell'economia ben prima dei manager di New York. In Cile governa una donna. Come in Argentina, che si sta risollevando. Da ultimo quel trascurabile enclave di lingua portoghese che durante le polemiche per il caso Battisti in Italia un politico ha definito "paese di ballerine". Parliamo del Brasile. Durante l'ultimo carnevale, da uno dei carri su cui tradizionalmente si balla, i presidente Lula distribuiva anticoncezionali. Mi dite allora perchè i politici dell'opposizione dichiarano che l'Italia sta sempre più somigliando ad un paese sudamericano? Illusi.

lunedì 16 marzo 2009

"la sai l'ultima sul Trentino?"

(ANSA) - TRENTO, 16 MAR - Lo scorso febbraio a Trento non si e'registrato alcun aumento dei prezzi e l'inflazione su base annua e' risultata pari all'uno per cento.

Ambientiamoci – Verità e bugie sul nucleare.

Premessa: L'articolo che segue non risponde al mio pensiero. Avendo aderito alla proposta di Tommy (BlogInternazionale) per la rubrica ''Ambientiamoci'', lo spazio del Blog2Piazze non viene meno, per garantire la pluralità delle voci in dibattito. DC 1) Perché l'energia nucleare prodotta sulla Terra è oggetto di una rivalutazione? Si può meglio comprendere la potenzialità dell’energia nucleare se si va ad analizzare la situazione energetico-ambientale in cui ci troviamo. Oggi gran parte dell’industria energetica si basa sugli idrocarburi: carbone, petrolio e gas naturale. Due sono gli aspetti che interessano maggiormente questo fatto e per la precisione si tratta del costo in continua ascesa di questi combustibili, e della quantità di gas clima-alteranti prodotti dalla loro combustione. Mentre la tecnologia ha permesso di abbattere quasi totalmente tutti gli inquinanti pericolosi per la salute dell’uomo (CO, SO2, NOx, particolato), l’anidride carbonica è il prodotto della combustione, e non è eliminabile. Il mondo occidentale (ad eccezione degli USA) si è imposto tramite la sottoscrizione del protocollo di Kyoto di ridurre le emissioni di CO2 per preservare il clima del pianeta. Questo implica molte scelte strategiche nell’industria energetica, che è la maggiore produttrice di questo gas. Non c’è un’unica soluzione, ma diverse strategie l’una complementare all’altra: il potenziamento delle rinnovabili, il risparmio energetico e il potenziamento del nucleare. 2) Perché non è possibile basarci solo sulle fonti rinnovabili? Perché queste ultime sono troppo costose e non offrono garanzia di stabilità di produzione. Mi spiego meglio. Dando per assodato che l’idroelettrico è quasi interamente sfruttato nel mondo occidentale, e che il solare ha ancora oggi costi inaccettabili (costa 8-10 volte l’energia da fonti convenzionali), l’energia eolica sembra la risorsa più promettente. L’Europa sta attualmente incrementando ogni anno la potenza eolica installata. Ma si pone un limite: a causa dell’aleatorietà dei fattori ambientali, occorre che ci sia una riserva rotante in grado di sopperire all’eventuale caduta del vento e quindi alla mancata potenza di produzione da parte dell’eolico. Per riserva rotante si intende la capacità di centrali a combustibile, in particolare turbogas che funzionano a regimi parzializzati, di essere in grado di attivarsi per compensare i cali di potenza delle rinnovabili. Possiamo incrementare la potenza eolica e in generale quella rinnovabile incostante fino al limite tecnico del 20-30% della potenza totale installata. Oltre la rete potrebbe collassare. Rimane un bel buco da colmare con altre fonti energetiche… 3) E perché il nucleare? Quali garanzie offre? L’energia nucleare ha due grandi vantaggi: il primo è la totale assenza di gas esausti prodotti. Non produce né inquinanti, né CO2. Questo fattore assume una rilevanza fondamentale se si pensa alla sfida che ci siamo posti con la sottoscrizione del protocollo di Kyoto; in secondo luogo, ancora oggi la fonte nucleare risulta essere la più economica, a parità o addirittura sopra quella del carbone. Inoltre le centrali nucleari producono grandi potenze in poco spazio, e questo si adatta perfettamente alla realtà europea, determinata da aree densamente popolate con una concentrazione energetica molto forte. Infine occorre parlare del fatto che il nucleare è una fonte energetica propria: anche non avendo il combustibile sul suolo nazionale, esso costituisce solo una piccola parte dei costi (non più del 20%); gran parte del prezzo dell’energia venduta va a ripagare l’impianto e la sua gestione, nazionalizzando i ricavi e rendendo la Nazione che lo possiede in buona parte indipendente dall’estero.
4) La rinascita del maggio 2004: il caso di James Lovelock e il nucleare nei PVS* Il movimento ambientalista si è sempre dichiarato contrario al nucleare, non tanto per la sicurezza delle centrali ma per il discorso dello smaltimento delle scorie. Nel 2004 James Lovelock, uno degli studiosi più autorevoli e inventore della teoria di Gaia, ha cominciato a vedere la risorsa del nucleare da un altro punto di vista. In particolare egli ha rivisto l’ordine di gravità dei problemi che minacciano l’ambiente. Nel momento in cui il cambiamento climatico risulta essere un rischio più grave rispetto alla pericolosità potenziale delle scorie radioattive, le soluzioni possibili vengono rivalutate. Lovelock sostiene che al punto a cui siamo arrivati oggi il ritardo sullo sviluppo delle rinnovabili è talmente grande che non c’è più tempo per usarle come soluzione concreta. L’unica speranza per abbassare le emissioni di anidride carbonica in maniera utile e significativa è vista ora nel nucleare. Questa tecnologia diventa quindi la soluzione temporanea per combattere il cambiamento climatico e per consentire alle rinnovabili di maturare tecnologicamente. In particolare la costruzione di nuove centrali nucleari nei Paesi in Via di Sviluppo è secondo molti, tra cui Tim Flannery autore del libro “I signori del clima”, altamente desiderabile dal punto di vista globale perché queste andrebbero a sostituire molti impianti a combustibile fossile, estremamente inquinanti e nocivi per l’uomo oltre che per l’ambiente. Si prevede che la Cina, che attualmente produce la sua energia per il 70% da combustibili fossili rispetto ad un 25% circa su scala globale, ordinerà due nuove centrali elettronucleari all’anno per i prossimi vent’anni, mentre sono state autorizzate o stanno per ottenere la concessione diverse decine di centrali in India, Brasile, Iran, Pakistan e Corea del Sud. Mentre, tra i Paesi industrializzati nuove centrali sono previste in Francia, Russia, Giappone, Canada e Finlandia a cui di recente sembrano essersi aggiunte Svezia e Italia. 5) Fattori negativi 1: la gestione delle scorie radioattive, perché è così difficile trovare un sito di stoccaggio? Ciò che rende difficile trovare un luogo adatto per il deposito definitivo delle scorie è la sua stabilità del tempo. Esistono tre tipi di scorie radioattive: quelle a breve, a medio e a lungo tempo di dimezzamento. Mentre per quanto riguarda le prime due i tempi di attesa perché la loro pericolosità si annulli risultano essere entro termini accettabili (si va dai 10 anni della maggior parte delle scorie, ai 100 della parte più contaminata), il problema principale sussiste per alcune parti delle barre di combustibile esaurito. Queste posso impiegare anche tempi nell’ordine di migliaia di anni per perdere la loro pericolosità. Il lato positivo è che queste scorie così pericolose sono poche. Una grande centrale nucleare ne produce non più di 3 metri cubi l’anno. Il lato negativo è che non si può pensare di conservare questi materiali sulla terraferma a causa del prolungato tempo di attesa. La soluzione più appropriata ricade su pozzi scavati nel sottosuolo in aree geologicamente stabili. Le collocazioni per questi depositi vengono quindi studiate facendo previsioni sugli spostamenti tettonici e climatici in modo da garantire le condizioni di impermeabilità del suolo entro cui costruire il deposito anche dopo 100 – 200 anni. Ma se vogliamo andare avanti a periodi tra 5000 e 10 000 anni da oggi, nulla è più certo e si ragiona solo per probabilità di rischio. Vengono fatte simulazioni di cataclismi e si dimensionano le strutture del deposito per contenere entro certi limiti eventuali fuoriuscite di materiali pericolosi al fine di tutelare la salute pubblica. Nel frattempo vengono studiati reattori particolari in grado di trasformare artificialmente i rifiuti a lungo termine in rifiuti a medio termine. Certamente molti vedono negativamente questo tipo di soluzioni, viste quasi come un “nascondere lo sporco sotto il tappeto”. È uno dei lati deboli del nucleare. Come tutte le tecnologie ci sono pro e contro. Ora purtroppo si tratta di stimare quali “contro” siano peggio per il nostro Pianeta: i depositi sotterranei oppure le emissioni di gas serra delle altre fonti energetiche?
6) Fattori negativi 2: la sicurezza degli impianti Non si può prendere Chernobyl come esempio per dimostrare la sicurezza degli impianti nucleari normalmente costruiti. Il reattore russo infatti non era dotato delle strutture di sicurezza di cui tutti i reattori per scopi civili devono essere forniti. Per essere chiari, Chernobyl non possedeva la cupola di cemento armato in grado di contenere qualsiasi esplosione o fuga di materiale pericoloso dal reattore stesso. Il motivo di questa mancanza era lasciare lo spazio al carroponte che doveva poter estrarre plutonio dal nocciolo per produrre armi nucleari. Inoltre al momento del disastro tutti i sistemi di sicurezza erano stati scollegati per consentire ai gestori della centrale di fare esperimenti al limite della coscienza umana. Anni prima, il reattore di Three Mile Island subiva lo stesso tipo di danneggiamento del reattore, ma le strutture contenitive hanno evitato la fuoriuscita di sostanze contaminanti, e l’incidente si è risolto senza nessun tipo di problema alla salute pubblica. Ma tornando alla questione iniziale, il problema della sicurezza non può quasi essere chiamato “problema”, semmai una “questione”. La tecnologia oggi è in grado di fornire sistemi attivi e passivi tali che rendono trascurabili i rischi di incidenti e soprattutto di contaminazione dell’ambiente circostante. 7) Fattori negativi 3: la proliferazione nucleare per scopi non-civili Credo che questo sia uno dei problemi principali di questa tecnologia. Dotarsi del know-how del nucleare civile significa anche dotarsi potenzialmente di quello per scopi militari. In particolare la questione diventa spinosa quando paesi particolari come l’Iran o la Corea del Nord potrebbero chiedere o chiedono di partecipare al progetto dell’energia nucleare. È possibile concedere al alcuni paesi di avvalersi di questa risorsa e ad altri no? È un problema ancora oggi aperto. L’unica soluzione possibile appare essere quella, già intrapresa, di un organo di controllo internazionale come l’AIEA (o IAEA secondo l’acronimo inglese) di cui ogni nazione con un industria nucleare deve accettare i controlli. Ma per ora questo sistema non è ancora pienamente funzionante. Giorgio Restori
dottore in “Scienze ingegneristiche” e
laureando in “Ingegneria energetica”
presso il Politecnico di Milano.
*paragrafo scritto insieme a Tommaso Perrone.

giovedì 12 marzo 2009

Il pranzo è servito? Sarai la cena da Chikatilo.

Continua l'intervista a Giacomo Cantini,
fondatore del Museo Criminale di Firenze DC: E' possibile, secondo me, fare ''letture trasversali'' del crimine seriale, visitando questo museo. Per esempio, sono più numerosi gli assassini uomini; sono meno numerosi gli assassini in zone disagiate; gli assassini sono accomunati da traumi infantili, spesso collegati alla famiglia; sono allo studio solo casi americani e italiani. Quali sono le Sue considerazioni in merito? GC: Gli assassini di sesso maschile sono indubbiamente più numerosi anche se il numero delle donne serial killer è comunque molto elevato. Rispetto all’area geografica di appartenenza non possiamo dire con certezza che le aree disagiate presentino realmente un numero inferiore di casi di questo genere ma possiamo solo affermare che è più difficile rintracciare informazioni. Nelle grandi città gli episodi violenti fanno notizia, ne parlano i giornali, la televisione, i talk show e forse solo per questo diventano storie famose. Molti serial killer hanno nel loro passato vissuti di violenza psicologica e fisica, di abusi sessuali, di maltrattamenti e abbandoni, di mancanza di accudimento e di cure o di rapporti deviati e disfunzionali con le figure primarie di riferimento, primi tra tutti i genitori.
Ma non per tutti si può dire che i traumi infantili siano la causa scatenante la follia omicida. E’ indubbio che il serial killer è un soggetto che presenta spesso disturbi di personalità con sfumature ossessive, paranoiche, sadiche o megalomani. Il percorso museale comprende per la maggior parte casi americani poiché gli Stati Uniti sono il Paese con il maggior numero di serial killer al mondo, seguiti tristemente al secondo posto da Gran Bretagna e Italia che si contendono a pari merito questo macabro primato. Ma il museo ospita anche un serial killer proveniente dalla ex Unione sovietica, Andrey Chicatilo. Il nostro progetto in futuro prevede l’ampliamento dei casi con inserimento di nuove biografie di serial killer provenienti da altri Paesi del mondo. Countess Bathori
DC: Crede si possa fare una connessione storico-sociologica fra questi episodi criminali? GC: Credo sia possibile riscontrare alcuni fattori comuni ai più spietati serial killer che riguardano principalmente la sfera dei disturbi psicopatologici legati a traumi infantili e a relazioni primarie distorte e disfunzionali ma non è possibile fare delle generalizzazioni perché la storia annovera personaggi crudeli come Ted Bundy che non presenta nella sua biografia episodi tali da motivare la sua furia omicida. DC: Crede davvero che la nostra epoca sia più violenta, o siamo abbagliati da una comunicazione di massa, talvolta manipolata? GC: Credo che siano entrambi delle valide supposizioni e che ci sia una stretta connessione tra l’aumento della violenza nella nostra società e l’aumento dell’invadenza della comunicazione di massa nelle nostre vite. E’ indubbio che il concetto stesso di violenza oggi abbia assunto connotati macroscopici rispetto al passato, ma ritengo che ciò sia dovuto in larga parte anche al ruolo svolto dai media che come una cassa di risonanza fanno sì che l’eco di episodi violenti continui a rimbombare nelle nostre orecchie, con dovizia di particolari che a volte sembrano rispondere a curiosità morbose piuttosto che ad una sincera e necessaria ricerca della verità. DC: Dove si trova la sede gemella messicana e perchè avete scelto il Messico? GC: L'esposizione si trova a Città del Messico ed è patrocinata dalla PGJ, cioè la polizia messicana, è stato aperto per 2 anni ed ha avuto circa 200000 visitatori, la stessa sede oggi ospita la mostra dei vampiri che in 3 mesi è stata visitata da 50000 persone. E' stato scelto il Messico perchè è lì che da oltre 20 anni la mia famiglia ha attive varie esposizioni che hanno riscontrato sempre grande successo. DC: Qual è il rapporto con i musei Oscuro Medioevo fiorentino, il Museo della tortura di Siena? GC: Il museo Oscuro medioevo fiorentino, come già detto, nasce in seguito al mio interesse per la storia medievale fiorentina, e al desiderio di narrarla al pubblico in una maniera innovativa ed interattiva. I musei della tortura sono un'attività della mia famiglia nei quali ho svolto ruoli di collaborazione e supervisione. DC: Cosa pensa della pena di morte? GC: Ritengo non posso essere considerata un valido deterrente alla lotta contro il crimine, ne sono un chiaro esempio quei paesi come gli Stati Uniti che la prevedono ma non ottengono gli sperati risultati di riduzione della criminalità.

Sedia elettrica

Le Interviste Scomode Su blog2piazze Museo Criminale-Serial Killer Museum Via Cavour 51/R Firenze http://www.serialkillermuseum.com/

mercoledì 11 marzo 2009

laboratorio creativo Red Blizzard, Pergine (tn) 13.03.09

Monili Red Blizzard organizza un laboratorio di creatività

Cosa: Red Blizzard Laboratory of jewellery "Free your imagination: Discover how creative you are in our handmade jewellery workshop"

Libera la fantasia! potrai sbizzarrirti a creare collane, bracciali, ciondoli, cinture, fiori colorati, portachiavi in stile etnico, con materiali naturali, originali, insoliti... Cosa aspetti? Iscriviti subito! L'appuntamento è

all'Associazione culturale NICE TO MEET YOU Piazza Garbari, 5 38057 Pergine Valsugana (TN) http://www.ntmy.135.it/
Quando: Venerdì 13 marzo Ore 21.00 Per iscriversi al workshop: ntmy@libero.it
o presentarsi direttamente alla sede dell'associazione

* Troverai il materiale per le tue creazioni presso l'associazione * La quota di iscrizione è di 8€ * Naturalmente, potrai tenere ciò che crei! ....Ti aspettiamo!

Uffa, ora che ho ingrandito la villa mi sento ancora più piccolo!

martedì 10 marzo 2009

Mourigno (mentre legge questo post)

La terra gira da milioni, miliardi di anni. Ce lo insegnano subito, alle elementari, in modo che nessun nuovo arrivato possa prendersene il merito. Non come Mourigno, che si vanta di guidare il campionato sorvolando sul fatto che l'inter, la sua squadra, prima che arrivasse di campionati ha già vinto gli ultimi tre. Con gli stessi giocatori, uno per uno. Quelli nuovi, che lui ha fatto comprare, appassiscono in panchina o, dopo aver fallito in Italia, fanno sfracelli all'estero. Come Quaresma, per il quale il presidente dell'Inter sborsò 30 milioni di euro. In fondo solo il doppio, pare, di quanto prende all'anno chi l'ha scelto, proprio Mourigno, che del resto si presentò in Italia precisando: "non sono un pirla". In Inghilterra invece si era definito lo "special one". In base a cosa non si è capito. La sua squadra è praticamente fuori dalla Coppa Italia e domani lo sarà anche dalla Champions League, in campionato ha fatto peggio del suo predecessore. Nonostante gli aiuti arbitrali. Ma dei risultati e di come vengono colti non si parla: i giornali le loro pagine le riempiono dei deliri di Mourigno e dei ministri. Stessa tattica, funziona, per distrarre dai risultati. Mentre chi il sistema voleva renderlo più giusto, chi ha ricordato che lo sport è lealtà e il calcio anche spettacolo, come Zeman, siede fuori del parlamento,pardon, dalla panchina. Lui, chissà, la crisi l'avrebbe messa in fuori gioco.

lunedì 9 marzo 2009

The Italian Job: Cap. 2

Aspirina. Paracetamolo. Amoxicillina. Cleanil. Vivincì… ogni scelta è ardua, ogni ipotesi non invalida il virus influenzale. A nulla valgono i rantoli catarrosi, la febbre che obnubila la mente, che invaghisce i pensieri. Niente può tenerti lontano dai tuoi cinque giorni di reclusione. E non sarà nulla di grave, ma sfianca, rende irrequieti, irrita l’esistenza per qualche giorno sempre troppo lento a passare. E il certificato rosso parte quasi da solo, svolazza oltre il ciglio della porta e si fa accompagnare con grazia sino al datore di lavoro. «Oh Virna! Oh povera!» «Oh Mirto! Oh povero!» Rientro quasi in colpa per l’impavida assenza. Rientro e la scrivania urla il suo sconcerto. Frana il lavoro da recuperare. Poi una voce sottile attraversa il cartongesso. «Psss! Hey! Tu!»

Mi volto e un piccolo ragno penzola dal soffitto con aria curiosa. «Sì! Proprio tu! Ma ti sei guardato in giro? Non vedi che qui ci siamo solo noi? Non vedi che le assenze incombono?» Osservo il parcheggio ed effettivamente è quasi vuoto. La mia moto poche auto si osservano incerte. Mi giro e il ragno è scomparso. Allora esco, attraverso il lungo corridoio di linoleum, uno strano ticchettio mi porta altrove. Tic. Tic. Tic. Una penna, una mano, due dita che scattano su e giù. Tic. Tic. Tic. «Mmmhh… scusa Alfio… scusa… ma ho una riunione con Mirto oggi, sai se arriverà?» «Ah! Malattia! Ovvio! Mirto è in malattia! Niente riunione, oggi. Niente. Salta tutto. Salta.» Tic. Tic. Tic. «Ah. Sì. Certo. Australiana. L’ho avuta anch’io. Fastidiosa, decisamente fastidiosa.» «Nnnnooo! Cosa dici? Malattia italiana. Malattia italiana.» «Prego?» «Vescica. Mirto ha un brutto problema di vescica.» «Oh! Eppure è ancora giovane… voglio dire l’incontinenza… è un problema da anziani… certo ci sono varie casistiche che affrontano anche altri tipi di patologie…» «Nnnnooo! Cosa dici? Vescica sull’alluce del piede. Non poteva proprio venire in ufficio in quelle condizioni. Credimi. Fastidiosa, decisamente fastidiosa. Tre giorni si è preso. Tre giorni.» «Ah…» «Se potessi avere mille lire al mese…» – canticchiava la cara nonna. Ho ancora quella strana sensazione addosso. La voce di quella donna lontana. Le sue canzoni. Torno nel mio ufficio. Il ragno è scomparso. Forso l’ho solo immaginato. «Vescica. Sì, vescica.» Il bisogno è primario. Devo fare pipì. Devo solo fare pipì.

Dr. House

domenica 8 marzo 2009

comunque la pensiate

E' vero che il web travalica i confini e che contribuisce a rendere il mondo un unico villaggio globale, ma registrare da dove i nostri lettori ci visitano ci procura la vertigine di essere letti a latitudini, climi, scenari che non pensavamo. Si tratta probabilmente spesso di contatti fortuiti. "Talloni screpolati" continua ad essere la voce attraverso la quale forse la maggior parte dei nostri visitatori si imbatte in questo blog. Ma sapere che questa umanità che condivide con Achille il punto debole con noi condivida almeno qualche istante è qualcosa che lusinga e inquieta. Come l'involontaria interferenza di uno sconosciuto al di là dell'oceano. O del Mediterraneo. Perchè a lungo meritammo le puntali visite con qualcuno di Ismir, in Turchia, e tuttora un benemerito ci visita pressocchè quotidianamente da Brema, in Germania. Che siano compatrioti nostalgici o stranieri curiosi, benvenuti. "Comunque la pensiate", come diceva Santoro quando apriva Samarcanda. Vogliamo dire grazie a loro, come a quelli che i motori di ricerca hanno deviato presso questo sito dalla Nuova Zelanda, dal Messico, o dalla Palestina, come oggi. O a quei tre che, chissà perchè, ci visitarono lo stesso pomeriggio, dagli USA. La fatica che fanno è la stessa di chi ci segue da Milano, Reggio Calabria o dal Trentino, cui spesso ci rivolgiamo, però vuoi mettere cliccare su blog2piazze.it quando davanti hai la baia di Melbourne o le Ande? Significa accettare di collegare altre idee, culture, piazze, piazze, piazze.

giovedì 5 marzo 2009

Metti, una sera, 25 serial killer a Firenze..

Foto: Charles Manson (molto inquietante questa foto. Assomiglia a un tipo per cui avevo ...perso la testa! DC.)
Qualche settimana fa, a zonzo per la penisola, ci siamo imbattuti in niente popo' di meno che nel Museo Criminale di Firenze! Non abbiamo resistito alla tentazione di offrirgli un angolino nel sottoscala, per dar fiato alle ugole tagliate, insanguinate, singhiozzanti... Il risultato è un'intervista al fondatore, Giacomo Cantini.
Poldino: Quali sono i suoi 3 film preferiti? Giacomo Cantini: 3 film preferiti non ci sono però i miei gusti spaziano ampiamente da un romantico "Paziente inglese" ad un "Braveheart" ma anche una passione, se è questo che vi interessa, per cult horror tipo "Profondo rosso" o "Texas Chainsaw Massacre". P.: Secondo Lei dopo questo museo il mondo è migliore? GC: Diciamo che il nostro obiettivo è cercare di spiegare un fenomeno sociale reale, proponiamo "cultura noir" ai nostri visitaori. Non credo renda il mondo migliore ma sicuramente più informato. P.: Se non sui serial killer su cosa avrebbe aperto un museo? GC: Ne abbiamo recentemente aperto un altro sui vampiri a Città del Messico, ma a breve presenteremo altri progetti importanti per far luce su tematiche spesso "scomode": torture contemporanee, caccia alle streghe... P.: Cosa pensa degli investigatori italiani? GC: In Italia abbiamo il famoso RIS, Reparti investigazioni scientifiche noto per il caso di Lorenzi di Cogne, Erika e Omar di Novi Ligure, la contessa Vacca Augusta, ecc. ecc. Per questi casi è famoso il Ris di Parma ma non dmentichiamoci che esistono altri reparti con sede a Roma, Parma, Messina e Cagliari. Sono articolati in varie sezioni una per ogni branca della criminalistica: biologia, chimica, balistica, dattiloscopia ecc. Direi tanto di cappello. P.: Come Le è venuta l'idea? GC: Ho visto il remake di "Texas Chainsaw Massacre" nel 2004, film tratto da fatti realmente accaduti (diceva la locandina del film). Ho voluto approfondire le ricerche sul caso che avrebbe ispirato il film, ho scoperto così un universo criminologico molto interessante, da lì le prime ricerche, poi montagne di informazioni fino al momento in cui con altri soci abbiamo deciso di farne un museo alquanto atipico. P.: Che reazioni ha suscitato nell'avanzare la proposta? GC: In generale molta perplessità, un'attività così strana, gente che ti vedeva un po' come un pazzo. L'assessore alla cultura di Firenze ci disse: "Bravi ragazzi è un tema interessante ma il comune non può entrare in un progetto così macabro" . Quindi niente aiuti, cercavamo un locale per esporre la mostra e allora siamo dovuti andare avanti da privati, con quello che costano gli affitti in centro... P.: Ricevete finanziamenti pubblici per il museo? GC: Assolutamente no, il museo è completamente autofinanziato, ma se qualcuno ci volesse aiutare anche per progetti futuri benvenga. Sappiamo bene com'è difficile tirare avanti nel mondo dei musei. P.: Quali sono le fantasie sessuali di chi ha avviato questo progetto? GC: Diciamo che il team che ha realizzato il progetto non credo abbia particolari propensioni a pratiche sessuali "atipiche". Sicuramente quello che ci accomuna è l'essere persone di mentalità aperta a ciò che è diverso e fantasiosi. Ma ricordo bene che nel periodo in cui eravamo immersi nel progetto ed avevamo a che fare con decine di storie di pazzi sanguinari era il sonno notturno ad essere turbato da frequenti incubi che colpivano tutto lo staff.

P.: Cosa vi ha spinto a questo progetto e come siete riusciti a trasformarlo in realtà? GC: Mio padre lavora nel mondo delle esposizioni da più di trent’anni, ha iniziato con i serpenti velenosi poi le esposizioni sugli strumenti di tortura. Io ho voluto affrontare nuove tematiche intriganti, prima un progetto sulla difficile condizione di vita del popolo nella Firenze medievale, poi la caccia alle streghe, poi i serial killer e infine i vampiri. Per realizzare questi progetti c’è bisogno di pazienza, volontà, dedizione, passione e inutile dirlo, soldi!
D.C.: C'è fra gli ideatori qualcuno che si occupa di criminologia e/o di psichiatria? GC: Lo staff di realizzazione del progetto comprende una psicologa psicoterapeuta, la dott.sa Sara Vessella, specializzata in psicologia giuridica, psicopatologia e psicodiagnostica forense. DC: Chi è il visitatore ''tipo'' del museo? e che gadget acquista? GC: Abbiamo visitatori di varie tipologie che vanno dal ragazzo di 14 anni al pensionato, anche se la fascia di età dai 25 ai 45 anni è quella che caratterizza maggiormente il nostro visitatore tipo.. Per quanto riguarda i gadget si vende dal portachiavi a forma di dito mozzato, alle maschere dei vari assassini resi famosi dalle pellicole hollywoodiane come Hannibal Lecter, Jason e molti altri. Anche le maglie con i volti dei serial killer sono molto richieste così come i cappellini, le tazze e altri piccoli gadget. Vendiamo anche libri di criminologia ma in misura minore.
Museo Criminale-Serial Killer Museum
Via Cavour 51/R
Firenze
Vi regaliamo anche noi un pizzico di suspence:

Le Interviste Scomode Su blog2piazze

la 2° parte dell'intervista la prossima settimana!
E voi, cari lettori, se andate a visitare il museo dopo averci letto
FATEVI RICONOSCERE!
Mica per altro, ma potremmo vegliare sulle vostre notti!
Poldino&DC.

martedì 3 marzo 2009

Mata Hari - Tiriamo le somme...e i nostri CV!!!

Bene! E’ giunto il momento di tirare le somme. Il fatto è oramai noto. E’ notizia di ieri che 200.000 “precari” nella pubblica amministrazione non avranno rinnovato il contratto. E questa non è una cosa positiva di sicuro! E in Trentino? Trentini smettiamola di nascondere la testa nella sabbia e di criticare i “fratelli campani o siciliani”! Noi siamo uguali…. Anzi peggio di chi si critica! - Personalmente poco mi importa che il sindacato faccia una battaglia contro la giunta Dellai che ha aumentato i dirigenti generali della Provincia, da 25 a 27: lo sappiamo tutti che queste nomine sono politiche e non passano attraverso concorso. Dellai sostiene che il nuovo Dirigente generale serve perché ci sono nuove Agenzie, che sono state elevate a livello di un dipartimento? Ma perché nessuno dice al Governatore che poteva benissimo dare questo incarico a chi già copre incarichi “speciali” (e cioè progetti speciali) dai titoli e dagli scopi più assurdi? Non è solo una questione morale, ma anche economica. Intanto, i Dirigenti generali non vincono concorsi ma vengono nominati con l’investitura “della spada” del Magnifico! - Ci sarebbe poi da dire qualcosa sul fatto che Mr. D. ha inserito una norma nella legge finanziaria per poter far nominare nove direttori a reggere altrettanti uffici. Questi signori potranno essere incaricati direttamente dalla giunta, senza uno specifico concorso, e pescando anche tra i dipendenti non laureati, in barba a e contro tutte le leggi sinora in vigore. Siccome i concorsi per Direttore finora seguivano regolare procedura pubblica, sembra una scelta piuttosto strana, in quanto la Giunta è libera di scegliere come direttore il dipendente che vuole anziché premiare la logica della meritocrazia.
Vogliamo ricordare, infine, che ci sono graduatorie che a breve scadranno: graduatorie in cui alcuni dipendenti si sono piazzati dopo aver superato idoneo esame! Per dover di cronaca chiediamoci se questi numeri siano veri: Sarà vero che “i generali” dell’esercito di Dellai sono così distribuiti e così pagati? 25 (fra poco 27) Dirigenti generali: stipendio (circa) € 6000 – 8000/mese 98 dirigenti di Servizio: stipendio (circa) € 3500 – 5000/mese (dipende dal peso e dall’importanza del Servizio) 236 Direttori d’ ufficio: stipendio (circa) € 2200 – 2500/mese Ma questa non è la guerra dei poveri!
Questa è la guerra di chi un lavoro lo ha già! e anche ben retribuito! La vera ingiustizia, secondo me, è che il sindacato non ha fatto trapelare che una marea di contrattuali atipici verranno regolarizzati. Senza concorso. Tutti abbiamo diritto di lavorare. Che la Provincia faccia tutte le sue debite considerazioni sui posti da mettere a concorso, ma li renda pubblici! Senza voler entrare nel merito della poca trasparenza delle assunzioni “stagionali” (stagionalità di 3 anni), senza voler dire che alcuni potrebbero essere entrati grazie a conoscenze, preme far notare che chi ha firmato un contratto “atipico” sapeva che era un contratto “stagionale”, e dovrebbe avere un po’ di senso civico e di correttezza e ammettere che la “sfida per un posto fisso” dovrebbe essere combattuta con armi pari. E per cortesia, non accampiamo la scusante della professionalità. Laureati che fanno procedure amministrative, diplomati per protocollare: mansioni dove non serve sicuramente un elevato titolo di studio! Ma tutto non è perduto… Tra pensionamenti e blocco delle assunzioni, di posti vacanti in Provincia ve ne sono molti (si stima un 10% di personale atipico per servizio).
INVIAMO TUTTI IL NOSTRO CURRICULUM VITAE AGLI UFFICI E AI SERVIZI DOVE LA NOSTRA PROFESSIONALITÀ POTREBBE SERVIRE, CHIEDIAMO UNA RICEVUTA E UN PROTOCOLLO, E SE SIAMO STATI ESCLUSI CHIEDIAMO DI VEDERE GLI ATTI. La provincia è piccola, la gente mormora, e di chi viene assunto si conosce vita morte e miracoli. Il tempo dell’omertà deve finire! E questa è forse una delle ultime corpose chance!
Servizi provinciali http://www.strutture.provincia.tn.it/script/strutture.asp?var=4 Struttura della provincia http://www.strutture.provincia.tn.it/
Mata Hari

A.A.A. Aspirante stilista offresi con idee anche migliori di questa

lunedì 2 marzo 2009

la scoria siamo noi

A tenere banco nell'ultima settimana sui giornali nazionali è stata la reintroduzione del nucleare in Italia. Su quelli trentini sempre di energia si è parlato, l'unica di queste parti: i finanziamenti statali. Che il ministro Calderoli ha stavolta bloccato. Al senatore Divina, trentino, un quotidiano locale attribuiva l'indicibile: "quei soldi servono a Roma." In effetti l'autonomia trentina è in bilico. In una recente puntata di Ballarò riusciva dove crisi, giustizia e riforma costituzionale non riuscivano: mettere d'accordo governo e opposizione. Nessuno però ha proposto una soluzione in grado di salvare, come si dice, capra e cavoli. Andiamo con ordine. Tempo fa un reportage ha mostrato la centrale di Chernobil e le mutazioni genetiche delle creature che popolano il bosco della regione. Perchè le centrali nucleari sono sicurissime, si sa. Eppure, chissà perchè, vengono costruite in zone quantopiù disabitate e remote, spesso ai confini. Si dà il caso che di centrali Berlusconi ne ha annunciate quattro, e che subito diversi amministratori locali abbiano negato la disponibilità delle loro regioni e provincie ad ospitarle. Cosa meglio del Trentino, allora: remoto, disabitato, alle estreme propagini dello stivale? Se i reattori li maneggia Homer Simpson perchè non i conterranei dei Bastar sons of Dyoniso? Sono le scorie, il futuro del Trentino. O la fame, in alternativa.

il razzismo non è una razzata

E' tempo di sfatare un tabù: quello del razzismo. Perchè le razze esistono, c'è poco da fare. Un indiano non lo confonderesti per uno svedese, figurati un calabrese con un trentino. Del resto lo sport lo conferma: i keniani vanno forti nelle corse lunghe, i giamaicani nello sprint. Questione di fibre muscolari, di DNA insomma. Possibile che le differenze si fermino lì? Che i cervelli di un eschimese e di un indio siano uguali? Non ha agito in maniera diversa la selezione genetica, posto che diversi erano i problemi da risolvere per sopravvivere? Oltre alla genetica c'è anche la cultura, si sa. Non intesa per forza come sapere, piuttosto come una specie di brodo, che ti dà una certa mentalità. Basta pensare ai tanti geni ed artisti che il popolo ebraico ha fornito all'umanità. Accertato che cinesi e tedeschi, che aborigeni australiani e indios sono diversi, si fa presto a fare un discorso di valore, una gerarchia. E scoprire di essere razzisti, legittimamente, non per pregiudizio. Di disprezzare cioè un popolo che per primo storicamente ha adottato i gas in guerra, che oltraggia le bellezze naturali e storiche, che ha inventato il fascismo e la mafia, che svetta nelle classifiche di corruzione e latita in quelle sulla alfabetizzazione, che ricorre nelle denunce di amnesty international, che perseguita i poveri, gli omosessuali, i migranti, che celebra l'evasore fiscale, il boss, l'ancella promossa a ministra, che sottostà al potere clericale, che si informa ancora e sempre solo con la Tv, che ignora internet e l'illuminismo, e che più declina più si fa provinciale, autoreferenziale, sciovinista. Ditelo al governo e organizziamola tutti insieme, finalmente, una ronda: non voglio italiani nel mio quartiere.