mercoledì 31 agosto 2011

vai a lavorare

Si va in pensione troppo presto. Io mi sento in piena forma. C'è gente che se non la lasci lavorare muore. Lavorare è un diritto. Più si lavora più si sta meglio. Al giorno d'oggi a sessant'anni sei un ragazzino.
Queste e altre frasi abbiamo sentito biascicare col tono di chi solleva pasticche e impugna vigorosamente catetri, giorni fa, a Marco Pannella.
Quando da una bocca escono cose del genere, il digiuno dovrebbe essere reato.

people have got the pover

Partono le rievocazioni del decennale dell'11 settembre. Cosa è cambiato, cosa no. Saddam, Fallaci, i complottisti, Osama e Obama.
E le nostre dita ormai rugose che quando si tuffano nel borsellino somigliano sempre più ai corpi di quelli che che si gettavano dai grattacieli; nel vuoto.

lunedì 29 agosto 2011

cerco l'estate tutto l'anno

Ieri è saltata la prima giornata di campionato.
E' sembrato come un regalo: un giorno in più d'estate.
A pensarci bene, non è tanto la temperatura: a fare l'inverno sono le abitudini. Già da qualche giorno la tv pubblicizza collezioni da prendere in edicola. Il primo numero è in regalo, gli altri centoncinquanta soldatini originali da apporre nell'apposita teca, no. Pochi spiccioli, però l'uscita è settimanale. E così segni un altro appuntamento sull'agenda. Di fianco alla palestra o al corso d'inglese. Quello del turno delle sette, chè il giovedì alle nove in tv c'è quella serie che ti piace. Così in pausa pranzo fai in tempo a portare Fido a pisciare. Tranne la domenica che, appunto, c'è la partita. E la rata del mutuo. E l'anniversario. E la bolletta. E il formaggio che scade.E il quadrimestre.
Tanti denti della ruota che girando ci addenta tutto l'anno meno un paio di settimane che chiamiamo vacanza.
Quando chi abita in montagna va al mare e viceversa. Per scappare, mica viaggiare. Per forza che appena possibile Fido fa la fine dei soldatini.
Basterebbe vivere di episodi, forse, per allungare l'estate.

domenica 28 agosto 2011

un morso di Taranta

Si ride ancora e sempre quando Totò e Peppino smarriti, a Milano, ad un vigile urbano chiedono: "noio volevuam savuar..." Nel film il "ghisa" risponde in milanese ma è di Totò e Peppino, che si ride. Perchè sono loro, i cafoni. Poi, negli anni, abbiamo riso di Franco e Ciccio, di Lino Banfi, di Troisi, di Zalone. Il meridionale, come macchietta, funziona. Zimbello di una nazione che il suo modello lo ha nella televisione, dove squadre di calcio, stili di vita, moda, accenti e ministri sono settentrionali. Dopo aver venduto panettoni anche a Palermo, da una ventina d'anni il Nord s'è barricato. Dietro la propria cultura e identità. Polenta e dieresi sui cartelli stradali, cioè. In realtà è al proprio benessere, che s'aggrappa i nipotini dei Celti, mentre glielo erode la globalizzazione. Non restano molti fondi per il superfluo. Ad un giornalista che gli chiedeva conto dei tagli alla cultura, mesi fa un ministro rispose: ci si faccia un panino, con la Divina Commedia. Quel ministro è di Sondrio e le ferie le sta passando dalle sue parti. Migliaia di persone invece, per la notte della Taranta, ieri hanno preferito andare in Salento. A ballare fino a tardi, forse finalmente fregandosene della toponomastica milanese. Muovendo sè stessi e l'economia, col gigantesco indotto dell'evento. Ora, la ricetta di come con la cultura si faccia non un panino, ma una scorpacciata, il ministro, può farsela insegnare; da Vendola.

sabato 27 agosto 2011

a kabul, per favore, contromano.

Tra qualche giorno il parlamento approverà una manovra che è stata decisa dalla banca europea. Tremonti l'ha elaborata diligentemente, come un alunno i compiti per casa. Se qualche cosa ci ha aggiunto è il diversivo dell'abolizione delle province, buono per farci chiacchierare sotto l'ombrellone.
Ma, insomma, del calice amaro che ci apprestiamo a bere, è responsabile quanto il maggiordomo che serva un veleno preso dalle mani del cuoco.
Che l'Ambrogio di turno sia di destra o sinistra, in fondo, a parte che tra la cucina e la sala da pranzo a volte nella pietanza ci sputa, forse cambia poco.
E' un anno che il Belgio non trova un accordo per formare un governo.
Non se n'è accorto nessuno. E, di conseguenza, tutti si sono accorti di una cosa. Come se il passeggero di un taxi scoprisse che la vettura svolta, frena e riparte anche senza autista: la macchina è telecomandata.
Cos'è rimasto allora, della democrazia, se a governarci sono i tecnocrati di qualche istituzione finanziaria?
Abbastanza da esportarla, a quanto pare.

mercoledì 24 agosto 2011

RAImadam

Ieri in orario da ramadam è andato in onda sulla Rai un documentario che s'intitola Musulmani europei. A mezzanotte passata di un giorno d'estate del 2011 dopo Cristo era ora, anzi forse troppo tardi, per provare a presentare all'Italia una parte di sè stessa. Seguiranno altre tre puntate settimanali.
L'occasione è ghiotta e sospetta al tempo stesso. Con i mussulmani andiamo a scuola, dai mussulmani facciamo la spesa o sono loro a farla per noi. L'esercito italiano li combatte in mezzo mondo mentre sul suolo patrio aumenta il numero dei matrimoni misti.
Eppure, per conoscerli ci vuole un programma televisivo, peraltro a notte fonda, ad agosto.
Basterebbe fare due chiacchiere, di tanto in tanto, col pizzaiolo o con la ragazza che fa le treccine sulla spiaggia, con lo studente o con la signora delle pulizie. E invece dopo averci divisi, mussulmani e non, ora la TV, - ma con le sue categorie, - prova a farci incontrare.
Una versione catodica, moderna, occidentale, in fondo, di matrimonio combinato.

lunedì 22 agosto 2011

Luca Cordero di Montezemolo (a 6 anni)

Sarà perchè in inverno non si gioca a golf che Luca Cordero di Montezemolo ha dichiarato che un partito forse lo fonda tra un anno e mezzo? Aspettare ancora di più proprio non poteva, LCDM: è giovane da talmente tanto di quel tempo che nella culla si baloccava coi mondiali del '90. Dopo una quarantennale infanzia spesa a ravviarsi il ciuffo e a schiantare Ferrari, è tempo che sia lo Stato a farsi carico di questa risorsa, dicono quelli che ce lo vogliono appioppare. Berlusconi lo nominò "ambasciatore del Made in Italy nel mondo" e su tutti negozi a 1 euro i risultati ancora si vedono. Compirà 64 anni tra pochi giorni, il nostro enfant prodige. Che però alla sua verde età ha già fondato un fondo (Charme, l'ha chiamato) e una fondazione. Non gli resta che affondarci tutti, ora che, in un'età alla quale ci dirà sia troppo presto per andare in pensione, lui chissà, potrebbe cominciare a lavorare.

domenica 21 agosto 2011

La scintilla di Cirino

Notammo Cirino Pomicino per la prima volta qualche lustro or sono, al banco degli imputati. Di fronte aveva Di Pietro, sbrigativo Publico Ministero che finalmente metteva alla berlina la classe politica. In merito ad una ricostruzione di alcuni fatti, il togato gli contestava che se, come dichiarava, per accogliere un certo ospite si era alzato all'alba, voleva dire che era per riceverne del denaro.
Da quello stesso banco degli imputati Forlani aveva sbavato, altri balbettato, molti taciuto.
Cirino Pomicino esordì scandendo: "Lei mi offende." Aggiunse che alzarsi a qualunque ora per accogliere un visitatore faceva parte del suo costume, e concluse che il PM avrebbe potuto verificare di persona, andando a fargli visita in qualunque momento, il suo benvenuto.
Pochi giorni fa Cirino Pomicino ce lo siamo ritrovato in tv, in un certo senso ancora sul banco degli imputati, sotto l'accusa, mossa da un direttore di giornale, di essere responsabile della bancarotta nazionale.
L'ex onorevole ha fatto notare di essere stato scelto, da quel direttore, come firma economica del giornale e di esserlo rimasto per dieci anni, deducendone garbatamente la conclusione che o il direttore era uno sprovveduto, o ciò che aveva appena detto era una scempiaggine; senza peraltro garbatamente escludere che entrambe le alternative fossero vere.
Tralasciando le miserie del suo interlocutore e la propria sottile ironia, Cirino Pomicino ha poi ricordato i suoi risultati al ministero del Bilancio, citato indici e dati della sua gestione se non lusinghieri certo molto migliori degli attuali.
Nel cambiare canale abbiamo sognato un'Italia in cui i governanti, invece che perchè belli, ruspanti, onesti, cattolici o anticonformisti, vengano scelti perchè intelligenti.

giovedì 18 agosto 2011

stati uniti d'Italia

Filettino, un comune nel Lazio con meno di mille abitanti,ha annunciato che vuole dichiararsi principato. Con la proposta di cancellare qualche migliaio di municipi e decina di province il sudoku dell'estate è diventato un risiko da campanile: chi conquisterà Rovigo? E quanto sarà fino, Portofino? Forse, per mettere fine alle rivendicazioni, la riorganizzazione amministrativa sarebbe dovuta essere radicale. Vent'anni fa la fondazione Agnelli propose di ridurre le regioni a sette. Formigoni di recente ha pensato a regioni dalle proporzioni dei Lander tedeschi. Il triveneto per esempio, potrebbe avere un capoluogo unico. Tutta la dorsale medio adriatica potrebbe andare sotto una sola regione che mettesse sotto lo stesso vessillo abbruzzesi e molisani. L'appennino Tosco Emiliano potrebbe smettere di dividere e invece unire le regioni a cavallo tra centro e nord, magari con l'aggiunta delle Marche. Sicilia e Sardegna potrebbero fare corpo a sè, e il resto del sud continentale potrebbero essere diviso tra il versante tirrenico e adriatico, costituendo così un paio di Andalusie nostrane. A nord, con Torino e Milano già ben collegate e tutto il Piemonte e Lombardia che passano i finesettimana in liguria, da Aosta a Genova il motore produttivo dell'Italia potrebbe avere un unico governatore.Se si uniscono Umbria e Lazio, siamo a sette macro regioni. E' solo un'ipotesi. Nella foto ce n'è un'altra. Comunque un risparmio enorme. E un'efficienza maggiore, per governare processi e fenomeni che ormai vanno oltre le vecchie separazioni. Ma bisogna fare i conti con gli italiani. che, fino a prova contraria, non sono migliori nè di Serbi, nè di Croati, nè di Montenegrini.

domenica 14 agosto 2011

Lorenzo Baratter

Lorenzo Baratter è uno storico. Bisogna riconoscergli tuttavia che meglio ancora figurerebbe come logico; si vede, appunto, da come fa lo storico. Perché uno che dopo aver superato esami universitari su Kennedy e Napoleone si dedica a Vallagarina e dintorni una logica, profonda, deve averla. È probabilmente in ossequio ad essa che l’Adige, il principale giornale locale, proprio di Lorenzo Baratter ospita un blog. L’argomento, in un epoca di profondi sconvolgimenti, con la Cina che si appresta ad assumere la leadership mondiale e migrazioni bibliche che mutano le nostre culture è, ovviamente, le cause storiche dell’autonomia del Trentino. Ne abbiamo visto il primo post. Visto, diciamo, e non letto, perché Baratter vi compare, e purtroppo per appena cento secondi. Abbastanza tuttavia per esordire informandoci che popolazioni diverse hanno abitato il trentino da millenni. È per l’homo sapiens, quindi, che il Trentino si tiene il 90 per cento di IRPEF? Non solo, pare di capire, perché, sorvolando su quella trascurabile parentesi in cui, sotto il governo di Roma, a Trento si parlava latino tanto quanto a Tunisi, Baratter arriva all’epoca del vescovato. Dando solo un accenno a quanti popoli in Trentino si siano incontrati e che peculiare cultura, dice Baratter, vi abbiano fatto fiorire. L’eloquio di Baratter, peraltro orgoglioso Direttore e Amministratore del Centro Documentazione di Luserna, stimola la nostra voglia di approfondire: a che “popoli diversi”, “che arrivano da lontano” a quale cultura fa riferimento, Baratter? All’impero spagnolo, dice la storiografia locale, i nonni di Baratter resistettero impavidi. Sotto Napoleone, poi, il Trentino non trascorse che cinque anni. Della Spagna, invece, per esempio, Manzoni ci ricorda che la Lombardia dovette a lungo subire il giogo. A Milano, Bonaparte fece in tempo a costruire un arco di trionfo e ad introdurre codici all’avanguardia. Nel frattempo Napoli diventava bizantina, saracena, aragonese, angioina, Borbone. Dando vita, per la verità, a qualcosa di diverso di un surrogato sciapo dei canederli bavaresi. Eppure Napoli non è autonoma, e Milano neanche. È allora, a questo punto, che il genio logico di Baratter, l’Erotodo della Vallagarina, ci appare emergere a pieno: quando si capisce che, come in un rompicapo, la causa dell’autonomia del Trentino coincide con lo scopo. Dare un occupazione a Lorenzo Baratter.

sabato 13 agosto 2011

Trentino e quattrino

Come volevasi dimostrare, di Massimeno c'è bisogno. E' questo, in sintesi, che ha dichiarato il presidente della provincia Autonoma di Trento, rivendicando la propria competenza in materia. I cento e passa municipi su cui si sarebbe risparmiato rimangono lì, con mezza popolazione seduta in consiglio comunale a prendere denaro per decidere solennemente sulle precedenze della rotatoria in piazza. Tutto lecito, tutto previsto, intendiamoci. Ma la prossima volta non vengano a dirci che i soldi, in Trentino, loro sì, che li sanno spendere.

come faremo senza Massimeno?

E adesso? Come faremo senza la provincia di Verbania? E davvero il medio Campidano dovrà ricadere sotto Cagliari? E Isernia? Che ne sarà della gloriosa specificità di Isernia?
Uno degli effetti che potrebbe avere questa manovra finanziaria, col taglio di un terzo delle provincie, è di cancellare quella creazione spesso artificiale di identità che proprio le forze politiche di questo governo hanno nutrito.
In questi anni onorevoli hanno solleticato l'orgoglio del proprio colleggio elettorale promettendo una targa automobilistica per Vibo Valenzia, per Fermo, l'Ogliastra, Monza.
Ora Prato e Pistoia possono accodarsi al gonfalone di Firenze, in Friuli Gorizia a quello di Trieste, Nel Lazio Rieti alla lupa capitolina. Un altra misura prevede il taglio di un migliaio di comuni, quelli più piccoli.
Solo in Trentino, potrebbero saltarne un centinaio.
Anche in quel caso qualche patrono locale protesterà, e forse l'autonomia ancora una volta si tradurrà in sprechi.
Ma che per restare in Europa si debba uscire dalla valle, ci pare una lezione da tenere a mente.

venerdì 12 agosto 2011

le comiche finali

Un mese fa lo spread molti di noi lo avrebbero chiesto ben cotto, ora mezza italia lo misura, lo segue, lo teme. Un mese fa eravamo la settima potenza industriale del mondo, ora siamo noni per probabilità di fallire. Progettavamo le vacanze all'estero, ora ci prepariamo a rinunciare al 25 aprile.
La crisi non c'è, anzi non c'è soluzione: tutto in poche settimane.
Chi dice che è colpa degli speculatori, chi nostra se gli speculatori è proprio noi che prendono di mira. La condizione che la banca europea ha posto per comprare i nostri bond è che tagliassimo gli stipendi pubblici. Chi sapeva che vendevamo dei bond? E se possiamo mettere sul mercato gli 007, perchè non privatizzare anche Robin, Batman e i magnifici quattro?
In Grecia il fallimento sarà una tragedia; da noi, per indole, non potrà che essere una commedia.
Quella di un paese andato a rotoli senza capirci nulla, che anni fa cercò un esperto e scelse un evasore fiscale.

giovedì 11 agosto 2011

martedì 9 agosto 2011

Il comune senso del sudore

in epoca vittoriana alle prime, intraprendenti viaggiatrici e cicliste si consigliavano abiti comodi e corti - raccomandando che le gonne non fossero più corte della caviglia.

Ora, non so bene a che serve, un settimanale fa casting di ''donne vere'' e allora via
libera a denti mal curati su cosce abbronzate, ginocchia della lavandaia, signore senza occhiaie e adolescenti con tette cadenti, in soggiorni male arredati, in un trionfo di liane di giardini, cespugli, stagni, rocce a picco sul mare.
Sono queste, le donne vere?  


L'iniziativa non è nuova, la mia riflessione neanche.

Che cosa è successo, dall'epoca vittoriana, se con la scusa dell'estate e di facebook e di un concorso di giornale, la gente si mostra felice al mondo, in mutande?


Cosa spinge tutta questa gente, (come accadeva - clamorosamente - con le prime edizioni del Grande Fratello), a mettersi in esposizione come al foro boario?


Mi viene da pensare che sia la ricerca dello sguardo altrui.
Come se fosse questo a dare un senso. A confermare la loro presenza nel mondo.

Me sbajo?
DC











lunedì 8 agosto 2011

a Turi Vaccaro

Turi Vaccaro ha un nome che, come si dice, è tutto un programma. Evoca cultura contadina, sano, onesto faticare. Sono parte dei suoi valori, e per difenderli, in Val di Susa, nei giorni scorsi si è arrampicato su di un albero. Vi è rimasto per giorni; vi ha condotto uno sciopero della fame, poi della sete. Chi si era avvicinato ai piedi del tronco per permettergli di issare delle vivande è stato denunciato. I Vigili del fuoco, per farlo scendere, hanno usato metodi sbrigativi e pericolosi, non ci sono riusciti. La sua protesta contro la TAV continuava. Una forza della natura, sembrava Turi Vaccaro.
Finchè non è arrivato Don Ciotti. Che gli ha parlato, ha trattato, e lo ha persuaso ad interrompere la sua protesta, a scendere dall'albero.
Ne è valsa la pena, Turi Vaccaro, di fare la figura della pecorella smarrita?
In passato hai collaborato con un monaco buddhista: non lo sapevi che la religione serve proprio a quello, ad assicurare ai padroni che nessuno osi mangiargli una mela?
A che ti è servito studiare filosofia mentre facevi l'operaio e licenziarti quando scopristi che erano armi quelle che costruivi?
Fai il bravo, mangia, chiedi perdono e prometti di non farlo più, Turi Vaccaro, chè la vertigine ti dà alla testa.

domenica 7 agosto 2011

consigli per le arene: La nostra vita

Certe cose all'aperto vengono meglio, si sa.
A chi capita l'opportunità consigliamo perciò di vedere, in qualche arena, La nostra vita, film di Daniele Lucchetti. Per chi non lo conosce, per chi non lo inquadra, diciamo che se di Nanni Moretti vi piace Bianca e tutti gli altri, inspiegabilmente no, è forse perchè l'aiuto regista era proprio lui: Lucchetti, appunto.
La Nostra vita più che un film è una finestra. Per la bravura degli attori, ma anche perchè ci si vede l'aridità dei quartieri in costruzione, della gente che ne vive ai margini, di quella ricca abbastanza da vantare un carrello della spesa nei centri commerciali. La scalata sociale passa per l'occultamento del cadavere di un rumeno caduto tra i pilastri, i soldi prestati da uno spacciatore, il cemento allungato per risparmiare.
La ginnastica dei bambini è la playstation, l'educazione è la diffidenza, il metodo di contrattazione con i subordinati la minaccia, quello con gli altri la menzogna.
Tutto per avere abbastanza soldi da permettersi qualcosa in più.
Che però non arriva, perchè nel nostro paese ricchi si nasce e poveri lo si rimane.
Tanto vale forse togliere i figli da davanti la tv e spupazzarseli, come nell'ultima scena.

sabato 6 agosto 2011

armani e armati

La lettera con cui alcuni generali ammoniscono il ministro delle difesa per il suo abbigliamento ci preoccupa. Non tanto perchè a spiegare l'eleganza al governo siano i militari - chi non ne ricorda il savoir faire in Somalia? - quanto perchè il tono è tanto ultimativo e altezzoso da far temere che altre, meno stilistiche direttive possa ricevere un membro del governo. Forse i nostri timori sono eccessivi, e la lettera chiedeva solo di onorare degnamente una cerimonia su un fronte di guerra. Nella stessa lettera, tuttavia, si addita la Lega, denunciandone l'uso, notorio, che vorrebbe fare del tricolore. Noi, che abitualmente indossiamo frak tricolori, una domanda vorremmo porla: l'esercito difende anche i leghisti in jeans, vero?

o la borsa, o la vita.

venerdì 5 agosto 2011

chiamate Lino Banfi

FIRENZE - Vigili urbani, guardia di finanza e polizia coinvolti in un incidente stradale. È successo a Firenze, dove una vigilessa ubriaca ha tamponato con la propria Yaris un finanziere in scooter. Nello scontro è stata danneggiata l'auto in sosta di un poliziotto. I primi a intervenire sono stati i vigili che, per correttezza, per i rilievi hanno chiamato l'unica forza non coinvolta: i carabinieri. (il messaggero)

giovedì 4 agosto 2011

sesso debole?

Federica Pellegrini, - 23 anni oggi, auguri - è stata la star degli ultimi mondiali di nuoto. Per essere la più forte nuotatrice del pianeta e per le sue vicende sentimentali. In sintesi, aveva lasciato Luca Marin, che però non se n'era accorto. Dopo, in una settimana ha perso 5 kg e la gara. Da una parte la donna di successo, dall'altra l'uomo sedotto e abbandonato che davanti ai microfoni proclama che di mamma ce n'è una sola. Anni a chiedere la parità tra i sessi; che sia il caso di ricominciare daccapo?

martedì 2 agosto 2011

galateo tricolore

Qualche giorno fa in parlamento una proposta di legge contro l'omofobia non è stata approvata.
Più di recente un veneto ha spezzato una gamba a uno straniero perchè non comprendeva il suo dialetto.
E' notizia di oggi che un ciclista veneto, espulso da una gara in Brasile per aver dato del "negro schifoso" ad un suo avversario, si è giustificato spiegando che in Italia quella frase non è considerata un'offesa.
Che abbia ragione?

lunedì 1 agosto 2011

2_d_2 (o troppa grazia per il popolo bue) § II




§ 2. Scaglio la seconda pietra

Piccoli intellettuali crescono. A Bosentino?
Bambini siedono sulle sedioline blu di piazza XXIV Maggio a Bosentino (TN). Aspettiamo che inizi lo spettacolo.
Definito spettacolo per bambini.
Atteso come altre belle iniziative funamboliche.
La piazzetta è semivuota di alcune facce note.
Fa freddino.

Piccole e grandi vittime di pubblicità ingannevole, ascoltiamo una Mara Pieri sempre troppo uguale in questa ambiziosa intrapresa; apparentemente discepola di quella diffusa scuola teatrale italiana che vuole l'emozione e il pathos espressi da un innalzamento del tono della voce sulle ultime sillabe della frase, frammisto a nota di simpatico stupore e sbuffo di fiato. Trascorsi 20 minuti, è insostenibile.

(foto dal sito dell'associazione Il Funambolo)


Non dubitiamo sia nato da un afflato d'amore, per Melville e per il pacato Bartleby, il tentativo di resa artistica di "Avrei preferenza di no" da parte dei Funamboli, che, come diceva la mail di invito, «ne hanno fatto un progetto ibrido, fra lettura e teatro, performance e videoarte, fortemente caratterizzato dallo spazio in cui è posto in scena. Avrei preferenza di no non è una proposta di spettacolo frontale, ma una rilettura di reciproca influenza di spazi e testo.»

Valutando se andarci o meno, soppesavo se la dicitura "progetto ibrido" fosse un trucco, maschera linguistica intellettual-schizzinosa per l'incapacità di una resa teatrale che per tale avesse il coraggio di proporsi e, se del caso, farsi criticare.

Su un palco vuoto, a parte un telo per proiezione e un manichino - prima steso e poi diritto - in papier-mâché (che sarebbe il modo chic per dire 'cartapesta'), nonostante ogni tanto si sposti, si sieda e si rialzi, Mara Pieri non riesce a imprimere vivacità al testo.

Manca l'artificio – e pecca di presunzione – se ritenevano, i Funamboli di tenermi inchiodata sulla sedia in una riproduzione - che ormai temo totale - del romanzo di Melville.

E oltre l'azzurro della tenda nell'azzurro io volerò
Colgo a caso parole dalla lettura della Pieri. Mi danno slancio per prendere il volo: esaspera – tedioso. Sì. Tedioso, esasperatamante, mi è ormai questo atto unico.
Non volo, no, ma come Donna Cannone certo mi affretto a lasciare il pubblico di piccoli intellettualini bosentinesi e la mia sedia davanti a questa tenda.
Senza l'applauso del pubblico – (non) pagante - e tutta sola verso un cielo nero nero, mi incammino.
Tornando alla macchina passo davanti al piccolo cimitero di Bosentino.
Più affollato della piazza che ho lasciato.
E più piacevolmente silenzioso.

DC