venerdì 12 ottobre 2007

Dalla Cina con amore

Senso di colpa? Follia? Abdicazione alla vita? Amore o panico? International agorafobia? Gelosia della moglie? Del figlio?
Tornare dalla Cina "perché senti troppo la mancanza di moglie e figli", mentre ci potresti scorrazzare per qualche giorno visto che ti ci hanno spedito per lavoro e il lavoro è compiuto... Tuffarti in luoghi, suoni, odori e colori che forse non rivedrai mai invece di risalire sul primo aereo - destinazione finale Grumo a/A, è …normale? L'altra sera sono passata a trovare una giovane coppia di amici, che non vedevo da molto tempo. Nel frattempo gli è nato un mutuo, spuntato un pupo con giardino, son germogliati i fiori Thun alle pareti. Sfumati: i sogni - di gloria e cambiamento, - di carriera e di sfide. Spento: lo sguardo.
Il doppiomento sorregge pensieri in fuga dietro battiti di ciglia, che si divincolano agli sguardi e agli specchi. Di fronte a questa giovane moglie in tuta grigia, le mani invecchiate, la pelle incolore e i capelli a cespugliosa barriera al fascino e al desiderio, arrivata con tutto l'occorrente per un gaudente aperitivo (rigorosamente analcolico) mi sentivo protagonista e spumeggiante come la ragazza del Martini! Masticavo salatini e domande che solo per "buona educazione" non ho fatto ad alta voce (bei tempi quando mi chiamavano intemperante o impertinente!).
Ho cercato la gioia sui volti stanchi. Assente. Ho cercato negli occhi la fiammella dei sogni. Spenta. Ho provato a smuovere le braci, accennando a ciò che so accendeva la fantasia di D.: mollare tutto, cambiare vita e lavoro, andare a vivere in Spagna… . Sospiro. "Ora non si può: c'è il pupo, un mutuo, la casa…… ma ci si può andare in vacanza". D. ha guardato sua moglie. Io stavo all'erta. Come un animaletto che nulla sa di queste vite domestiche (o addomesticate?) e tutto vuole scoprire. Mi aspettavo uno sguardo d'amore. Ho scorto rancore. Giusto un attimo, un baluginio fugace. Perplesso di se stesso, di essere lì, inanellato a un interrogativo "Ma era proprio questo che volevo?". Alle 9pm mi sono lasciata alle spalle i fiori di Thun annaspando per tornare alla vita, assaporarne i rumori e le luci del traffico, pronta a ricatapultarmi nella mia da "pseudo-single". Certo, il bimbo è stupendo. Ma il resto tristemente ordinario, come l'amore non può e non dovrebbe essere. Un po' come l'epilogo che ci aspettiamo quando, smaliziati, chiediamo che succede nelle favole dopo il "vissero felici e contenti". Lo sappiamo tutti che non sono sempre rose, fiori e bollicine di spumante. Che allo stupore e alla meraviglia subentrano la quotidianità e il tran tran, ritmi più blandi e sguardi più stanchi. Eppure avrei voluto prendere il mio amico, portarlo fuori, al fresco, all'aria aperta e scuoterlo; chiedergli se era quello che si era immaginato, se era quello che aveva sognato per sé. Se non a me, che rispondesse almeno a se stesso. Ne ho già visti troppi di neo-mariti fagocitati dal desiderio di maternità, spenti alla vita da un mutuo e dalla "normalità". Sprovveduti neo-babbi, (magari in carriera), sepolti da kg di pannolini pampers. Amiche che si proclamavano "alternative" capitolare su abiti nuziali lunghi e bianchi come la più trita cenerentola, di cui ti rifiuti di andare al matrimonio accampando una scusa che incrina per affetto il tuo essere "dura e pura" – mentre il fronte si assottiglia e ti chiedi quando siano diventate "subdole e omologate donne ragno". Chi ha ragione e chi torto? Chi si è illuso e chi ha mentito? Il mio cuore può reggere a queste delusioni, ma una preoccupazione mi rimane: quanti di loro finiranno per tirarsi i coltelli? Per quanti la macina della frustrazione, della noja, di una vita spenta o sprecata, si attorciglierà come la carica di una molla che scatta in un crimine? Dovrei intervenire? Un cordiale saluto,
La Donna Cannone