giovedì 31 marzo 2011

al posto delle mutande

Dopo 150 anni, più delle guerre coloniali, del G8 di Genova, più del fascismo e della mafia, più delle stragi di Stato e di quelle di mare, al largo di Lampedusa, ciò che terrorizza dell'unità d'Italia è che tante bandiere alle finestre ripetano: ancora, ancora, ancora.

mercoledì 30 marzo 2011

mizzica!

l'amore è...

Lasciarla parlare e interromperla solo per russare.

giovedì 24 marzo 2011

guardate a destra

chè c'è un sondaggio a cui rispondere!

lunedì 21 marzo 2011

bigiotteria

Un gioiellino poteva esserlo davvero, il film "il gioiellino". La vicenda della Parmalat si prestava a raccontare un'Italia di pizzicagnoli coi conti in ordine finiti a parlare di default.
La parabola di Tanzi, messa su pellicola, avrebbe potuto raccontare l'Italia a sè stessa. Ci avremmo riconosciuto il provincialismo delle imprese, i loro appoggi politici, finanziari e curiali, la cortina fumogena di valori mentre quelli meno sbandierati di una tempo si estinguono come i pesci autoctoni nel Po. Invece tutto questo è appena accennato. I minuti della proiezione trascorrono senza che il film denunci per davvero. O che almeno avvinghi lo spettatore con della suspance. Remo Girone e Toni Servillo non bastano. Al primo, oltretutto, è affidato una versione di Callisto Tanzi che pare scritta dal suo avvocato. Perchè non chiedere qualche riga anche ai suoi operai?

domenica 20 marzo 2011

Tuti i tortei del presidente

Dellai gioca al gioco lanciato da Saviano: dieci cose per cui vale la pena vivere


LORENZO DELLAI

1) La torta de patate
2) Un coro alpino che canta "Signore delle Cime" al rifugio 12 Apostoli in Brenta
3) Vedere Gerusalemme al tramonto
4) Lo slalom parallelo Gustav Thöni - Ingemar Stenmark del 1975
5) Le Beatitudini (Discorso della Montagna) Vangelo secondo Matteo
6) Una canzone di De Andrè ascoltata in auto mentre guidi sotto la neve
7) Vincere le elezioni senza raccontare palle agli elettori
8 ) Svegliare tua figlia (la più piccola) dopo averle preparato la colazione
9) Fumare una sigaretta dopo aver fatto l'amore (soprattutto se hai smesso di fumare)
10) Chiedere ad un passante un commento a proposito dell'ultimo polverone giornalistico e sentirti dire: ma di cosa stai parlando?



bloody sunday

L'Italia sta bombardando uno dei suoi principali partner commerciali, col rischio di perdere committenze, forniture di petrolio e ricevere un'ondata di immigrati o una controffensiva militare da cui non saprebbe difendersi. A vantaggio di paesi che da quel mercato erano esclusi e che se ne stanno al sicuro in un altro continente. Probabilmente ci sono contatti e accordi che non conosciamo. E non può essere tutta una manovra perchè nei telegiornali a Ruby sia riservato lo spazio della cultura, ma vista da qui, questa guerra è già persa.

martedì 15 marzo 2011

domenica 13 marzo 2011

il nuovo che appanza

Alessandro Nesta perde i capelli, Nicolò Fabi è brizzolato, Ilaria D'Amico ormai non è che una bella signora e ieri a Matteo Renzi hanno chiesto un parere sull'energia nucleare.

radiopassività

ma che strano sogno
di un vulcano e una città
gente che ballava sopra un'isola
Suonava Blu Giardina
un'orchestrina jazz
l'acqua ribolliva lentamente ad est
l'esplosione e poi dolce dolce
un'abbronzatura atomica
tra la musica dolce dolce
tutto andava giù
mentre la tv diceva
mentre la tv cantava
bevila perchè è tropicana jè.
(Gruppo italiano, - Tropicana, 1983)

giovedì 10 marzo 2011

un tunnel chiamato Italia

Un carrello della spesa alla deriva, una massaia che cuoce la pasta e la getta in terra, o un autostoppista con un cartello in bianco. Sono solo alcune delle immagini del video di Goodby Malinconia, ultimo singolo di quel genio che risponde al nome di Caparezza. Come sempre in bilico tra presa di fondelli e presa di coscienza (ma anche presa di corrente, visti i capelli), insieme alla voce del leader degli Spandau Ballet, Caparezza fa fagotto per constatare che non è il solo, anzi: "da qui se ne vanno tutti". In mezzo a gru che oscurano il cielo, il suo ritornello "dimmi chi ti ha ridotto in questo stato" ricorda gli strali di Dante. Alla fine anche stavolta l'autore esce fuori dal tunnel, ma, a giudicare dalla luce, pare trovarsi già oltreconfine.

mercoledì 9 marzo 2011

una su tre

"Se non ora, quando", la recente manifestazione contro il fuso orario, prendeva spunto dai presunti favoritismi verso donne compiacenti. Ora, una norma votata dal parlamento, stabilisce che almeno il 30% dei membri (e vagine) dei consigli d'amministrazione deve essere formato da donne. A forza di combattere chi aveva solo il merito di essere una bella donna, si è finiti per favorire chi di merito non ha neanche quello di essere bella.

martedì 8 marzo 2011

martedì grasso

(lei invece in forma perfetta)

lunedì 7 marzo 2011

Mr. Maroni, please, repeat it.

Quando c'è un problema, alla Lega chiamano Maroni: è quello che beve di meno e poi porta gli occhiali. Un mese fa, quando esplosero le rivolte nel Magreb, mentre il mondo s'interrogava sui nuovi scenari che si aprivano, sulle prospettive di democrazia e i pericoli di estremismi, Maroni, il ministro degli interni, ha immediatamente pensato al suo colleggio elettorale di Varese e ha rassicurato che avrebbe respinto i barconi. E' un'ingiustizia che Gallarate non abbia un seggio permanente all'ONU, hanno pensato i suoi seguaci. Nel frattempo la rivolta in Libia è diventata guerra civile, il Rais resiste, alcuni Paesi ne hanno bloccato i beni, quasi tutti soffrono dell'innalzamento del prezzo del petrolio, Obama pare indirizzato ad usare le riserve federali. Maroni ha preso di nuovo la parola e, come se si trattasse degli extracomunitari del piano di sotto, ha proclamato "questi americani devono darsi una calmata". Bisognerà avvertirlo di parlare più piano, chè gli extracomunitari del piano di sotto sono marines.

sabato 5 marzo 2011

150 anni: decisamente troppi. E troppo pochi


















in foto:
orgoglio italiano - pregiate manifatture di scarpini da papa

150 anni dall'unità dell'Italia sono decisamente troppi perché io mi senta emotivamente e idealmente partecipe alla “nostra” storia.

150 anni dall'unità dell'Italia sono troppo pochi per appianare le differenze manifestate dai campanilismi, i rutti leghisti, le mafie bianche e quelle rosse di sangue.

Le pietanze sulla mia tavola assomigliano più a quelle tirolesi, austriache e tedesche, che alle romagnole, laziali o siciliane.
Le mie logiche e le mie etiche, le mie paure e il mio reddito, anche.

Se fossi cittadina in uno stato (realmente) poggiato sul diritto (e sul dovere) – su istruzione, sanità, lavoro, pensioni e sistema fiscale, e laicità, mi sentirei meno orfana.

Vice versa – vivo in uno stato che finanzia la papamobile e scarpini di broccato a chi professa l'esistenza del serpente tentatore. Che paga oltre 10mila euro di stipendio mensile a centinaia di: mafiosi, incompetenti, puttane e clown.

Intanto, nello sfascio variopinto, il reddito medio non basta a comprare casa.
Strano: da quando abbiamo il piede sulla terra, una casa ci serve. Per un po' si è chiamata caverna. Costava molto meno. Con 4 randellate ti conquistavi la migliore. Oggi no.

Quando, alle medie, parlavo “italiano standard” coi campagnoli che muggivano in dialetto, vi era fra noi una palpabile language divide - Solo, non sapevo che si chiamasse così. Tanto meno sapevo leggerla in termini antropologici.

Le migliaia di euro che verso all'INPS sono inutili.
L'italiano medio, e l'italiana media, che, statisticamente, affollano i supermercati quando ci entro, e mezzo parlamento, e i divani davanti alla TV, mi fanno ribrezzo.

Scovo, dietro la tutela di minoranze culturalmente non difendibili, dinamiche di favoreggiamenti economici.
Avverto idiosincrasie rancorose nella diversa gestione dell'autonomia fra Trentino e Sicilia.

La mia identità italiana – cosmicamente casuale – mi è spesso più ingombrante che piacevole. Non di meno, per un connaturato senso etico, rifiuto di gettarmi nella mischia becera. (Non che se ne ricavi molto).

E ambisco a mescolarmi. Ancora. Il più possibile.
Vorrei incontrare, in queste settimane, persone che smascherano l'ipocrisia di un festeggiamento anacronistico: l'unità d'Italia non esiste. Nemmeno nello standard dei trasporti su rotaia.
Al suo posto, un paese schizoide e frammentario – bello e complesso e sfiancante come un  puzzle di Escher.

Mi offrissero di diventare apolide, vorrei sapermi tuffare nella mondialità. Senza voltarmi indietro.
Qualcuno mi vuol spiegare che significa essere italian*?

DC





giovedì 3 marzo 2011

buzzurro = impotente?


ragionavo ieri con un amico su alcune differenze culturali che attraversano l'Europa.
Prendiamo, per esempio, l'ennesimo buzzurro in aeroporto.
Quello che, giorni fa, ha saltato la coda, passando davanti a me e altre 3 persone.
Due suoi compari, alla mia osservazione di stare al loro posto, hanno desistito. Lui no. E mi ha risposto “Picchiami” - “Lo farei volentieri”, gli ho detto.

Seppure non impossibili – questi comportamenti li riteniamo meno probabili da parte di un tedesco, un inglese, ed altri.

poi, sempre con il mio amico, commentavamo i diversi gradi di senso etico che ci contraddistinguono, in quanto persone e cittadini. Di varie nazioni.

I dispettucci da bottega appaiono, in questa luce, smanie di patetiche rivalse. Quelle di chi si sente impotente. E allora scavalca la fila e fa spallucce, lascia la cacca di cane per terra, ti frega il parcheggio e ti manda anche a cagare.
Forse, se come individui ci sentissimo, in Italia, capaci di incidere sul destino – nostro e del paese - non saremmo così buzzurri, avremmo meno sciatterie morali.

l'invito a picchiarlo, del buzzurro in aeroporto, peraltro, ha qualcosa di masochistico. Allora, come non augurargli che le conclamate difficoltà a raggiungere l'erezione siano risolte per lui da un grosso negro? Armato di codice civile, of course.



l'avversario del grande puffo

"Gargamella è prepotente, egoista ed aggressivo, odia follemente i Puffi e puntualmente crea dei piani per riuscire a catturarli per poi mangiarseli; e quando è vicino a fare tutto ciò si lancia nella sua tipica risata diabolica." (www.wikipedia.it)

martedì 1 marzo 2011

cadaveri fotogenici

In tv la pubblicità racconta un mondo incantato: uomini affascinanti, giovani, intraprendenti, case confortevoli con viste mozzafiato, casalinghe euforiche. Quando poi ad andare in scena sono le famiglie si sfiora la fiaba, o la fiction stile Rai1. Anche i quiz seguono la tendenza e i concorrenti sembrano modelli. Come i giornalisti e le loro colleghe, che nei telegiornali dai tempi di Lilli Gruber fanno bramare edizioni straordinarie. Tutte cose risapute. Ma con la cronaca, come la mettiamo? Ogni giorno gente sparisce o s'ammazza. In Sicilia, Calabria e Campania non si contano i regolamenti di conti, le estorsioni, le esecuzioni. Eppure ad andare in tv sono i cadaveri di giovani con villetta e nome alla moda: Sarah, Yara e Daniel, per esempio, il ventenne bergamasco ritrovato cadavere in un bosco. Che succede in un appartamento di Scampia a un Gennaro Esposito qualcunque?