mercoledì 30 luglio 2008

Un tuffo nel gossip

‘Un tuffo nel gossip’: Io Donna si intrufola nelle vicende sportive e mondane di famosi tuffatori cinesi: la chiacchierata Guo Jingjing e il suo capriccioso ex Tian Liang. Il copyright degli atleti cinesi appartiene allo Stato. Ma, travolti dall’ondata capitalistica pubblicitaria e mondana i due tuffatori olimpionici hanno disobbedito, facendosi ritrarre in molti spot ed esagerando con l’alchol alle feste. Lo Stato, quindi, è intervenuto con una nuova regola: gli atleti non possono più partecipare a eventi di promozione, firmare contratti con sponsor e partecipare a spettacoli di intrattenimento senza previa autorizzazione della federazione sportiva. La metà degli incassi va agli allenatori e alle associazioni sportive. Guo si è ravveduta – atto di contrizione: afferma di ‘appartenere allo Stato e che tornerà a fare la brava’. Mi importa relativamente delle scelte dei due giovani cinesi e dei loro colleghi. Trovo la regola statale cinese UNA GENIALATA. Voglio uno Stato italiano sponsor e direttore dei calciatori, (uno sport a caso) - che sostenga gli atleti nella formazione e preparazione e trattenga metà dei loro stipendi. E che li usi per costruire strade, scuole, ospedali e canili; per far funzionare i servizi, i treni, le poste, le industrie e per finanziare la ricerca (seria). Ipotizzo alcune prime conseguenze:

  • le veline saranno meno ingolosite da ciuffi analfabeti à la Totti & Co;
  • con meno calciatori ricchi e famosi in giro, qualche ragazza -scorata in partenza- punterà ad altra carriera: forse fra i culi che scalderanno le sedie a scuola o in ufficio, si scoprirà un QI meritevole di uno stipendio medio mensile da 1000€.
  • Meno promesse, meno stelle, più disciplina: i calciatori nutriranno un ideale.
  • Infine, tanti ragazzotti muscolosi disincentivati dal rincorrere una palla, potrebbero lavorare i campi di mele e pomodori e fare amicizia con giovani africani.

Questa piccola rivoluzione innescherebbe persino nuovi scambi culturali, sfocianti, auspicabilmente in una ‘convivenza internazionale dignitosa’. Noi, si potrebbe anche tornare a credere nell’essere umano, e che sto Paese non fa poi così schifo.

cheeeeese

il lifting mi tira, cribbio!

martedì 29 luglio 2008

la cura

ROMA, 27 LUGLIO 2008 - Due elicotteristi italiani rimpatriati perchè si erano rifiutati sparare ''durante uno scontro a fuoco in cui erano coinvolti anche militari italiani. La loro giustificazione e' stata che sulla linea di tiro c'erano anche civili''. A denunciare la vicenda il quotidiano romano il Tempo che aggiunge inoltre che i due militari, piloti di elicotteri Mangusta, sono stati ''immediatamente rimpatriati'' e, sul fatto, e' stata aperta un'inchiesta. Immediata e diversa la spiedazione dal comando del contingente italiano ad Herat . Secondo fonti militari, infatti, i due piloti sarebbero stati rimpatriati ''esclusivamente per motivi sanitari'', in seguito alla situazione di stress psico-fisico diagnosticata ai due soldati al termine di un impegnativo ciclo operativo. ''Nei loro confronti - spiegano - non e' stato adottato alcun provvedimento''.

Milan, Italia

Quando la Fiat era in crisi Berlusconi suggerì la sua ricetta: chiamarla Ferrari. Battere la concorrenza giapponese cambiando il frontalino della Panda, insomma. Farci sognare appiccicando un cavallino rampante sul muso della nostra Punto. Funzionasse, potremmo ribattezzare la nazione intera: da Svizzera a Maldive avremmo comunque da guadagnarci. Sospetto che l’acquisto di Ronaldinho segua la stessa filosofia. La vecchia patacca brasiliana per il Milan non sarebbe una novità: Rivaldo e Ronaldo non ci dicono solo che a Rio la fantasia per i soprannomi scarseggia. Come i suoi predecessori Ronaldinho sta già ripagando in parte l’investimento: sciarpe e magliette vanno a ruba, s’impennano gli abbonamenti. Ma presto si tratterà di scendere in campo. Salutati i flash dei fotografi, firmati gli autografi, chi avrà ancora fiato da spendere? Il Milan ha portieri che valgono meno di un citofono, Gattuso corre solo nella pubblicità della Vodafone, Nesta è al capolinea, Maldini gioca da ventiquattro anni: quando esordì molti di quelli che marca non erano nati. Le sorti dei Milan ci interessano fino a un certo punto. Il fatto è che somigliano a quelle del nostro Paese, e non solo perché un paio di anni fa uno scandalo procurò al Milan una penalizzazione di otto punti. Vecchia, nostalgica di trionfi ma fuori dalla competizione europea che conta, la squadra del diavolo e l’Italia spandono milioni per distrarre i tifosi, mentre i concorrenti, la Fiorentina, la Spagna, si rafforzano sul serio.
(Nella foto, i gemelli del goal).

lunedì 28 luglio 2008

Razzismo di Stato e pratiche sessuali miste

1937. Il ‘madamato’ è ‘una particolare forma di concubinaggio, molto diffusa nel Corno d’Africa, fra un uomo italiano e una donna africana. 1938: viene proibito il matrimonio fra italiani e ‘sudditi coloniali’ 1939: le ‘sanzioni penali per la difesa del prestigio di razza di fronte ai nativi dell’Africa italiana (incluso il divieto per i cittadini italiani di riconoscere i figli nati da unioni con africani). 2008.- In attesa che il ‘madamato’ sia nuovamente normato da leggi razziali, mi aggrego a chi vede nella manipolazione dell’informazione e del potere una rinnovata svolta fascista e razzista, direi a chi ci governa che non si scomodi più di tanto: in Italia circolano milioni di neuroni rincoglioniti. Il grosso del lavoro è fatto.

ITALIA DA PAURA! Sento italiani lamentarsi perché le badanti vogliono uscire, una o due ore al giorno, e telefonano spesso a casa. Mi vergogno abbastanza. Son quasi certa che non riuscirei a stare anni in Romania, magari senza capire la lingua, rinchiusa in casa – da sola – con un vecchio/a che non parla, si sbrodola, si sporca. Senza famiglia, senza amici, senza tutele.
Non c’è pericolo di matrimoni misti. Quante coppie miste vedete in giro? Io ne ricordo una, a Trento: lei è italiana, lui arabo, (non so di che paese). Vendono kebab in Via Brennero. In alcune associazioni di ‘cooperazione internazionale’ che agiscono sul territorio e all’estero, da rompipalle come sono, ho fatto presente che fra tanti progetti e belle parole, non c’è un associato straniero. L’ultimo a cui l’ho fatto notare dirige uno splendido servizio provinciale di monitoraggio dell’immigrazione. Hanno redatto un bellissimo sondaggio con tante interviste. Quando gli ho chiesto a che servono, quelle statistiche? Dove sono le persone? non son bastate le qualifiche socio-politiche a rispondermi.
Delle politiche di produzione della paura È da Ground 0 che mi aspetto una sterzata portentosa, una stretta nella morsa del panico come ingrediente quotidiano: banale scusa per determinare uno stato di emergenza costante, che consente a chi governa di prendere provvedimenti e varare leggi che altrimenti, in condizioni normali, sarebbero (si spera), impensabili, sospette, impopolari, perchè fortemente limitanti delle libertà individuali.
Qualcuno suggerisca alla Merkel, a Sarkozy, a Zapatero di redigere leggi anti-italiane, mettere quote di ingresso per gli italiani, vietare matrimoni misti con italiani, (fino alla 5° generazione), limitare la possibilità di soggiorno e di lavoro. Che chiedano di dichiarare l’appartenenza politica all’ingresso nel Paese: chi vota Bossi, Berlusconi & Co. sarà rispedito in Italia con foglio di via. Che ci dia una mano, per dio, questa Unione Europea!

domenica 27 luglio 2008

tedio (e sfiga)

Ha tentato il suicidio nella tarda mattinata di un sabato di mezza estate. Ha preso l'autobus, è arrivato nel luogo prescelto, e si è gettato in acqua all'altezza della passerella dell'Isolotto alle Cascine. Però, proprio in quel momento, passavano di lì due poliziotti a cavallo, in servizio di controllo nello storico parco cittadino. L'hanno visto, hanno lasciato i cavalli sull'argine e si sono lanciati in acqua. Dal loro punto di vista, non potevano fare altrimenti. Sono riusciti a raggiungere l'uomo, e l'hanno trascinato a riva. Lui, il suicida mancato, ha fatto quel che ha fatto perché convinto di volerlo fare. Non è stato né un incidente né un raptus di demenza senile. E' lucidissimo, e l'ha ammesso: "Sì, è vero, mi sono buttato in Arno perché volevo morire. Non voglio più campare, sono stufo". Ai soccorritori, e ai molti curiosi accorsi durante il salvataggio, ha parlato con un filo di voce. "Mi sono buttato parandomi il volto con un braccio - ha spiegato - credevo di morire subito, e invece quando ho riaperto gli occhi ho visto intorno a me tante persone". L'uomo, che non ha subito particolari conseguenze dal gesto, è stato comunque ricoverato in via precauzionale presso l'ospedale di Santa Maria Nuova. Probabilmente, dopo 103 anni, si rimetterà in sesto anche stavolta.
(La Repubblica, 27.07.2008)

tessere o non tessere

Se, per ipotesi, foste costretti ad avere a che fare con qualcuno che vi estorcesse denaro, preferireste combatterlo a costo di soccombere o scendereste a patti? E poi, cos’è meglio, la poesia o il martello? La suggestione o l’azione? Il software o l’Hardware? Se la vostra squadra del cuore finisce in serie b ve la prendete con l’allenatore o pensate che in fondo con un altro al suo posto sarebbe stato peggio? Queste domande mi sono sorte nel seguire – distrattamente - il congresso di Rifondazione Comunista. Tessere, delegati, interventi, repliche, conte e abbracci: la cosa che sgomenta è osservare la liturgia, sempre la stessa, che ricorda i pianisti sul Titanic. Passata quella, si entra nel merito. Meglio combattere quel mostro che è il PD di Veltroni o capire che senza non c’è scampo? Meglio Ferraro cioè o Vendola? Meglio chi dice ripartiamo dai quartieri o chi vola alto sui mass media? Dopo la dichiarazione di stato d’emergenza il secondo ha dichiarato che si tratta di “brani di fascismo”, l’altro vi ha ravvisato un metodo per distrarre l’opinione pubblica dai tagli alla sanità. Chi ci ha visto giusto? Al di là delle preferenze, per arrendersi a scegliere ci vuole una delega pressocchè in bianco: solo questa autorizza ad affidarsi ad un ceto che ha annientato un partito che sognava il sorpasso sui DS. Ma senza quella classe dirigente le cose sarebbero andate meglio? Attaccata su tutti i fronti Rifondazione poteva raccogliere qualche voto in più? Dopo anni passati a farsi perdonare un – presunto – tradimento al primo Prodi, è stata davvero una colpa essere stati leali al secondo? Politica a parte, sono domande che forse riguardano una visione del mondo. Di risposta ognuno avrà la propria; Ci dite la vostra?

sabato 26 luglio 2008

stato d'emergenza

In che stato ci siamo ridotti.

venerdì 25 luglio 2008

la sacra famigghia

Nel centro di Trento, uno spartitraffico con laghetto davanti alla stazione, è comparso un monumento. Alla famiglia trentina; dove le peculiarità della famiglia trentina si rivela non appena si nota che le figure sono in bronzo. Per il resto, il monumento con la famiglia trentina ha poco a che spartire: madre, padre e due bambini chi li ha visti mai? Un tempo di figli se ne facevano a mezze dozzine, oggi, stando alle statistiche, di figli se ne fanno singoli frazioni, un tre quarti a donna, diciamo, se si escludono gli extracomunitari, che mi pare, trentini non sono. Troppi figli in quel monumento ma anche troppi genitori: è qui al nord che ci si concede il lusso di divorziare più di frequente che altrove. Non è solo questione di numeri: è un’ideologia da pubblicità che monta. L’immagine di un mondo di sani, giovani, borghesi, bianchi sui conformarsi, per condannare chi da questo prototipo resta fuori. Praticamente ogni giorno si registrano discriminazioni e aggressioni a omosessuali, barboni, malati. Gay, handicappati, rom, vecchietti in bolletta, divorziati senza più un soldo, licenziati senza tetto, sieropositivi abbandonati, malati di mente, ladri per necessità o già detenuti senza possibilità di redimersi: questi sì che meriterebbero un monumento. Quelli di cui ci vergogniamo, ma la maggior parte di noi. L’aiuola in cui hanno piazzato il monumento alla famiglia trentina pullula di sorci e piccioni, trentini anche loro, ovviamente. Spero ne facciano buon uso.

giovedì 24 luglio 2008

FENOMENOLOGIA DI LAPO ELKAN

Ognuno ha il suo ruolo, specie d’estate: Bossi vaneggia, Ronaldigno palleggia, Lapo elkan cazzeggia. Questo esemplare di Agnelli, se possibile più vanesio dei suoi consanguinei, usa crescere in riserve protette dove si balocca con i suoi passatempi preferiti: dallo Yacht al vibratore. Tale regime di vita consente solitamente agli Agnelli una vita relativamente lunga salvo che quando non sopravvivono al branco e alla famiglia preferiscono un viadotto. Cosa che tuttavia avviene di rado: più spesso l’Agnelli tipico preferisce rimanere nel suo ambiente confortato solo dall’affetto di sindacati e governi che lo nutrono di rottamazioni e licenziamenti. Sebbene sia lui a nutrirsene sono gli operai a doverli digerire. Loro è questo compito che si sobbarcano lieti di non affaticare il padrone, il quale li ricambia permettendo loro di esultare per i miliardi che gli Agnelli incassano dalla Juventus, metafora del paese in cui una squadra gioca contro avversari che si sforzano di farla vincere. Non ci sorprende pertanto il comportamento del Kan Lapo, cucciolo di Agnelli, che giorni fa si è divertito con un taxi rivendicandone poi la proprietà in quanto FIAT: marchio con cui gli Agnelli indicano ciò che in Italia è ancora più loro del resto. Giornalisti al loro soldo hanno ampiamente spiegato il comportamento su tv e giornali come chiara conferma della simpatia della razza padrona. A conforto di tutti resta escluso ogni pericolo che gli Agnelli si estinguano perchè confermato il motto di Brecht: la madre degli Agnelli è sempre incinta.

mercoledì 23 luglio 2008

Faccela veder, faccela toccar!

L'altra sera, torno dalla ciclabile. Sotto casa, il nugolo di bimbetti vocianti che si rincorrono in bicicletta e monopoattino. Mi si avvicina uno “la tua macchina ha il cambio automatico?” ‘no’, - gli rispondo, ‘ha il cambio manuale’ “Dov’è, posso vederlo?” Mi sposto per mostrargli il cambio. I bambini continuano a correre e urlare; prima si rincorrono, poi sciamano dietro al più piccolino. Scappa come può, il tombolotto biondo, pantaloncini blu e sederone ‘senti, senti!’ – urla uno, ‘dai, dai, prendilo, voglio sentire anch’io!’. Vedo con la coda dell’occhio che mirano al pannolone. "Mio fratello può salire in macchina, che gli piacciono le auto?"ok’ – rispondo ‘Memè! vieni, vieni che puoi salire sulla macchina!!’ Ci giriamo tutti e due, la caccia al tombolotto col sederone azzurro continua ‘senti che puzza!’ – fa uno. Gli occhi del mio interlocutore brillano. Non è vero ma ci credo: sta a vedere che vuol far sedere il fratellino sul mio sedile, così me lo sporca di cacca??? Messa all’angolo da un bambino diabolico di 6 o 7 anni! Potete capirmi, decido di non rischiare. Chiudo lo sportello, premo il telecomando ‘Vi lascio giocare, facciamo un’altra volta, eh?’ Piccoli, teneri, angioli.

come Godot

Aspetto l'estate tutto l'anno, poi quando arriva eccola qua. (P.Conte)

martedì 22 luglio 2008

lunedì 21 luglio 2008

hasta l'autonomia siempre

Siccome, lo dicono gli indici della qualità della vita, a Trento non manca nulla, da qualche tempo chi arriva nel capoluogo non può non imbattersi nel centro sociale Bruno, così intitolato in onore di un orso, evidentemente ideologo dei ragazzi asserragliati nella struttura, a quest'ora probabilmente strenuamente presi dalla lotta per un torneo di bigliardino.
Loro forse il merito di aver decorato lo stabile con un maestoso ritratto del plantigrado cui la porta fa anche da muso. Al di sopra di esso i tinteggiatori non hanno tralasciato di precisare, in caratteri blu: CENTRO SOCIALE PER L'AUTONOMIA.
Sapevamo che si può morire per Danzica, la libertà o la Juventus, ma questi Enrico Toti della gestione locale dell'IRPEF li ignoravamo.
Regioni come la Sardegna o la Val d'aosta sono autonome perchè particolari; il Trentino è particolare perchè autonomo. E' stato il regime fiscale a permettergli un benessere che lo distingue dal quello stivale che nelle classifiche UE duella con la Grecia.
Come con la tetta della mamma, i trentini all'autonomia si sono ovviamente affezionati, tanto da dichiararlo con meno vergogna di quanto facciano i siciliani quando proclamano la loro fedeltà alla mafia.
A supportare questo sentimento, a nascondere le legittime motivazioni di tornaconto un apparato ideologico provvede a esaltare piatti, bellezze e personalità locali, da miss Italia allo Speck a Segantini. Fino a ficcare la parola Trentino nella linea dei bus, nella società che eroga l'elettricità, nel quotidiano più diffuso.
L'aquilotto simbolo di questa provincia che prima dell'Autonomia registrava molti casi di pellagra e oggi di sportelli bancari compare dappertutto: sui tombini, sulla carta intestata, sui aiuole, sui paletti degli spartitraffici.
Solo folklore? Non proprio se un cittadino italiano prima di avere il diritto di voto alle elezioni amminsitrative da queste parti deve risiedervi da almeno cinque anni.
Un fortino, più che una provincia. Un angolino esclusivo. Per entrare a far parte di questa Montecarlo nostrana paesini confinanti che mezzo secolo fa optarono per appartenere al Veneto o per la Lombardia rivendicano le comuni radici. Anche di mele, patate e fagioli.
A fronte di tanta opulenza la nostra è in fondo una curiosità da quattro soldi: chi paga le bollette del centro sociale? Chi permette che uno stabile in centro sia destinato a quell'uso?
Il centro sociale è sicuramente l'unico luogo di incontro e di confronto culturale della regione ma la domanda resta.
A essere capziosi potremmo domandarci cui prodest e risponderci ancora una volta la Provincia, l'ente ammministrativo che forse col governo Berlusconi si troverà a trattare per la prima volta con l'Italia finalmente dalla pari, come con uno Stato estero, e non come una remota colonia da mungere.

domenica 20 luglio 2008

il fine del fine

Un altoatesino - per nome il rumore di una parete che si sbreccia - è precipitato in Asia da una montagna che stava scalando. Il fine pare fosse trovare una nuova via per la cima. Perchè, le altre erano intasate? C'erano dei lavori in corso? Stavano costruendo la 4a corsia? Vista la ressa per raggiungerla, quella cima, il fine del fine francamente sfugge. Speriamo non sia sfuggito al diretto interessato, cui il senso di tutto la montagna deve alla fine averlo rivelato, salutandolo con l'eco del suo urlo.
(Nella foto, un precipitato)

sabato 19 luglio 2008

associazioni a delinquere

Siccome le associazioni di idee sono come quelle a delinquere la vicenda di Riccò, il ciclista trovato dopato al tour, mi fa venire in mente quella di Del Turco, il socialista.
Giorni fa un quotidiano di Riccò invece dei trionfi esaltava ciò che non aveva fatto. Non era scattato, non aveva vinto. Segno, diceva l'articolo, che non assume strane sostanze, segno che è umano, se perde. Una volta i beniamini erano quelli che vincevano, oggi ci si accontenterebbe che perdessero, ma regolarmente.
Una volta da un politico ci si aspettava che proponesse una nuova visione, riforme, nuove leggi. Oggi ci si accontenterebbe che osservasse le esistenti. Da di Pietro non ricordo una proposta: il suo successo sta tutto nel farsi tutore dell'ordine costituito. Un gregario, più o meno.
E' troppo sperare di poter tifare per un campione? Chi ci restituirà l'utopia di un futuro diverso invece che l'auspicio di un presente con meno rapine?
Il sangue di Riccò pare sia portentoso di suo. Forse Del Turco non c'entra.
Ma chi cade dalle impalcature, chi si sfianca nei campi o precipita nei forni, chi arde nel catrame o supplica per un posto da precario che se ne fa di un sindacalista semplicemente onesto?
Tanto vale darsi all'ippica.

giovedì 17 luglio 2008

comunque buone vacanze (a chi può permettersele)

Il Ministero delle Finanze, già restio a fornire statistiche in merito (comunica i dati alle sole confessioni religiose, che ne danno notizia con estrema riluttanza), è peraltro estremamente lento nel diffondere i dati. Le ultime comunicazioni ufficiali e definitive si riferiscono incredibilmente alle dichiarazioni dei redditi del 2001 (redditi 2000).
Questa la distribuzione: 87,25% Chiesa Cattolica 10,28% Stato 1,27% Valdesi 0,42% Comunità Ebraiche 0,31% Luterani 0,27% Avventisti del settimo giorno 0,20% Assemblee di Dio in Italia Va notato che, in tale occasione, su oltre trenta milioni di contribuenti solamente il 39,62% ha espresso un’opzione, solo il 34,56% della popolazione, quindi, ha espresso una scelta a favore della Chiesa cattolica. Per dare un’idea dell’enormità della cifra corrisposta grazie a questo meccanismo, la Conferenza Episcopale ha disposto nel 2004 di contributi per 936,5 milioni di Euro.
(fisicamente.net)

mercoledì 16 luglio 2008

‘Casanza’ (partire è un po morire?)

Ame(rica)nità Dal parrucchiere ho letto che negli USA la macina della crisi sta stritolando anche gli studenti, che non trovano nemmeno più i lavoretti estivi. McDonald è ambito dai nuovi disoccupati e da gente di mezza età che ha perso il lavoro. Le ganasce della povertà son via via più strette: sempre meno americani hanno i soldi per le vacanze.
Poveri dentro
Bloccati in città o al paesello, in coda a Wal-Mart in attesa dei saldi, assurgono a veri, nuovi alternativi. Per farli sentire meno poveri, infatti, il genio USA ha sfornato un neologismo che vorrebbe ammantare di fascino il nuovo trend pezzente: staycation’, combinazione di stay (stare) + vacation (vacanza). Pare che le agenzie di marketing stiano già sgomitando per accapparrarsi i diritti.

Alternativi senza alternative A noi, che delle mode ce ne freghiamo, alternativi senza alternative prima che inventassero il no-shopping day, aborigeni del riciclo per necessità, precari funamboli del turismo responsabile quando i compagni ‘paninari’ del liceo sguazzavano nelle seduzioni da villaggio turistico, questa manovra linguistico-pubblicitaria fa quasi tenerezza. Non sopporto la ressa; la carne rosa avvizzita e cadente che si trascina in massa sulla spiaggia mi fa ribrezzo. Sono pudica: il caldo non mi rende menefreghista al punto da imporre le mie imperfezioni alla vista altrui.
Quando ero giovane ballavo le ore di coda in autostrada al ritmo dei Rolling Stones saltando sui sedili. Oggi, non trovare fila dal panettiere il 16 luglio mi dà allegria. Mi rasserena trovare parcheggio in città: ieri, che avevo abbondato nel parchimetro, ho regalato l’ora in più al signore che ha occupato le mie righe blu.
Piccole e fugaci gioie quotidiane; immagino non soddisfino tutti. Eppure le persone che ho incontrato ieri in uffici e negozi erano sorridenti e disponibili. In fotocopisteria stamattina mi hanno regalato una penna: bella cicciosa, di quelle col tratto morbido. ‘Casanza’ – dunque, sarebbe il nostro conio per ‘stayation’…. Sarà che i miei sono partiti e ho casa tutta per me, ma è davvero un binomio perfetto!

il passo dell'oca

(Panorama, 31 ottobre 2007)

lunedì 14 luglio 2008

Isiman jek sunò

Ecco la 2° parte dell’intervista a N., il ragazzo rom incontrato per le “Voci dal Sottoscala”. Dicevamo dei matrimoni combinati, spada di Damocle per i giovani rom. E delle “indagini” condotte dai parenti per conoscere la famiglia della sposa desiderata. N.:.. ‘Chi è quella lì? Chi è il padre? Lo conosci? Puoi mettere una buona parola?’ - ci si rivolge a un mediatore, che fa la proposta “cifrata” al padre della ragazza: ‘Ti va di andare a bere un caffè? Lo accetti volentieri?’ - che introduce una richiesta di matrimonio per la figlia. Mi immagino i due al bar invece… N.: No! La formula del caffè serve per andare a casa e rivedere la ragazza.. un conto è vederla vestita e truccata alla festa, un altro a casa, quando serve il caffè. A volte ti passa davanti e non la riconosci neanche! Comunque l’importante è che il padre sia benestante, tranquillo, carismatico: da noi dicono che se il padre è intelligente anche i figli lo sono.
DC: Per via della tradizione orale di generazione in generazione? Ma ci sono interessi economici in questi matrimoni? N.: Sì, e mica sono cifrette! Mia nonna mesi fa aveva trovato una donzella per me, alla bellezza di 40.000€! i miei nonni li avrebbero versati al padre della sposa, ma li ho mandati a quel paese! Loro e i loro soldi. Hanno provato in tutte le maniere, da quando avevo 16 anni ogni 3 mesi mi propongono una sposa. Mia nonna ha avuto 15 figli, noi siamo in 7, io sono il primogenito, e se non si sposa il più grande, nemmeno gli altri non possono. DC: Questione affascinante e arcaica, quella dei matrimoni combinati…. N.: Sì. L’oro, lo sfoggio delle ricchezze nei matrimoni è fondamentale. Nelle feste si riflette il pensiero dei genitori “voglio che mia figlia abbia il meglio”, la competizione tra famiglie. Una volta gli sposi non si vedevano fino al matrimonio, ora sì, ma le loro opinioni comunque non contano. È una questione di onore. DC: Ma possono separarsi? N.: Tendenzialmente è molto difficile. Ma se la sposa disobbedisce, c’è una cerimonia in cui si fanno incontrare le parti per trovare un accordo. Non ci sono leggi scritte, tutti si basa su codici orali. Per esempio, come figlio primogenito io dovrei decidere del matrimonio combinato dei miei fratelli e sorelle, ma gli ho detto che mi astengo: come posso decidere per loro? Ho segnato il passo, anche i miei fratelli e sorelle hanno resistito al matrimonio combinato, ma credo che se venisse qualcuno a chiedere la mano delle mie sorelle, loro adesso cederebbero. Magari un vedovo, che chiude un occhio e si accontenta di una di 23 anni.
DC: E il rapporto fuori dal campo, fuori dal clan com’è? N.: Non tutti sanno che sono rom, ho paura di essere rifiutato, anche se a me non è mai capitato. Le persone intelligenti capiscono. Ma a un mio amico rom a un colloquio di lavoro il direttore dell’azienda, quando è venuto fuori che era rom, gli ha detto “purtroppo noi questa minoranza non l’accettiamo, lì c’è la porta!’ DC: Scusa, ma è legale?? Non poteva mica fare una cosa del genere! N.: No, ma lui come direttore può dare tutte le giustificazioni che vuole, e come fai a dimostrare che gli ha risposto così? Prima che illegale, non è giusto eticamente. Comunque di solito i rom non hanno amici non rom. I genitori sono molto severi, e non vogliono che i figli escano e “si integrino”. Hanno paura che si innamorino, sposino una ragazza italiana e scardinino i meccanismi del clan. DC: Proprio come dei genitori italiani “avrebbero paura” se una figlia sposasse un rom. È incredibile! Hanno le stesse paure! N.: Sì, ma non si affrontano né confrontano. E non sanno cosa si perdono! Non c’è nulla di più bello che conoscere altri popoli e altre culture.
DC: Vorrei chiederti di un altro luogo comune: zingare con poteri magici, che ti leggono la mano o ti lanciano una maledizione….. N.: Sì, ci sono. Da noi quando nasce un bimbo gli mettono una pietra blu nei capelli, o lo vestono di blu, contro una specie di malocchio. Poi ci sono delle regole: non deve uscire di notte, non deve attraversare strade sporche… Porta sfortuna. Da noi si dice “OGREI SARDÀ” quando un bambino è passato in un posto che porta sfortuna o lo fa piangere. Per le pratiche magiche si va da una donna anziana. Per esempio, c’è una pratica per togliere il malocchio dove ti mette sulla testa della cenere di legna sciolta in acqua. A volte funziona. Ma non so se è vero o se ci prendono per culo. DC: E dimmi, qual è l’immagine (media) di un italiano visto dai rom? N.: Sono visti male: gente inquadrata. Casa/lavoro/famiglie il meno numerose possibile. Le donne sono viste come suore o zitelle. Siete “GAGI”, che significa “non rom”. DC: Che ha un’accezione negativa… Vuoi aggiungere qualcosa? N.: Voglio abbattere il muro, o almeno contribuire. Anche per questo faccio il mediatore culturale nelle scuole: provo a “accendere qualche lampadina”. Credo che il cambiamento possa venire solo dai giovani. I vecchi sono troppo orgogliosi. Dicono ‘perché devo cambiare io per lui?’ e si chiudono. È vero che fra i rom c’è tantissima delinquenza, che personalmente condanno, ma ci sono anche esempi positivi. Io cerco di essere un modello, anche per i miei fratelli. Secondo me la salita è lunghissima, e non so chi arriverà in cima, ma bisogna provare. Ci vorranno secoli per cambiare le cose. Spesso, però, bastano incontri banali, quotidiani, anche al supermercato. Non bastano invece – (e a volte non servono) - grandi eventi organizzati da grosse istituzioni. Isiman jek sunò significa 'I have a dream' - ho un sogno, in romanesc

domenica 13 luglio 2008

parassiti alti e biondi

Le autonomie speciali nascono come risposta alle peculiarità storiche e sociali. In tutti i casi, tranne che in Trentino, dove una provincia come tante grazie al collegio elettorale di De Gasperi ed un regime fiscale da Liechtstein si è arricchita fino a non somigliare per nulla al Paese che lo foraggia. È così che si spiegano tre notizie che hanno portato la patria di Cesare Battisti sui giornali. Notizie come sempre elencate tra quelle più curiose, perché ciò che avviene da queste parti davvero non ha nulla a che vedere con la penisola di cui per la verità, da tanti punti di vista, le Dolomiti non fanno parte. Dapprima c’è stato il roveretano che continua a pagare l’ICI. Per principio, perché dice, era una tassa giusta. Poi c’è stata la condanna – a 4 mesi di reclusione, roba da Cogne – a due coniugi rei di aver buttato elettrodomestici nel cassonetto sbagliato. Da ultimo, a proposito di elettrodomestici, l’installazione, di cui anche l’Ansa ha dato conto, di una ventina di lavatrici in piazza Duomo da parte di Anna Scalfi, un’artista locale. Riuscite ad immaginare eventi del genere a Palermo, Napoli, Roma, Genova? O anche, per rimanere nelle dimensioni del capoluogo tridentino, a Cosenza, Caserta, Trani, Frosinone? No, e sapete perché? Perché altrove soldi per pagare l’ICI o buttare elettrodomestici in un cassonetto o artisticamente per strada non ce ne sono. Il fatto è che se c’è un figlio prediletto ce n’è sempre uno trascurato. Se, in concreto, il bilancio in termini di imposte versate e servizi ricevuti dallo Stato tra tutte le province vede Trento in seconda posizione dopo Aosta vuol dire che altrove sgobbano per poi fare la fila al pronto soccorso o per l’asilo. Questione di mentalità? Il senso dello Stato marchia il DNA dei trentini e li fa partecipi del bene comune, dall’ICI alla raccolta differenziata? Solo a patto di credere che i tantissimi extracomunitari e italiani diventino asburgici non appena mettano piede dalle parti dell’Adige. Se poi si argomenta che solo qui gli sbirri pattuglino l’immondizia, la risposta rimane valida: chi paga per il lusso di quei poliziotti a Trento? Il contribuente di Caserta, i sorci nel pattume e la malavita che li ammaestra. E poi il terrone è lui.
(Nella foto, un trentino senza tuta da sci.)

sabato 12 luglio 2008

in ginocchio

Giorni fa su Repubblica Curzio Maltese criticava Sabina Guzzanti. Scriveva che il suo numero a piazza Navona era appunto show, non politica. Quelle gag anzi proprio alla politica avrebbero fatto male, e benissimo al governo che ne sarebbe uscito rafforzato. È vero che sull’antiberlusconismo è nata un’industria e che nulla come una specie di comizio funziona per promuovere l’ennesimo libro con videocassetta sull’agonia della libertà d’espressione. Ma il PCI è morto da un pezzo, col suo seguito. La gente non vuole che al governo vada un altro partito: vuole che cambi la politica. Se a Cipputi l'ombrello glielo infila un ex di Democrazia Proletaria invece che di Pubblitalia cambia poco.
Puoddarsi sia qualunquismo.
Di certo a Berlinguer, a Togliatti, forse anche ad Occhetto ci si affidava senza discutere; non alle manovre di D’Alema, Rutelli, Veltroni. Manovre di cui si ignora la natura ma non gli effetti. Dopo tanti salamelecchi sberle sotto forma di critiche aveva ricevuto da sindaco Veltroni dal vescovo della sua città. Prima il family day aveva demolito i DICO e i loro mille compromessi. Meglio Pasquino, meglio la Guzzanti, e pazienza se non fa ridere.
Per aver rivolto la parola ad un travestito il portavoce di Prodi e mezzo governo tremò; perché adesso invece dire quello che tutti sospettano, che il premier ricompensa servigi intimi con cariche pubbliche diventa indelicato? Forse perché così appare ai mass media? Un libro edito da Kaos s’intitola Lo scambio. Tratta del patto sotterraneo con la sinistra che fa di Berlusconi il padrone delle nostre antenne. In effetti forse altre questioni vengono prima delle prestazioni di una showgirl. Ma non so se è sorvolando che si va al governo. Di certo non è appassionandosi al delitto dell’estate come i tg a reti unificate vorrebbero che si cambia il Paese. Metà di esso resta con la sensazione di essere stata raggirata. Come se tutti questi anni gli avessero spacciato un machiavellismo: che ad attaccare un avversario in realtà lo si favorisca. Che se uno ti prende a calci la cosa da fare è obiettare che non è cortese da parte sua. Adesso che non solo una ministra ma tutta l’Italia è in ginocchio, la verità è quella davanti agli occhi di tutti: i calci li abbiamo presi noi, e gli avversari di chi ce li dava servivano a tenerci fermi e buoni.

venerdì 11 luglio 2008

un cervello di meno (buon fine settimana)

Sergio Caputo
Dopo il tour del 1999 si trasferisce in California dove attualmente vive e si dedica a tempo pieno al jazz, esibendosi spesso con un quintetto. Nel 2003 è uscito un suo album strumentale dal titolo That Kind of Thing (Quel tipo di cosa), in cui esordisce come chitarrista jazz e a cui hanno collaborato alcuni tra i migliori jazzisti californiani. Questo disco è stato annoverato fra i 50 album del suo genere più ascoltati in radio nelle classifiche americane R&R e ha vinto l'award di Smooth Jazz.com (sito leader del genere musicale jazz-smooth jazz-chill etc) come album indipendente più downloadato dell'anno nel 2005.
(si ringrazia Wikipedia)

giovedì 10 luglio 2008

Buone notizie

negli ultimi anni il 68 per cento degli uomini sposati ha detto di avere regolari rapporti sessuali (erano, negli anni '70, il 52) e così il 56 per cento delle donne (che erano il 38). (La Repubblica) Entrate per i 236.737.207 euro e uscite per 245.805.167 euro: è il bilancio consuntivo consolidato 2007 della Santa Sede. Il risultato netto è quindi un disavanzo di 9.067.960 euro, (Apcom) Luci e ombre nell'happening musicale di Pino Daniele in piazza del Plebiscito, nella sua Napoli. Nel concerto organizzato per festeggiare i 30 anni di carriera, il cantante partenopeo si circondato di ospiti e amici, tra cui Gigi D'Alessio, fischiato impietosamente da buona parte dei 50mila spettatori presenti. (Tgcom)

mercoledì 9 luglio 2008

la belva stagione

Fino a qualche anno fa c'era il successo dell'estate, il festivalbar. Ora c'è il delitto di Luglio. Sarà l'afa o le paginate da riempire, d'estate gli inviati migrano sul luogo del delitto. Come si sceglie un delitto per l'estate?

Intanto il sesso non guasta mai. Ma "strano": di gruppo, su internet, saffico. Dall'Olgiata a via Poma a Garlasco a Perugia ad una scogliera Ligure ormai c'è una geografia di nobili precicipate, oltre che decadute, o ragazze vittime dei propri e altrui calori. Donne del centronord, quindi benestanti, disinvolte, piacenti, colte. Prototipi che chi boccheggia in cucina in preda all'arrosto e al mutuo può guardare finalmente con rivalsa, dopo un anno di invidia.

Capita che nelle foto dei giornali le vittime sono a spalle scoperte, maliziose. Quest'anno è toccato a Federica, ragazza del nord (nessuno invidia uno del sud) che, lasciano intendere i tg, era andata a spassarsela in quella specie di Sodoma che è la Spagna. Ben gli sta, sotto sotto. Non è molto diverso dal guardare i big di un reality sbranare un granchio in mezzo all'oceano o pizzicati sopra un giornale scandalistico. Mi sbaglierò: il segreto del successo di questi tormentoni rimane lo stesso. Non tengo dinero.

martedì 8 luglio 2008

chiamalo fesso

Un anno prima di morire, Morrison mostrò ai suoi compagni una brochure delle Seychelles e disse: «Non sarebbe un luogo perfetto per fuggire, mentre tutti pensano che sei morto?». (Corriere della sera, 08.07.2008) E voi, dove sparireste?

domenica 6 luglio 2008

Che pizza sti Rom?

Oggi ho scoperto che sono “GAGI”. No, nonsgagia”, (sveglia e sbarazzina) - ma un mix fra una suora e una zitellona bianca, presa da casa e lavoro.. un modello negativo, da evitare. Me lo dice N., rom stanziale, quando mi spiega come sono visti gli italiani dai Rom. N. ha 24 anni, studia e lavora e che ha chiesto di mantenere l’anonimato: è un’altra “Voce dal sottoscala”. A parte le due zingare che mi hanno fermato in autogrill anni fa, credo sia il primo rom con cui ho una vera e propria conversazione. Rischio di fare domande sciocche. Macchè roulotte! Siamo in un bar. N.: Vengo dal Kosovo. Correva l’anno 1995 quando la mia famiglia si spostò in Italia per cercare fortuna. In Kosovo ho sempre sofferto la fame, ma i miei, già lì mi avevano mandato a scuola, anche se lo studio non è prioritario per i rom. Il lavoro nemmeno; c’è un po’ la mentalità “oggi ce l’ho, domani chi se ne frega”. Noi però siamo stanziali, e quando mi hanno mandato a scuola, i miei hanno scelto la scuola serba, dove insegnano sia l’alfabeto latino che quello cirillico. (La scuola albanese, invece, insegna solo quello latino)”. Donna Cannone: Il cirillico? Sti cazzi! Ehm, volevo dire – interessante! E dimmi un po’, la tua lingua qual è? Mi risulta che non sia scritta? N.: La mia lingua, il “romanesc”, di cui esistono alcune varianti, come il sinti, non è scritta, ed è molto influenzata dai luoghi in cui viviamo. DC: Ma cosa spinge i rom al nomadismo, a spostarsi? N.: Di fondo sono questioni politiche ed economiche. E poi c’è la paura. Di essere conosciuti, o individuati, anche dalle forze dell’ordine. È vero che molti rom vivono di furto e spaccio, e ora sta iniziando anche la prostituzione. Ma il nomadismo appartiene alla nostra cultura, è la voglia di esplorare, viaggiare, conoscere. Il mio clan vive in appartamento, ma ho dei parenti che vivono in campi; lo fanno o perché vogliono, o perché sono costretti, non lo so e non ritengo sia il caso di chiederglielo. Non tutti i rom qui hanno voglia di lavorare.. ma c’è anche chi vuole avere una casa, dove vivere, lavarsi, far crescere i figli. È anche vero che privare i rom del campo è stroncarli, metterli in gabbia; molti si sentono soffocare, preferiscono fare quel cazzo che vogliono, quando vogliono, sentire la musica, fare le griglie…
DC: Ho difficoltà a immaginare un clan in appartamento“quando sono arrivato in Italia, ci hanno messo tutti in un vecchio edificio, fuori dalla città, io lo chiamavo “il ghetto”; andavo a scuola, con l’autobus, che passava dopo ore, e ci voleva un secolo per arrivare, eravamo fuori dal mondo. Comunque a scuola ho imparato, a conoscere nuove culture e nuovi modi di pensare. Il ruolo degli assistenti sociali è stato molto importante, per far mandare i figli dei rom a scuola. Per i genitori rom era - ed è – indifferente. Invece è importante. Oggi i miei amici sono quasi tutti italiani, io studio e lavoro e vado anche nelle scuole come mediatore culturale”.
N. non è sposato. Ogni 3 mesi i suoi nonni (e prima i suoi genitori), tornano alla carica: pronti a sganciare anche 40.000€ al padre della sposa, se lui accetta il matrimonio combinato. Ma N. rifiuta. N.: Vero, mia madre mi ha sempre detto ‘se tu sei felice, io sono doppiamente felice’ DC: E tuo padre? N.: Mio padre l’opposto, per lui è fondamentale sposarsi, e farlo da giovani. I rom si sposano, con matrimonio combinato, intorno ai 14 anni. Come molti, lui è influenzato dalla pubblica opinione del clan. Nella cultura rom l’egemonia è dei vecchi, la gerarchia supporta gli anziani, ma questo la rende la cultura più arretrata che io conosca. Non c’è libertà. È un delirio. Ti devi sposare, giovane, e non con chi vuoi tu. Le donne devono custodire la verginità, che è specchio dell’onore dei genitori. DC: Raccontami un po’ come funzionano sti matrimoni combinati? N.: Facciamo che siamo a una festa di matrimonio, o per una circoncisione, o perchè finalmente è nato un figlio maschio. Insomma, alle feste comunque ci sono minimo 500 persone e sappiamo, no? che alle feste la donna si fa bella, si veste elegante. Ecco, mettiamo che lì uno vede una ragazza che gli piace, allora fra i nonni iniziano le indagini…
Volete sapere come va a finire? Tornate la prossima settimana!
La chiacchierata con N. è molto lunga e interessante, per questo ve la proponiamo in due momenti. To be continued…. In foto: Pizza zingara Un ringraziamento particolare al nostro amico e programamtore BN per il fantastico banner delle Voci dal Sottoscala

refrigerio

Questo blog offre servizi che gli altri neanche si sognano

sabato 5 luglio 2008

cocomintern

Come si sconfigge l'intolleranza e la volgarità? Coltivando cultura e argomenti delle proprie ragioni. Questo fine settimana da qualche parte, in Trentino, si svolgono le selezioni di Miss Padania, ma i migliori di noi convergeranno a Villa Lagarina (TN), per un appuntamento che farà riassaporare e ribadirà i motivi ispiratori delle lotte del proletariato: la festa del cocomero! Rotondità rosse: il nostro ideale di donna.

venerdì 4 luglio 2008

se ne intende, si vede

Mara Carfagna Nel 2001 si laurea in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Salerno discutendo una tesi in Diritto dell'informazione e sistema radiotelevisivo con una votazione di 110/110 con lode (si ringrazia wikipedia)

come te lo DICO?

Vi proponiamo un documento storico: il futuro di una volta. Righe che stanno tra la il futuro e il passsato remoto, auspici andati a male. Fantascienza, alla prova dei fatti. Il paragrafo che nel programma dell'Unione trattava di quelle di fatto, che così tanto le somigliavano. E voi, come lo avreste scritto? "L' Unione proporrà il riconoscimento giuridico di diritti, prerogative e facoltà alle persone che fanno parte delle unioni di fatto. Al fine di definire natura e qualità di un unione di fatto, non è dirimente il genere dei conviventi nè il loro orientamento sessuale. Va considerato piuttosto, quale criterio qualificante, il sistema di relazioni (sentimentali, assistenziali e di solidarietà), la loro stabilità e volontarietà".

mercoledì 2 luglio 2008

Un grande prato verde dove nascono speranze?

(...senza punti di domanda, lo cantava Gianni Morandi). Giorni fa ho visto comparire un piccolo campo nomade, nella zona del “marinaio” a Trento sud, accanto alla ciclabile, raccolto fra la tangenziale, i campi e il depuratore. 5 camper; passavo sui roller la mattina e sentivo i bambini giocare, i cani abbaiare. Il primo giorno mi sono stupita, ho rallentato per osservare, un po’ curiosa e indiscreta, le roulottes e il carico di metallo sul furgone. Dev’essere scomodo passare la vita in un camper. Il mio ex ne aveva uno; era bello, sì, viaggiare, andarci al mare e in montagna – ma quando ci pareva e c’era il sole. Mica in inverno, magari senz’acqua e senza luce, col rischio di perdite di gas dal bombolone…. Poi, così come sono venuti, sono spariti. Cioè, al posto dei camper sono spuntati dei pali di ferro; l’area è stata perimetrata con nastro da cantiere bianco e rosso. Quando, passando, non li ho più trovati, mi sembrava che fosse partito un amico senza salutare. Non conosco i pensieri che dalle roulottes accompagnavano me e i pedoni e i ciclisti – forse qualcuno ha invidiato questi grassottelli ricchi di tempo e gonfi di noja... Io, a quella donna con i capelli lunghi seduta sotto la tenda mentre i bambini correvano intorno ci avrei voluto parlare. Sedermi con lei e farmi raccontare. Il Comune sotterra le speranze Il terzo giorno, oltre al nastro bianco e rosso, un cumulo di grossi massi e terraglia su ogni piazzola. Hanno sommerso anche il predellino dimenticato nella fretta. Massi che sembrano dire “Non vi vogliamo. Preferiamo un cumulo di pietra a degli esseri umani come voi. Non tornate”. Mi stupiscono; mi imbarazzano. Mi fanno vergognare: della gente che abita qui. Mi interrogo sui sentimenti degli operai che li hanno posati. Superbia di aver rimesso a posto le cose? Spererei in un po’ di vergogna; almeno un briciolo di imbarazzo. E poi, chissà quando hanno agito? (Credo di notte – ma non ho le prove). E chi avrà fatto la segnalazione? Avrei dovuto fotografare questi momenti. Almeno in foto, avrei potuto invertirne la sequenza. Immaginate? avrei potuto raccontarvi che un tempo dove c’erano massi inospiti e ingombranti, il Comune li aveva spazzati via
per far posto a una piccola comunità

requiem di un bar

Un posto dove incontrarsi, soprattutto per caso. E bere qualcosa, suonare o ascoltare musica in sottofondo o soprattutto, tanto da ballarla. Un posto dove giocare a bigliardino, organizzare una rapina oppure starsene in pace, a leggere il giornale di ieri. Un posto dove potevi trovare l’ubriacone l’intellettuale e il marocchino. Anche nella stessa persona. Questo era il Paradiso. Qualcuno lo chiamava bar. Troppo poco ma forse in fondo può bastare, in mezzo ai pub, ai discopub, ai wine bar che lo hanno soppiantato. Sì perché il Paradiso chiude. Oggi la gente vuole locali dove sfilare, sorseggiare e sghignazzare senza capire bene perché. Tutti diversi, in fondo tutti uguali. Invece il Paradiso non lo confondevi. Con l’insegna ad olio e le pareti scavate, con i divani da rigattiere e la barista da Fellini. Ti davi appuntamento al Paradiso e ti eri già presentato: prendere o lasciare. Mi piacciono le salopette, Gramsci e Platini. Vado in vacanza a un quarto d’ora da qui o in Nuova Zelanda, mangio di gusto ma se capita, l’ultima volta non ricordo quando. Ho due mici, un'ernia e un Ape con dentro una cassetta di De Andrè, facciamo un giro?

martedì 1 luglio 2008

il doppio mente

Il leader del Pd da Brindisi annuncia: «Siamo lì, a una incollatura, dobbiamo fare insieme l’ultimo miglio».
(6 aprile, l’Unità)

Veltroni: Consenso governo sceso di 5,3 punti in un mese
(30 giugno, La Repubblica)



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