giovedì 30 aprile 2009

Tutti sotto terra

Ho visto
il necrologio di un mio compagno delle medie.
Un altro.
Riccardo se ne era andato a dicembre.
Un tuffo tra le rocce.
Vito, oltre 20 anni fa, era nel piccolo gruppo di disadattati con cui mi trovavo più a mio agio. I più simpatici. Lui non parlava quasi mai: bofonchiava e rideva di disagio.
Era molto bello. Credo sia per questo che il professore di italiano se la prendeva sempre con lui: “Basta Ivo!” urlava. La lingua in fallo su due semplici sillabe. E noi ridevamo.
L’ho incontrato il giorno prima di vedere il necrologio, il professore di italiano.
Strane coincidenze su cui scivola la muta bellezza di Vito. Appesa al necrologio che la ritrae, non sono andata al funerale. Anche sull’obituario sembra un cavaliere. Più adatto a una fiaba che al 2009, dove anche i 7 nani chattano e Biancaneve ti mostra le tette sul web a pagamento.
In presenza della tua assenza. (Foto DC) Ce ne vuole, a pensare al camice di ospedale come al mantello di un principe che cavalca tra i boschi, senza più i capelli lunghi. Ma anche così ti sei fatto strada tra le foreste oscure dei miei sogni febbricitanti.

Non riuscivo a smettere di chiedermi se sei morto cosciente. Se la malattia era tale da farti desiderare la morte come un sollievo. Se hai «guardato la morte in faccia». Se l’hai temuta di panico. Non riuscivo a smettere di pensare al tuo viso. Vito, solo sotto terra. Senza il rituale catartico e consolatorio del funerale, ho continuato a pensare alle manciate di terriccio sul tuo corpo giovane. Al fatto che girare la città significa per sempre non incontrarti mai più. Neanche te. La prima notte da solo, sotto terra, che effetto fa? C’è davvero una scissione tra «anima» e corpo? Ovunque tu sia, spero che. …Oddio, non so bene cosa dire, che cosa sperare. Ciao.

martedì 28 aprile 2009

è uno scherzo, vero?

22 apr. - Al 73,5%. Silvio Berlusconi oggi pomeriggio ha radunato 25 potenziali candidati e candidate alle Europee e ha fornito un sondaggio secondo il quale il presidente del Consiglio con quella percentuale e' il leader piu' amato al mondo. A seguire c'e' il brasiliano Lula, con il 69,4%, il presidente americano Obama, con il 59,5%, il polacco Tusk, con il 59% e il turco Erdogan, con il 51%.

donne: diversamente uomini?

Siccome capita sempre più spesso che in Sex and the city o nella pubblicità lei si prende la macchina e lui gli schiaffi parliamone, di questa parità dei sessi. E partiamo dai diversamente abili, dei quali nessuno quella diversità invidia. Nessuno rinuncerebbe alla vista, all'udito alla mobilità o a chissà cosa deliberatamente. Ciò non toglie che a loro si destinino risorse, strutture, iniziative.
Uno Stato serve anche, e forse soprattutto, a questo. A condurci fuori dallo stato di natura, a proteggere i bambini e gli anziani. Anzi "le donne, i vecchi e i bambini", come recita qualsiasi gerarchia delle categorie da tutelare.
E' anche per questo che nei posti statali una quota è riservata ai diversamente validi, tanto che ciclicamente se ne scopre qualcuno ugualmente furbo.
Però mai nessuno ha avanzato la proposta di sacrificare la competenza di chi ci guida sull'altare del diritto, ad esempio, anche dei down a decidere di farci o no entrare in guerra. Non esistono, per loro le quote rosa.
Per le donne sì, a scapito magari di qualche personalità più competente ma con la colpa di non avere il ciclo mestruale, una massa muscolare meno efficiente, l'eventualità di essere almeno in parte infermo durante i mesi di gravidanza e un tipo di razionalità che i più clementi definiscono "meno razionale".
Diverse abilità anche queste, che allo stesso modo raramente si invidiano.
Del resto, fossimo uguali, maschi e femmine, per queste non ci sarebbe una quota di posti riservata ad esempio nell'esercito, dove quindi in un certo senso, più che vincere per l'Italia l'importante è che tutti/e partecipino.
Non risulta che nulla di simile avvenga in senso opposto: un ometto deve essere migliore di tutti e tutte, per lui le corsie preferenziali non esistono. Ce ne sono giò, in un certo senso, e - sia chiaro - non ci piacciono. La segregazione famigliare, la sperequazione di reddito, tutta una educazione che reifica la donna in relazione agli usi e bisogni dell'uomo sono tutte cose da combattere, queste sì, tutti/e insieme. Ma in nome del non lasciare nessuno indietro, sapendo bene però chi è che si ferma ad aspettare e chi arranca. Che guarda caso è quella che nella pubblicità se ne va con l'auto lasciando l'altro a piedi.

lunedì 27 aprile 2009

requiem per una discoteca

La demolizione del caffè latino a Riva del Garda, arriva dopo, a volerla dire grossa, di un costume, quello del ballo, forse non più in auge come ai tempi in cui i dj erano star. Da una decina d'anni la zona settentrionale del Lago di Garda, quella trentina, si è votata al turismo per famiglie, specie le tedesche, lasciando lo sballo alla costa Veneta e a quella lombarda. Si poteva cercare una via di mezzo tra l'extasy e il brodino? Forse, ma l'intera provincia pare ormai votata da anni a vendere del Trentino l'immagine quasi tibetana di davanzali in fiore e scarpinate in vetta. Senza evitare qualche remunerativa caduta di stile come gli impianti di risalita sui ghiacciai e quelle fiere del Kitch che chiamano mercatini di natale. E quelli che turisti non sono? Costretti nella loro provincia da treni sporadici come diligenze nel west e dall'assenza di un'autostrada che colleghi Trento a Vicenza, i giovani Trentini, quasi mai indigenti, riservano gli incassi settimanali per la “balla”, sbornia di Teroldego,birra o peggio per la quale, in effetti, la musica non serve. Al posto del cafè latino sorgerà un residence,l'ennesimo. Proprio come al posto della Conca d'oro, discoteca che gli sottraeva un pubblico più chic dirottandolo nella vicina Torbole. Dove c'era una specie di rotonda sul lago e adesso di rotonde se ne aggirano tante che invece della house lasciano nell'aria delle gutturali melodie digestive.

domenica 26 aprile 2009

Sotto la punkabbestia la capra crepa

La trave nell'occhio (DC is watching you) Ho visto a Parma, in piazza Garibaldi ieri notte, una ragazza punkabbestia con due cani senza museruola; uno era un pitbull. Quando la roggia della gola caposselica li ha fatti addormentare li ho invidiati molto. I cani, non lei. Ciocche bionde e tempie rasate, canottiera militare e jeans col cavallo alle ginocchia. 4 dread lungo le spalle e una bozza di rosso nella mano. Non ho mai capito cosa vogliono simboleggiare i punkabbestia.
Personaggia contro. Ma contro chi e contro cosa? Quando i due cani si sono svegliati hanno preso a giocare e ad azzannarsi. Tirane uno, strattonane un altro, alla signorina è volata a terra la bottiglia. Al che ha accalappiato i guinzagli e si è spostata dieci metri. A breve un’amica l’ha raggiunta, cartoccio di rosso intonso nella mano. Sul porfido sfregiato di vetro e granato si è fatto il vuoto. Sotto l’orologio un nugolo di teste ha cambiato ritmo. – “Disdicevole e pericoloso”. – “Che vuoi farci? Puliranno, l’indomani….." Poi, in silenzio, un gruppetto di persone si è chinato a raccogliere i cocci. Collo di bottiglia sbavucchiato compreso. La signorina punkabbestia non si è mossa dal suo nuovo posto.
Non ho mai capito che cosa significano i punkabbestia. Comunque a me questa m’ha fatto un po’ schifo.

venerdì 24 aprile 2009

domani ore 7.45

Siccome il Pd (Partito di Destra) non è di sinistra, Di Pietro non è un partito, Sinistra e Libertà non si sa cosa voglia, Comunisti e Rifondazione solo qualche poltrona, per chi ancora ricorda che la sinistra è quella parte che vuole cambiare le cose suggeriamo per domani a colazione come menù Omnibus, sulla 7. Tra gli ospiti Ferrando, del Partito dei Comunisti dei Lavoratori, che mentre gli altri sfumacchiano sigari o presentano libri una proposta almeno la fa: nazionalizzare le imprese che licenziano. Per tanti che lavorano senza sicurezza, futuro, rispetto, per i cittadini costretti a servirsi di oligopoli telefonici e automobilistici e a pagare secondo prezzi imposti, per quasi tutti quindi, forse sarebbe una nuova liberazione.

giovedì 23 aprile 2009

portatori di (ci) viltà

Questa sembra essere la terribile sorte delle donne afghane. Dopo che il parlamento e il presidente Karzai hanno approvato un codisce della famiglia sciita che legalizza lo stupro in famiglia, centinaia di donne hanno manifestato contro questa legge a Kabul ma hanno dovuto affrontare i sassi lanciati contro di loro da decine di maschi che hanno tentato di metterle a tacere. E gli italiani (civili e militari) che stanno a fare in Afghanistan? A guardare un film dell’orrore? L.Sgrena, http://mir.it/servizi/ilmanifesto/islamismo/

mercoledì 22 aprile 2009

giovani e belve

Il nuovo libro di Concetto Vecchio - giornalista catanese, oggi alla redazione de La Repubblica, a Roma, per anni cronista al Trentino - è un viaggio lungo un anno attraverso l’Italia delle nuove leve incapaci di farsi classe dirigente durante il definitivo trionfo di Silvio Berlusconi. I praticanti avvocati sfruttati negli studi legali, le donne single per sempre, la grande bolla della comunicazione, i “maniaci” delle chat, il Sud dei concorsi pubblici monstre, il talento fatto a pezzi, le fughe all’estero. Vecchio mette piede a Montecitorio e scopre gli “altri” trentenni, quelli che ce la fanno: le nuove stelle del berlusconismo come Elvira Savino, deputata del Pdl, trentuno anni, che in poche settimane passa da illustre sconosciuta a miss Montecitorio. Del suo Giovani e belli (Chiarelettere editore) ha scritto pochi giorni fa, sui quotidiani veneti del Gruppo Espresso, Enrico Pucci. Qui potete leggere la sua recensione. Il racconto di un libro - per dirla con il risvolto di copertina - che è un reportage amaro, vivido, pieno di voci e storie, che fotografa il paese reale. http://martinelli-trento.blogautore.repubblica.it/2009/04/21/trentenni-ditalia/

martedì 21 aprile 2009

vittorio sgorbi

Già deputato del Pli e poi di FI, aspirante alleato della Lega, sottosegretario di due governi Berlusconi, autocandidato per il centrosinistra, assessore comunale col centrodestra a Milano e sindaco centrista di Salemi, Vittorio Sgarbi sarà in lista con l’Udc per le europee. L’ha annunciato sul Giornale: «Una scelta di coerenza». Sempre stato un fan di Casini. Infatti nel 2001, quando Piercasinando esordì alla Camera invocando la Madonna di San Luca, Sgarbi lo prese per i fondelli: «Vorrei sapere chi scrive i discorsi a questo qui. Questo è un Parlamento democristiano monocolore sotto giurisdizione del Vaticano, ma il riferimento alla Madonna sembra fatto apposta per scatenare l’ironia». Pier replicò tre anni dopo: «Sgarbi è straordinario, ma quando non parla di politica: ah, se parlasse sempre solo d’arte…». Sgarbi intanto, superato quello azzurro, quello bianco e quello verde, era entrato nel periodo rosè. E invitò Casini a «passare subito al centrosinistra per costruire un grande centro» (testuale). Ora, se andrà a Bruxelles, sarà interessante seguirlo sul fronte della difesa della «famiglia tradizionale», cavallo di battaglia dell’Udc. Il suo contributo al tasso di natalità è di tutto rispetto, anche se con donne diverse: «Io – ha svelato nel 2003 - di figli ne ho tre ufficiali e uno dubbio: c’è pure un bambino che mi ha visto e mi ha chiamato papà, ma non so bene come stanno le cose... Ma, se una ragazza rimane incinta, mica può disfarsi di un figlio di Sgarbi: è un patrimonio». Parole che non hanno lasciato insensibili i promotori del Family Day: abile e arruolato. (Travaglio, dall'Unità)

Uno schifo di donna

Le probabilità che la diretta interessata legga questa pagina sono meno di una su un milione. E tuttavia non è motivo per non scriverla. Sabato mattina, a un semaforo in via Chiana, (quartiere Trieste), a Roma, in attesa dell’omino verde dall’altra parte della strada, rispetto a me, c’erano 5 o 6 persone. Tra loro, un signore anziano. L’aria fragile in un vestito panna, lo sguardo appeso al semaforo; assente al mondo e un po’ anche a sé. D’un tratto alla destra dei pedoni, piazzata sui ¾ delle zebre, una signora al volante di un’auto grigia metallizzata, (non ho notato marca né modello), si è messa a far manovra per uscire dal parcheggio.
Gira, volta, sterza e rimetti la retro. A forza di andare indietro si è avvicinata pericolosamente ai pedoni in attesa, finché a un certo punto
stava per investire il signore in abito panna. Mi son messa ad agitare le braccia per allertarlo, e con lui i pedoni vicini. E la guidatrice stessa. Per fortuna, si è fermata. A un pelo dal vecchietto. Mentre attraversavo, le ho urlato di stare più attenta,
che stava per colpirlo.
Interrompendo le manovre la signora ha abbassato
il finestrino e mi ha gridato di rimando che aveva ragione lei,
«perché i pedoni non erano sul marciapiede!»
Ho mandato affanculo la sua faccia tosta arrogante e disumana.
Ma quando ho messo piede all’angolo di via Trieste mi son fermata.
Ero in lacrime per lo schifo che mi ha fatto quella donna.
E allora spero che tu mi legga, Schifo di Donna. E che il tuo menefreghismo borioso sia ripagato con l’indifferenza. Quando? Quando a 70 anni, orba e tremolante, aspetterai sulle strisce che il semaforo diventi verde….

lunedì 20 aprile 2009

Piccole grandi storie venexiane - II parte

La copertina del romanzo "Marinaio d'acqua dolce" di Espedita Grandesso (ed. Lulu)
Ecco a voi la 2° parte dell'intervista alla scrittrice veneziana Espedita Grandesso
DC: Ha altri progetti editoriali in cantiere? EG: Sì, ho 4 racconti storici che spero di ....riuscire a rifilare a qualcuno! Sono piuttosto ponderosi, diversi da quelli che normalmente scrivo, non si limitano all'ironia. Uno è la storia (molto riassunta) della IV crociata, che ha per protagonista Enrico Dandolo, il doge: l'unico che nel 1204 vince effettivamente qualcosa. Ha vinto un impero di isole per la sua Venezia e va detto che non era peggiore di tutti gli altri protagonisti della storia. Sono un po' stufa di sentire che i veneziani hanno rubato dappertutto. Tedeschi, francesi, fiamminghi che partecipavano alle guerre non erano diversi. Bisogna rileggere la storia e ricordare che il saccheggio delle città era un diritto dei vincitori. Gli altri racconti proseguono – uno è il lungo contenzioso con i nobili da Carrara di Padova e la Repubblica di Venezia ed è una lotta che dura per circa 2 secoli, inizia verso la fine del '200 con vari avvenimenti, e si protrae fino a '400 inoltrato. Nel 3° capitolo si passa al 1600 con un racconto sulla congiura degli spagnoli contro Venezia, che fortunosamente è stata scoperta. Stava quasi per riuscire, ma qualcosa l'ha bloccata – compaiono dei traditori veneziani che non erano neanche i soliti popolani ignoranti e arraffoni, ma nobili. Uno era un senatore che è finito impiccato, e giustamente - per alto tradimento. “quella volta erano meno buonisti, Molto meno!!” L'ultimo, invece, è un affaire che vede coinvolto un segretario del senato, Pietro Antonio Grattarol, e la moglie del procuratore Andrea Tron, dove in apparenza il Grattarol viene perseguitato per cause di donne, per avere sottratto un'attrice alle attenzioni del commediografo Carlo Gozzi. In realtà si scopre che Pietro Antonio Grattarol ha fondato la prima sede dei Framassoni, cioè della Massoneria a Venezia. Il governo era stato informato ampiamente, ma non potendo prendere di petto quest'uomo, al limite licenziandolo o prendendo dei provvedimenti, si è preferito rovinargli la vita con una pugnalata alla schiena, cioè prendendo spunto dalla storia con l'attrice per metterli in ridicolo entrambi, con la conseguenza che lui fugge da Venezia e viene automaticamente condannato a morte (anche perché in possesso di segreti di stato), mentre la donna muore pazza nell'ospedale di San Servolo – obbligata per tutta la stagione a recitare la parte di se stessa in una stupida commedia del Gozzi.
Quindi è una meditazione sul potere e sulla sua gestione.
DC: Questo ci porta dritti dritti a una domanda: c'è un messaggio “politico” in quello che scrive, seppure ambientato nel passato? EG: Sì, diciamo che c'è un messaggio politico e un messaggio religioso. Infatti mi sono permessa in prefazione una parafrasi del brano di Matteo che narra le tentazioni di Cristo e precisamente quando viene condotto sulla montagna da satana e rifiuta i doni che questo gli offre, così come rifiuta di adorarlo. Detto questo, coloro che si dichiarano cristiani, oggi fanno l'esatto contrario – pur di impossessarsi del potere. È pur vero che qualcuno deve reggere gli stati – ma c'è qualcosa di più. C'è l'ansia di avere il potere nelle mani. Cristo ha rifiutato di adorare satana. I nostri, magari potessero incontrarlo per avere ancora qualcosa di più!!! Le considerazioni vengono da sé, questo vale per i tempi antichi e per l'attualità, perché non è cambiato niente nell'uomo.

la scrittrice veneziana Espedita Grandesso e le sue opere:

La signora Grandesso ha scritto parecchi libri, quasi tutti pubblicati con Helvetia Edizioni : * Il primo è del 1989 “Portali medievali di Venezia”, che spiega anche il significato delle sculture medievali che vanno dal 1000 alla fine del 1200 e quindi hanno un forte significato simbolico. Sempre con Helvetia ha pubblicato “Fantasmi di Venezia” (nel 2000): scampoli di storia veneziana di avvenimenti e crimini commessi da “fantasmi realmente esistiti”; “Prima de parlar tasi” è un libro di proverbi e detti veneziani riportati e spiegati in lingua italiana nel loro significato – non solo linguistico ma culturale dove sono raccolte anche le favole e i racconti da cui provengono i proverbi.

Due libri di cucina “Magna e bevi che la vita xe un lampo” dove non soltanto sono riportate delle ricette antiche e la loro evoluzione nel tempo; per es. la salsa verde che ha origine nel Rinascimento e arriva ai giorni nostri molto semplificata. Le ricette sono collegate alle maggiori festività veneziane, spiegandone significato, origini e andamento; “Se no xe pan xe poenta” dove ha raccolto delle ricette originali del 1905 di una cuoca pasticcera e ricette speciali di Petronilla del 1943, scritte apposta per le massaie che dovevano fronteggiare il tempo di guerra in cui non c'era quasi niente da mangiare.

“Crimini alla veneziana” sono racconti non soltanto di crimini ma anche di avvenimenti curiosi, fatterelli e fattacci successi a Venezia; E' del 2007, “Chi xe mona staga a casa”, un altro libro di proverbi con la funzione di spiegarli, visto che i proverbi storici non si conoscono più, e la raccolta di fiabe veneziane “C'era una volta e non c'è più” (ed. Terraferma), in dialetto veneziano con testo a fronte italiano.

Nel 2008 ha pubblicato con Lulu.com il romanzo breve “Marinaio d'acqua dolce” di cui vi raccontiamo nella prima parte di questa intervista.

Le Interviste Scomode Su blog2piazze

sabato 18 aprile 2009

Butta l’anima in lavatrice

Nel cestone oggi c’ho buttato le palle che ho rifilato a Valerio dall’inizio dell’anno. Me le son tolte di dosso, finalmente, e adesso viaggio leggera. Su questo treno che punta a nord e che mi porta dritta dritta tra le braccia di Giovanni. Il mio nuovo amore….ah! Che felicità! Non saprei dirti, caro diario, cos'è questa morsa che sento allo stomaco. Sarà il desiderio di buttarmi subito a letto con Giovanni?! Mi basta pensare alle sue mani… alle braccia muscolose, e sento un caldino, lì fra le cosce….!

Il sole tramonta dietro le montagne. E su Valerio, rimasto a Roma, all’oscuro di tutto. Speriamo che non mi chiami tutti i giorni, altrimenti che gli dico? Ha detto “va bene”, - lui, quando gli ho detto che forse era meglio non vederci qualche giorno. Ma come, “va bene”???? Se ci teneva, a me, un tentativo di farmi innamorare di nuovo, lo faceva, o no? E poi, comunque, Giovanni me lo ha presentato lui, cioè, quando ha insistito che mi iscrivessi al corso di sci, a capodanno. Io non ci volevo mica andare, ma lui “dai, che così impari!”. Lo giuro, lo giuro, quella settimana non c’ho fatto niente, con Giovanni. E poi, ti immagini, se mi vedevano in giro insieme a lui i genitori di Valerio?!? Mi hanno anche pagato la settimana bianca, non potevo mica sgarrare. Ma adesso…. Insomma, chi vivrà vedrà.
E poi, dopo 5 anni di fidanzamento, non c’ho mica più voglia di stare legata, io. Sono giovane, sono bella, c’ho tutto il mondo davanti a me! Anzi, lo sai che c’ho anche l’appartamento, adesso? Mamma m’ha comprato casa!! – devo finire di arredarla. Ma quando riscendo. Adesso penso solo a godermi questi giorni con Giovanni. Però, come sarebbe bello, se mi venisse a trovare a Roma…. Potremmo fare colazione insieme, gli farei tante foto, gli farei ascoltare i miei CD. Sììììììììì, Sì Sì Sì!! Oh, ma no – ma come faccio con Valerio? E se lo incontriamo? Vabbeh, ci penserò….. Ecco una stazione: RO-VE-RE-TO. Tra un’oretta sono a Bolzano. E questa volta niente pullman. Giovanni mi viene a prendere. Andiamo in Val Gardena. Lui deve finire la stagione, gli manca ancora una settimana. Dovresti vederlo, è il maestro di sci più bravo del mondo! E il più bello!!!!!!!!! Con quel sorriso….. Anche la mamma l’ha detto, che è più bello di Giovanni, quando ha visto la foto. Certo che è proprio un mito la mia mamy – e speriamo che tenga il segreto. Come le mie amiche. Beh, loro mi hanno detto che sono una pazza, ma io dovevo partire. Dovevo! hai capito? Non ce la facevo più a stare lì, a lezione a guardare nel vuoto pensando a Giovanni, annoiarmi a ballare senza Giovanni, a mangiare la pizza senza Giovanni…. Speriamo solo che Lilla & Barbara non si facciano scappare niente. Io non me le ricordo manco più, tutte le storie che ho dovuto inventare con la compagnia. Fortuna che c’è la mia mamy: le ho lasciato anche la lavatrice da fare. E anche la multa che ho preso l’altro giorno in motorino. Quando sono partita pensavo che mi facesse delle storie invece mi ha detto solo “divertiti tesoro”. Ti immagini se le bugie restassero attaccate ai vestiti? Dovrei comprarmi un guardaroba nuovo! smack, un bacio Stefy
che dolceeeeeeeeeeeee
come il mio Giovanni!!

fedelmente tratto da un incontro in treno. DC

venerdì 17 aprile 2009

Tu l’hai fatto il back-up della governance?

Ore 21.59. Il treno entra a Termini. La gente è in fila nel corridoio pronta per scendere. Giubbotti, felpe, valigie e facce che non rivedrai. E anche un po’ chi se ne frega. Ma lui no, lui ti resta nella mente. Seduto al numero 19 della carrozza 6, continua a martellare «Tu l’hai fatto il back-up della governance? Bravo! E l’ultima mail? Leggimela tutta, vai! Ok Metto giù, la leggo e ti richiamo» - «Ecco, sì, l’ho letta. Allora senti, adesso tu mandi una mail a tutti, sia a noi che al pool della conference di domani, così ce la troviamo per tempo. Sì, no, io poi me la rileggo dopo, vado avanti stanotte. Ma non ti chiamo più. Senti, guarda, mi hai fatto proprio un regalone». Si crede anche simpatico. Capelli corti e neri su faccia tonda e naso all’insù. Cornice a guance prominenti e pacioccone che non prenderesti sul serio. Forse per questo le ha trasformate in mantice di una lingua martellante. Batte, batte, batte, una parola dopo l’altra, finché ti stordisce.
Non so come lo reggano i tre colleghi con cui viaggia. Sono saliti a Bologna. Dalle 19.12 alle 21.59 non ci ha dato tregua. I suoi colleghi, però, sono pagati per ascoltarlo. Io no.
«Allora, scusa, che facciamo per la conference di domani? No, perché io glielo avevo detto a Gianni che mi doveva mandare l’update del saldo con il conteggio giusto. Se fai un calcolo approssimato su base mensile, alla fine del mese mi dovrai pure mandare l’update corretto, o no? No, perché quando gliel’ho detto io, a Gigi, lui mi ha detto di no. E adesso invece salta fuori che a te ti ha detto di sì? E che roba!! Ma allora è vero quello che ho detto io, o no?» «No, senti, non va mica bene che qui non capisce un cazzo nessuno. Era come lo avevo detto io, ma anche a sto giro Gigi non ha capito. Non è possibile che l’unico che c’ha il grip della situazione qua sono io, o no?!»
Sbircio tra i sedili – vorrei dirglielo che certi inglesismi non sono necessari: puoi dire «conferenza» in italiano. Vedrai che non ti licenziano. Davvero. Magari gli lascio un bigliettino? «caro, perché questo uso gergale di anglicismi? Ma soprattutto, perché travi il tuo accento bolognese tendendo al milanese rampante?». Lapilli di ego debordano. Si prende sul serio, il ragazzo. Si identifica con il suo ruolo professionale. Forse si è dimenticato chi è, senza maschera professionale. E allora parla, tanto e forte, perché nessuno intervenga a ricordaglielo. Per questo non smette di lavorare. Anche in treno, dopo le 19. E dopo le 20.15, e alle 21.05, alle 21.29 e alle 21.59. Anche quando il treno è in stazione e tutti stanno scendendo.
«Pronto? La slide numero 4 non va bene. Rimandamela al volo….». Finalmente me lo lascio alle spalle. Il codazzo di viaggiatori mi inghiotte e io sparisco, inosservata, nella notte.

giovedì 16 aprile 2009

ambientiamoci – puo’ un semplice ombrello salvare il pianeta?

Fra pochi giorni, il 22 Aprile, inizierà la settimana del Design di Milano, una delle più famose fiere di design del mondo. Sei giorni in cui progettisti, aziende e università da ogni parte del globo si ritroveranno per presentare gli ultimissimi progetti di loro produzione. Da anni il tema dell’ ecodesign è sempre più presente al cosiddetto “Salone”: design fatto di materiali riciclati, biomateriali, progetti realizzati con impianti “verdi”, con energie rinnovabili, prodotti di riuso e riciclo. Ci si aspetta che quest’anno il “green” sia davvero il trend trainante dell’intero evento perché questo significherebbe per una disciplina usata e bistrattata, fino a diventare sinonimo di “oggetti-belli-ma-assolutamente-inutili”, di poter ristabilire la sua originaria responsabilità: creare prodotti utili, funzionali e intelligentemente pensati. Molte sono le vie per il “green” che i designer possono intraprendere alla base della quale c’è un dibattito molto acceso su cui spesso gli esperti ritornano: fare design ecosostenibile significa progettare prodotti durevoli, resistenti (come la FordT, un'auto per tutta la vita)? O significa prendere coscienza del fatto che il consumo è divenuto un fenomeno rapido, in cui le persone vogliono continuamente cose nuove, e allora è necessario fare prodotti che soddisfino questi desideri, ma facendolo in modo intelligente – per esempio con sistemi produttivi, materiali e tecniche a basso (o nullo) impatto ambientale? Parrebbe che entrambe le soluzioni siano corrette. La prima un po' più utopica, la seconda un po' più realistica. Ci sono poi progetti che si collocano su una strada intermedia. OMBreLLO the reusable (http://www.ombrellothereusable.com/) è uno dei progetti di green design che verrà presentato alla settimana del Design: un ombrello riutilizzabile progettato dalle designer italiane Alice Bertola e Barbara Civilini (http://www.ombrellothereusable.com/alice-bertola-e-barbara-civilini.html) OMBreLLO the reusable vuole dare il suo piccolo contributo per rendere il mondo più verde, sensibilizzando la società sulla tematica del riutilizzo per abbattere la quantità di rifiuti prodotti inutilmente. u La scelta dell’ombrello come oggetto di studio è stata dettata da una analisi dei comportamenti della “gente di città”: quest’inverno in tutta Italia ha piovuto (e nevicato) davvero tantissimo, ed è stato possibile osservare quanti ne vengono continuamente usati, rotti e buttati via ogni giorno. L’ombrello è diventato usa-e-getta, sebbene non sia stato pensato per essere tale. E i suoi tempi di smaltimento sono lunghissimi. Il progetto consiste in un simpatico ombrello pensato per poter essere riutilizzato dopo che si sarà rotto: un’idea semplice ma efficace per allungare il ciclo di vita di un prodotto d’uso quotidiano, che andrebbe altrimenti ad incrementare quella montagna di rifiuti che sta sempre più invadendo il nostro pianeta. Il disegno della tela è composto da una serie di cartamodelli che permettono di realizzare delle ghette anti-pioggia, un copri sellino per la bicicletta o una borsa, con estrema facilità e in tempi brevissimi. Un vero e proprio “fai da te for dummies” Il progetto verrà esposto per la prima volta durante la Settimana del Design di Milano, in via Savona 17, con il patrocinio di Legambiente (http://www.legambiente.it/), la più diffusa associazione ambientalista in Italia e il supporto di Lush (http://www.lush.it/main/), EdenExit (http://www.edenexit.com/), Azienda Agricola Contessa (http://www.vinicontessa.it/), Plose (http://www.acquaplose.it/) e Manzurò (http://www.monzuro.it/). Alice Bertola per Blog Internazionale (http://www.bloginternazionale.com/).

mercoledì 15 aprile 2009

Piccole grandi storie venexiane

la scrittrice veneziana Espedita Grandesso
È con noi la scrittrice veneziana Espedita Grandesso, autrice di molti libri ironici e brillanti, di carattere storico-cronachistico. Fra le ultime “fatiche letterarie” il racconto breve Marinaio d'acqua dolce, pubblicato con la casa editrice online Lulu.com. DC: Ci dice come è nato questo nuovo romanzo breve? Espedita Grandesso: è nato in maniera un po' strana, perché i due protagonisti erano i miei genitori, che nella modestia del loro stato hanno avuto una storia bellissima. Con mio papà che ha rincorso questo ideale di donna per 10 anni, perché si era fidanzata, lo ha lasciato, lui è partito per l'America. In realtà voleva raggiungere l'America del Nord, ma poi si è accorto che come marinaio non riusciva a reggere l'oceano e per questo è chiamato “marinaio d'acqua dolce” e ha declinato il suo lavoro sui fiumi del Sud America, che hanno un corso simili a quello del Mediterraneo: lì ha lavorato come macchinista per 10 anni. Tutti i ricordi che ho sentito raccontare da bambina, e le cose più birichine le ha raccontate mia mamma quando ero più adulta. Sono le avventure di quest'uomo molto semplice dal cuore buono. Direi che incarnava un po' il fanciullino pascoliano come psicologia, ma era tutt'altro che scemo! - era un cuore candido, nel suo approccio con la natura, gli animali, gli uomini, era bonario, non maligno né interessato. Ha avuto tutte queste strane avventure nei paesi della giungla sudamericana che nascevano come funghi con il commercio dei legni pregiati. Se c'era un piccolo porto nasceva un paese o cittadina alla quale facevano capo i tronchi che poi venivano lavorati e spediti alle città principali e arrivavano in Europa. I tronchi scendevano lungo il corso interno dei fiumi e infatti in una notte non tempestosa, ma sicuramente buia, per attraversare un tratto di fiume il protagonista è saltato sui tronchi, è approdato su un caimano e si è salvato con un gran balzo perché aveva le gambe lunghe! Ha sentito un fendente, il caimano ha cercato di raggiungerlo, ma non ce l'ha fatta. Poi ha avuto altre avventure con animali strani, come le scimmiette che quando erano disturbate dagli uomini che attraversavano il loro tratto di giungla si facevano la cacca in mano e gliela tiravano in testa con una mira incredibile. Oppure i pappagalli che ridevano con una risata umana, perché stanziavano in un tratto vicino a un santuario, dove c'era un unico frate vecchissimo che raccoglieva fiori per Maria e si metteva a ridere vedendo queste bestie colorate che volavano da un ramo all'altro e i pappagalli avevano imparato la sua risata e la ripetevano. E poi ci sono molte storie che sembrano favole e invece sono proprio state vissute.
DC: E la protagonista femminile? EG: Anche la protagonista femminile ha una sua storia, molto semplice - in apparenza, ma invece piena di contrasti in sostanza. Ci troviamo di fronte a una donna che non voleva sposarsi e voleva mantenere la sua libertà. Voleva rimanere con sua mamma e suo fratello e per questo ci ha pensato e ripensato fino al colpo di scena finale - che non vi raccontiamo! Nella sua modestia era un'accanita lettrice, dopo il lavoro alla manifattura tabacchi e qualche aiuto domestico in casa, leggeva. Leggeva libri di storia e di avventure e si era fatta una sua idea del mondo e evidentemente non desiderava abbandonare questa possibilità di accedere alla cultura. Sapeva benissimo che come donna sposata non avrebbe avuto neanche il tempo di dare un'occhiata al giornale, ed evidentemente i suoi desideri erano altri, anche se non li ha mai espressi. Era una donna intelligente, che interpretava le sue letture con analisi e acutezza ammirevoli. Però i tempi non erano tali da consentire a una donna – a meno che non avesse difetti fisici evidenti – di rimanere zitella, perché la donna sola, anche se aveva un suo lavoro (e siamo in un'epoca in cui la donna comincia a lavorare stabilmente) non era ben vista. Come non era ben vista la vedova, che poteva dare nell'occhio di un uomo che avesse famiglia e creare disagi. Per cui a un certo momento la protagonista si sposa e convive felicemente con il marito per molti anni.

un rospo azzurro, animale "fantastico" che popola il racconto
DC: Cosa la spinge a scrivere queste storie? EG: Ognuno ha le sue piccole avventure, piccole perché nessuno tiene conto che anche la vita delle persone umili, delle persone che non hanno storia, è una storia. Che può essere avventurosa quanto quella del VIP o del grande attore che gira il mondo e “attraversa il Sahara su un piede solo”. Le storie modeste non vuole vederle nessuno, ma spesso sono storie di grande spessore. Se facciamo caso a tutti gli operai che hanno sacrificato le loro paghe modeste per mandare il figlio all'università, già queste storie hanno un profondo spessore. Probabilmente anche quell'operaio se avesse potuto, avrebbe raggiunto un titolo di studio e lo avrebbe sfruttato. Sono scelte e sacrifici di cui nessuno vuole sapere. Io ho raccontato queste avventure un po' come una favola per adulti, per cui non ci si stupisca se ogni tanto l'eloquio non è proprio ...oxfordiano! Questi signori lavoravano come operai e non avevano alle spalle una famiglia VIP! Girano caimani, rospi giganti nonché velenosi, storie patetiche, come quella del frate vecchissimo che riconosce il protagonista perché prima di approdare in Sud America era fra i cappuccini della Giudecca a Venezia e lì si erano incontrati più volte. Aggiungo che è una storia percorsa dagli affetti che la caratterizzano, senza nasconderli, perché viviamo in un'epoca che è molto scarsa di sentimenti. Vengono messi da parte, sembra che non ce ne siano più. Qui sono espressi, a costo di scendere nel patetico “....però a me non me ne frega niente” - mormora sotto voce Espedita.
DC: Ha mai visitato i luoghi di cui racconta nel libro? EG: No, mi sono fidata dei racconti, anche volutamente, perché la bellezza di questo romanzo-fiaba è data dai racconti usciti dalla voce del protagonista con animali di ogni tipo, compreso quello umano.
DC: Ci sono altre presentazioni in calendario? EG: Il giorno 17 aprile a Mestre alla libreria Feltrinelli del centro Le Barche. Se qualcuno mi legge dalle quelle parti, lo attendo volentieri alle ore 18.00
A breve la seconda parte della nostra intervista.
Le Interviste Scomode Su blog2piazze

lunedì 13 aprile 2009

Blog2piazze presenta il nuovo romanzo di Rita Charbonnier

Copertina:
La strana giornata di Alexandre Dumas
E' con molto piacere che ospitiamo su queste pagine virtuali Rita Charbonnier
Un’autrice italiana che al suo esordio ha ottenuto, accanto a un ottimo successo in Italia, un grande interesse a livello internazionale: i diritti sono stati venduti in 12 Paesi e verrà pubblicata negli Stati Uniti.
Rita Charbonnier, attrice e cantante in teatro che ha recitato al fianco di Nino Manfredi, Lucia Poli, Sandro Massimini e per i registi Aldo Trionfo, Antonio Calenda e Tonino Conte, in questo romanzo ha saputo costruire una storia appassionante e magica che cattura la vera essenza di un’epoca attraverso un personaggio di grande fascino e suggestione quale Alexandre Dumas.
La strana giornata di Alexandre Dumas
Quella sarebbe stata una giornata come tutte le altre per Alexandre Dumas, se non fosse stato per una bizzarra vecchia che gli aveva proposto di leggergli gli astri per l’anno successivo, il 1844. Dopo i primi convenevoli, infatti, si era accorto che l’indovina non aveva alcuna intenzione di parlargli dell’oroscopo, ma che aveva una storia da raccontare, la propria. Per una volta sarebbe stato lui lo spettatore. Tutto aveva avuto inizio a Modigliana, in Romagna, dove la madre della chiromante, Vincenza, l’aveva data alla luce e l’aveva chiamata Maria Stella. In breve, però, Vincenza si era accorta che l’accenno di chioma scarlatta e i piccoli occhi di cielo della neonata non potevano venire né da lei né da Lorenzo, suo marito, entrambi neri come la pece. Quella non era sua figlia. Ma quando aveva provato a parlare dei suoi sospetti, nessuno le aveva creduto, e Vincenza si era vista costretta a frugare in lungo e in largo la casa, e a chiedere ai vicini; era arrivata addirittura a interrogare il signor Conte. La scoperta sull’origine della bambina era stata sconcertante, ma Vincenza si era confidata solo con la piccola Maria Stella che, dopo tanti anni, aveva deciso di mettere Dumas, il grande scrittore, a parte di quello scandalo che avrebbe potuto minare dalle fondamenta
l’intero regno di Francia. Quella era stata una strana giornata per Alexandre Dumas e la storia
che aveva udito sarebbe diventata fonte di
ispirazione per uno dei suoi capolavori.
Edizioni Piemme Pagine: 384 Prezzo: 18,50 € In libreria da: 7 aprile 2009
Rita Charbonnier
incontrerà i lettori in varie presentazioni. Ecco il calendario:
Sabato 18 aprile
a Modigliana (FC)
ore 20.30 in Sala Bernabei
Proprio a Modigliana è nata la leggenda alla quale s’ispira il romanzo!
Lunedì 20 aprile 2009 ore 18.00 Sala ex Oratorio Palazzo dei Musei V.le Vittorio Veneto 5,
Modena INGRESSO LIBERO con il patrocinio del Comune di Modena e associazione culturale Progetto Arte
Venerdì 8 maggio
a Roma
ore 18.00 presso libreria Mondadori Trevi.
Introdurrà il romanzo la scrittrice Cinzia Tani.
NON MANCATE!!!

domenica 12 aprile 2009

Pasqua e buoi dei paesi tuoi

Saranno quasi 8,5 milioni gli italiani maggiorenni in vacanza, che, per Pasqua, dormiranno almeno una notte fuori casa, pari al 17,9% del totale.
Nel 2008 erano stati 7 milioni (il 14,7%).
A rivelarlo, l’indagine condotta dall’Istituto dinamiche, presentato durante la cinquantanovesima assemblea generale ordinaria di Federalberghi-Confturismo, tenutasi recentemente a Napoli.
Lo studio evidenzia però anche come la spesa media pro-capite (comprensiva di trasporti, cibo, alloggio e divertimenti) quest’anno sia destinata ad attestarsi sui 291 euro, rispetto ai 387 del 2008 (-25%), generando, in questo modo, un giro d’affari di 2,5 miliardi di euro: 0,2 miliardi in meno rispetto all’anno scorso.
in foto: PASQUA(le buda) riflette sulle statistiche
Nel dettaglio, chi resterà in Italia spenderà in media 253 euro (erano 343 nel 2008), mentre chi andrà oltreconfine arriverà a utilizzare una media di 595 euro a persona (rispetto ai 644 euro del 2008). La durata media della vacanza, infine, si attesterà sulle 3 notti, rispetto alle 3,6 notti del 2008 (fonte http://www.jobintourism.it/)

alternative per pasquetta? un colpo di stato

Blog a 2 Piazze presenta il meglio della rete! La 119^ puntata della follia di Don Giorgio! Tagliamo la testa al mostro Berlusconi! e se ve le siete perse… vi fornisco le 119 puntate precedenti. http://www.youtube.com/user/dongiorgiodecapitani
Se al cinema preferite la buona lettura qi il sito di questo prete
Sto passando le notti ad ascoltarlo e a leggerlo….. e per questo non dormo!
È meglio di qualsiasi thriller e dello stesso mostro di Arcore… Consiglio vivamente l’ascolto!
Ma mi domando: ma Joseph Alois von Ratzinger alias Papa Benedetto XVI che fa???

cOn I mIgLiOrI aUgUrI da MaTa HaRi & Dc

sabato 11 aprile 2009

dacci oggi il nostro vauro quotidiano

Il testamento di un albero

Un Albero di un bosco chiamò gli uccelli e fece testamento: - Lascio i fiori al mare, lascio le foglie al vento, i frutti al sole e poi tutti i semi a voi. A voi, poveri uccelli, perché mi cantavate le canzoni nella bella stagione. E voglio che gli sterpi, quando saranno secchi, facciano il fuoco per i poverelli. Però vi avviso che sul mio tronco c'è un ramo che dev'essere ricordato alla bontà degli uomini e di Dio. Perché quel ramo, semplice e modesto, fu forte e generoso: e lo provò il giorno che sostenne un uomo onesto quando ci si impiccò - . (Trilussa)

giovedì 9 aprile 2009

ci pensa Grisù

non lasciateci soli, che ci abbronziamo.

Ora tutti a dire che gli abruzzesi sono fieri. E difatti com molta fierezza annuiva l'aquilano Bruno Vespa al suo concittadino che l'altra sera piagnucolando implorava "non lasciateci soli." E qui, come nei film, bisogna fare un passo indietro. Poche settimane prima del conteggio e riconteggio di morti, feriti, dispersi e sfollati per il terremoto in Abruzzo, al largo delle coste italiane è affondata una barca, o forse due magari tre. Due o trecento, ma forse esagerano, però puoddarsi fossero di più di africani sono finiti in fondo al mare. Aspiravano a lavarci i vetri o il pannolone, non ce l'hanno fatta. Perchè la legge Bossi Fini e tante altre stabiliscono che senza un timbro in Italia non ci puoi mettere piede, devi stare alla larga che quella è roba nostra. Al massimo puoi farti torturare per sei mesi, ma su un'isola, come un appestato, a pochi cilometri da dove sei partito. Ora - e qui il flash back finisce - a votare quelle leggi sono state i nostri rappresentati, gli eletti. Li abbiamo scelti, ci rappresenano. Che quel abruzzese con la cristalleria in frantumi non sia lasciato solo, quindi. Che a lui, e a tutti noi, facciano compagnia i lamenti degli annegati, i brandelli di carne umana che oggi cibano il Mediterrano. Dopotutto non è in un albergo sulla costa che quello sfollato passerà l'estate?

mercoledì 8 aprile 2009

B2B Dal Bangladesh a Bozen, con amore 2°parte

Nishat mi spiega che le donne raccolgono le foglie dell’henné, le tritano e le usano per fare i tatuaggi o tingersi i capelli. Così, il colore dura anche 3 mesi. Ma lei ha usato un henné in tubetto, di quello commerciale, ed ecco perché dopo pochi giorni non ne rimane quasi nulla. Non sapevo che l’henné fosse una pianta – non sapevo bene cosa fosse, a dire il vero. E faccio l’ennesima domanda scema: «ma sono capaci tutti di fare quegli splendidi disegni per i tatuaggi?» No, mi risponde, senza farmi pesare la mia stupidità… «Ci sono dei professionisti. Oppure delle donne che li sanno fare. Si possono fare che arrivano fino al gomito, ma a me non piacciono, li ho fatti solo poco oltre i polsi». Mescolo henné e ricordi di un’amica innamorata dell’India – che oggi vive là e che anni fa mi ha insegnato a usare qualche spezia. Lei l’henné lo teneva sui capelli, lunghissimi, tutta la notte. Io usavo quello in tubo, già pronto. Sono molto occidentale. Chiedo a Nishat che cappero ci fa a Bolzano. Possibile che sia venuta direttamente a Bolzano, dal Bangladesh?? Hai sbagliato strada, ragazza! - ma pare di no - Mi dice che dopo 8 anni di assenza dal suo Paese, non ci voleva mica stare e che il caldo umido non la faceva respirare. Non so da che città venga. Il nome mi è sfuggito. Mi fa vedere una foto di casa sua, sul telefonino – splendida mansion bianca con un lungo portico e decorazioni rosso scuro. No, non capisco che ci fai a Bolzano, Nishat! Eppure a un certo punto mi rivela «che vuole bene all’Italia» - perché comunque a Bolzano, nel nord, si sta bene. La famiglia di Nishat ha degli amici bengalesi che vivono a Napoli e a Roma. Amici che hanno un negozio e non rispettano gli orari di apertura e chiusura. Tengono aperto anche la domenica, anche se non si potrebbe. Tanto nessuno gli dice niente. Anzi, fanno tutti così. È proprio per quello che nessuno gli dice niente. A parte la moglie di uno di questi amici. Anche lei ha vissuto a Bolzano e vorrebbe fargli rispettare le regole. Nishat lamenta che il Bangladesh non le piace perché il governo è corrotto. «Oddio… - le dico – non è che qui si stia molto meglio in quanto a corruzione. C’è al sud e anche al nord, solo che qui non fa morti e i servizi funzionano di più, quindi non te ne accorgi. Magari i soldi delle bustarelle finiscono a costruttori edili che fanno una nuova, inutile rotatoria, e a nessuno viene in mente che ci sia sotto qualcosa di losco». Non mi sembra convinta. La storia del matrimonio mi affascina, mio malgrado. Mi racconta che suo marito ora sta in Inghilterra, deve finire di studiare. E poi la raggiungerà a Bolzano. Vorrei chiederle se è un matrimonio combinato. Mi sembra così placida e contenta di essere stata al centro della cerimonia, sul palco dove tutti gli invitati andavano a renderle omaggio, così compresa del ruolo di figlia maggiore promessa in matrimonio e oggi sposa, di cui il padre può andare orgoglioso, che non riesco a immaginarla figlia ribelle europeizzata, magari innamorata di un italiano, o addirittura di un tirolese. Che so, di uno Schützen? Non ce la vedo, insomma, a litigare con il padre e con la madre, come accade in certi film, per affermare la volontà di essere libera e sposare chi le pare. O forse ha davvero sposato chi voleva lei? Son domande indelicate, le mie – e Nishat non è mica un topolino da laboratorio. Quindi mi trattengo. Ma lo vorrei sapere, se nelle loro tradizioni esiste una specie di luna di miele e come si sente a stare lontana dal marito, subito dopo averlo sposato. Forse non cambia niente, se erano separati pure prima. E poi? Lui verrà a vivere con lei e i suoi genitori? Mi manca l’aria al solo pensiero!

Proseguo con le domande sceme, ingoio con una caramella quelle più curiose e chiedo alla mia compagna di viaggio se anche loro al matrimonio hanno un menù particolare - «sì, ma non come voi, che mangiate il primo, poi il secondo e l’antipasto. Noi mangiamo tutto insieme. E al mio matrimonio c’era tutto: carne, maiale, verdura, pesce, uova e poi frutta e tanti dolci. Proprio tutto. La gente ha dovuto mangiare a turni. Erano così tanti che abbiamo affittato un centro apposta, ma comunque potevano mangiare solo 300/400 persone alla volta, in turni di mezz’ora» Non mi sembra esattamente una cosa divertente, doversi ingozzare di cibo, dalla carne alla frutta al riso al dolce, in 30 minuti in un mega banchetto matrimoniale su turni, ma è forse meglio dei nostri pranzi eterni, con tutte quelle portate lente e pesanti? Di regola non vado ai matrimoni. «….via chat e Messenger» il rumore del treno ha tagliato la testa della frase e non saprò mai se Nishat e il marito si sentono via chat e Messenger, o se si sono conosciuti così. Se così fosse, sarebbe davvero una favola moderna: immagino siti di chat in bengalese, dove giovani emigrati in tutto il mondo fanno amicizia fra di loro, stringono promesse di matrimonio e convincono moderni genitori ad avvallarle. Fantascienza? Giuro che non guardo i film di Bollywood.
Porto a casa mille domande, e il saluto dolce di Nishat, che nell’ultima ora di treno si è messa a dormire per scrollarsi di dosso la stanchezza della settimana di feste, del mese di visite ininterrotte da amici e parenti, i 3 giorni di viaggio e il jet-lag. Ha continuato a darmi del Lei. Un’ora dopo esserci conosciute, facendo merenda mi ha chiesto «gradisce del pane?» Fosse stato uno stuzzichino bengalese, avrei trovato un posticino in pancia. Mentre dormiva, ho osservato Nishat – che pensa tanto ai soldi. Abbiamo calcolato che se fosse stato festeggiato in Italia, il suo matrimonio con 1200 invitati sarebbe costato almeno 84.000€ (con una media di 70€ a invitato); Nishat che in qualche modo vive come un vanto la spesa della sua famiglia di otto persone: 10mila euro solo di viaggio per celebrare il suo matrimonio. Osservo il vestito verde brillante, di un tessuto che sembra nylon e inadatto al freddo di oggi. Lo scialle, in tinta, è slabbrato a un capo. Quando il treno si ferma alla mia stazione scendo serena. So che ad attenderla, tra un’ora, ci sarà la sua famiglia. Trasporteranno il valigione. E solo a loro sarà dato vedere le stoffe, i gioielli e le foto del Bangladesh che contiene.
Le Interviste Scomode Su blog2piazze

martedì 7 aprile 2009

trema e vinci

Friuli, Irpinia, Marche, Abbruzzo solo negli ultimi trent'anni. Ad aspettare i terremoti non ci si annoia. Partecipa anche tu allora al nostro grande concorso: trema e vinci. Punta su una zona dello stivale che secondo te sarà la prossima a vedere sbriciolarsi palazzi costruiti di cemento disarmato, e a ingrassare nella ricostruzione le imprese che li avevano costruiti. Dicci in che angolo d'Italia i nostri concittadini si affezioneranno alle tende tanto da campeggiare per un paio di generazioni, pronostica quale villaggio le telecamere sorvoleranno, con che accento verrà mandato a quel paese Cucuzza quando toglie il microfono a uno scampato dicendo: "la devo interrompere sul più bello." Fate il vostro gioco, signori, che speculatori prima e sciacalli dopo fanno come sempre il loro.

test antisismici: lasciamoli fare a chi di dovere

lunedì 6 aprile 2009

morta a morta: il tetromoto

Dal delitto Moro al terremoto in Abruzzo la notizia peggiore è ancora lui.

domenica 5 aprile 2009

Va' dove ti porta Tucum!

Preparativi per la pesca a Batoque Per il relax, una laguna di acqua dolce e cristallina, sullo sfondo la luce rossa del tramonto che scivola lento dietro le dune, nell’aria il profumo del pesce alla griglia da condividere con i pescatori… È un tesoro di natura e tradizioni quello che si declina nell’itinerario lungo la costa brasiliana del Cearà: sono le 12 comunità della Rede Cearense de Turismo Comunitário Tucum, ovvero turismo per “viaggiatori lievi”. Il nome tucum viene dalla fibra di palma usata un tempo per costruire reti da pesca e amache. Oggi simboleggia la resistenza di queste popolazioni che hanno reso la lotta contro la speculazione immobiliare, la difesa dell’ambiente e del diritto alla terra una realtà virtuosa. Talmente efficace che se ne sono accorti perfino in Svizzera! Il 14 marzo 2009 Vanessa Lima, Coordinatrice dell’istituto brasiliano Terramar, e Monica Bonadiman, referente in Brasile dell’associazione trentina Tremembè Onlus (partner del progetto), hanno ricevuto per la Rete il premio dell’International Contest for Socially Responsible Tourism TO DO! Un riconoscimento di 5.000 franchi svizzeri (circa 3.200€) finanziato dalla Swiss Foundation for Solidarity in Tourism (SST) e dalla European Travel Insurance Group consegnato nell’ambito della 43° Borsa internazionale del turismo di Berlino (ITB). Il premio TO DO! ricompensa i sacrifici e gli sforzi lungimiranti di queste comunità brasiliane e delle associazioni che hanno dato vita al progetto.
Monica e Vanessa con il Dr. Vielhaber alla consegna del premio
Convinte di «non potersi sottrarre al turismo, ma di poter decidere quale turismo offrire ai viaggiatori», le comunità della rete Tucum propongono a tutti i viaggiatori responsabili un viaggio indimenticabile in luoghi di grande fascino. Trekking in sentieri naturalistici e foreste di mangrovie, passeggiate sulle dune di Tatajuba, gite in jangada insieme ai pescatori a Prainha do Canto Verde, lunghe camminate sullo sfondo di falesie a picco sull’oceano a Ponta Grossa, relax e cucina a chilometri zero nell’Assentamento del Coqueirinho sono solo alcune delle proposte ecocompatibili della Rete Tucum. Per i più dinamici non mancheranno rilassanti nuotate e il jogging ritemprante sulle spiagge bianche dove si affaccia la Pousada Tremembè. E che cosa c’è di meglio dopo tanto sport all’aria aperta di una merenda con deliziosi succhi di frutta tropicale nel fresco patio della pousada? C’è tutto questo e molto altro da scoprire, in una vacanza sostenibile con la Rete Tucum. Per saperne di più http://www.tucum.org/ & http://www.responsibletravel.it/ Info e prenotazioni dall'Italia: Marinella Seidita: viaggi.tre@gmail.com Cell: 389 9840099 (lun-ven 9-13)
di Annalisa Dolzan

sabato 4 aprile 2009

www.nonaverpaura.org

www.nonaverpaura.org una persona di nostra conoscenza così risponde a chi dice che i rumeni stuprano, i negri puzzano e gli albanesi spacciano. Ma anche a chi ce l'ha con i marocchini, con un paio di miliardi di cinesi o con tre i dirimpettai. Con chi vuole che gli stranieri dopo aver partorito nel dolore sia arrestato, a chi vuole stivarli in bus separati, a chi li sfrutta, a chi dice che i CPT sono il posto adatto a loro. www.nonaverpaura.org. Perchè spiegare che la sofferenza di un essere umano o comunque vivente è anche la nostra è come dire che l'acqua disseta: per spiegarlo ci vuole un trattato o un sorso. E siccome piuttosto che litigare con mezzo mondo spesso si fa finta di niente, quando qualcuno parla come Calderoli rispondiamo in coro, senza spiegare: www.nonaverpaura.org

venerdì 3 aprile 2009

giovedì 2 aprile 2009

Il circo fantastico di Antony Fachin al Wallenda di Trento

Inaugura giovedì 2 aprile al circo(lo) Wallenda a cura de il Funambolo Il Circo Fantastico di Antony Fachin Diplomato all'Accademia di Belle Arti di Venezia, presenta il suo circo grottesco, fatto di trampolieri, elefanti e un "Minotauro quasi parlante", opere realizzate con collage e tempera. http://antonyfachin.blogspot.com/ In mostra al Circo(lo) Wallenda per tutto il mese di aprile. il circo(lo) wallenda è in via S.Martino 45 a Trento apertura ore 21.00 _______________ wallenda@ilfunambolo.it http://www.ilfunambolo.it/ www.myspace.com/circolowallenda