giovedì 9 aprile 2009

non lasciateci soli, che ci abbronziamo.

Ora tutti a dire che gli abruzzesi sono fieri. E difatti com molta fierezza annuiva l'aquilano Bruno Vespa al suo concittadino che l'altra sera piagnucolando implorava "non lasciateci soli." E qui, come nei film, bisogna fare un passo indietro. Poche settimane prima del conteggio e riconteggio di morti, feriti, dispersi e sfollati per il terremoto in Abruzzo, al largo delle coste italiane è affondata una barca, o forse due magari tre. Due o trecento, ma forse esagerano, però puoddarsi fossero di più di africani sono finiti in fondo al mare. Aspiravano a lavarci i vetri o il pannolone, non ce l'hanno fatta. Perchè la legge Bossi Fini e tante altre stabiliscono che senza un timbro in Italia non ci puoi mettere piede, devi stare alla larga che quella è roba nostra. Al massimo puoi farti torturare per sei mesi, ma su un'isola, come un appestato, a pochi cilometri da dove sei partito. Ora - e qui il flash back finisce - a votare quelle leggi sono state i nostri rappresentati, gli eletti. Li abbiamo scelti, ci rappresenano. Che quel abruzzese con la cristalleria in frantumi non sia lasciato solo, quindi. Che a lui, e a tutti noi, facciano compagnia i lamenti degli annegati, i brandelli di carne umana che oggi cibano il Mediterrano. Dopotutto non è in un albergo sulla costa che quello sfollato passerà l'estate?

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