domenica 31 gennaio 2010

poesia di un'amica (pezzo 5)

Hai incoraggiato quest'altalena


spingendo con la schiena dolorante


mentre lui sceglieva ritmo e caduta.


Infine, dimenticata, hai pianto


questo per ricominciare a vedere


e visualizzare, di conseguenza,


la tua predilezione per l’oppressione.


Ma hai pianto troppo chiusa in bagno


e gli occhi ti sono scivolati nella vasca.


Ora hai due buchi neri in faccia


gli occhi sono caduti nello scarico,


nel groviglio della tubatura,


fino al lago in fondo alla fogna,


galleggiano leggeri senza il peso dell’ansia.


Ora che l’altalena è ferma


tu sei quieta


e i tuoi occhi vedono
 
ora che si sono sbarazzati di te.
 
di Roberta Oss
 

manna mia che freddo

TRENTO - Il record italiano del freddo spetta al Trentino. All'alba del 18 dicembre scorso, infatti, nell'area di "Busa di Manna", nella valle di Primiero in Trentino, il termometro e' sceso a meno 47 gradi centigradi. La temperatura della zona, a 2.550 metri sul livello del mare, e' stata misurata dagli esperti di Meteo Triveneto, dall'Arpa Veneto Centro Valanghe di Arabba e da studiosi del Centro nazionale per le ricerche. La Busa di Manna e' considerata da tempo uno dei luoghi piu' freddi d'Italia. (RCD)

sabato 30 gennaio 2010

quanto sei bono

MILANO. Quando la piccola antilope ha incontrato i tre giovani ghepardi, il suo destino sembrava segnato. E, invece, sorprendentemente, non solo i «gattoni» hanno risparmiato il cucciolo, ma ci hanno pure giocato per un po’, accarezzandolo persino sulla testa con le loro zampotte prima di salutarlo con una leccatina sul collo e lasciarlo andare via indisturbato. Le immagini di questo incredibile incontro nella savana sono state immortalate dal fotografo Michel Denis-Huot nell’ottobre scorso, durante un safari al Masai Mara in Kenya. (www.corriere.it)

venerdì 29 gennaio 2010

e vissero tristi e italiani

E' felice l'86% degli europei, ma la percentuale scende al 79% per gli italiani che, assieme ai bulgari e ai rumeni, sono tra i piu' infelici d'Europa. Lo rivela il primo barometro sulla felicita' CSA. I piu' felici in Europa sono i belgi (94%), seguiti da spagnoli (91%), britannici (90%) e francesi (87%). Il motivo di gioia piu' importante e' la famiglia (56%), insieme al buon andamento della vita di coppia (56%) e agli amici (24%). (RCD)

mercoledì 27 gennaio 2010

Sospiri dal sottoscala: intervista a Madame Urbetzkj



narratrice di racconti erotici
Respirati nelle tue fantasie. Negli anfratti proibiti e nelle crepe di sole. Gustami










Originaria del Triveneto, non ci svela di più sulla sua identità.
DC: Ma almeno ci racconti come è nata questa vena scrittoria erotica?

Le Interviste Scomode Su blog2piazze

 MU: Ci riflettevo di recente. Sul fatto che in fondo non siamo noi a scrivere, ma è la scrittura che muove noi. È un po' come essere abitati da una specie di serpente. La parola è voluttuosa. Si infila nelle nostre dita, si insinua nei lobi dell'orecchio, ti tende fili nella testa a cui appendere parole. Rubate. E poi sguardi. Spiati. Sillabe; pizzi, baci, colori di pelle....
Non saprei dire i percorsi che mi ha compiuto dentro la scrittura. È arrivata per caso e per gioco. Anni fa un'amica – scrittrice - ha iniziato a farmi leggere le sue cose. E poi mi ha trascinata a un laboratorio di scrittura. E poi a un altro. E siccome mi ci sono divertita, l'ho seguita. Nell'ultimo corso ci hanno messo di fronte a un ''progettino''. Dovevamo fare uno schema di quello che avremmo voluto scrivere: come, perché, quando,... Che pesante! Non faceva per me, che ho una "dipanatura ventrale". Voglio dire: le parole mi si agitano nella pancia. Quando sento che cominciano a muoversi devo fermare il mondo, isolarmi da tutto, e cominciare a scrivere. Prima di avere scritto, non so cosa mi uscirà. Le ore scivolano via senza che ne abbia la cognizione e mi ritrovo ad aver cesellato sillabe come fossero creta. 

Lavoro come uno scultore. Ammasso parole, pagine e pagine, e poi tolgo, lavoro per eliminazione, scavo dei vuoti. Fin dove arrivo. Non sempre ci riesco. Avverto il limite di essere me stessa.
Comunque, il porno – o erotico – per così dire, è nato per gioco, come ti dicevo. Come provocazione in un ambientino un po' troppo pettinato, dove rischiavo di annoiarmi. E siccome ci andavo nel mio tempo libero, di annoiarmi non mi garbava. E mi è venuta l'idea di spettinare tutti: un progettino letterarrio di allegri versetti sconci.


Sai che quando abbiamo dovuto leggere tra noi quello che avevamo scritto, la prima volta ero davvero imbarazzata? Anche se eravamo pochi e si era creato un bel clima. Poi, è stata la volta del ''maestro'', di leggere - ad alta voce - i nostri racconti, e sono riuscita ad imbarazzare lui. È stato molto divertente.


DC: Ok. Ma se uno pensa al racconto erotico, di solito non pensa al comico....
MU: No, certo, ma l'imbarazzo iniziale non poteva non esserci, no? In fondo, se il racconto è ben riuscito, da qualche parte ti stimola. E non era certo il caso di trasformare l'aula in un privée.
Seriamente; dal punto di vista narrativo mi sono posta un obiettivo preliminare: evitare il linguaggio trito e ritrito con cui si scrive il sesso. E di non farmi influenzare da quanto è già stato scritto. Volevo (e voglio) cercare di attingere solo a ciò che osservo e raccolgo all'intorno, non dagli scritti altrui. Quindi cerco di non leggere nulla di questo genere. A costo di raccontare banalità. Di non smuovere niente. Il rischio c'è. Il mio intento è scoprire empiricamente le barriere della mia scrittura e man mano andare oltre. Non sono ancora in grado di dire se ci sto riuscendo. Ma mi diverte provarci.


DC: Torniamo al sesso. Come, quando, perché, ti viene in mente di scrivere racconti erotici?
MU: Proprio l'altra mattina stavo riflettendo su questo; mi sono ricordata che quando ero piccola sognavo di scrivere. Non so perché. Avrò avuto 10/12 anni. Mi ricordo un quadernino con le pagine gialle, a quadretti. Avevo iniziato a scrivere una storia. Che mi apparve subito patetica. La classica glassa adolescenziale-amorosa con velleità di messaggistica universale. Sconfortante. Abbandonai subito. Sono passati quasi 30 anni. Mettermi a scrivere ora non è stato un atto di volontà.


Mi sono anche ricordata che – nello stesso periodo – andavo alle medie, scrivevo delle storielline porno, niente di che. Pochi dialoghi, molto spinti, e disegni maldestri con donne con tettone enormi. Erano il mio segreto. Custodito in un armadio. Condiviso con l'amica del cuore. Spostato di volta in volta da una borsa a un sacchetto a un viluppo di magliette. Una domenica mattina (tornata da messa...!) mia madre mi disse, umiliandomi, che aveva trovato quella roba. Odiandola ma dovendo ubbidire, mi mortificai. Mi scusai e promisi che non lo avrei fatto mai più. Per ottenere che non lo dicesse a mio padre. Non so se mantenne la parola. Fatto sta che non ne parlammo più. Ricordo che, sempre in quel periodo, girava voce che una delle ragazze della scuola conservasse un quadernino dove incollava foto di donne nude. È pazzesco, se ci pensi, quanti echi e pettegolezzi dell'intimità altrui ci arrivano.


Ricordare oggi questo brutto episodio deludente e rivelatore della piccolezza pedagogica di mia madre in fatto di sesso, oggi che scrivo "raccontini porni" mi diverte. Sento il pizzico di una allegra e divertita disobbedienza.


DC: Ok. Ci hai parlato della tua "fenomenologia della scrittura", ma non ancora degli argomenti di cui scrivi. E scriverai... Progetti editoriali?
MU: Immagino che raccontare in giro che scrivi racconti erotici susciti curiosità. Che possa essere perfino seduttivo. Forse a qualcuno viene voglia di raccontarmi le sue fantasie, con la speranza di vederle trasformate in una storia. Può essere, ma finora non sono in molti a saperlo. Navigo a vista. E forse, sì, paradossalmente mi affascina più la parola, che la sessualità. Nessuno finora mi ha scritto per raccontarmi le sue fantasie. I miei lettori sono silenziosi. Anche se non mi dispiacerebbe il contrario. Anzi, se posso, colgo l'occasione per invitare chi lo desidera a scrivermi. Naturalmente, sarà mantenuto il più stretto riserbo sull'identità di chi mi scrive.


Per ora mi affido solo al web, con il mio blog. Ma con un amico illustratore stiamo meditando di muoverci diversamente. Vedremo....

Nelle storie riverso fantasie vecchie e nuove, solletico, emozioni, eccitazione passata, puro piacere sessuale-verbale. L'atto è sempre quello. Ok, ci sono varianti variazioni e variabili. Ma, come in altri campi, tutto è già stato detto. E scritto. È il piacere di narrare e di leggere che mantiene in vita la narrazione. Non so cosa scriverò stasera. A chi ruberò uno sguardo domani sull'autobus....


DC: Come ti considera la gente quando racconti di scrivere racconti erotici?
MU: Siccome la cosa mi diverte, di solito lo racconto col sorriso. Qualche tempo fa ero in una libreria che non conosco e stavo cercando il settore della narrativa erotica, senza trovarlo. Rovistavo da un po' fra struggenti romanzi d'amore, quando ho visto un commesso. Giovane e carino, devo dire. Mi sono avvicinata per chiedere dove trovavo la narrativa erotica. La scena di cui ero regista, e protagonista, mi stava divertendo, ma non volevo metterlo in imbarazzo. Lui mi ha dato l'indicazione, tranquillamente, ma a scanso di equivoci gli ho chiesto “C'è anche la saggistica?”
Un amico a cui ho raccontato che avevo comprato dei fumetti porno, mi ha detto che se fosse stato l'edicolante, la cosa lo avrebbe mandato su di giri. Compro anche Playboy, mi piace molto. Ma quando lo leggo in treno, se c'è troppa gente, lo nascondo tra le pagine di un'altra rivista, per non turbare … (i benpensanti). Su, DC, che altro vuoi sapere?


DC: l'annosa questione, ovvio! La sottile linea rossa – di pizzo – in questo caso,  quasi una giarrettiera: dove sta la demarcazione fra ertismo e pornografia?
MU: Domandona! Non sono certo io a stabilirlo. Io non lo so ancora. Sto iniziando ora a perlustrare. Credo c'entrino molto i tabù, l'accettazione sociale, la morale. Di gruppo. E quella individuale. Posso solo citare chi, prima di me, ha segnato il confine nell'espressione di emozioni e sentimenti, presenti nell'eros, e assenti nel porno, inteso come pura carne che si dimena e si sbatacchia. Un po' semplicistico, però...


DC: Avrei un sacco di domande. Ma preferisco lasciare questo spazio a un tuo racconto. - Uno dei primi, giusto? - E per invitare gli amici di Blog a 2 piazze a mandarti le loro domande, se ne hanno, lasciando un commento qui, o sul tuo blog, giusto?
MU: Certamente. Grazie, DC e tutto lo staff capriolante per questa intervista! Ciao





Obliterami

Mi abbasso la gonna, guardo il mare.

Mi ha eccitata per anni, l’orgasmo vietato fra lenzuola da single che relego dopo l’uso tra la biancheria da stirare e i biscotti per cani. E che da qualche giorno mi sorprende anche in ufficio. E dal benzinaio, e alle poste. La fantasia si insinua come un groppo di febbre censurata. Abbrancata allo stomaco, mi annichilisce e addomestica la mia volontà.

Ma oggi. Vestita di bianco in una mattina afosa sul 97, viaggio su un autobus pieno lungo il mare di Napoli. In piedi, accaldata, mi reggo stretta vicino all’uscita. È oltre il Vomero che una mano decisa, insolente, mi alza la gonna. Offesa, sussulto. Ma le dita mi scompongono le cosce. Sanno dove andare. Spostano il pizzo delle mutande e poi si muovono, lentamente.

Lentamente la mano passa sul pelo – il mio - morbido e lo accarezza piano. Ci gioca – lo liscia, lo tira, lo annoda. Lo assaggia. E va oltre.
Un ingombro occupa le mie grandi labbra.
Al bivio tra via Chiatamone e Santa Lucia le sento, golose, gonfiarsi.

Un’arrendevolezza sudata mi scioglie. Sa. Che può. E che deve. Che lo stavo aspettando.

Che mi sporgo a guardare il mare per aprirmi alle sue dita grosse. Fargli snidare un desiderio rapace.

Oscilliamo con gli scossoni dell’autobus, tra lo sguardo di uno scolaretto e le borse della spesa della signora Camilla. Selvatico, mi percorre. La mano mi appaga di un pudore smascherato, senza volto. Sento un fiato corto, via via più mozzo, sul collo. Depredata mi spalanco a un maschio casuale che mi rapina e mi ridona la voglia. Sono bagnata, sono sporca, sono oltre. Estraneo, un corpo aderisce al mio. Avido, spasmodico, mi spaventa mi percorre mi schiaccia mi stringe.

Un ringhio all’orecchio mi dice che è sazio. Ma sono marea - verde selvaggia e provocante e lo trattengo tra le cosce. Prendo l’ultimo brandello forsennato, il mio.

Poi, apro gli occhi e lo lascio andare. La signora Camilla è scesa. Con le buste della spesa svolta l’angolo e scompare. Io non so, con questo caldo, discernere tra carne usata e fame.
Ho scordato i biscotti per cani.

© Madame Greta Urbetzkj Your Web-Mistress 2009



sospiri dal sottoscala.....è il caso di dirlo, visto che oggi presentiamo una autrice (molto in erba) di racconti erotici. È con noi Madame Greta Urbetzkj.

lunedì 25 gennaio 2010

DC = DIGOS Controls me. ?

Ricevo dai blogger di Doss Trento copia di questa comunicazione, riferita al mio post del 21 gennaio u.s. Uot uimen uont (senz'altro vero probabilmente) http://blog2piazze.blogspot.com/2010/01/uot-uimen-uont-senzaltro-vero.html




Gentile xxxxxxxx
La ringrazio per la sua segnalazione, che mi risulta essere pervenuta via
mail anche a numerosi altri dipendenti della Provincia.
Considerato il particolare tenore provocatorio e diffamatorio dei commenti
contenuti nel blog sottoriportato dal titolo: "PARI OPPORTUNITA´ : LA
PALPATINA A BECKAHAM E QUELLA ( MAI DATA ) ALLA BELTRAMI! , che peraltro
coincidono con tutta una serie di minacce rivolte all'assessore alla
solidarietà internazionale e alla convivenza Lia Giovanazzi Beltrami,
provvedo a trasmettere ai competenti organi di Polizia la sua
segnalazione, affinchè accertino la provenienza lecita e l'identità certa
dei responsabili del sito Doss Trento e degli autori del blog (Donna
Cannone) nonchè dei successivi autori dei commenti. Lo stesso sito,
totalmente privo di riferenti ufficiali o nomi di responsabili riporta
inoltre un commento dal titolo "PERCHE´ SONO DIVENTATA ANARCHICA! di
CloroalClero.

Si chiede pertanto all'Ufficio DIGOS della Questura di Trento, a cui la
presente è diretta per conoscenza, di voler provvedere agli opportuni
accertamenti ed indagini del caso.


Cordiali saluti
PAT
xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
xxxxxxxxxx





Vorrei evidenziare che la lettera contiene alcune imprecisioni.
Il mio post – nel caso specifico - non contiene minacce,
bensì il resoconto di un incontro pubblico e la manifestazione di
un parere diverso da quelli espressi in tale sede.

Dalla lettera si evince che a chi l'ha scritta
non è ben chiara la differenza tra un post e un blog,
tra un articolo e un commento.
Non vi sono commenti diffamatori nei blog citati.


Il brano di Cloroalclero è un post a sé stante.

Mi sembra che tra gli incontri organizzati da Terziario Donna si discuterà anche di donne e media. Visto il tenore dell'incontro del 20 gennaio, avevo deciso di non seguirne altri, ma se chi mi interpella lo riterrà opportuno, potremmo andarci e poi discuterne insieme.

Confido che i soldi pubblici possano essere impiegati per motivi seri, ma sono curiosa del dibattito che si potrebbe creare con i signori suindicati. Chissà se mi verranno a trovare?


Notte serena,
DC

ps: Per gli aggiornamenti sulle repliche: http://www.dosstrento.net/dosstrento/modules.php?name=News&file=article&sid=83

«Tontos no, ¿eh?» In volo con italiani buzzurri e arroganti




Marzo 2009. Da Siviglia a Milano. Una comitivia di pattinatori del Garda si accalca in una fila disordinata alla soglia del tornello di imbarco.
Intollerante al burruzzume connazionale, trovarmi assediata da un carico di bestiame volante aggrava la mia orticaria, (altrimenti detta sociopatia).
Frizzi lazzi e allegre battute scontate erano già iniziati sull'autobus per l'aeroporto. E infatti viaggiavo già con i tappi alle orecchie.

Al tornello dell'imbarco hostess spagnole invitano pazienti a stare in fila. Io aspetto sempre seduta che si smaltisca, avendo testato clinicamente che essere tra i primi al check-in non mi garantisce un posto in prima fila nè mi porta prima in Italia. Ma soprattutto, che se anche mi siedo vicino all'Exit non posso buttare nessuno dal cielo.

Devo dire qui che il circo con gli animali non mi piace. Un altro paio di maniche è quello con gli esseri umani. Innanzitutto, non si paga. Poi, non mi instilla pietà.

La sicurezza di volo può attendere Mentre penso tutto questo e mi sistemo nella sedia in attesa, inizia il controllo dei bagagli a mano. Ci sorprende che molti degli allegri compagni di volo pecchino di eccesso di peso, di ingombro e numero di bagagli a mano? No. Non ci sorprende. Se delle regole ci sono, loro non le hanno lette. O forse le hanno lette e ritenute inutili per sè. Prioritario diritto per lo sfavillante turista italiano è il trasbordo di T-shirt col torello de puta madre, souvenir, nacchere e ventagli. La sicurezza di volo può attendere. E io non vedo come dargli torto. Se si schiantassero in volo non sarebbe un gran danno.
Ovvio, io preferirei non esserci.

A uno sguardo allenato la calma piatta di una folla disordinata rivela l'inizia dell'inquietudine. Chi si piega sulla valigia per metterci dentro un'altra borsa, chi comincia a chiedere al marito o all'amica se gli avanza un po' di posto per la scorta di nacchere. Un serpente di tensione avanza screpolando matrimoni e scuotendo amicizie. La temperatura è a bollore con i primi, oltraggiosi, rifiuti. Mariti e amiche non hanno posto per i leggiadri ventagli con pizzi e scialli zingareschi acquistati con amore per le nonne che, oramai, non viaggiano più.

Le ardite allora percorrono la fila all'incontrario, in appello a sconosciuti mendicano un po' di spazio in valigia (fino all'atterraggio in Italia). Ma nessuna ha la spudoratezza – o la fantasia - di offrire in cambio favori sessuali. È forse per questo che i viaggiatori estranei alla comitiva rifiutano.
E i nervi saltano. Signore disperate tentano invano di ingoiare 8 paia di nacchere e infilarsi sopra alla pelliccia il cappottino di Desigual comprato per la figlia di 8 anni. Ne ho vista una ingoiare 15 buste di francobolli per evitare che si strappassero nella cerniera del trolley.
Poi, qualcuno incomincia a inveire contro le hostess. E le hostess alzano la voce.

È uno stillicidio, non un check-in, quello che attraversa il tornello ed è ammesso a volare. La fila bloccata si accalca, ingombrante, pesante, sudata, nervosa - si spinge, si urta. Ma non si sposta. Una richiesta con occhio miserando cozza contro il mio muso calcificato: «Scusa, scusa, non hai un po' di spazio?» «No». Come non mi prendo la briga di aggiungere «mi dispiace», non aggiungo nemmeno che non abbiamo mai mangiato polenta e funghi insieme: perché la mendicante di spazio in valigia per eccesso di bagaglio si sente autorizzata a darmi del tu?

Lo sport è un valore di tutti Potrei sorvolare sul fatto che questi fulgidi esemplari di civiltà italiana accompagnano un gruppo sportivo di bambini. Ma non lo faccio. (Vorrei che qualcuno registrasse la scena, casomai stesse studiando la genitorialità italiana o la disciplina nello sport).
Mentre annoto in mente i particolari spingo lo sguardo sulle chiappe sode di una accompagnatrice in tuta, sulla pelliccia di un'altra, sulle facce truccate contorte nell'attesa. E sento il ronzio della rissa che sale. Monta, cresce e si inarca come la spuma di un cavallone contro lo scoglio delle hostess. Avanti, alla trincea del tornello, in spagnolo e in inglese hanno cominciato a informare, decise ma quasi rassegnate al passeggero italiano, che l'eccesso di bagaglio non passa. Che i passeggeri fuori norma non voleranno. I tempi si allungano, l'equipaggio si inquieta. Ma non cede.

La bomba scoppia quando un ragazzo con la valigia troppo grande e troppo piena si vede minacciata la partenza. «Se non mi fa partire giuro che l'ammazzo!», commenta a voce alta.
Poi, il colpo di scena: una signora ingioiellata tenta il sotterfugio. Non vista, passa il tornello con una borsa mentre si fa reggere la seconda da un'amica in attesa di check-in. Superate le hostess, scarta a destra, si avvicina alla complice, afferra la seconda valigia e si lancia verso l'aereo.

«Tontos no, ¿eh?» La guerra è aperta. Hostess e steward scattano all'inseguimento, non intendono farsi menare per il naso «La mia valigia! La mia valigia!» risuona l'urlo della donna nel corridoio, e poi delle scuse: si deve assolutamente imbarcare perché suo marito è già sull'aereo e ha scambiato le loro valigie. Il resto, è circo. Sempre gratis.

Hanno barato mentito spinto oltraggiato ingannato minacciato e offeso, questi campioncini di pattinaggio e italianità. Con la pretesa, arrogante, sempre, di aver ragione. Con la minaccia, perfino, di uccidere una hostess.

Quando, superato il blocco critico, percorro la riga gialla che mi porta all'aereo, vedo partire un furgoncino in direzione opposta. Troneggia in cima alle valigie e ai bagagli rimandati indietro un trolley fucsia. Sull'aereo mi guardo intorno, sorniona. Non vedo nessuna delle facce lacrimevoli di poco prima. Nessuno dei mendicanti di spazio è a bordo. La gente imbarcata è tranquilla, anche quelli del gruppo di pattinatori.
L'aereo si alza dalla pista, rullano i motori che mi riportano a casa e mi sfugge un sospiro sconsolato. Lo spettacolo al check-in è stato bello, quasi più di tutto il viaggio. Ma sono convinta che mi sto perdendo la parte migliore.

DC

sabato 23 gennaio 2010

il trentino? in prima classe

Tanto hanno fatto, tanto hanno detto, che lo hanno riottenuto. Parliamo dell'eurostar da e per Roma; parliamo dei trentini che collegare con la capitale alle ferrovie risulta antieconomico. Eppure, dopo la soppressione, la provincia di Trento ha ottenuto un ulteriore periodo di prova, dopo che Dellai e soci al governo di Roma (ci saranno arrivati a nuoto?) hanno lamentato il pericolo di venire isolati dal resto dello stivale dal quale peraltro, quando si tratta di contribuire alle spese statali e di accettarne le leggi, si tengono a debita distanza. Ora i trentini a quanto pare contestano anche le leggi di mercato in base alle quali non si capisce perchè un treno deve arrampicarsi fino alle Dolomiti per portare quella sparuta pattuglia che non vi si rinserra spocchiosa come tutto il resto della cittadinanza indigena. Ma il Trentino alle leggi di mercato non è abituato, almeno non più di un sanguisuga; perchè il costo delle tratte semivuote lo pagheranno i pendolari accalcati del resto d'Italia. Nel frattempo, nella stazione di Trento, a un mese da Natale, ancora fa bella mostra di sè un presepe; un presepe autoctono, è chiaro, con il bambinello che nasce in una segheria e ingrassa a spese delle risorse che vengono da fuori, e non sempre è incenso e mirra.

Niki facci un gol

Prima contro seconda e terza contro quinta: la giornata di campionato che ci aspetta è la più importante di tutto il campionato. Eppure non cambierà nulla. In un campionato di venti squadre e non sedici come fino a una ventina di anni fa i punti che contano si fanno con le squadre minori, e ciò che conta, più dei campioni, sono i comprimari, quelli che garnatiscono un rendimento costante. E' perciò che anche quest'anno lo scudetto lo vincerà l'Inter, che di giocatori ne ha una quarantina ma di fuoriclasse nessuno. Superando quest'anno il Milan, e un paio di anni fa la Roma, con organici ristretti fatti di gente come Totti o Ronaldigno. Pare, a pensarci bene, il confronto tra PD e Sinistra Ecologia e Libertà: un apparato contro un fuoriclasse. Quindi forza Bari.

giovedì 21 gennaio 2010

Uot uimen uont (senz'altro vero probabilmente)

«È senz'altro vero probabilmente - circostanzia una relatrice - che gli uomini hanno la vita facile e una volta ottenuto il posto si soffermano a sfumacchiare in corridoio invece di lavorare».
È senz'altro vero che le mie non basse speranze sulla serata si sono strepitosamente sfracellate al suolo scivolando sul finto broccato del barocco arredamento di un hotel di Trento.

Da giorni aspettavo l'appuntamento, organizzato da Terziario Donna, (Confcommercio) – intitolato Donne e successo professionale a 30, 40, 50 anni.....




L'immagine sull'invito raffigura una creazione di «Devis Venturelli, che ha vestito i cestini in strada per manifestare una prospettiva diversa», introduce la presidenta di Terziario Donna, annunciando compresa che «la discriminazione (delle donne) rappresentata in modelli e ruoli mediatici si reitera nella vita quotidiana, coltivando stereotipi di genere. Diverso – ci comunica - il tenore nella fiction televisiva, dove primeggiano avvocate rampanti. ..ma come donne, non possiamo accontentarci dei ruoli delle fiction».

A.A.A. Apolitica Apartitica Ancella?
La prima domanda alla caporedattore Rai di Trento – l'ospite centrale della serata - è «Ancelle o signore della comunicazione? Tanta visibilità e poco potere?» Seguono statistiche: donne sempre più presenti alla direzione dei TG, (tranne Rai1). Si ricordano Angela Buttiglione e Bianca Berlinguer.
L'ospite ci assicura di non essersi preparata. (Condividerà alcune riflessioni).

Pare che il 63% della conduzione dei programmi televisivi in Italia sia maschile, (dati ISTAT 2006). E che le ''ancelle'' assurgano a ''signore'' solo come esperte di
1.astrologia
2. natura
3. artigianato
4. letteratura


Si dice che per l'affermazione della professionalità femminile televisiva gli USA siano fulgido esempio di modernità, apertura mentale, disponibilità, parità di genere, uguaglianza di opportunità.


Si mormora, tra le sedie accanto alla mia, per voce di una signora borbottante che ha vissuto 10 anni in America, «che sia una società che sta crollando a pezzi. L'esempio degli americani ci ha stufato, è fuori luogo, inattuale, inutile».

Loche ti tocchi?
La signora caporedattore Rai ribadisce che il potere non ha sesso e le donne devono essere pronte a rinunciare a qualcosa per fare carriera. Ma, - denuncia - di fatto, di solito, non la fanno; «e infatti nemmeno la Buttiglione e la Berlinguer sono diventate dirigenti, perché le donne non sanno fare strategia. (…) E non hanno cambiato i modelli famigliari. (…) Gli asili e i servizi per la 3° età non riguardano solo le donne, ma la famiglia».


Obietterei che centrare la società sulla famiglia mi sembra un tantino anacronistico. Per non dire papista. Dove stanno i diritti di single, lesbiche, bisessuali, zitelle, suore, divorziate, separate, donne non fertili?

Si è fatto tardi....
L'orchestra diretta da una consigliera, accompagnata da una non meglio identificata presidenta, ai fiati giovane pubblicista, scortica speranze e pazienza; risuona il cahier de doléances «...che invece di lavorare gli uomini stanno sul corridoio a sfumacchiare, mentre “donne squalo” single o separate o senza figli si immolano tristemente sulla carriera; donne senza cuore».
Poi si discetta su passione, spirito di squadra e merito: «i tre punti di forza delle donne, per cui le donne possono credere che il loro merito sarà riconosciuto».
Mi spella i neuroni, questa fiera di banalità.
L'applauso del pubblico (non) pagante lo sottolineerà.

Resisto un'ora e mezza all'impietoso assalto uterino. Quando la consigliera (alle pari opportunità?) plaude a «questo nostro incontro molto profondo» adducendo che «studiare le materie di cui un'assessora o una consigliera devono occuparsi è molto difficile e che dai colleghi maschi invece non ci si aspetta che sappiano di cosa si occupano, ecco, non è giusto!» e dal coro greco la-non-meglio-identificata-presidenta riprende la staffetta anti-uomo lamentando che «fare le riunioni alle 7 di sera è un atto discriminatorio contro le donne»  e «soffre perchè è madre e vorrebbe accudire il suo impegno come un figlio»  - senza portare a casa una osservazione fondata, un dato scientifico, una considerazione innovativa, me ne vado.



Mesta, mi sento. Abbattuta e triste. Lo sconcerto mi dirocca la testa. L'intelligenza offesa. La mia professionalità violata.
Non lamento molestie o maschilismi, nella mia vita professionale e privata.
Sciocchezza, ottusità, auto-esclusione, ignoranza, giostra politica, maschilismo introiettato, svilimento di sé e della specie, ipocrisie, fra donne - invece - ne trovo spesso.

"È senz'altro vero probabilmente" - che non mi sento rappresentata da questa congrega.
"È senz'altro vero probabilmente" - che non voglio siano loro a rappresentarmi.
"È senz'altro vero probabilmente" - che inghiottendo il ruggito (che avrei lanciato sul finto broccato), meditavo in che città scappare. In quale Paese rifugiarmi.
Lituania?
La Liberia ha avuto il primo capo di stato femminile nella storia dell'Africa.... Forse lì i dibattiti sono precisi, circostanziati, ponderati.


Intanto, per non sbagliare, al prossimo incontro su temi di genere ci vado solo se lo organizzano cassiere della Coop.

mercoledì 20 gennaio 2010

bianco, nero e Verdone

“Io, Loro e Lara” non è senz’altro uno dei migliori film di Verdone, anzi...forse è addirittura il suo peggior film fin qui. Sarebbe un filmetto carino e niente di peggio se non fosse per il modo in cui vi si tratta il tema della prostituzione delle ragazze africane in Italia. Infatti Verdone ha avuto la felice idea di dire la sua su questa piaga che affligge le donne africane che vivono nel Bel Paese: sia quelle che si prostituiscono, sia (e soprattutto) quelle che fanno tutt’altro mestiere e che vengono comunque immaginate prostitute dagli italiani. E proprio questo preconcetto, ovvero che le donne africane residenti in Italia siano in grande maggioranza prostitute, viene candidamente cavalcato nel film di Verdone, dove l’attore e regista interpreta un missionario cattolico in crisi spirituale. A metà pellicola il prete Verdone incontra a Roma una ragazza africana proveniente dal villaggio in cui lui aveva operato per diversi anni. La ragazza lo invita a cena a casa sua, dove il missionario ritrova anche altre due giovani e belle donne natie dello stesso villaggio. Le ragazze appaiono allegre e serene, meravigliose nei loro abiti tradizionali. A casa delle donne c’è altra gente e tutti ballano e cantano insieme mentre i quattro sfogliano un album che ritrae le ragazze da bambine nel loro villaggio. Ad un certo punto le tre donne dicono di dover andare a lavorare e chiedono un passaggio a Carlo (questo il nome del missionario...). La meta era un marciapiede di periferia (seduta nella mia poltrona al cinema penso No! Verdone conferma lo stereotipo!) e le ragazze sembrano proprio volerci andare, nonostante il prete cerchi di dissuaderle e di tirarle via da lì. Ed è qui che Verdone fa pronunciare al suo personaggio parole che sono più sconcertanti dello stereotipo stesso: “Ragazze, non per fare del facile moralismo, perché tutti noi sappiamo la stima che Gesù aveva della Maddalena, ma se immigrare in un altro Paese significa venire a lavorare su un marciapiede allora era meglio se ve ne restavate a casa vostra, o no? Io sono basito dalla vostra trasformazione! Io vi ho lasciato nel vostro villaggio che eravate delle ragazze educate, perbene, rispettose delle vostre tradizioni e ora vi ritrovo senza ritegno, senza pudore e pure senza mutande! È questo il salto di qualità?”. A questo punto una ragazza risponde: “E chi manda i soldi a casa, li manti te?” E il prete: “Soldi, soldi, soldi! In Africa da mangiare ce n’era, poco, ma ce n’era. Però eravate libere, invece qui siete schiave! State facendo un lavoro da schiave!” Queste parole mi feriscono. Incomincio a pensare, a chiedermi se non sono io ad aver inteso male e poi mi dico che no, non ho inteso male. Purtroppo, Verdone nello stereotipo c’è caduto con tutti e due i piedi! E probabilmente pensa che quello che ha messo in scena lui sia la realtà! È verosimile che delle ragazze costrette a prostituirsi per vivere vadano a battere il marciapiede a cuor leggero, dopo aver fatto una festa con i loro connazionali, tutti allegrissimi e spensierati...quasi fossero delle imprenditrici di se stesse?!? E poi la predica del missionario: “eravate delle ragazze educate, perbene, rispettose delle vostre tradizioni”...perché, gli vorrei chiedere, chi si prostituisce è forse una cattiva persona? “Se immigrare in un altro Paese significa venire a lavorare su un marciapiede allora era meglio se ve ne restavate a casa vostra, o no?”...già vedo i leghisti annuire e fare proprio l’argomento per mascherare la volontà di rispedire al mittente le donne immigrate (come pure gli uomini), e non solo africane, sotto le spoglie di una “legittima preoccupazione” per il loro benessere e la loro dignità di persone. E poi “È questo il salto di qualità?”...bé, no...non c’è salto di qualità, soprattutto se si pensa che queste persone hanno percorso migliaia di chilometri, affrontato pericoli inimmaginabili, violenze e ricatti per poi arrivare in un Paese straniero e non vivere la vita che avevano immaginato di vivere. Ma di certo nessuna delle ragazze che si prostituiscono aveva il marciapiede come obiettivo, ci è stata messa o ci si è trovata per disperazione. L’unica verità che trovo nelle parole di Verdone è che queste ragazze non sono libere. Sono schiave della criminalità organizzata. Ma non solo. Se gli italiani non sono capaci di etichettarle diversamente, non danno loro la chance di essere altro nemmeno in un film, non saranno colpevoli anche loro? Non siamo colpevoli anche noi di costruire con i nostri preconcetti e le nostre etichette i destini di disperazione di queste persone? Verdone, che sa di essere seguito e amato da un pubblico trasversale, avrebbe potuto cogliere questa occasione per mostrare delle ragazze africane che ce l’avevano fatta, ragazze (come ce ne sono tante) che hanno lottato e lottano per vivere e lavorare duramente e onestamente nel nostro Paese e mantenere intere famiglie nel loro. Verdone avrebbe potuto approfittarne per rendere giustizia a tutte quelle donne africane che sono in questa condizione, ma vengono immaginate prostitute dagli italiani, troppo ignoranti e prevenuti per immaginare altro. Qualche mese fa ho conosciuto una stupenda ragazza africana. Era venuta in Italia per studiare turismo. Viveva dalle suore, a Roma, andava a scuola e lavorava per mantenersi. Faceva gli stessi lavori che fanno gli studenti italiani, la cameriera, la barista...cose così. Ma quando gli uomini romani la vedevano camminare per strada, bella com’è, la apostrofavano in romanesco, chiedendole quanto volesse. Questo di continuo. Ha smesso di mettere il mascara, i tacchi, le gonne, ha smesso di raccogliersi i capelli in treccine, non è servito. È andata via da Roma. Ora vive e lavora nel Nord-Est. In una fabbrica. Ce la fa a stento a mantenersi e ha dovuto lasciare gli studi, ma tiene duro. Persegue il suo sogno. Lei dice che è certa che anche dove vive ora la gente pensa che sia una prostituta, ma almeno non lo dice e a lei va bene così. Tornando al film, per amor del vero devo dire che ad un certo punto Verdone fa entrare in scena i protettori delle ragazze africane, le quali nel frattempo hanno deciso di ribellarsi e chiedono asilo a Carlo,che le nasconde in casa sua dove si sta svolgendo un pranzo importante, nel corso del quale le ragazze fanno la loro comparsa vestite da cameriere, per giustificare la loro presenza agli ospiti...e anche qui, aridaje! O prostitute o cameriere...è naturale immaginarle così. L’Italia sarà un Paese migliore quando riuscirà ad aprirsi agli stranieri abbracciandoli nella loro interezza e non stritolandoli in una morsa fatale fatta di preconcetti, pregiudizi, sfruttamento e criminalità. Qualche giorno fa Roberto Saviano ha detto che gli africani sono i nostri anticorpi contro le mafie, che loro si ribellano laddove l’italiano subisce, perché gli africani hanno affrontato la morte per venire nel nostro Paese a vivere una vita migliore e perciò non riescono a sopportare che l’organizzazione criminale di turno gli distrugga il sogno di una vita. L’italiano invece è assuefatto a chinare il capo e fare spallucce di fronte ad un potere illegittimo che gli usurpa tutti i diritti. Sono gli africani che ci sveglieranno, che ci salveranno e a loro Saviano ha detto una cosa bellissima: non lasciateci soli con le mafie, non ve ne andate. Loro pensavano di aver bisogno di noi, invece è la società italiana che ha bisogno di loro. I film, le trasmissioni, i TG che continuano ad incasellarli in ruoli stereotipati, rassicuranti per chi teme l’iniezione di linfa nuova nel tessuto sociale, non fanno male solo a loro, ma privano anche noi della possibilità di immaginarli altrimenti e di guardare davvero queste donne e questi uomini e chiederci “chissà che lavoro fa?”, “chissà da dove viene?” (perché anche qui dobbiamo dirlo: No, non sono tutti senegalesi! No, non sono tutte nigeriane!). Qui, dove vivo, ho sentito delle persone parlare degli “extracomunitari” (termine di per sé già odioso) chiamandoli “gli extra”. La prima volta che l’ho sentito non ho capito...”gli extra”...terrestri? Evidentemente no, mi sono detta. Poi ho collegato e ora quando sento questo termine, forse per una strategia di autodifesa o forse per deformazione professionale, nella mia testa la parola prende un accento tonico sulla “a”, alla francese. Perché in francese “extra” [extrà] è l’abbreviazione di “extraordinaire”, ovvero “straordinario”. “Il/Elle est extra”, “C’est extra” dicono Oltralpe. Ed è quello che penso io delle persone che vengono in Italia per cercare una vita migliore per sé ed i propri cari (a volte per intere comunità), che siano straordinarie. Per questo meritano che gli si dedichi qualcosa di diverso da un pensiero preconcetto.

faccia tosta

MILANO (19 gennaio) - Il procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro, ha disposto una consulenza medico-legale per accertare la prognosi di Silvio Berlusconi dopo l'aggressione da parte di Massimo Tartaglia lo scorso 13 dicembre in piazza Duomo. La consulenza dovrà chiarire la durata della malattia e i tempi di guarigione del presidente del Consiglio oltre alla sussistenza di eventuali postumi permanenti per le ferite riportate al viso. Spataro, riferisce Il Fatto Quotidiano, ha incaricato due esperti medico-legali che dovranno visitare Berlusconi. Di 25 giorni era la prima prognosi formulata al San Raffaele, la sera stessa del ricovero del premier, di 90 quella formulata poi dal suo medico personale, il professor Alberto Zangrillo. Il professor Carlo Goy, dell'istituto di medicina legale di Milano, e uno specialista maxillo-facciale avranno il compito, di visitare il capo del governo anche ai fini dell'esatta formulazione delle accuse per Tartaglia: per ora è stato ipotizzato il reato di lesioni pluriaggravate. Ai due consulenti, però, non è stato dato un termine preciso per il deposito della loro relazione: tutto dipenderà da quando il capo del governo si renderà disponibile per la visita. (corriere.it)

martedì 19 gennaio 2010

Tombola di beneficenza - Gruppo naturalistico Le Tracce

Riceviamo e volentieri comunichiamo:

Il gruppo Naturalistico Le Tracce in collaborazione con il Circolo Cultura Oficina Buenaventura organizza Giovedì 21 gennaio alle ore 20.45 la tradizionale Tombola di beneficenza con premi
presso “Libera-Mente” il nuovo spazio del ristorante Teatro dei Sapori - Via Garibaldi 17, Castelfranco Veneto (“dentro le mura” di fronte il Teatro).

Il ricavato sarà devoluto a favore di un progetto per la promozione delle donne non vedenti in Togo (Africa). Serata aperta a tutti.


quel sant uomo di Craxi era a favore

venerdì 15 gennaio 2010

da facebook

Ill,mo sig. Procuratore della Repubblica di Milano I sottoscritti, aderenti al presente gruppo Internet, con la loro adesione sottoscrivono il presente esposto-denuncia, al fine di chiarire una questione di grandissima rilevanza sociale. E’, infatti, in atto un grande dibattito sull’autenticità dell’attentato subito dall’On. Berlusconi il 13 dicembre 2009. I dubbi sollevati da molti solerti cittadini derivanti dalle analisi dei pochi filmati e dalle rare foto reperibili in merito all’aggressione subita da Berlusconi sono, a nostro giudizio, meritevoli di attenzione da parte della magistratura anche perché la reazione del Governo è stata immediatamente quella di annunciare maggiori e più severi controlli della informazione che circola nella rete Internet e nel contempo di inasprire ulteriormente le misure di polizia per le manifestazioni politiche. Per definire con precisione l’idea di una gravissima messa in scena dell’aggressione all’On. Silvio Berlusconi sono state poste dai cittadini intervenuti diffusamente con documenti pubblicati in Internet con immagini e ricostruzioni. In particolare si chiede alla S.V.Ill.ma di voler chiarire: 1- In merito all’organizzazione della scorta se siano state rispettate le regole del servizio. I dubbi sollevati da autorevoli esperti del settore sembrano far propendere per un atteggiamento dilettantesco o per una voluta, contemporanea distrazione. 2- In merito all’organizzazione della troupe di Rainews24 occorre capire: a. Le cause dell’improvvisa rotazione dell’operatore b. Perché le immagini diffuse dall’emittente pubblica che mostrano il volto di Berlusconi in auto dopo l’attentato sono state alterate da un’area oscurata c. Se il microfonista che è vicino all’attentatore e sembra parlare con lui era in collegamento radio con l’operatore cinematografico 3- In merito al colpo subito da Berlusconi se è compatibile con la tipologia e la gravità delle lesioni dichiarate nei referti medici. In particolare: a. La quantità di moto dell’oggetto era tale da arrecare i danni dichiarati? b. L’area del volto colpita (che è quella che Berlusconi ha immediatamente coperto con una busta nera) è davvero l’area nella quale si sono riscontrate le lesioni, oppure queste sono derivate dall’effetto secondario del colpo e, in tal caso, era questo talmente possente da creare tali lesioni? c. Perché non vi è sangue sulla camicia? d. Perché il sangue sul volto del premier non appare come fluente, bensì come gocce statiche derivate da un emorragia già esaurita? e. Perché nelle immagini riprese quando Berlusconi era in auto il sangue non fuoriesce dalle narici ma è al di sotto del naso (area, peraltro, apparentemente non interessata dall’impatto)? 4- In merito all’atteggiamento ostentante di Berlusconi dopo l’attentato se, anche in questo caso, la scorta ha violato le regole del servizio 5- La natura dell’oggetto impugnato dalla persona seduta in macchina vicino a Berlusconi. Con osservanza

giovedì 14 gennaio 2010

preghiera

Dopo lo tzunami tra le baracche il terremoto ad Haiti: può essere un caso? DI terremoti in precedenza si ricordano quelli in Messico e in Turchia. In Italia prima dell'Aquila l'Irpinia, e prima ancora il Friuli e Messina. Sono gli zoccoli della povera gente a scuotere le faglie? A quando un maremoto in Brianza? A quando un terremoto in Svizzera? Dio, se ci sei batti un colpo, ma nei posti giusti.

martedì 12 gennaio 2010

Dalla finestra di fronte


Mi piace postare il mio primo intervento all’inizio del nuovo anno, ma non c’è nulla di premeditato in questo. È solo che la fine di un anno e l’inizio del nuovo è sempre un momento catartico per me, come per tanti. Momento di bilanci e rendiconti. E io questo momento l’ho trascorso in una casa di fonte alla mia, dalle cui finestre ho osservato i luoghi della mia vita e della vita di chi vive nella stessa mia casa.
La casa di fronte è la Germania e la mia casa è, naturalmente, l’Italia.
Ogni volta accade, magicamente, la stessa cosa: mi basta valicare le frontiere del mio Paese per vederlo nella sua interezza ed osservarlo con sguardo straniato e, pertanto, più lucido...almeno dal mio punto di vista!
Mi è bastato trascorrere 4 giorni a Monaco di Baviera per capire tante cose.
ero circondata da italiani...non solo quelli che erano partiti con me, ma le centinaia che hanno invaso la città per il Capodanno e che in perfetto stile itali(di)ota andavano in giro in gruppetti urlanti slogan da stadio (i più giovani) o passeggiavano sfoggiando lussuose pellicce e borse firmate (gli adulti un po’ attempati). Ovviamente l’accoglienza che poi veniva riservata anche agli italiani che non rientravano in nessuna di queste due categorie non era delle migliori...camerieri e avventori “autoctoni” non nascondevano sguardi e sorrisini misti di sdegno e disprezzo.
E qui sta la differenza, a mio avviso.
Anche i ragazzi tedeschi in gita a Parigi (o gli inglesi) non passano certo inosservati: parlano ad alta voce nella metro, dove solitamente non si ode che un sommesso brusio, ridono sguaiatamente, si ubriacano, affittano vistose limousine sulle quali scorazzano urlanti e fuori controllo sugli Champs-Elysées. Eppure, non ho mai visto nessuno guardare questi personaggi, né tanto meno i loro connazionali più compassati, con il sorrisetto di disprezzo che viene spesso riservato a noi italiani (cafoni o meno) in vacanza all’estero.
L’impressione è che i nostri vicini europei (non solo tedeschi) vedano gli italiani tutti come un popolo devoto all’apparenza e alla caciara, ben incarnato da quelle macchiette irrispettose o altezzose di cui ho parlato prima. Dopotutto è così che ci descrivono e rappresentano anche i francesi: abiti firmati, grandi sorrisi, pacche sulle spalle, risata sguaiata, occhiali da sole e atteggiamento da star dei rotocalchi scandalistici.
Questa caricatura è vecchia: gli italiano che vivono Oltralpe se la sentono ripetere da decenni, ma non ricorda qualcosa di ben più recente? Qualcuno? Mi fa pensare che l’essenza dell’italiano medio sia davvero quella che mostrano certi gruppi di nostri connazionali in vacanza all’estero e che sia per tale ragione che oggi l’Italia si riconosce in un Presidente del Consiglio che riprende esattamente questi tratti caricaturali, anzi, ne è l’incarnazione stessa.
Durante questi 4 giorni ho avuto il dispiacere di ascoltare una persona, che faceva parte del gruppo di amici e conoscenti con cui sono partita, parlare della politica italiana e difendere con toni e propositi molto accesi la politica del Governo in carica e, in particolare, il Presidente del Consiglio. A sentir parlare (dovrei dire abbaiare e ringhiare) questa persona, l’Italia è esattamente quella che racconta Silvio Berlusconi, ovvero un Paese sotto scacco dei comunisti (descritti dal mio “interlocutore” come degli assassini e identificati nei membri del PD, di Rifondazione Comunista – ho cercato di spiegargli che non è più in Parlamento, ma non è servito – nei magistrati che hanno istruito i processi contro Il Cavalier Berlusconi e in quelli che hanno dato il via a Mani Pulite, che secondo lui non è stato altro che un tentativo di golpe) e gravemente minato dall’evasione fiscale (udite udite!) dei professori delle scuole medie e superiori che fanno lezioni private a nero. Qui sintetizzo, ma l’argomentazione era condita anche da riferimenti “storici” ai partigiani assassini (anche loro), alle pesanti influenze della Russia stalinista (!!!) sull’Italia, ecc..
Perché vi racconto questo? Perché a me questa (brutta) esperienza ha mostrato che in Italia c’è tanta gente, di qualsiasi estrazione sociale e livello d’istruzione, che crede in Silvio Berlusconi ed in uno spietato individualismo; che riesce a incanalare il proprio disprezzo verso chi guadagna 1200 euro al mese ed arrotonda con lezioni private, piuttosto che verso chi guadagna milioni di euro all’anno e porta i propri capitali all’estero evadendo il 100% delle tasse; gente che non mira ad un’Italia migliore, ma solo ad una vita migliore per sé ed i suoi cari, con ogni mezzo; che invece di pensare a come combattere l’evasione risolve la rabbia per chi evade in tutta tranquillità mirando ad acquisire il potere che permette di farlo; che parla di tassazione uguale per tutti, qualunque sia il reddito, perché non è giusto che chi guadagna di più paghi per chi “non è stato abbastanza bravo” da avere successo; che considera gli immigrati bestie da soma, che non hanno diritto di cittadinanza nel Paese che contribuiscono a far cresce con il loro lavoro. E se stiamo ai risultati delle urne e dei sondaggi, più della metà dell’Italia la pensa così.
Bé, e allora anche sul mio viso si disegna una smorfia di sdegno guardando cosa siamo diventati. Anzi, cosa sono diventati, perché io faccio parte della minoranza e ne sono fiera. P.S. GRAZIE A DC PER L'ANNUNCIAZIO' E LA CALOROSA ACCOGLIENZA

lunedì 11 gennaio 2010

Annunciazio' Annunciazio'!


cari amici & care amiche del blog,


con piacere emozione ed entusiamo annuncio che
domani sarà online il primo post della nostra nuova complice compagna capriolante bloggheressa: PARVATI



"Salute a te, l'anima vede:

ora sei pronta e attendi"
Divinità delle montagne,
avvinta dalla seduzione delle onde,
non vedo l'ora di leggere il tuo post!

benvenuta Parvati!

DC



domenica 10 gennaio 2010

grazie di tutto

morto ieri sera a Milano, all'età di 84 anni, Piero De Bernardi, sceneggiatore di molti noti film della commedia italiana, da quelli su Fantozzi alla trilogia su Amici miei.

sabato 9 gennaio 2010

giovedì 7 gennaio 2010

1° Concorso Internazionale "Santa Graziella"




Ricevuto e con ritardone ma volentieri pubblichiamo:


1° Concorso Internazionale Santa Graziella


indetto dalla celeberrima Massa Critica Rovereto in memoria del Cav. Fausto Bilaci (1876-1955)


Siamo particolarmente lieti di bandire il 1° Concorso Internazionale Santa Graziella, progetto rivolto agli artisti di tutto il mondo per promuovere, attraverso le arti figurative e quelle poetiche, l’uso della bicicletta a livello planetario.

Viste le gravissime deficienze che affliggono i Paesi tutti, eccezion fatta per alcune rare realtà
illuminate, in tema di sicurezza stradale del ciclista e fermi nella convinzione che tale assunto rappresenti una sfida che non si ferma davanti ai confini nazionali e continentali, è nostra intenzione individuare uno strumento universale di protezione per il ciclista urbano e rurale.


Questa, pertanto, si presenta come una sfida della quale dobbiamo occuparci tutti, dal politico al singolo cittadino.
La protezione del ciclista inizia nel cuore, ha bisogno dell'ingegno, si dimostra con i fatti.
(Guido Bilaci, nipote del Cav. Fausto Bilaci e portavoce di Massa Critica Rovereto)


La sicurezza stradale, si sa, è un tema che tocca un po' tutti. Nessuno ha voglia di uscire di casa per andare al lavoro e ritrovarsi all'ospedale, o, peggio ancora, al cimitero. Il tema tocca particolarmente chi non affronta la strada protetto da qualche mezzo corazzato, ma semplicemente in bicicletta.


Troppo spesso si trascura la variabile fortuna. Nessuno può negare che quando si viene investiti da un'automobile c'è sempre anche una componente di malasorte.


Consapevoli che oramai l’unica strada percorribile, in tutta sicurezza (e su due ruote), sia quella di affidarsi alla millenaria tradizione di scacciare la iella con amuleti e portafortuna, lo scopo del concorso è quello di fare dono all’Umanità intera di un amuleto scaccia-guai che, con ogni certezza, possa difendere la nostra incolumità infinitamente meglio di qualsiasi strumento attualmente conosciuto.


Nella fattispecie si è pensato ad un santino raffigurante, da un lato, l’immagine di Santa Graziella e, dall'altro, una preghiera che invochi protezione al ciclista.
 
info e bando qui: 
 
http://massacriticarovereto.splinder.com/post/21817909/IMPORTANTE%3A+1%C2%B0+Concorso+Inter