sabato 29 novembre 2008

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“Si può fare” non è un film di quelli che dici: questo andrebbe proiettato nelle scuole. “Si può fare” andrebbe proiettato nelle piazze, nei giroscala, nei centri commerciali, nelle chiese, per terra e per aria, al mare e in montagna, di giorno e di notte, a primavera, d’inverno, nei cessi e negli stadi. Di modo che i ragazzi che una settimana fa hanno arso un barbone, il cinquantenne che stuprava una donna del Mozambico perché “l’ho comprata”, i dottori che si è scoperto asportavano polmoni per “stare nel budget” non possano sfuggirgli. In Arancia Meccanica la rieducazione di alcuni deviati passava per la visione di filmati. Ma quelli erano quattro balordi. Invece oggi è a tutta la società che bisogna tenere aperte le palpebre coi tiranti, che bisogna impedire di girarsi dall’altra parte. Il film di Bisio non è perfetto. La sua maniera di parlare dei matti a volta pare da prima serata in TV. I degenti somigliano troppo a maschere e alla fine troppo facilmente tutto s’aggiusta. Ma lo stesso mostra che “diverso” non significa per forza “peggiore.” Che confrontarsi conviene. Che si può essere sé stessi prima di essere malato, socio, figlio, risorsa umana. Probabilmente i nostri governati non hanno tempo da perdere dietro un film come questo. Ma la scena – pochi eterni secondi - in cui il protagonista deve scegliere qualcuno da assumere nella cooperativa sociale, con la porta che si chiude davanti alle facce degli esclusi vale da sola un loro discorso.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Io l'ho trovato stupendo!!!

Un inno al trentennale della Legge n° 180 e quanto mia attuale, se si pensa all'opera di attacco che la stessa legge sta subendo anche da parte di oscuri figuri.

leggete qua: http://saamaya.blogspot.com/2008/11/si-pu-fare-sig-guzzanti.html