sabato 15 marzo 2008

La morte nell’accappatoio


P E S A N T E
Varco questa giornata di tiepido sole con tutta la corpulenta pesantezza del mio essere su toni cimiteriali che come mosconi mi ronzano in testa da settimane…
Risorta dal tumulo del mio ufficio sepolcrale, i pensieri corrono a sfracellarsi sulla tastiera.



Anche gli animali temono la morte.


La fiutano, la sfuggono, la soffrono.


Ogni respiro è un passo verso la morte.


Ogni mattina è una scommessa.


Compagna fedele, la morte ci siede accanto, si alza e si addormenta con noi, ci sta addosso come un’ombra, ci aderisce come il sudore in agosto, ci avvolge come un accappatoio. Eppure - in questo Paese e in questo tempo -, non siamo in grado di gestirla.



Fenomenologia del sepolcro
L’esasperata esaltazione del corpo – giovane e sodo – e del suo commercio, e l’esasperazione della morte violenta sono i modi più comuni per parlarci di morte.
Ieri sera Radio Rai ha mandato in onda un tal monsignore in celebrazione della pasqua, che si vede e si sente, gesù è sempre con noi, quindi tanti auguri miei cari, mi raccomando le palme domenica, e, subito dopo, lo spot cinematografico dell’imperdibile apoteosi di cattiveria “Onora il padre e la madre”.


Succulento canederlo di sentimenti contrastanti, questo piccolo, etereo episodio ci inchioda ai mortiferi estremi fra cui ci dibattiamo: paternalistica e consolatoria rassicurazione religiosa, con fruizione del funerale come rito sociale catartico esorcizzante che allontana da sé le domande e le paure, liquidandole in mantra spesso incomprensibili ma dall’effetto balsamico, in cui demandiamo a un “funzionario” la responsabilità di decretare il senso di una vita e di una morte.
Oppure laica e disperante violenza sui corpi, stremati dallo spinning e maciullati da pirati della strada e da ex coniugi, o minacciati dai terroristi.


Soffocanti ramaglie mortifere
Gli stridenti comportamenti della nostra società evocano un essere bicefalo prigioniero di se stesso, che ininterrottamente chiede aiuto: un essere infantile e schizoide, incapace di riflettere su se stesso, astrarre ed elaborare la realtà, gestire i propri impulsi e, dunque, destinato a non crescere e non maturare. Come inesperti Pollicino, persa la strada sfariniamo saggezza lungo i secoli, ma la tecnologia che stringiamo in mano non rammenda il sacchetto della farina.
L’I-pod non fornisce risposte esoteriche.



She’s in Parties*
Ammiro L. De Marchi (http://www.luigidemarchi.it/) e il suo racconto del timore della morte. Con semplicità e senza ipocrisia disvela il balzello notturno del cuore nell’agonia febbricitante dell’insonnia – il momento in cui seppur stremati, rifuggiamo dall’addormentarci per paura di morire, convinti che il prossimo battito del cuore sarà l’ultimo.
Con lui, non essendo in grado di offrire filosofie orientali, (che paiono suggerire alle inquietudini spirituali uno spettro più ampio di scelte), guardo avanti e propongo di districarci fra le famigliari, soffocanti, ramaglie mortifere.
Prima che il rigor mortis ci raggeli il sorriso, sfogliamo crisantemi virtuali.



Crisantemo giallo-blu: sulla brochure del Comune di Trento ho trovato un rimando ai servizi cimiteriali online. Seguendone la traccia, tuffandomi a random nella rete ho guizzato fra i siti dei Comuni di Verona, Roma, Napoli, Agrigento, Reggio Emilia,…. e ho scoperto che, mediamente, una pagina o più dedicata ai servizi funebri/cimiteriali è offerta dal Comune ai cittadini, con le informazioni più varie su che fare in caso di morte di un parente.



Crisantemo azzurro, come la brochure raccolta 2 anni fa in un bar di Brunico – in cui una associazione locale proponeva una serie di incontri (laici) incentrati su come affrontare con serenità la morte e il lutto in famiglia.



Crisantemo tartan, per ricordare che già 10 anni fa in Inghilterra sentivo in radio spot di studi notarili e assicurazioni proporre di valutare la formulazione del proprio testamento e sincerarsi che la propria volontà fosse rispettata post mortem.



Crisantemo Poppy, come il modello della bara ecologica di Eco Coffins Ltd, 100% riciclabile, disponibile in vari colori o personalizzabile secondo il nostro gusto e con le immagini preferite. La eco-bara rende il funerale più sintonico con l’indole ed il gusto del defunto: liberi di scegliere le immagini che accompagneranno la nostra decomposizione sostenibile. Pronta consegna anche in Europa. Per info http://www.ecocoffins.com/
PS: il 2 febbraio a Londra si è tenuto l’affascinante “Dying Workshop”, organizzato dal Natural Death Centre.



R.I.P.
Nei recessi di ognuno si celano queste paure. Non ho pretesa di esorcizzarle, ma senz’altro vi invito a raccontarle (anche in forma anonima, o privata, scrivendomi un’e-mail), se riterrete di farlo.
Nell’attesa della vostra venuta, un po’ alleggerita della mia pesantezza dell’essere – e soprattutto del NON essere -, estremamente vi saluto.
La Donna Cannone




* splendida canzone dei Bauhaus che mi risuona nella mente da venerdì sera e che bene accompagna queste note.

3 commenti:

il Russo ha detto...

Geniale: ti adoro!

Anonimo ha detto...

Muito obrigada!!!

Prepuzio ha detto...

Parliamo e scriviamo della morte senza conoscerla. Questo non può che confonderci. Questo è vitale.

Ciao.