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martedì 20 luglio 2010

cry for me, Argentina

"In un paese dove si stima che cattolici siano più o meno il 91 per cento della popolazione, da oggi c’è una legge che autorizza il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Succede in Argentina, primo paese dell’America Latina a sancire così legalmente le unioni omosessuali. Il disegno di legge, sostenuto dal governo di centro-sinistra della presidente Cristina Fernandez de Kirchner, è stato approvato con 33 voti a favore e 27 contrari."

martedì 27 aprile 2010

la partita del secolo

Barcelona - Inter in Spagna è già diventata la partita del secolo. Non è detto che esagerino. Il presidente del Barcellona è sul punto di partecipare alle prossime elezioni. Una vittoria della Champions League gli darebbe la spinta per vincere anche quelle. E chiedere per la Catalogna qualcosa che va oltre l'autonomia. Contro Messi e compagni, ma anche contro un popolo intero, solo un arbitro scandaloso come all'andata può salvare l'Inter. Che la storia di una nazione possa cambiare per il piede sinistro di Zanetti a noi, interisti e non, ci fa un pò invidia: dalle nostre parti tutto dipende dal braccio destro di Bossi.

venerdì 2 ottobre 2009

ringrazao los lettores deu bloggao a dos piazzigne

Dunque, come potete vedere alla vostra destra, il comitato olimpico internazionale, che ci segue assiduamente, ha scelto Rio come sede delle olimpiadi del 2016, scartando per prima la candidata statunintense.
Fa una certa impressione quanto lenta ma quanto alta sia l'onda dei cambiamenti, a volte. Perchè Rio sede delle olimpiadi è il frutto anche di quello che in centro e sud america si mise in moto ormai dieci anni fa, quando a parlare di quello che accadeva da quelle parti c'era solo Minà .
Le altre candidate erano tutte degnissime e, in un certo senso, collaudate. Dopo Seul e Pechino che in Asia le cose funzionino lo abbiamo imparato. Quelli di Barcellona poi qualcuno ancora li giudica i giochi più belli della storia. Affidarsi a Chicago sarebbe stato, dopo Los Angeles'84 e Atlanta'96, instaurare una specie di tradizione a stelle e strisce.
Ci dispiace per Obama, ma scendendo nell'altra America i cinque cerchi potranno dimostrare, speriamo, che un'utopia che nel 2016 sarà già storia in fondo utopia non era: un altro mondo è possibile.
Altrimenti, le olimpiadi, tanto varrebbe non farle.

sabato 19 settembre 2009

W zapatero

Fino ad un anno fa non si parlava che di Spagna. Libera sul versante dei diritti civili, rampante su quello economico. Zapatero annunciava il sorpasso sull'Italia, prevedeva quello sull'Inghilterra. Ora di Spagna non si parla più. Forse perchè l'inflazione è il doppio che da noi. Eppure proprio adesso Zapatero sta dimostrando di non essere solo il paladino del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Ora che va in tv per annunciare, con coraggio, che aumenterà le tasse. Ma anche ora che estende i sussidi ai disoccupati, che aumenta le pensioni di due punti percentuali oltre l'inflazione programmata. E soprattutto ora che con una legge per la libertà di stampa scalfisce gli interessi del Pais il solo grande giornale che non lo osteggiava. Probabilmente Zapatero perderà le elezioni, quindi. Ma a che sarebbe servito vincerle se avesse avuto il programma del PD?

venerdì 5 giugno 2009

alla faccia di Manheimmer

Le elezioni si avvicinano e questo blog non si sottrae: ecco i pronostici, ricavati dagli ultimissimi sondaggi dei maggiori istituti demoskopici, da quello di fianco, da un pizzico di sano pessimismo e da un dado.
PDL:..................37,5
PD:....................27
LEGA:..............9,5
IDV.....................7,5
UDC....................6
S&L:..................3,5
DEstra...............3
RC&PDCI..........3,5
RADICALI .......1,5
PCL:..................1

lunedì 30 marzo 2009

B2B: Dal Bangladesh a Bozen, con amore

Quella di oggi non è proprio un’intervista. È più una storia.
La storia di Nishat, che ho incontrato in treno.
Mi giro sbuffando, un po’ innervosita. Con tutto lo spazio che c’è, possibile che questa mi si spalmi addosso? Il treno rallenta. Una voce da un viso dolce mi chiede «va a Bolzano anche Lei?» Non so come faccia a sapere in che direzione scatto per prendere la coincidenza, ma comunque «sì, vado verso il Brennero». E mi rabbonisco. Mi sembra giovane e indifesa. Le spiego dove prendere il treno – di solito al binario 2 piazzale ovest. Gli occhi scuri scivolano sul binario. Ha una valigia enorme, l’aria mite. È questione di un attimo – aiutarla e prenderla sotto la mia ala protettrice. Mentre ci scapicolliamo con il suo valigione penso che sono addirittura disposta a perdere il treno pur di arrivare con lei al binario tirando questo macigno, ma poi, leonessa protettrice, con una cortesia che non ammette rifiuto chiedo di ai due arabi scesi prima di noi di aiutarci a trasportare il valigione giù e su per le scale della stazione. Un ascensore chissà se c’è. Abbiamo i minuti contati, non possiamo sprecarli a cercarlo. Poi, due mani sconosciute su una maniglia pesante. Il mio passo pesante affretta i suoi, piedini avvolti in stivaletti neri elasticizzati con una punta affilata, molto lunga e sottile. Scarpe strane. Fanno pendant con la borsetta, nera. Di uno stilista italiano sconosciuto. Almeno a me. E non c’azzeccano con il capottino marrone – che protegge il corpo snello e nasconde la bellezza del verde scintillante «è un sari, questo?» le chiedo quando siamo sedute una di fronte all’altra sui sedili sporchi, pochi minuti e molti scalini dopo.
«No – il sari è indiano, e è impossibile da portare per viaggiare, perché è tutto un fascio – non ci si muove. Si usa nelle feste e nelle cerimonie». Mentre le colline dell’Appennino scorrono sotto la pioggia, mi scuso perché le farò un sacco di domande sceme. Non ho mai conosciuto nessuno del Bangladesh. Anzi, non so nemmeno dov’è! Nishat lascia cadere alcune informazioni. Mi dà del Lei, anche se le ho chiesto subito di darmi del tu, ché altrimenti mi sento vecchia. Non sono brava a dare l’età, ma credo abbia circa 24 anni, non di più. (E io non sono sento una matusa!) Nishat mi racconta che vive a Bolzano da oltre 10 anni ma studia a Verona, in una scuola per assistenti sanitari. Comincio a farmi delle domande – mi chiedo che ci fa da sola a Bolzano. Se la sua famiglia è in Bangladesh, forse è stata adottata? Parliamo delle piantagioni di riso – mi dice che al suo Paese ne crescono vari tipi, ma che quello principale si può coltivare solo nei due mesi prima della stagione delle piogge, perché poi l'acqua ricopre tutto e le piante muoiono. Racconto che da quando ho scoperto alcune spezie indiane e il riso thai, quello italiano non lo compro più. Del resto i risotti mi vengono sempre male. Poi mi chiede come si coltiva il riso in Italia. Ovviamente non so rispondere. Blatero qualcosa sulle mondine e cambio discorso. Viro sulla stagione delle piogge, «ma quante stagioni ci sono in Bangladesh?» «Sei: la primavera, l’autunno, l’estate, la stagione delle piogge, quella dei monsoni e la stagione secca». Si stupisce Nishat, nel vedere le montagne all’orizzonte di Bologna. «Credevo che ci fossero solo in Alto Adige!» - Quanto è grande Verona? E Trento? Quanti abitanti ha e per quanti km si estende? - Ma che ne so??? Poi parliamo di soldi – che sembrano un punto focale nei suoi discorsi. La vita costa poco, in Bangladesh – dove la moneta si chiama taka e oggi con un euro ne compri 85. Ma se hai uno stipendio italiano, ci vivi bene, puoi pagare un affitto di 60/70 taka al mese. Se invece lo stipendio è bengalese, prendi 70 taka al mese e non ce la fai. Poi Nishat prende una foto dalla borsetta «ti faccio vedere una cosa» - mi dice. È la sua foto di matrimonio «mi sono appena sposata». Il quadro si fa più nitido. O forse più confuso. Ricordo ragazzi indiani di famiglie “moderne”, studenti e ricercatori e immigrati di seconda generazione che hanno vissuto negli USA, in Inghilterra e in Italia ma che si sono “arresi” alla tradizione del matrimonio combinato. Salvo poi vederlo fallire infelicemente. Quale sarà la storia di Nishat? Forse sono falliti solo i matrimoni combinati che ho conosciuto io. Guardo la foto senza sapere bene che dire. Non sono particolarmente favorevole al matrimonio, né all’istituzione della famiglia. A prescindere dalla nazionalità di chi la pratica. Il marito, nella foto, è brutto forte. Lei, trasformata dal trucco pesante, è comunque scintillante nel rosso vivo dell’abito e nell’oro abbondante che le orna mani, polsi, capelli e décolleté.
Il discorso prende corpo – mi racconta che è stata un mese in Bangladesh «i miei sono tornati la settimana scorsa. Al matrimonio sono state invitate ben 1200 persone. Mio padre ha dovuto pagare per tutti, anche se non tutti sono venuti. Io avevo chiesto che confermassero se venivano, ma non lo hanno fatto. Comunque mio zio, che vive in Inghilterra, ma prima viveva con noi – in Bangladesh abbiamo ancora una casa dove abitiamo tutti insieme, quando ci andiamo – visto che era un matrimonio importante, perché sono la figlia maggiore – ha deciso di aiutare mio padre e paga una parte delle spese. I nostri matrimoni non sono come qui da voi» No: c’è un cerimoniale preciso e complesso. Il primo giorno ti devi vestire di giallo e il giorno del matrimonio di rosso. «Gli altri giorni, io mi sono vestita di rosa e poi di bordeaux». Si guarda i palmi delle mani. All’inizio avevo pensato che quei segni rossi fossero dovuti al peso della valigia o a qualche eczema. Invece sono ciò che resta dell’henné.
to be continued...

Le Interviste Scomode Su blog2piazze

domenica 8 marzo 2009

comunque la pensiate

E' vero che il web travalica i confini e che contribuisce a rendere il mondo un unico villaggio globale, ma registrare da dove i nostri lettori ci visitano ci procura la vertigine di essere letti a latitudini, climi, scenari che non pensavamo. Si tratta probabilmente spesso di contatti fortuiti. "Talloni screpolati" continua ad essere la voce attraverso la quale forse la maggior parte dei nostri visitatori si imbatte in questo blog. Ma sapere che questa umanità che condivide con Achille il punto debole con noi condivida almeno qualche istante è qualcosa che lusinga e inquieta. Come l'involontaria interferenza di uno sconosciuto al di là dell'oceano. O del Mediterraneo. Perchè a lungo meritammo le puntali visite con qualcuno di Ismir, in Turchia, e tuttora un benemerito ci visita pressocchè quotidianamente da Brema, in Germania. Che siano compatrioti nostalgici o stranieri curiosi, benvenuti. "Comunque la pensiate", come diceva Santoro quando apriva Samarcanda. Vogliamo dire grazie a loro, come a quelli che i motori di ricerca hanno deviato presso questo sito dalla Nuova Zelanda, dal Messico, o dalla Palestina, come oggi. O a quei tre che, chissà perchè, ci visitarono lo stesso pomeriggio, dagli USA. La fatica che fanno è la stessa di chi ci segue da Milano, Reggio Calabria o dal Trentino, cui spesso ci rivolgiamo, però vuoi mettere cliccare su blog2piazze.it quando davanti hai la baia di Melbourne o le Ande? Significa accettare di collegare altre idee, culture, piazze, piazze, piazze.

venerdì 7 novembre 2008

ma come fa a dire certe cose?

il cambio

Conosciamo poco gli Stati Uniti. Ora poi sono cambiati, dicono i media: si vede dalla carnagione del presidente. Anzi la grandezza degli Stati Uniti, dicono, sta proprio nella capacità di cambiare. Ma cambiare è un merito solo in relazione a quello che c’era prima. A una bella donna in sottoveste nessuno direbbe: cambiati. Segno che ciò che c’era prima, per continuare la metafora, era una racchia vestita di stracci. Che gli statunitensi avevano scelto fin dal 2000. Nel 2004 neanche i documentari di Micheal Moore avevano evitato la conferma. E forse la generazione di pazzi che la guerra riconsegna loro non sarebbe bastata agli statunitensi per ravvedersi se in questi giorni non avessero dovuto fare i conti, sulla punta dei loro moncherini di reduci, con la crisi. È dal crollo delle borse che il gradimento di Obama si è impennato. Hanno dovuti essere sloggiati dalle loro villette, sollevati dai loro divani, gli statunitensi, per votare un colored. Negro cioè; eppure si stima che il tre per cento di essi, al momento di indicare una faccia - anche con questo metodo da scimpanzé si vota da quelle parti – si sia sbagliato. Si vede che sbagliando s’impara però, perché questa grande nazione multietnica e globalizzata a Obama ha dato meno voti di quanti ne abbia dati ai senatori del suo partito: qualche elettore cioè ha votato per i democratici nelle elezioni del senato ma non per Obama alle presidenziali, che si svolgevano contestualmente. Segno che il colore della pelle ancora conta, per qualcuno. Quanto sono cambiati, allora gli Stati Uniti? Molto dirà chi guarderà le strisce blu che sulla mappa del voto assediano i grandi stati centrali rimasti in mano repubblicana. Per nulla chi farà caso ai referendum che negano i matrimoni gay dove già vigevano. Non così tanto dirà chi noterà che la proporzione dei voti di Obama e McCain ricalca quella dei fondi che ognuno ha saputo procacciarsi. È grazie ad essi che Obama ha potuto spezzare la dinastia Clinton e quella Bush, è grazie al maggiore finanziatore della campagna elettorale che un afroamericano può parlare di energia verde. Verde come il dollaro.

domenica 26 ottobre 2008

Faccia da f....

Follieri non facci facce e A. Hathaway, mica scherza, pure lei!
Ma sì, facciamoci riconoscere...
L'ex boyfriend pugliese di Anne Hathaway aveva truffato star, finanzieri e cardinali. Millantava contatti con il clero, e aveva ospitato McCain sullo yacht nell'Adriatico.
Mi ripugna perchè
Oltre ad atteggiarsi a gran finanziere, (senza aver completato gli studi) Follieri, negli States si vantava di entrature e rapporti ad alto livello con il vaticano. Per anni è riuscito a ingabolare un sacco di americani (si sa che son piuttosto babacioni), ma la cosa più meschina e vergognosa per me che al tribunale distrettuale di Manhattan sono arrivate centinaia di lettere da amici, familiari e sacerdoti di San Giovanni Rotondo, il paese d'origine di Follieri, nel foggiano, per chiedere clemenza alla Corte. E come non bastasse niente popò di meno che una fotografia di Follieri accanto a Giovanni Paolo II, che i magistrati americani accolgono con irritazione - E te credo!!
Queste 'follieriche' figure di merda italo-planetarie, con cori e cimbali di zie e mammete e ppappete che invocano i santi per far perdonare figli-gentaglia che sono solo parassiti e che sarebbe meglio non fossero mai nati, rendono più difficile la vita anche a noi tutti, sia nell'ipotesi di espatriare, sia in qualsiasi situazione di incontro con lo straniero.
Fate conto che sulla foto lassù - in fronte al faccione di raffaello - campeggi il mio sputo

sabato 9 agosto 2008

venerdì 11 luglio 2008

un cervello di meno (buon fine settimana)

Sergio Caputo
Dopo il tour del 1999 si trasferisce in California dove attualmente vive e si dedica a tempo pieno al jazz, esibendosi spesso con un quintetto. Nel 2003 è uscito un suo album strumentale dal titolo That Kind of Thing (Quel tipo di cosa), in cui esordisce come chitarrista jazz e a cui hanno collaborato alcuni tra i migliori jazzisti californiani. Questo disco è stato annoverato fra i 50 album del suo genere più ascoltati in radio nelle classifiche americane R&R e ha vinto l'award di Smooth Jazz.com (sito leader del genere musicale jazz-smooth jazz-chill etc) come album indipendente più downloadato dell'anno nel 2005.
(si ringrazia Wikipedia)

martedì 8 luglio 2008

chiamalo fesso

Un anno prima di morire, Morrison mostrò ai suoi compagni una brochure delle Seychelles e disse: «Non sarebbe un luogo perfetto per fuggire, mentre tutti pensano che sei morto?». (Corriere della sera, 08.07.2008) E voi, dove sparireste?

venerdì 30 maggio 2008

Dalle favelas alle Dolomiti ….


Riceviamo e pubblichiamo con piacere

Besenello (TN), 29/05/08.-


“Ma se il governo vede che questi piccoli progetti hanno così tanto beneficio per i bambini, perché non interviene? Dovrebbe occuparsene …”
chiede una signora in sala. Ci pensa Aurinelia a chiarire un po’ le cose. Il viso dolce, incoronato da riccioli neri, grandi occhi languidi, il suadente mix di italiano e portoghese brasiliano si insinua fra logica e irrazionalità, accompagnando le fotografie dei bambini del Projeto A sullo schermo: a scuola, mentre giocano, mentre festeggiano natale con un italiano improvvisatosi Papà Noel; a mensa; scorci di favela e di spiagge dorate…

Il Projeto A - Casa de aprendizes da auto-estimaè figlio della caparbia visione di Aurinelia e di alcune ragazze trentine soce di Tremembè Onlus, associazione che si occupa di solidarietà internazionale e turismo responsabile nello Stato del Cearà, (nord-est del Brasile). Il progetto è un doposcuola rivolto a bambini e bambine del Conjunto Palmeiras, quartiere favelado di Fortaleza, (capitale del Cearà) per sostenerne l’alfabetizzazione e l’apprendimento, nella convinzione che la consapevolezza di sé e del proprio ruolo nella società, dati da un'istruzione adeguata, possono generare il cambiamento. Avviato nel 2007, oggi il Projeto A ospita 40 bambini e bambine di 6 e 7 anni, che oltre all’alfabeto e a materie di base, apprendono anche l’autostima, intesa come possesso degli strumenti per diventare cittadini attivi. Attività ludiche e culturali si abbinano all’insegnamento di comportamenti igienici e alimentari sani, di diritti e doveri, coinvolgendo anche le famiglie.

L’appuntamento di Tremembè si inserisce nella Rete Internazionale delle Donne per la Solidarietà organizzata dalla Provincia di Trento all’interno del Festival dell’Economia.


Aurinelia incarna il cambiamento e storie di riscatto e speranza. C’era un bambino di 11 anni, che lui, al Projeto A proprio non ci voleva andare! La sua mamma insisteva. Ma lui non voleva imparare a leggere e scrivere. Io voglio imparare a usare la pistola! - diceva. Essere grande, essere “uomo”? Come i ragazzi di 11 e 17 anni che armati di pistola qualche settimana fa hanno fatto incursione fra i banchi di scuola, minacciato maestre e bambini, terrorizzato, rubato? Alla fine quel bambino ci ha preso gusto, al Projeto A, e ha disegnato persino dei fiori, “anche se non sono robe da uomini”!
“Per questi ragazzi imparare a leggere e a scrivere non è un valore – prosegue Aurinelia - i bambini negli stati poveri del Brasile sono tanti, troppi. A scuola non c’è spazio per tutti. E mentre nel Sud ricco, industrializzato e tecnologicamente avanzato anche il sistema formativo funziona, nel nord è incancrenito. Diversi sono gli interessi del governo: a sud, dove ci sono imprese e industrie, c’è bisogno di gente istruita da inserire nel mondo del lavoro per portare avanti l’economia. Viceversa, il governo ha tutto l’interesse a mantere nell’ignoranza i milioni di elettori analfabeti del nord, ignari dei propri diritti e doveri, che si lasciano incantare da show, regalie e promesse elettorali. Un popolo analfabeta fa comodo. Lo governi come vuoi”.


Chi desidera può contribuire sostenendo il Projeto A con un’adozione a distanza: con soli 50€ all’anno si coprono i costi per un bambino/a.

Ecco come fare:
I contributi, detraibili fiscalmente, vanno versati tramite bonifico bancario a:
Associazione Tremembé Onlus
Cassa Rurale di Trento 08304 01808
Cod. IBAN: IT63 K083 0401 8080 0008781416
causale: Projeto A


Tutti gli sviluppi dell’attività saranno comunicati e documentati tramite mail o posta, comunicandoci il vostro indirizzo via mail o telefono.
Contatti
Lara Lupato: cell. 340 7739382
Laura Adami: cell. 349 8900966
e-mail: projetoa@tremembe.it
http://www.tremembe.it/


AD

venerdì 16 maggio 2008

facezie da weekend

Cari tutti, vi lascio con l'augurio di uno splendido finesettimana (nonostante tutto...)

e con questo bizzarro, intrigante, stimolante quesito dall'oroscopo del L'internazionale,

........ che è più che altro uno stimolo a non indugiare oltre.



Qual è la cosa più importante che NON hai MAI FATTO?


Attendo con curiosità le vostre rivelazioni!


Un cordiale saluto,

La Donna Cannone