Se c’è una cosa che al Trentino riesce è valorizzarsi, vendersi. Delle montagne, non le più alte, si è spacciata la bellezza, il MART celebra tali Botero e Segantini neanche fossero Raffaello e Modigliani, nella conca di Torbole ci sono probabilmente più surfisti che in tutto il golfo di Napoli.
Le mele sono diventate una specialità, pagare per schiantarsi sulle piste una moda. Come attraversare lo stivale per fare ressa tra le bancarelle di Natale.
Qual è la stagione che meno si sopporta, o la disciplina e il paesaggio più ostili? Eppure l’Autunno Trentino è diventato un appuntamento, come il festival della montagna, e quello dell’economia.
De Gasperi, uomo di potere messo a riposo da un Fanfani qualsiasi, merita fiction e libri.
Muri sono state promossi a castello e subito cinti di guide e parcheggi. I centri storici brillano come outlet per i visitatori che assistono alle feste vigiliane credendole precedenti all’invenzione del telefonino.
D’estate intellettuali arrancano a lungo per poi stramazzare sui prati ed essere trafitti da concerti d’arpa, altri pagano la scomodità chiamandola agriturismo.
Dell’ università si vantano le pagelle dei quotidiani di casa nostra e si tacciono le graduatorie internazionali che citano la Bocconi, non Povo.
A cosa ricondurre allora questa capacità, questo votarsi all’anima del commercio vendendo anche al propria? Ad un miracolo, ovvio.
E qui andiamo sulle dolenti note. Perché il marketing ha dimenticato qualcosa: un santuario degno di questo nome. A Pietralcina quel che resta di Padre Pio muove un indotto che arricchisce tutta la provincia di Foggia e quella di Trento che fa, aspetta la manna dal cielo? O da Roma?
A Loreto, a Medjugorie, a Lourdes, a Fatima la devozione frutta e nel nord Italia a questo riguardo ancora manca un’offerta. Ma non era terra di imprenditori? Non di santi, evidentemente. Colpa della religiosità alpina, forse, per certi versi un po’ calvinista e luterana, austera.
Che fare?
La prima idea è di aprire un giornale locale e scegliere un barbone, un extracomunitario, un operaio che soccomba in questa splendida terra di opportunità e accoglienza.
Ma forse stonerebbe, l’immagine dell’orso Jurka potrebbe venirne compromessa. Meglio compiere un pellegrinaggio alle urne elettorali e continuare a lasciare (ex) voti a Santa autonomia.
Le mele sono diventate una specialità, pagare per schiantarsi sulle piste una moda. Come attraversare lo stivale per fare ressa tra le bancarelle di Natale.
Qual è la stagione che meno si sopporta, o la disciplina e il paesaggio più ostili? Eppure l’Autunno Trentino è diventato un appuntamento, come il festival della montagna, e quello dell’economia.
De Gasperi, uomo di potere messo a riposo da un Fanfani qualsiasi, merita fiction e libri.
Muri sono state promossi a castello e subito cinti di guide e parcheggi. I centri storici brillano come outlet per i visitatori che assistono alle feste vigiliane credendole precedenti all’invenzione del telefonino.
D’estate intellettuali arrancano a lungo per poi stramazzare sui prati ed essere trafitti da concerti d’arpa, altri pagano la scomodità chiamandola agriturismo.
Dell’ università si vantano le pagelle dei quotidiani di casa nostra e si tacciono le graduatorie internazionali che citano la Bocconi, non Povo.
A cosa ricondurre allora questa capacità, questo votarsi all’anima del commercio vendendo anche al propria? Ad un miracolo, ovvio.
E qui andiamo sulle dolenti note. Perché il marketing ha dimenticato qualcosa: un santuario degno di questo nome. A Pietralcina quel che resta di Padre Pio muove un indotto che arricchisce tutta la provincia di Foggia e quella di Trento che fa, aspetta la manna dal cielo? O da Roma?
A Loreto, a Medjugorie, a Lourdes, a Fatima la devozione frutta e nel nord Italia a questo riguardo ancora manca un’offerta. Ma non era terra di imprenditori? Non di santi, evidentemente. Colpa della religiosità alpina, forse, per certi versi un po’ calvinista e luterana, austera.
Che fare?
La prima idea è di aprire un giornale locale e scegliere un barbone, un extracomunitario, un operaio che soccomba in questa splendida terra di opportunità e accoglienza.
Ma forse stonerebbe, l’immagine dell’orso Jurka potrebbe venirne compromessa. Meglio compiere un pellegrinaggio alle urne elettorali e continuare a lasciare (ex) voti a Santa autonomia.
by Poldino
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