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lunedì 20 aprile 2009

Piccole grandi storie venexiane - II parte

La copertina del romanzo "Marinaio d'acqua dolce" di Espedita Grandesso (ed. Lulu)
Ecco a voi la 2° parte dell'intervista alla scrittrice veneziana Espedita Grandesso
DC: Ha altri progetti editoriali in cantiere? EG: Sì, ho 4 racconti storici che spero di ....riuscire a rifilare a qualcuno! Sono piuttosto ponderosi, diversi da quelli che normalmente scrivo, non si limitano all'ironia. Uno è la storia (molto riassunta) della IV crociata, che ha per protagonista Enrico Dandolo, il doge: l'unico che nel 1204 vince effettivamente qualcosa. Ha vinto un impero di isole per la sua Venezia e va detto che non era peggiore di tutti gli altri protagonisti della storia. Sono un po' stufa di sentire che i veneziani hanno rubato dappertutto. Tedeschi, francesi, fiamminghi che partecipavano alle guerre non erano diversi. Bisogna rileggere la storia e ricordare che il saccheggio delle città era un diritto dei vincitori. Gli altri racconti proseguono – uno è il lungo contenzioso con i nobili da Carrara di Padova e la Repubblica di Venezia ed è una lotta che dura per circa 2 secoli, inizia verso la fine del '200 con vari avvenimenti, e si protrae fino a '400 inoltrato. Nel 3° capitolo si passa al 1600 con un racconto sulla congiura degli spagnoli contro Venezia, che fortunosamente è stata scoperta. Stava quasi per riuscire, ma qualcosa l'ha bloccata – compaiono dei traditori veneziani che non erano neanche i soliti popolani ignoranti e arraffoni, ma nobili. Uno era un senatore che è finito impiccato, e giustamente - per alto tradimento. “quella volta erano meno buonisti, Molto meno!!” L'ultimo, invece, è un affaire che vede coinvolto un segretario del senato, Pietro Antonio Grattarol, e la moglie del procuratore Andrea Tron, dove in apparenza il Grattarol viene perseguitato per cause di donne, per avere sottratto un'attrice alle attenzioni del commediografo Carlo Gozzi. In realtà si scopre che Pietro Antonio Grattarol ha fondato la prima sede dei Framassoni, cioè della Massoneria a Venezia. Il governo era stato informato ampiamente, ma non potendo prendere di petto quest'uomo, al limite licenziandolo o prendendo dei provvedimenti, si è preferito rovinargli la vita con una pugnalata alla schiena, cioè prendendo spunto dalla storia con l'attrice per metterli in ridicolo entrambi, con la conseguenza che lui fugge da Venezia e viene automaticamente condannato a morte (anche perché in possesso di segreti di stato), mentre la donna muore pazza nell'ospedale di San Servolo – obbligata per tutta la stagione a recitare la parte di se stessa in una stupida commedia del Gozzi.
Quindi è una meditazione sul potere e sulla sua gestione.
DC: Questo ci porta dritti dritti a una domanda: c'è un messaggio “politico” in quello che scrive, seppure ambientato nel passato? EG: Sì, diciamo che c'è un messaggio politico e un messaggio religioso. Infatti mi sono permessa in prefazione una parafrasi del brano di Matteo che narra le tentazioni di Cristo e precisamente quando viene condotto sulla montagna da satana e rifiuta i doni che questo gli offre, così come rifiuta di adorarlo. Detto questo, coloro che si dichiarano cristiani, oggi fanno l'esatto contrario – pur di impossessarsi del potere. È pur vero che qualcuno deve reggere gli stati – ma c'è qualcosa di più. C'è l'ansia di avere il potere nelle mani. Cristo ha rifiutato di adorare satana. I nostri, magari potessero incontrarlo per avere ancora qualcosa di più!!! Le considerazioni vengono da sé, questo vale per i tempi antichi e per l'attualità, perché non è cambiato niente nell'uomo.

la scrittrice veneziana Espedita Grandesso e le sue opere:

La signora Grandesso ha scritto parecchi libri, quasi tutti pubblicati con Helvetia Edizioni : * Il primo è del 1989 “Portali medievali di Venezia”, che spiega anche il significato delle sculture medievali che vanno dal 1000 alla fine del 1200 e quindi hanno un forte significato simbolico. Sempre con Helvetia ha pubblicato “Fantasmi di Venezia” (nel 2000): scampoli di storia veneziana di avvenimenti e crimini commessi da “fantasmi realmente esistiti”; “Prima de parlar tasi” è un libro di proverbi e detti veneziani riportati e spiegati in lingua italiana nel loro significato – non solo linguistico ma culturale dove sono raccolte anche le favole e i racconti da cui provengono i proverbi.

Due libri di cucina “Magna e bevi che la vita xe un lampo” dove non soltanto sono riportate delle ricette antiche e la loro evoluzione nel tempo; per es. la salsa verde che ha origine nel Rinascimento e arriva ai giorni nostri molto semplificata. Le ricette sono collegate alle maggiori festività veneziane, spiegandone significato, origini e andamento; “Se no xe pan xe poenta” dove ha raccolto delle ricette originali del 1905 di una cuoca pasticcera e ricette speciali di Petronilla del 1943, scritte apposta per le massaie che dovevano fronteggiare il tempo di guerra in cui non c'era quasi niente da mangiare.

“Crimini alla veneziana” sono racconti non soltanto di crimini ma anche di avvenimenti curiosi, fatterelli e fattacci successi a Venezia; E' del 2007, “Chi xe mona staga a casa”, un altro libro di proverbi con la funzione di spiegarli, visto che i proverbi storici non si conoscono più, e la raccolta di fiabe veneziane “C'era una volta e non c'è più” (ed. Terraferma), in dialetto veneziano con testo a fronte italiano.

Nel 2008 ha pubblicato con Lulu.com il romanzo breve “Marinaio d'acqua dolce” di cui vi raccontiamo nella prima parte di questa intervista.

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mercoledì 15 aprile 2009

Piccole grandi storie venexiane

la scrittrice veneziana Espedita Grandesso
È con noi la scrittrice veneziana Espedita Grandesso, autrice di molti libri ironici e brillanti, di carattere storico-cronachistico. Fra le ultime “fatiche letterarie” il racconto breve Marinaio d'acqua dolce, pubblicato con la casa editrice online Lulu.com. DC: Ci dice come è nato questo nuovo romanzo breve? Espedita Grandesso: è nato in maniera un po' strana, perché i due protagonisti erano i miei genitori, che nella modestia del loro stato hanno avuto una storia bellissima. Con mio papà che ha rincorso questo ideale di donna per 10 anni, perché si era fidanzata, lo ha lasciato, lui è partito per l'America. In realtà voleva raggiungere l'America del Nord, ma poi si è accorto che come marinaio non riusciva a reggere l'oceano e per questo è chiamato “marinaio d'acqua dolce” e ha declinato il suo lavoro sui fiumi del Sud America, che hanno un corso simili a quello del Mediterraneo: lì ha lavorato come macchinista per 10 anni. Tutti i ricordi che ho sentito raccontare da bambina, e le cose più birichine le ha raccontate mia mamma quando ero più adulta. Sono le avventure di quest'uomo molto semplice dal cuore buono. Direi che incarnava un po' il fanciullino pascoliano come psicologia, ma era tutt'altro che scemo! - era un cuore candido, nel suo approccio con la natura, gli animali, gli uomini, era bonario, non maligno né interessato. Ha avuto tutte queste strane avventure nei paesi della giungla sudamericana che nascevano come funghi con il commercio dei legni pregiati. Se c'era un piccolo porto nasceva un paese o cittadina alla quale facevano capo i tronchi che poi venivano lavorati e spediti alle città principali e arrivavano in Europa. I tronchi scendevano lungo il corso interno dei fiumi e infatti in una notte non tempestosa, ma sicuramente buia, per attraversare un tratto di fiume il protagonista è saltato sui tronchi, è approdato su un caimano e si è salvato con un gran balzo perché aveva le gambe lunghe! Ha sentito un fendente, il caimano ha cercato di raggiungerlo, ma non ce l'ha fatta. Poi ha avuto altre avventure con animali strani, come le scimmiette che quando erano disturbate dagli uomini che attraversavano il loro tratto di giungla si facevano la cacca in mano e gliela tiravano in testa con una mira incredibile. Oppure i pappagalli che ridevano con una risata umana, perché stanziavano in un tratto vicino a un santuario, dove c'era un unico frate vecchissimo che raccoglieva fiori per Maria e si metteva a ridere vedendo queste bestie colorate che volavano da un ramo all'altro e i pappagalli avevano imparato la sua risata e la ripetevano. E poi ci sono molte storie che sembrano favole e invece sono proprio state vissute.
DC: E la protagonista femminile? EG: Anche la protagonista femminile ha una sua storia, molto semplice - in apparenza, ma invece piena di contrasti in sostanza. Ci troviamo di fronte a una donna che non voleva sposarsi e voleva mantenere la sua libertà. Voleva rimanere con sua mamma e suo fratello e per questo ci ha pensato e ripensato fino al colpo di scena finale - che non vi raccontiamo! Nella sua modestia era un'accanita lettrice, dopo il lavoro alla manifattura tabacchi e qualche aiuto domestico in casa, leggeva. Leggeva libri di storia e di avventure e si era fatta una sua idea del mondo e evidentemente non desiderava abbandonare questa possibilità di accedere alla cultura. Sapeva benissimo che come donna sposata non avrebbe avuto neanche il tempo di dare un'occhiata al giornale, ed evidentemente i suoi desideri erano altri, anche se non li ha mai espressi. Era una donna intelligente, che interpretava le sue letture con analisi e acutezza ammirevoli. Però i tempi non erano tali da consentire a una donna – a meno che non avesse difetti fisici evidenti – di rimanere zitella, perché la donna sola, anche se aveva un suo lavoro (e siamo in un'epoca in cui la donna comincia a lavorare stabilmente) non era ben vista. Come non era ben vista la vedova, che poteva dare nell'occhio di un uomo che avesse famiglia e creare disagi. Per cui a un certo momento la protagonista si sposa e convive felicemente con il marito per molti anni.

un rospo azzurro, animale "fantastico" che popola il racconto
DC: Cosa la spinge a scrivere queste storie? EG: Ognuno ha le sue piccole avventure, piccole perché nessuno tiene conto che anche la vita delle persone umili, delle persone che non hanno storia, è una storia. Che può essere avventurosa quanto quella del VIP o del grande attore che gira il mondo e “attraversa il Sahara su un piede solo”. Le storie modeste non vuole vederle nessuno, ma spesso sono storie di grande spessore. Se facciamo caso a tutti gli operai che hanno sacrificato le loro paghe modeste per mandare il figlio all'università, già queste storie hanno un profondo spessore. Probabilmente anche quell'operaio se avesse potuto, avrebbe raggiunto un titolo di studio e lo avrebbe sfruttato. Sono scelte e sacrifici di cui nessuno vuole sapere. Io ho raccontato queste avventure un po' come una favola per adulti, per cui non ci si stupisca se ogni tanto l'eloquio non è proprio ...oxfordiano! Questi signori lavoravano come operai e non avevano alle spalle una famiglia VIP! Girano caimani, rospi giganti nonché velenosi, storie patetiche, come quella del frate vecchissimo che riconosce il protagonista perché prima di approdare in Sud America era fra i cappuccini della Giudecca a Venezia e lì si erano incontrati più volte. Aggiungo che è una storia percorsa dagli affetti che la caratterizzano, senza nasconderli, perché viviamo in un'epoca che è molto scarsa di sentimenti. Vengono messi da parte, sembra che non ce ne siano più. Qui sono espressi, a costo di scendere nel patetico “....però a me non me ne frega niente” - mormora sotto voce Espedita.
DC: Ha mai visitato i luoghi di cui racconta nel libro? EG: No, mi sono fidata dei racconti, anche volutamente, perché la bellezza di questo romanzo-fiaba è data dai racconti usciti dalla voce del protagonista con animali di ogni tipo, compreso quello umano.
DC: Ci sono altre presentazioni in calendario? EG: Il giorno 17 aprile a Mestre alla libreria Feltrinelli del centro Le Barche. Se qualcuno mi legge dalle quelle parti, lo attendo volentieri alle ore 18.00
A breve la seconda parte della nostra intervista.
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