domenica 30 novembre 2008

Mercatini&Mazzantini: panico in Trentino

Un nuovo balletto della Carrà o Magdi Allam che fonda un nuovo partito nulla sono contro due minacce che irrompono all’orizzonte. Sarà il caso di spegnere le televisioni, sigillare le finestre, uscire il meno possibile. Sono iniziati i mercatini di Natale ed è uscito l’ultimo romanzo della Mazzantini. Bugiarda patentata peraltro, perché ogni volta lo annuncia come ultimo e poi finisce che ne scrive sempre un altro, a tradimento. Non so, non voglio sapere il titolo, la vicenda, il messaggio, il finale. Dei suoi feutillon ne so già abbastanza. Il suo fu l’unico caso in cui il film ispirato era meglio del libro. E al film, all’entrata, invece dei pop corn distribuivano digestivi. Dei suoi personaggi profondi come questo schermo piatto, dei luoghi comuni che irrobustiscono le copertine, del politically correct che incolla le pagine non so che farmene, visto che pure a usarla da surrogato di carta igienica nel cassonetto dell’umido quella roba temo che fermenti. E che mi faccia ritrovare lì, in mezzo a tante sane mosche, i coniugi Castellitto, reduci dal loro casolare in Umbria che fa tanto England. Rimanete a casa, quindi. Resistete alla coda di pullman che sposta tonnellate di acquirenti verso i mercatini di Natale, questa tradizione che a Trento vanta ormai una storia di circa dieci minuti e che consiste in altrettante bancarelle che per altrettanti euro vi vendono se siete fortunati una magica spilla delle dolomiti intarsiata a mano da un bimbo cinese o, se falsa, da uno locale.
(in alto, la Mazzantini con una dichiarazione autografa che le fa onore ammette la propria incapacità di scrivere).

sabato 29 novembre 2008

sei un angelus

buon sabato sera

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“Si può fare” non è un film di quelli che dici: questo andrebbe proiettato nelle scuole. “Si può fare” andrebbe proiettato nelle piazze, nei giroscala, nei centri commerciali, nelle chiese, per terra e per aria, al mare e in montagna, di giorno e di notte, a primavera, d’inverno, nei cessi e negli stadi. Di modo che i ragazzi che una settimana fa hanno arso un barbone, il cinquantenne che stuprava una donna del Mozambico perché “l’ho comprata”, i dottori che si è scoperto asportavano polmoni per “stare nel budget” non possano sfuggirgli. In Arancia Meccanica la rieducazione di alcuni deviati passava per la visione di filmati. Ma quelli erano quattro balordi. Invece oggi è a tutta la società che bisogna tenere aperte le palpebre coi tiranti, che bisogna impedire di girarsi dall’altra parte. Il film di Bisio non è perfetto. La sua maniera di parlare dei matti a volta pare da prima serata in TV. I degenti somigliano troppo a maschere e alla fine troppo facilmente tutto s’aggiusta. Ma lo stesso mostra che “diverso” non significa per forza “peggiore.” Che confrontarsi conviene. Che si può essere sé stessi prima di essere malato, socio, figlio, risorsa umana. Probabilmente i nostri governati non hanno tempo da perdere dietro un film come questo. Ma la scena – pochi eterni secondi - in cui il protagonista deve scegliere qualcuno da assumere nella cooperativa sociale, con la porta che si chiude davanti alle facce degli esclusi vale da sola un loro discorso.

falso allarme

Crisi, crisi, crisi. Sui giornali non si parla d’altro. Crolla la borsa, il PIL, l’inflazione. Prima le case costavano troppo, ora poco: un vero guaio. Siamo in recessione. E i giornali di qualche mese fa che dicevano? Che eravamo in crisi, ma un’altra. Quella doveva finire nel 2009, questa chissà. Quella era congiunturale, questa la dipingono come la peggiore dal ’29. E i giornali dell'anno scorso di che parlavano? Giusto un anno fa moriva la signora Reggiani. Sulle pagine dei quotidiani si leggeva “barbaramente uccisa” da un rumeno. Da allora partiva l’assalto ai campi rom e l’ondata di esaltazione della legalità che ha fatto eleggere in parlamento così pochi incensurati. Prima c’era stato da risanare il bilancio lasciato da quel governo e prima ancora quello lasciato da quell’altro. “Pur in un quadro internazionale – così scommetterei scrivevano i giornali - segnato dalla crisi succeduta all’11 settembre.” Seguivano pagine sul caro petrolio e sulle ingenti risorse dirottate verso quel paio di guerre che, strano a dirsi, sono talmente già vinte da continuare. Colpa dei terroristi, che infilano l’antrace nella posta e minacciano con un nuovo sconvolgente video di colpire una capitale. A Roma massima allerta, a New York il codice cambia colore. Andando a ritroso passando per lo Tsunami, l’AIDS, i pedofili, i doberman o la mucca pazza, pagina dopo pagina, non ricordo un periodo di non emergenza. Vivere seguendo i mass media somiglia sempre più a palpitare nel buio di un bunker, con le mani sulla testa bisbigliando preghiere ad ogni rombo di bombardiere. Senza il sospetto che tutto ciò serva solo a giustificare ogni volta nuove misure straordinarie: il patriot act, l’abolizione dell’articolo 18, i massacri nelle scuole.

venerdì 28 novembre 2008

giovedì 27 novembre 2008

PD: nuoce gravemente alla salute

C’è chi crede che nelle recenti elezioni provinciali a Trento abbia vinto il “centrosinistra.” Si tratta piuttosto di un non-destra: per intenderci quelli contrari alle camere a gas. O almeno questo è quello che credevamo perché dalla giunta sono stati esclusi i verdi e quindi c’è da credere che gli altri partiti di simili preoccupazioni ambientali non ne avrebbero. Con un PD che balbetta un assessore ai verdi avrebbe dato voce a quel concetto che qualcuno con un ossimoro involontario dice sorpassato: il progresso. Invece no: Lorenzo Dellai, il monarca, anzi il vescovo che traghetta il Trentino verso il Medioevo, e che l’ha salvato dalla preistoria prossima ventura auspicata dalla Lega, ha rilevato che i verdi hanno preso pochi voti. E a chi è andato allora l’ottavo posto da assessore, quello deciso per ultimo? All’UDC, che alle elezioni non ha partecipato, e che quindi di voti al massimo, ha preso quello di castità. Quello dei pochi voti si scopre allora per quello che è: un pretesto. Per coprire le pressioni del PD, dicono i giornali. Che per fortuna neanche troppo si sorprendono: che il PD sia nato per sotterrare la sinistra ormai non è un segreto. Già che c’è sarà il caso che si occupi anche delle esequie di Raimond Bulins, che ieri, a Trento, è potuto morire di freddo. Si vede che nel bilancio del Trentino non c’erano soldi per una coperta.

un sondaggio da urlo

L’orgasmo per finta è l’ultimo capitolo di una recita che inizia dalle presentazioni “piacere, Cunegonda.” “ciao, che bel nome!” o ancora prima: “pronto? che bella voce!” e prosegue con il rito dell’uscita: “complimenti, che 126 fiammante!” Un gioco delle parti che regge il modello dei convenevoli in base al quale rispondere sinceramente alla domanda “come stai?” rischierebbe di suonare sgarbato. Quello che come in un call center ci impone di sorridere, sorridere, sorridere fino a dover rimediare a mostruose rughe d’espressione. Tutto nell’illusione di essere accettati. Illusione che deve essere alla base anche di numerosi amplessi in playback se la motivazione più gettonata - nel sondaggio qui di fianco - è “accondiscendenza.” A seguirla da vicino è la “noia.” Si finge l’orgasmo quindi un po’ come si conversa in discoteca: senza capire un’acca, senza avere il coraggio di ammettere che un genuino sbadiglio è meglio di una strizzatina d’occhio al buttafuori col codino sulla gobba. Non a caso terzo e quinto motivo per cui si fingerebbe l’orgasmo sarebbero “furbizia” e “per prendersi gioco dell’uomo.”
Gusto tutto relativo perché – fino a prova contraria - dei due quello che si diverte davvero è lui, che chissà perché tutte danno per ignaro della natura drammatica dei loro urli e nessuna invece sospetta beatamente disinteressato alle loro messinscene.

mercoledì 26 novembre 2008

Luxuria: una vacanza dai nostri indici

Chissà se l’Isola dei famosi almeno a qualcosa sarà servita. Se qualche leghista cresciuto a polenta e Tv capirà che i froci comunisti terroni sono esseri umani come lui. Speriamo di no: sbaglierebbe, sono molto migliori. Quest’anno la versione italiana del format dell’Isola aveva un favorito: Vladimiro Guadagno, meglio conosciuto come Luxuria. Previsione facile e difficile al tempo stesso, visto che a votare era il pubblico da casa. Ma tra cozze e mandrilli il trasgender ha sgominato tutti. Del resto per chi è abituato a prendere la vita contromano ma sempre di petto un mese e passa senza un insulto, una minaccia, un’irrisione deve essere sembrata una vacanza. Sarebbe rigenerante per tutti, prendersela una vacanza, dai nostri indici puntati, dalle strizzatine d’occhio e anche dall’accettazione degli omosessuali solo se bizzarri, alla Platinette. Settimane fa un giornalista ha risposto a diciotto offerte di appartamento fingendosi omosessuale. Ha ricevuto solo rifiuti. A Roma, non a Crotone, né in Honduras. Nelle interviste di oggi si comprende che Luxuria usa la vittoria per parlare per una volta come persona e non come personaggio. Può essere la chiave per aprire qualche porta.

lunedì 24 novembre 2008

Histoire de C. Una escort si racconta…

Narcisismo, curiosità,
avvenenza, sensualità
fascino e intraprendenza....
Torna l'appuntamento con le Voci dal sottoscala: A colloquio con Chiara di Notte, ex escort che ci svela la vita dietro le quinte della prostituzione d'alto bordo.
DC: Sul tuo blog http://chiara-di-notte.blogspot.com/ racconti di aver lavorato come escort. CDN: È stata per lungo tempo la mia professione. A volte mi sorprende che questo fatto continui tutt’oggi a stimolare interesse e talvolta domande non scevre di una certa morbosità. Mi accade spesso che la gente voglia “sapere”. Nonostante si viva in un’epoca in cui, almeno in occidente, si parla tanto di emancipazione sessuale, in realtà tale emancipazione è solo apparente ed il sesso è sempre e comunque un fatto peccaminoso.

DC: Come è nata questa professione? CDN: Ad essere sincera non sono stata io a scegliere la professione ma è stata lei a scegliere me. L’approccio alla prostituzione non segue per tutte lo stesso percorso. Moltissime ragazze vengono attirate, spesso con l’inganno, dal miraggio di una vita migliore. Si tratta di ragazze che vivono in Paesi in cui le possibilità di crearsi una vita dignitosa sono negate a causa della miseria e dell’ignoranza, e di solito sono quelle che vanno a rinfoltire le fila di chi esercita nella strada oppure in appartamenti organizzati come catene di montaggio e che sono quasi sempre controllate da organizzazioni malavitose. A me, invece, è andata diversamente. Per poter avere i soldi per mantenermi senza dover pesare sulla mia famiglia alla sera facevo la ballerina in discoteca. Me ne stavo per ore a ballare dentro una specie di gabbia per poter racimolare quei pochi soldi che mi bastavano appena per il cibo e per l’affitto di una stanza che dividevo con un’amica che si chiamava Anikò e come me era studentessa. Ballava anche lei in discoteca, però i soldi non le mancavano… Devo dire che anche se ero molto ingenua sapevo come li guadagnava quei soldi, però vedevo che era soddisfatta. Di lei avevo l’immagine di una ragazza sì disinibita e forse avventuriera, ma sicuramente libera ed indipendente cosa che avrei voluto essere anche io, ma che a causa dei miei tanti retaggi, ancora mi precludevo. Fu lei che in qualche modo mi fece accettare l’idea che vendersi non era poi una cosa così brutta. Prima di prendere la decisione passarono molti mesi: mi vergognavo, e poi ero davvero un’imbranata in fatto di sesso. Ricordo che quando capitò l’occasione e ci fu chi mi offrì molti soldi fuggii via spaventata, ma poi mi pentii di non avere accettato. Non dormii per tutta la notte pensando a tutti quei soldi che non avrei guadagnato neppure in un anno, e la sera dopo capitolai.

Fu come rompere il sigillo di qualcosa e l’esperienza non fu assolutamente negativa. Da allora capii che potevo usare il mio corpo oltre al mio cervello per ottenere ciò che desideravo. Oltretutto compresi il “potere” incredibile che poteva avere una prostituta nei confronti di chi si rendeva disponibile a pagare, e venni conquistata dalla curiosità di approfondire quell’aspetto per me nuovo ed intriso d’avventura. Iniziai a viaggiare, incontrai persone dalle quali assorbii molta di quell’erudizione che ancora conservo. Leggevo tutto ciò che c’era da leggere sull’argomento: la storia delle cortigiane, delle geishe e delle etere. Mi affascinavano quelle figure e volevo essere anche io una di loro. Vivevo quella professione senza che mi pesasse. Ho sempre avuto un mio personale concetto del peccato che non riguardava assolutamente il sesso, il fatto “morale” non mi disturbava e più vivevo quella condizione più acquisivo consapevolezza della mia capacità di manipolare i desideri degli uomini che incontravo. Era una sensazione magnifica, quasi di onnipotenza che troppo spesso mi ubriacava e della quale per lungo tempo sono rimasta schiava.

DC: Cos’è un’escort nell’immaginario collettivo e come è, invece, nella realtà? CDN: Delle differenze ci sono, è inevitabile. Essere escort è come essere attrice. Si recita una parte, si cerca di dare al cliente quello che lui vuole, e ciò è sempre diverso perché ogni persona ha pulsioni e desideri che differiscono anche se alla base ci sono sempre e comunque l’erotismo ed il sesso. L’escort, nell’immaginario collettivo e parlo dell’escort del tipo al quale mi sono ispirata io, non deve avere alcun tabù, deve far vedere che gradisce l’atto sessuale più del denaro che riceve ma non deve limitarsi solo ad aprire le gambe. Deve saper giocare, deve farsi sedurre perché ogni cliente quando paga desidera anche sognare che la donna con la quale in quel momento si sta relazionando non lo fa per i soldi, ma perché lo gradisce, perché lui è speciale, più speciale di ogni altro al mondo. La escort deve poi essere raffinata, educata, erudita per non dire addirittura colta, comunicativa, divertente e sensibile, perché il cliente vuol bearsi di aver pagato una donna altrimenti irraggiungibile non solo per la sua fisicità ma anche per la sua personalità e per la sua anima. Fuori dal lavoro invece le escort sono donne come le altre, con le loro paturnie, i loro difetti, i loro “momenti no”. Anche se la professione influisce a volte in modo preponderante sullo stile di vita, “dentro” ogni escort resta comunque la donna che è sempre stata. Ad esempio, io che nella professione mi mostravo spesso con atteggiamenti da donna disposta a tutto, nel mio mondo privato sono rimasta la “bambina” di sempre, sognatrice che ascoltava le fiabe raccontate dalla nonna. Dopotutto le mie origini sono contadine e tutta la raffinatezza e l’aria “snob” che faceva parte del “personaggio” che recitavo, le abbandonavo una volta che mi riappropriavo della mia veste di “normalità”. DC: Aspetti negativi e positivi della professione? CDN: Aspetti negativi? Quello che mi sovviene per primo è la dipendenza che può creare. Se una donna si abitua a vivere in quella dimensione, in cui incassa tanti soldi, frequenta alberghi e ristoranti raffinati, riceve regali preziosi e, soprattutto, s’illude che gli altri siano dei burattini da manipolare, difficilmente riesce poi a rientrare in possesso della realtà. Altro lato negativo, secondo me, è l’accettazione della “solitudine”. Fintanto che si esercita il mestiere non ci si può legare a nessuno. I motivi per cui dico questo possono essere molteplici, ma per quanto riguarda me, afferiscono soprattutto al lato affettivo. Come si fa a tornare fra le braccia della persona amata dopo aver passato la notte a scopare con un cliente? Ritengo sia una questione di rispetto, innanzi tutto nei miei confronti. Non si possono coinvolgere i sentimenti di chi, stando accanto ad una escort potrebbe anche accettare perché le vuole bene ma soffrendo in silenzio. Sapere di non dare alla persona che amo tutta la felicità che merita dando la preferenza al denaro mi farebbe sentire squallida. Lati positivi ce ne sono diversi: quello economico è di primaria importanza: nessuna professione “lecita” e’ in grado di rendere tanto nel minor tempo possibile; poi c’è il lato psicologico. Per esempio da ragazzina ero molto magra, dalle forme anche fin troppo adolescenziali nonostante stessi per compiere i diciotto anni, inoltre ero introversa e con una scarsa autostima; addirittura credevo davvero che non potevo piacere ad alcun uomo. Constatare che c’erano uomini molto gradevoli, affascinanti, intelligenti e colti, che addirittura s’innamoravano di me, disposti a pagare cifre da capogiro è servito a controbilanciare e, oltre alla conoscenza del mio corpo, della mia sessualità, dei miei desideri e tutta una serie di cose che altrimenti (forse) sarebbero rimaste sconosciute, mi ha fatto acquisire quel po’ di sicurezza che poi mi e’ stata necessaria a superare alcuni momenti difficili che ho vissuto. Comunque andasse sapevo che potevo far affidamento su ciò che la natura aveva mia messo a mia disposizione che ho a lungo considerato un talento.

DC: Aspetti inquietanti dell’umanità con cui ti sei relazionata? CDN: Moltissimi, ma non nei clienti che, bene o male nonostante i vizi e le perversioni, sono sempre stati comunque delle “persone” a loro modo corrette. Se mai gli aspetti più inquietanti li ho ravvisati in ciò che si poneva nei miei confronti in una posizione di “disinteressata amicizia”; tutti quei truffatori di sentimenti che girano intorno alle escort ed al denaro che la loro professione fa muovere. Chi esercita deve sempre porre molta più attenzione a chi propone rapporti diversi da quello stabilito dal “contratto” prostituta-cliente. Alcune mie amiche sono state fregate nei sentimenti e nei soldi e vedere la loro disperazione mi ha procurato un grande sgomento ed una sfiducia nei confronti del genere maschile talvolta esagerata. DC: È una posizione insolitamente privilegiata per osservare e conoscere l’essere umano – che considerazioni nei hai tratto? CDN: Incontrare tantissimi uomini, farci sesso e quindi vederli mentre si mostrano “nudi” non solo fisicamente, ascoltare le loro confidenze, le loro menzogne, mi ha insegnato tanto anche per quanto riguarda la vita al di fuori del lavoro. Credo di conoscere gli uomini, forse non tutti, ma sicuramente quella fetta che sente il bisogno di rivolgersi al sesso a pagamento. Inoltre esercitare mi ha dato anche modo di conoscere un po’ le donne attraverso gli sfoghi dei loro compagni, miei clienti. Ciò che dicevano era dal mio punto di vista orribile… ho scoperto una realtà di coppia piena d’insoddisfazione, d’incomprensione, di assenza di complicità e di rispetto che mi ha aperto gli occhi su molte cose. Ho imparato a conoscere i motivi per i quali venivano ingannate e tutto questo mi ha insegnato (forse) a comportarmi nei confronti dei miei partner poiché non avrei mai potuto sopportare che parlassero di me come quei clienti parlavano delle loro compagne.

DC: Quali sono i rapporti con altre donne che lavorano come escort? CDN: Ho sempre avuto poche amiche che fossero anche colleghe. Spesso i sentimenti che si creano, o perché una ha più successo e guadagna di più, o perché è più carina, sono sentimenti d’invidia. Di carattere ritengo di essere talmente introversa da risultare a volte “glaciale” e questo mi contraddistingueva anche quando ero escort. Ho sempre tenuto un basso profilo, di me sapevano poco tutti, soprattutto le “colleghe”. Ora che mi sono ritirata ed è chiaro che mai più riprenderò quel cammino, è diverso: ho tuttora dei rapporti stupendi con le sorelle che ancora esercitano le quali credo trovino in me adesso una persona con la quale possono confidarsi senza temere brutti scherzi che, di solito, fra professioniste possono avvenire soprattutto se ci sono in ballo clienti molto danarosi. DC: Qual è il profilo medio dell'escort (studentessa, casalinga, giovane…)? CDN: In Italia sono sempre state poche le ragazze che hanno potuto definirsi esattamente “escort” nel senso di cortigiane, geishe, prostitute che fossero simili alle eteree greche. Il fatto è che oggigiorno con il termine escort vengono indicate un po’ tutte le ragazze che in qualche modo si prostituiscono con l’esclusione di quelle che stanno in strada o nei bordelli; dalle casalinghe, alle modelle, alle studentesse, alle ragazze d’appartamento. Essere “escort” però, secondo me, rappresenta ben altro. È prima di tutto uno stile di vita che ha molte affinità con l’arte. Non so neppure se io stessa possa considerarmi tale. Anche se in molti mi hanno confermato che lo ero, non so quanto mi sia avvicinata a quel modello ideale che avevo in mente. Non è quindi una questione di profilo ma di vocazione. Deve “piacere”, deve essere scelto, sentito; si può essere escort ad ogni età anche se (è ovvio), perché sia un’attività redditizia dato che la fisicità ha una notevole importanza, risente di quei limiti che sono propri di ogni donna.

Appuntamento alla prossima settimana con la 2° parte dell'intervista a Chiara di Notte! Vi aspettiamo, DC.

Le Interviste Scomode Su blog2piazze

domenica 23 novembre 2008

inutile anche contro i crolli

MADRID - Da tutte le aule e da tutti gli spazi comuni della scuola pubblica Macias Picavea di Valladolid dovranno essere rimossi i crocefissi: lo ha stabilito il giudice del tribunale della città nel nord della Spagna, Alejandro Valentin, accogliendo così la richiesta avanzata nel 2005 dal genitore di un alunno e da una associazione locale per la difesa della scuola laica, secondo i quali, come recita la Costituzione spagnola, va garantito «la libertà di religione e di culto» e assicurato il carattere «laico e neutrale» dello stato spagnolo sui temi religiosi.

invito spettacolo 'La vita è una palla al piede'

AL "BAFFO DELLA GIOCONDA"
Via degli Aurunci 40 Roma -S.Lorenzo
Domenica 23 novembre 2008 ore 21.30
"LA VITA E' UNA PALLA AL PIEDE" (l'esistenza attraverso le imprevedibili traiettorie di una sfera di cuoio che calciata da un piede umano vola libera ed irrefrenabile verso il suo naturale destino : il GOOOOOL!!!!!)
Testi : Osvaldo Soriano-Eduardo Galeano-Darwin Pastorin
Voce Narrante: Mario Palmieri
Video: Garrincha-Maradona
Musiche: Tango-samba e ritmi sudamericani

venerdì 21 novembre 2008

una stella in meno

Se quella europea è una civiltà superiore lo è proprio in quanto incapace di concepire una frase simile.
Secoli le hanno insegnato la virtù del dubbio, la disponibilità ad aprirsi, a confrontarsi.
In un certo senso l'Europa è forte in quanto aperta e aperta in quanto forte.
Quella della Turchia è un altro tipo di forza. Militare, tra l'altro, e nessun europeo dovrebbe dimenticare che i suoi cannoni ci privano di km quadri in un'isola del Mediterraneo, del nostro Mediterraneo.
Quando qualche politico invoca opportunità commerciali o politiche per giustificare l'ingresso della Turchia nell'Unione Europea forse dovrebbe misurare la distanza che ancora passa tra l'Anatolia e Stoccolma, Parigi, Londra, Madrid.
Con la Turchia l'Europa sarebbe in un certo senso un pò meno europea. Mentre ognuno del mezzo miliardo di anime che la abita la desidera sempre più tale, quindi democratica, sviluppata, pacifica.
Cos'altro si può fare per l'Europa oltre che tenere gli ottomani fuori dalla porta?
Pregare cortesemente l'Italia di accomodarsi.
L'Europa si liberi dell'Italia, e del suo cumulo di crocifissi, di immondizie, di stragi.
A Voltaire, a Cartesio, a Mozart, a Cervantes, a Marx, a Socrate, a Shakespeare non aggiungiamo nella stessa riga il nome di Mara Carfagna.

fine settimana

Ognuno ha i suoi Hobby: io mi gratto il mento sui larici, embè?

mercoledì 19 novembre 2008

martedì 18 novembre 2008

Premiata la ricerca internazionale trentina: Il dialetto noneso è una lingua.

vi ricordate la fantastica petizione di cui vi abbiamo raccontato qualche settimana fa?

<< firma anche TU per la lingua NONESA! >>

E ora non venitemi a dire che non è una regione autoreferenziale: Traggo dall'Adige di oggi quanto segue:

FONDO - Tutti i dialetti sono lingue, non solo quello noneso. Questa una delle conclusioni tratte nella sua tesi di laurea da Veronica Bertagnolli. Un lavoro intitolato «Interrogative clauses in the Nones dialect», discussa nei giorni scorsi, che è valso alla 22enne altoanauniense ben 10 punti, il massimo previsto a «Cà Foscari» di Venezia, dove lei ha seguito i corsi di lingue straniere. La tesi di Veronica, scritta in inglese, relatrice la professoressa Giuliana Giusti , parte dall'analisi delle analogie e delle differenze tra il noneso ed il ladino, poi si «dedica» totalmente al noneso, con lo studio di numerosi particolari: ad esempio se il soggetto sia sempre obbligato o no in terza persona; si passa quindi all'analisi delle domande formulate in «lingua» nonesa, per verificare se in esse vi siano verbo e soggetto; segue un approfondimento sulle particelle discorsive del tipo «vei mo vei» (vieni), «che vos po» (cosa vuoi) ed altre, per poi studiare le interrogative subordinate, e giungere a determinare che il soggetto è obbligatorio in terza persona nelle domande, manca solamente con certi verbi intransitivi. (...) «Ogni dialetto è una lingua, ha le sue regole, e raggiunge lo scopo primario per cui è nato, che è quello di comunicare. (...). G. S.

Detto questo, che mi sembra un lavoro di una assurdità sconcertante

1) sospetto che il Veneto abbia in animo di far passare in Trentino altri Comuni perchè possano ciucciare la Tetta Autonoma

2) sospetto che la signorina laureata sia sostenuta da qualche fondamentalista noneso e che farà una splendida carriera diventando Head of the Nones research project on Pane & Lat

3) ...ma spero che qualcuno ne stronchi prima la carriera e la mandi a zappare allegramente nell'amata valle. Diamole pure un cartellino altisonante (badge), da attaccare all'uniforme, così si sentirà realizzata.

Un cordiale vaffanculo a sta banda di scarpari,

DC

*************** *************** di seguito il vecchio post sulla petizione nonesa:A chi chiedeva se in Trentino non abbiamo altri problemi rispondo: guardate qui! (IL MONDO DEVE SAPERE) "Una petizione che si prefigge di raccogliere firme per il riconoscimento ufficiale della lingua Nonesa, ovvero del riconoscimento della ladinità delle parlate della Valle di Non e della adiacente bassa Valle di Sole con Val di Rabbi. Questa richiesta è supportata sia da considerazioni di illustri studiosi di linguistica a livello internazionale fin dal XVIII secolo (...), sia da una precisa volontà popolare che ha fatto si che nel censimento linguistico del 2001 più di 7500 nonesi e solandri (pari al 20% della popolazione residente) si siano dichiarati appartenenti al gruppo linguistico ladino. Il consiglio della provincia autonoma di Trento sembra sordo di fronte a queste migliaia di voci (...). L'iniquità del silenzio delle istituzioni provinciali (...) è palese, e rappresenta una gravissima mancanza di democrazia. (...). Il riconoscimento formale del gruppo noneso/ladino può costituire una grande opportunità per le valli di Non, Sole e Rabbi, in quanto la legge prevede una serie di benefici e di diritti in favore delle minoranze ladine, ivi compresa una particolare assistenza da parte delle Università insediate sul territorio, l’accesso ai mezzi radiotelevisivi, l’insegnamento della lingua e della cultura nonesa nelle scuole ed altro. (...)" Il testo integrale dell'esilarante petizione (con possibilità di firma): http://firmiamo.it/lingua-nonesa

Chiudiamo con rigurgito di mela bacata DOP ....ANZI NO! Mi rifiuto di pubblicare sta porcheria. chi vuole vederlo sappia che si vocifera sia un 'bolo' finanziato da fondi pubblici. Si mormora che diventerà 'inno' della valle, su spinta di un politico locale. Venite a ritrovarvi in Trentino.....

lunedì 17 novembre 2008

lacrime fuorilegge

Un tempo le brigate rosse uccidevano Aldo Moro, ora pare minaccino Brunetta. E' anche da decadenze come questa che emerge la rovina di un Paese. E dal sentimentalismo. Quando Brunetta sputando il ciuccio stabilisce che se un impiegato si sente male va affamato vi capita di pensare ai parenti del ministro? Speriamo di no: non sono loro che dovete maledire. Li immaginiamo benevolmente estranei alla battaglia che il congiunto ha intrapreso per l'eliminazione fisica delgi statali meno in salute. Supponiamo piuttosto che i congiunti celino con modestia il legame col bambino prodigio della famiglia Brunetta. E allora perchè tanta attenzione per i parenti delle vittime del terrorismo? Libri, interviste, rievocazioni sono tutte per loro. Maria Fida Moro, la moglie di D'Antona, quella di Tarantelli sono entrate in un modo o nell'altro in politica. Con quali credenziali, un cognome? Evidentemente anche il dolore è politica e il lutto dei parenti di chi è caduto sul fronte avverso resta dolore di minoranza, lacrime fuorilegge.

venerdì 14 novembre 2008

per natale niente palle

...ma un gesto solidale,
se proprio non resiste al desiderio di comprare regali e regalini
DC, in veste di ''proud sponsor'' segnala i

MONILI RED BLIZZARD

Diversi a testa alta Ogni monile Red Blizzard è fatto a mano, unico e irripetibile. Dall’etno-lusso consapevole al bio-chic, ciascuno nasce dalle suggestioni di atmosfere naturali o metropolitane, realizzate con pietre semipreziose pachistane, perle brasiliane e africane, pietre di fiume e di lago alpino, conchiglie, pietre dolomitiche e materiali “urbani” insoliti.

Rivoluzionari? Resistenti! Corde e nodi sono la base di queste creazioni che riprendono le antiche tecniche del macramè arabo e i nodi cinesi, scavalcando le culture e scavando nell'ancestralità.

Diversi a testa alta

I monili Red Blizzard sono 'solidali': parte del ricavato è devoluto (a titolo privato) al progetto di alfabetizzazione a Fortaleza (Brasile) Projeto A dell'Associazione Tremembè Onlus.
per saperne di più

Lega nerd

cartolina dall'Italia 2

bravo, piccolo Silvio.

Poltica estera.

giovedì 13 novembre 2008

Vicky Cristina Barcellona: tanto vale investire in borsa

Vicky Cristina Barcellona, l'ultimo film di Woody Allen, parla dell'attuale crisi economica. E' la storia, come sempre autobiografica, di un regista che, esaurita la vena da una ventina d'anni, riutilizza clichè logori. Bastano tre star, qualche scorcio di Gaudì, una spruzzata di promiscuità con vent'anni di ritardo su Almodovar e una canzoncina ammiccante come colonna sonora. Un'americana perbenista e una no in vacanza a Barcellona si innamorano di uno spagnolo che di professione fa - indovina? - il pittore il quale a sua volta è ancora legato alla sua ex moglie, una spagnola caliente. Dopo che pressapoco tutti vanno a letto con tutti ognuno se ne riparte. Visto il reddito del regista e la crisi, la morale del film è: ma chi ve lo fa fare di spendere per vederlo?

mercoledì 12 novembre 2008

la spintarella

Prime trattative tra i partiti per la composizione della giunta provinciale in Trentino.

cartolina dall'Italia

La percentuale di persone di 14 anni e oltre che si dichiarano molto o abbastanza soddisfatte per la propria situazione economica registra un vero e proprio crollo: è al 43,7 per cento, contro il 51,2 per cento dell'anno scorso e il 64,1 per cento del 2001. (La Repubblica)

martedì 11 novembre 2008

chi perde in Trentino

Delle elezioni in Trentino si sono occupati anche i tg nazionali. La batosta del PDL deve aver sorpreso anche loro. Ci sono voluti i deliri di Bossi per vederla come una vittoria della Lega. Che raggranella il 15 per cento, seguita dal PDL che raggiunge il 10%. Con un candidato che prende il 22% dei voti in meno di quello dello schieramento avverso. Ha vinto lo schieramento appoggiato dai due quotidiani locali, saldo su una rete di potere che dura ormai da vent’anni. Complice una diffusa diffidenza verso chi col federalismo minaccia di intaccare i capitali che l’autonomia procura, merito di una gestione di quelle risorse che più di qualcuno critica ma di cui molti godono. Molti ma non tutti. Sono gli esclusi, forse, gli sconfitti da queste elezioni. Gli scontenti, gli estromessi dai finanziamenti che la Provincia ha elargito per quasi tutto. I tanti senza un santo in paradiso che gli procurasse un posto di lavoro tra le privilegiate scrivanie dell’amministrazione provinciale o dalle liste per ottenere una casa popolare. Questi, supponiamo, sono i ceti che hanno votato per la destra. E la sinistra? Ridotta al 3 per cento, perde il consigliere che aveva ma soprattutto smarrisce quel suo stesso ceto, sconfitta quindi dagli sconfitti, in qualche modo perdente al quadrato. Di chi la colpa? Del PD che ha chiamato al voto contro l’orda leghista, afferma il consigliere uscente. Ricorda quegli allenatori che dopo una sconfitta si lamentano degli avversari che hanno fatto il loro gioco. O la sinistra capisce in fretta che il PD è un avversario e lo combatte o presto farà la fine dei vecchi campioni che commentano le partite altrui.

lunedì 10 novembre 2008

Ha suonato di sognare. Anche a Mollaro

Scrivo con il desiderio di emozionare con un PC quanto Matteo Giorgioni con il suo pianoforte e le sue note, che il 7 e l’8 novembre hanno accompagnato il concerto-spettacolo “Empieza desde las pequeñas cosas(…incomincia dalle piccole cose), dell’associazione Macondo suoni di sogni onlus.

Macondo: evoca García Márquez ma ci porta in Brasile. Passando per Mollaro, in Val di Non e per Tezze di Grigno, in Valsugana. È un viaggio, sì, ma di quelli che ti cambiano la vita. Questo testimoniano i racconti e le immagini che accompagnano la musica di Giorgioni, giovane pianista e compositore di Bologna, che, un passo dopo l’altro, ha raggiunto i suoi sogni in America Latina. Prima in Cile, poi in Brasile. E proprio in Brasile ha ritrovato parte di sé e le sue emozioni si sono incanalate in pentagrammi di umanità; le mani hanno ripreso a suonare dopo aver scavato il terreno di una favela e posato metri di tubi per l’acquedotto. Le sue dita hanno ripreso a comporre sulla tastiera dopo aver lenito piaghe e ferite necrotizzate. Suonando e raccontando nello ''spettacolo solidale'', come il 7 novembre al teatro di Mollaro e l'8 a quello di Tezze, Matteo e Macondo Suoni di Sogni Onlus raccolgono fondi per i progetti di Vila Velha. Con i primi soldi è stato costruito l’ambulatorio, oggi gestito da un’infermiera e due medici che visitano 60-80 persone al giorno. A forza di piccole condivisioni, sorrisi che si incontrano e maniche che si rimboccano, oggi gli abitanti di Vila Velha hanno anche una ‘scuolina’ e un nuovo edificio per attività comunitarie, cucina e mensa scolastica.

Allora Matteo, continua a suonare e a girare l’Italia per raccontare, varcando confini. Di mondi e di cuori. La storia di Vila Velha con Matteo e Macondo Suoni di sogni è sul blog http://latavola.splinder.com/ e sul sito http://www.matteogiorgioni.it/. Per ascoltare alcuni brani di ''pianoforte solidale'' www.myspace.com/matteogiorgioni.
Comuni, proloco, assessori e privati cittadini che desiderano organizzare lo spettacolo di solidarietà possono contattare Matteo alla mail thonytonino@yahoo.it Infine, oltre ai CD, 'Ho suonato di sognare’ e ‘Incontri’, chi lo desidera può sostenere il progetto acquistando il calendario solidale 2009

di Annalisa Dolzan

sabato 8 novembre 2008

domani elezioni in Trentino

il voto utile non è di castità.

l'erba cattiva...

Un inutile novembre

venerdì 7 novembre 2008

ma come fa a dire certe cose?

trentino: elezioni molto provinciali

Domenica in Trentino si vota per le elezioni provinciali. Quelle che altrove contano meno, molto meno di quelle per governatori e sindaci, qui superano l’attesa per le elezioni americane. Entrambi in compenso di razza purissima i due maggiori candidati che si sono affrontati con poche parole e grugniti d’ordine: il presidente, mentre magnificava l’etnia di malgari da cui discende ha tacciato l’altro di razzista, costui ha negato proponendo carrozze ferroviarie per extracomunitari. Un’inchiesta giudiziaria che coinvolgeva membri di entrambi gli schieramenti ha offerto allo sfidante l’occasione di parlare di “magnadora”, termine tecnico che nel vernacolo con cui il trentino si apre ai linguaggi e alla cultura del XXI secolo significa mangiatoia. Troppo sottile per negare, il presidente ha reagito dandogli del pappagallo. Un po’ come quando si chiede quale sia la città più bella del trentino e qualcuno risponde Trento sorge l’obiezione: possibile? In queste elezioni tra i due il candidato che ci conviene ci pare il presidente in carica. Possibile? Vale lo stesso discorso delle città: in Trentino non c'è altro.

il cambio

Conosciamo poco gli Stati Uniti. Ora poi sono cambiati, dicono i media: si vede dalla carnagione del presidente. Anzi la grandezza degli Stati Uniti, dicono, sta proprio nella capacità di cambiare. Ma cambiare è un merito solo in relazione a quello che c’era prima. A una bella donna in sottoveste nessuno direbbe: cambiati. Segno che ciò che c’era prima, per continuare la metafora, era una racchia vestita di stracci. Che gli statunitensi avevano scelto fin dal 2000. Nel 2004 neanche i documentari di Micheal Moore avevano evitato la conferma. E forse la generazione di pazzi che la guerra riconsegna loro non sarebbe bastata agli statunitensi per ravvedersi se in questi giorni non avessero dovuto fare i conti, sulla punta dei loro moncherini di reduci, con la crisi. È dal crollo delle borse che il gradimento di Obama si è impennato. Hanno dovuti essere sloggiati dalle loro villette, sollevati dai loro divani, gli statunitensi, per votare un colored. Negro cioè; eppure si stima che il tre per cento di essi, al momento di indicare una faccia - anche con questo metodo da scimpanzé si vota da quelle parti – si sia sbagliato. Si vede che sbagliando s’impara però, perché questa grande nazione multietnica e globalizzata a Obama ha dato meno voti di quanti ne abbia dati ai senatori del suo partito: qualche elettore cioè ha votato per i democratici nelle elezioni del senato ma non per Obama alle presidenziali, che si svolgevano contestualmente. Segno che il colore della pelle ancora conta, per qualcuno. Quanto sono cambiati, allora gli Stati Uniti? Molto dirà chi guarderà le strisce blu che sulla mappa del voto assediano i grandi stati centrali rimasti in mano repubblicana. Per nulla chi farà caso ai referendum che negano i matrimoni gay dove già vigevano. Non così tanto dirà chi noterà che la proporzione dei voti di Obama e McCain ricalca quella dei fondi che ognuno ha saputo procacciarsi. È grazie ad essi che Obama ha potuto spezzare la dinastia Clinton e quella Bush, è grazie al maggiore finanziatore della campagna elettorale che un afroamericano può parlare di energia verde. Verde come il dollaro.

giovedì 6 novembre 2008

"TUTTO QUI?" La rivoluzione sessuale in 2 parole

Perché le donne fingono l’orgasmo? Rispondete al sondaggio... Nell’attesa titilliamo la mente con vani interrogativi. Sulle cause storiche e religiose, che trasversalmente hanno forgiato il maschilismo, passando dal peccato di Eva alle veline desnude, solcando storia e stregoneria, additando le pazienti isteriche di Freud...
Niente sesso, siete inglesi. Avevo un amante simpatico e divertente. Faceva lo spacciatore. Quando andavo a casa sua mi offriva costolette e guardavamo i video dei Talk Talk. La prima volta a letto insieme è stata conigliesca. Una roba tipo 4 salti in padella. Ma, nella miglior tradizione anglosassone, la mia delusione non lo ha scomposto: ‘What did you expect? A slow boat to China?’, mi ha chiesto. Al che i nostri pomeriggi sono strascorsi snidando le palline antiumidità rotolate sotto il letto e chiacchierando amabilmente dell’arredamento delle celle inglesi.
Lussazione della lussuria. Niente vaporetto…Né con lui, né con D. Né con A. Il cui pene era così piccolo da metterti in soggezione. Quantomeno imbarazzante. Come dire a un uomo dolce, simpatico, affascinante e attraente, che vederne il pene minuscolo smontava la panna delle più succulente fantasie goderecce? Ma a sentir lui, andava bene così: una magnifica intesa. Ovviamente, non è questione di dimensioni – come testimoniava la negra prestanza leggendaria di C. E non solo di cultura, come nel caso di F., portatore inconsapevole di dominio maschilista legittimo e scontato al suo Paese: si sentiva autorizzato a sentenziare della frigidità sulle sue donne senza porsi dubbi - su di sé o l’intesa di coppia.
...pensiero illuminante
Un cenno d’intesa. Oggi, che sono più vecchia e acida, ed ho le membra stanche,
poco tempo da perdere e una forte intolleranza alla stupidità,
mi sono svegliata con un pensiero illuminante:
Donne, possiamo rivoluzionare il pianeta! E senza fatica; con solo due parole. Tutto qui? (forse basta anche solo un cenno della testa).
Sono certa che le occasioni non mancano. E smettiamola di sentirci in dovere
di soddisfare un uomo, titillarne le fantasie, non minarne il senso di sicurezza ed autostima.

ciance

mercoledì 5 novembre 2008

martedì 4 novembre 2008

Su quale cavalla puntate?

Onorevole, è un tormentone il suo.C'è un fatto nuovo. Cioè? Alcuni colleghi di centrodestra, tutte persone che ritengo perbene e mai sopra le righe, mi hanno riferito di aver letto le intercettazioni hard sulla Carfagna e il Cavaliere. Si parla solo di lei? No, anche di altre esponenti di governo. (Paolo Guzzanti, intervistato da La Stampa)

lunedì 3 novembre 2008

domenica 2 novembre 2008

Hamilton (McLaren) campione del mondo

Il sì, ormai, è ufficiale: sarà Luca Cordero di Montezemolo l'ambasciatore del made in Italy nel mondo. Un incarico che gli è stato offerto dal premier in pectore Silvio Berlusconi (La Repubblica, 2 maggio 2008

forse alla Roma servirebbe qualche giocatore giovane