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giovedì 26 novembre 2009

La voce dei monti

Riceviamo e volentieri pubblichiamo: Il Gruppo Naturalistico Le tracce propone LA VOCE DEI MONTI XX EDIZIONE DI PROIEZIONE DIAPOSITIVE 2009 presso “SPAZIO GIRASOLE" a Treville di Castelfranco Veneto Sala “Le Radici e le ali” - Ingresso libero - Inizio proiezioni ore 20.45 Venerdì 27 novembre 2009 “TIBET Occidentale: A piedi nel Regno di Guge” SULLE TRACCE DELLE SPEDIZIONI TUCCI-GHERSI NEL TIBET OCCIDENTALE diapositive di David Bellatalla Venerdì 4 dicembre 2009 “Patagonia: Nel vento del condor” diapositive di Vittorino Mason Venerdì 11 dicembre 2009 “La montagna di Buzzati: così intima, così universale” diapositive di Patrizia Dalla Rosa E, credi, la montagna è una palestra insuperabile per l’anima e per il corpo. Nel salire, non si è che carne pieghevole e istinto felino aggrappati alla rupe pungente: a palmo a palmo, con l’arcuata tensione delle dita, con la piatta aderenza delle membra, si guadagna la roccia. E poi, in vetta, quando ti vedi intorno un anfiteatro di guglie e di ghiaccio, o, da una cengia esilissima, guardi sotto lo strapiombo, affogata nella fluidità vertiginosa, la falda verde da cui balza il getto estatico di massi che hai conquistato, allora un’ebbrezza folle t’invade e l’adorazione selvaggia della tua fragilezza ardente che vince la materia. Eppure, là in alto, anche la materia, la colossale materia che ci attornia, non sembra inerte e ostile, ma viva ed amica: e le guglie pallide non sembrano monti, ma anime di monti, irrigidite in volontà d’ascesa. Antonia Pozzi *** Dettaglio delle serate: *** Venerdì 20 novembre 2009 “Patagonia Terra di pionieri” diapositive di Flavio Carraro “Bubu” Flavio Carraro (Bubu per gli amici) da non confondere con Bubu Bole triestino, è nato a Villanova di Camposampiero nel 1959 e risiede a Borgoricco. Frequenta l’ambiente della montagna sin da ragazzino. Nel 1985 si iscrive ad un corso roccia del CAI di Camposampiero, e da allora scopre l’arrampicata, adesso è uno dei componenti della scuola di alpinismo come istruttore. Ha all’attivo ascensioni in Dolomiti – di cui alcune prime salite –, Gran Sasso, Appuane, Giulie,Carniche, nelle Alpi Italiane, Svizzere e Francesi. Nel 1990 con un gruppo di amici,và nel Pamir Alay, il suo primo viaggio fuori dall’ Europa e sale alcune cime. Nel 1999 è la volta della Bolivia dove sale alcuni seimila con amici di Dimensione Montagna, Ermes Bergamaschi,Claudio Chenet, Paola Scremin. Nel 2000 parte per la Patagonia Argentina, con lui Lorenzo Massarotto,Umberto Mararampon, Ulderico Mazzoleni e Riccardo Milani, con l’obbiettivo il Cerro Fitz Roy, manca la cima per un repentino cambiamento del tempo, sempre nello stesso anno va in Kenia con l’idea di concatenare due delle tre cime principali del monte Kenia, la Nelion e la Batian, ma per problemi di quota della sua compagna Donatella dovrà accontentarsi della Lenana 4985m. È presidente dell’Associazione Dimensione Montagna, nata da un’idea di Lorenzo Massarotto, composta da un gruppo di amici che ha come proprio obbiettivo la promulgazione e la salvaguardia dell’ambiente, della cultura e dello sport che trova e pratica in montagna. La serata dedicata alla Patagonia racconterà il viaggio organizzato dall’Associazione Dimensione Montagna che nel 2000 ha visto come protagonisti Lorenzo Massarotto e compagni. L’autore propone una serata di diapositive in dissolvenza divisa in due parti. Una parte sarà dedicata alla storia dell’esplorazione della Patagonia Terra del Fuoco da Maggellano ai tempi nostri, di cui il relatore è Mauro Toffanin. La seconda parte parlerà dell’esperienza alla salita al Fitz Roy. *** Venerdì 27 novembre 2009 “TIBET Occidentale: A piedi nel Regno di Guge” SULLE TRACCE DELLE SPEDIZIONI TUCCI-GHERSI NEL TIBET OCCIDENTALE diapositive di David Bellatalla David Bellatalla Antropologo, docente presso l’Università UWA (Australia Occidentale), è membro dell’Accademia delle Scienze IAMS di Ulan Bator (Mongolia). David è nato a La Spezia nel 1962; ricercatore, studioso di sciamanesimo e nomadismo, dal 1990 svolge la propria attività di ricerca sul campo con le popolazioni nomadi della Mongolia. Collabora con il dipartimento di Etnografia dell'Università di Ulaan Bator, con il dipartimento di Antropologia di Scienze della Mongolia e con l’Istituito di Antropologia dell'Università di Firenze. La ricerca è tuttora in corso e verte soprattutto sul mondo magico-religioso del popolo dei Buriati, con particolare riguardo allo sciamanesimo e al modello sociale nomadico di tali genti. Ha realizzato in solitaria spedizioni e ricerche nelle regioni Himalayane pubblicando articoli su riviste del settore. Nel 1989 ha progettato e realizzato la Spedizione Ande, prima traversata integrale della Cordigliera delle Ande, durata 14 mesi. Per ben due volte ha percorso da Venezia a Pechino la “Via della seta”. Ha pubblicato per i tipi Calderini/Bologna il volume "Trekking nella Codigliera" nel 1992. Nel 1996 ha pubblicato il volume "Sciamanesimo e Sacro tra i Buriati della Mongolia". Nell'estate del 1997 ha dato il via alla realizzazione del progetto "S.O.S. Taiganà" patrocinato dall'associazione CROCEVIA e dalla CEE, per un programma di aiuti alla popolazione nomade dei Taiganà della Mongolia in gravissimo rischio di estinzione per problemi sanitari. Recentemente è uscito il libro Tsaatan “Gli uomini renna della Mongolia”. Assieme al suo inseparabile compagno di viaggio Dino de Toffol sono stati protagonista di una sensazionale scoperta nel deserto dei Gobi: hanno rinvenuto uno scheletro di dinosauro con resti di pelle, cosa mai avvenuta prima. Si tratta di un incontro con proiezione di diapositive condotto dall’autore, relativo all’area geografica del Tibet occidentale. Le immagini ripercorrono le tappe delle spedizioni scientifiche di Giuseppe Tucci e di Eugenio Ghersi, effettuate negli anni trenta, riproponendo il loro affascinante viaggio nell’area più isolata e remota del Tibet. Dalle propaggini più meridionali della catena Himalayana, risaliremo le profonde valli dello Spiti e dello Zanskar, per raggiungere l’antica città di Leh, capitale del Ladack. Il nostro viaggio proseguirà attraverso l’antico regno di Gughe. Dai remoti monasteri di Piang e Dungkar sino alle città di Gartok e Toling. Tappa finale del nostro viaggio sarà la l’affascinante regione del Kailasa (dove si trova la più sacra e venerata vetta dell’Himalaya) e del Lago di Manosarovar, ancora oggi meta di pellegrinaggi di fedeli del mondo buddista, di quello indù e persino di quello musulmano. Le immagini di allora (riproduzioni della famosa collezione fotografica del Capitano Ghersi) e le immagini di oggi, ci forniranno un interessante confronto tra un paese libero, autonomo e indipendente, ed il Tibet dei nostri giorni, soggetto al potere del governo centrale cinese. Il confronto tra quel Tibet libero e autonomo, immortalato da Eugenio Ghersi, con le immagini odierne, dove la desolazione e le distruzioni attuate dall’esercito cinese tra il 1951 e il 1959, stimoleranno il dibattito e la discussione che seguirà la conferenza. *** Venerdì 4 dicembre 2009 “Patagonia: Nel vento del condor” diapositive di Vittorino Mason Vittorino Mason è nato a Loreggia (Padova) nel 1962. Risiede e lavora a Castelfranco Veneto dove, oltre a fare il “Seminatore di parole”, da molti anni svolge anche l’attività di promotore culturale. È l’ideatore del ciclo d’incontri La voce dei monti e del premio dedicato alla montagna Una vetta per la vita. Coordinatore del Gruppo Naturalistico “Le Tracce”, è socio di Mountain Wilderness, fa parte del GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna) e scrive per riviste specializzate di montagna. Amante dei viaggi cerca sempre di unire la passione per la montagna alla conoscenza delle altre culture e popoli. Molti dei suoi viaggi, orientati spesso nei paesi considerati “poveri”, sono stati anche motivo per portare aiuti e/o l’occasione per promuovere progetti di solidarietà. Ogni esperienza è stata anche motivo per fotografare – sua altra grande passione –, e scrivere libri di viaggio, non solo per descrivere la propria esperienza, ma soprattutto per documentare e testimoniare i problemi, la quotidianità e le situazioni, a volte drammatiche, in cui vivono certi popoli. Dai primi viaggi in bicicletta nei paesi celtici: Scozia, Irlanda e Bretagna, è passato poi al lento camminare con lo zaino in spalla lungo i sentieri di vari paesi europei ed extraeuropei: Annapurna (Nepal), GR20 (Corsica), Parco del Tricorno (Slovenia), Alto Atlante (Marocco), traversata degli Alti Tatra (Slovacchia-Polonia), Torri del Paine e nella zona del Fitz Roy e Cerro Torre in Patagonia (Argentina-Cile). In alcuni casi l’occasione è stata propizia per sperimentare i propri limiti fisici provando a salire in alto, su cime come il Cotopaxi 5897 m, lo Stok Kangri 6150 m e il Nevado Pisco 5752 m. Ha pubblicato due raccolte di poesie: Carta straccia e In silenzio, i libri di viaggio Sui sentieri dei portatori himalayani, Il profumo del tè alla menta, La via dei vulcani e Camminando sulle montagne viola, un libro di racconti di montagna I racconti del Mugo e la sua guida delle vie normali all’interno del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi Sulle tracce di pionieri e camosci. Una serata dedicata alla Patagonia, alla terra del vento, dei grandi spazi, di montagne tra le più ambite dagli alpinisti di tutto il mondo, di natura selvaggia, di gente abituata ad un clima inclemente e a vivere a contatto di un a natura dalle caratteristiche marcate. Sarà un viaggio virtuale di immagini e musica lungo il circuito del Paine: un trekking di 9 giorni attorno le Torri del Paine, il ghiacciaio Grey, lungo la Valle dei francesi e il Río Ascencio, una divagazione a Punta Arenas per andare a vedere i pinguini e i leoni marini delle isole Magdalena e poi ancora montagna nel tentativo di realizzare la “Vuelta” il giro che da El Chaltén porta al Passo Marconi e attraverso lo Hiello Continental al Passo del Viento e ritorno in un susseguirsi di episodi e disavventure sotto la pioggia, l’incertezza e il vento del condor. Tra tanto camminare e un attendere filosofale, alla fine gli incontri imprevisti, con animali e uomini, saranno quelli che cadenzeranno un viaggio che, seppure breve, consentirà di assaporare il valore del tempo e un senso di piacevole impotenza di fronte a un clima che disegna le vie da seguire. *** Venerdì 11 dicembre 2009 “La montagna di Buzzati: così intima, così universale” diapositive di Patrizia Dalla Rosa Patrizia Dalla Rosa è nata e vive a Feltre, dove si è laureata in Lingue e Letterature Straniere con una tesi sulle traduzioni francesi di Dino Buzzati. Da allora si occupa dello scrittore bellunese: non solo attraverso articoli, recensioni, conferenze e interventi a convegni in varie parti del mondo, ma anche attraverso la consulenza bibliografica e critica ai vari studiosi, in quanto Responsabile della ricerca del Centro Studi Buzzati di Feltre. Dal 1996 è redattrice della rivista «Studi buzzatiani» e attualmente ne è la segretaria. E’ autrice di numerosi articoli, ha collaborato con ricerche bibliografiche e revisione dei testi, alla cura di Dino Buzzati: la lingua, le lingue, del 1994, Buzzati giornalista, del 2000, Le Alpi di Buzzati del 2002, ha pubblicato Dove qualcosa sfugge: lingue e luoghi di Buzzati (Pisa-Roma, IEPI, 2004). Recentemente ha curato, assieme alla professoressa Bianca Maria Da Rif, il convegno internazionale Un gigante trascurato? 1988-2008: vent’anni di promozione di studi dell’Associazione Internazionale Dino Buzzati di Feltre. Già Professore a contratto, a livello universitario si è occupata, in particolare, di didattica dell'italiano. Nelle sue due monografie, Verso la cuna del mondo di Gozzano (del 1995) e quella su Buzzati, è centrale la comunicazione del senso del paesaggio. Questa serata è un invito ad esplorare le montagne note e meno note che fanno da struttura simbolica a tanti scritti di Buzzati. Si spiega così il titolo: questo artista deve ai suoi natali il senso del suo immaginario, la nascita in lui della poesia. La relatrice lo va dicendo per il mondo, non tanto per parlare del territorio bellunese in sé, ma perché è necessario conoscere questo paesaggio per comprendere Buzzati. E' scrittore del mondo perché è uno degli autori italiani più tradotti al mondo e perché ha fatto di certi luoghi bellunesi un paesaggio universale. Scrittore, giornalista, pittore e alpinista, Buzzati ha fatto della sua vita un raccontare le storie della gente, spesso con temi di solitudine e angoscia. “Bàrnabo delle montagne”, “Il segreto del Bosco Vecchio” e “Il deserto dei Tartari” sono tutti suoi romanzi trasportati poi anche in film. In montagna andava da secondo, con la sua guida prediletta Gabriele Franceschini e, nonostante ambisse di entrare a far parte nell’elite dell’alpinismo, il Club Accademico, non fu mai ammesso. Le sue arrampicate non superavano mai il IV grado superiore, cosa che, considerando il fatto che rimaneva per quasi tutto l’anno dietro una scrivania e solo durante le ferie si dedicava alle montagne, non era da poco. Con il supporto di immagini si cercherà di far conoscere più a fondo la figura di Buzzati alpinista: i retroscena, le sue ambizioni, le sue gioie e il significato che ha avuto per lui la montagna. Vittorino Mason e Piera Biliato

venerdì 16 ottobre 2009

invito: Trento inaugura la mostra collettiva Il meleto di Tolstoj

Vi invitiamo con piacere all'inaugurazione della mostra collettiva
IL MELETO DI TOLSTOJ
16 ottobre 2009 (non il 15!)
alle 17.30 Palazzo Roccabruna Via Ss. Trinità - Trento
L'iniziativa "Il meleto di Tolstoj" è promossa dall'associazione Arci del Trentino e dalla Camera di Commercio di Trento.
Il percorso espositivo descrive le principali tappe del progetto che ha portato alla stesura di un protocollo provinciale di collaborazione tra il Trentino e la regione di Tula, in Russia, sede della Fondazione Tolstoj di Yasnaya Polyana.
In questa occasione, 20 artisti presentano il loro omaggio alla figura del grande letterato russo Lev Tolstoj, sottolineando, con la loro opera, l'urgenza di un dialogo interdisciplinare e trasversale rispetto alle differenti culture.
Espongono: ADRIANO ACCATTINO/BURKART AICKELE/ROGER BALLEN/SIMONA CESARI/FLAVIA DECARLI/JAKOB DE CHIRICO/ FULVIO DE PELLEGRIN/ PAOLO DOLZAN/ PIERMARIO DORIGATTI/ WOLFGANG FALLER/ NORBERT KLORA/ ROBERTO KUSTERLE/ HEIDI LICHTENBERGER/ LIUDMILA&NELSON/ EUAN MACLEOD/ RUGGERO RADAELE/ CHRISTIAN ROTHMANN/ GIOVANNI RUBINO/ MARCO SBIZZERA/ MATTIA SERRA

giovedì 17 settembre 2009

Dalla Provincia incarico alla Pastorale

Dal quotidiano “L’Adige” del 08 settembre 2009 . - Dalla Provincia incarico alla Pastorale. – “Costerà 80 mila euro organizzare i viaggi e l'ospitalità dei religiosi trentini presenti in Africa e che vorranno partecipare all'evento «Sulle rotte del mondo. Il Trentino incontra i suoi missionari in Africa», in programma a Trento dal prossimo 28 settembre al 3 ottobre. La spesa, che sarà coperta dalla Provincia autonoma di Trento, è preventivata dall'Opera diocesana per la pastorale missionaria di Trento che, per quella cifra, ha offerto la propria disponibilità ad organizzare i viaggi e l'ospitalità dei numerosi missionari provenienti dall'Africa. La Provincia, con una determinazione della dirigente dell'Incarico speciale per l'organizzazione dei grandi eventi, ha così affidato l'incarico a trattativa privata alla stessa Opera per la pastorale missionaria «in quanto unico soggetto che possiede la gestione organizzativa dei propri missionari». L'iniziativa è stata fortemente voluta dall'assessore provinciale alla solidarietà internazionale Lia Beltrami Giovanazzi” La determina in questione è la nr. 16 di data 03 settembre 2009 nella quale si spiegano ( con molta approssimazione) le motivazioni di questa scelta. L’articolo del quotidiano “l’Adige “ non ha bisogno di ulteriori commenti….. ma si sa, noi lo pubblichiamo perché siamo rossi e come noto mangiamo bambini a colazione e preti a cena!

martedì 1 settembre 2009

Una giornata di ordinaria sociopatia

Industrial hardcore -
Foto DC & ADolzan. Il resto della galleria qui e qui
I do get bored in this flat field

Basta. A livello. Sulla soglia del trabocco. Vorrei spellare dal suo torpore questa città, tomba dell’energia e del divertimento. Obitorio dell’euforia, del piacere, della goduria. E della reazione. Orto di invidie, pettegolezzi e cattiverie piccolo-borghesi (ma aspiranti miliardarie). Fighe di legno e uomini senza spina dorsale mi attraversano il passo all’ombra del duomo. La noja serale affoga nei frappé alla crema.

Nulla di personale. Pomeriggi in cerca di occasioni e mattine per uffici, passo da una cerbero del tribunale stretta in spalle da Mohamed Alì e uno stipendio non sufficiente a ripagarla dello sforzo di dire buon giorno, a farmacisti pudibondi arricchiti dei nuovi vaccini. Secche commesse altezzose si alternano a donnette dalle occhiaie ripiegate sui nuovi pannolini lavabili. Impiegati schizzinosi, laureati disoccupati e presuntuosi. Studenti inebetiti e comunque privi di curiosità si avventano sulla frittura di cosce - Sboccati strilloni post-moderni vendono corsi di giornalismo partecipativo. Puttana, l'educazione inutile si prostituisce, lacero l'orgoglio, sfondata l'onestà intellettuale.

Me, myself & I

Una vespa accaldata entra nella stanza mentre la doccia scorre senza risciacquarmi le idee. Evito la folla. La mischia di sinistra mi disturba – più aliena di un corteo della lega. L’autoscatto mi rimanda inesorabile una figura anni ’80. Fuori tempo, fuori territorio, fuori genere e specie. Mi appassiono al Guardian, imparando dalle inglesi come indossare il cerchiello ma sogno grandi pianure africane echeggianti degli zoccoli di rinoceronti, donne bufalo e canti popolari che non capirò mai.

Intanto, ogni giorno, qualcuno si spara. Ogni notte un disoccupato decide che è ora di puntare il grilletto. Contro di sé, contro la moglie, contro il figlio, il padre, la madre. Ammalato al punto da non sapere più che il grilletto va altrove – al cuore di chi ha soffocato la tua dignità e le tue speranze. Buono solo a riempire i rotocalchi dell'estate.

Io, sono in buona compagnia. Sola tra i resti di case abbandonate e polvere elettrificata rifuggo le menti storpie. Saluto il coniglio sotto il melo. Immobile, fisso le anatre che si baciano in volo, sul fiume.

Anelo un silenzio preverbale.

Bauhaus - In the Flat Field

domenica 5 luglio 2009

Felice di spurgare (una canzone d'amore)

Sarei felice di spurgare. Sono io che me lo impedisco, di lasciarti andare? Oggi avrei dato chissà che cosa per sentire la tua voce dietro di me. Parlarmi, sì. Non certo una di quelle scemenze a voce chioccia che ti esce a mezza gola. “Superficiale” e mentitore a te stesso; che non ti sei presente. Come quando mi hai detto che il funerale di tua madre è costato un capitale. E forse nemmeno come l’ultima volta che mi hai incontrato, (visto che sei arrivato da dietro). Ma per sentirti dire le cose che mi dicevi. Per poterti parlare.
Per ascoltarti con lo stesso tono e la baguette sotto braccio sul lungomare «kika kika» – kissà perké, per me è sempre stato con la kappa. Mika ke tu me l’abbia mai scritto.
Con le stesse intenzioni.
Sì, forse c’è, adesso, qualke giorno ke non ti penso. Quest’anno, il 23 non ho nemmeno sofferto. Anzi, ci ho dovuto pensare ke era l’anniversario della fine. «Sono guarita», ho pensato.
Ma non era vero.
Ogni volta ke interrompo la vita salti fuori. Sei un dolore nelle ossa.
Ti cerco nel cielo, ti trovo nelle nuvole. Raccolgo pezzi di me nei cirri grigi lassù in cima alle dolomiti.
Mi sto lontano. Mi cerco ma ho paura di trovarmi.
Fantasma, stasera ho indossato quelle righe ke avevamo comprato insieme, quelle ke stavano nel cassetto da 5 estati, con gli orekini di Sitges. E mi è sembrato di impazzire.
Fantasma patetico di una me stessa invekiata e irreale. Le mani alla gola ad ascoltare il cuore.
Mi sono fotografata, oggi, per accorgermi ke i segni ke sento sul viso quando con me ci sono solo io, li vedo.
Una signora russa, una volta, mi ha detto «ti è successo qualcosa». È stata l’unica, ke li ha notati. Non so dove li ha visti. Erano te. Sei tu quello ke mi è successo e ke porto nascosto nel viso. Ke porto addosso e ke frugo tra i rami del melo. Non le senti le fronde del mio pensiero? Non ti kiedi mai se ti penso?
Se con i negramaro cantassi ki pensa un poco a te nell’immensità, sono io. Ekomi. Non manco mai.
Quando non mi vedo, mi dico di nascosto ke cosa darei per tornare indietro? con te ke mi portavi al sole e ti donavi delfino. Lo sapevo ke mi avrebbe stroncato le reni. Ma ho pensato ke ero forte e magari ce la potevo anke fare. Poi stasera, inerpicata dentro i sassi e le onde ferme, ho avuto paura a salire nei boski dove mi dicono ke sei andato a abitare.
Allora, sono tornata indietro e mi sono messa a scrivere.
Spero solo ke questa pagina mi strappi il cuore.
DC

domenica 21 giugno 2009

Ma che culo! (esibizionisti in fuga)

Come nella tradizione foto-porno "giapponese": a sinistra tra la vigna se la dava a gambe l'esibizionista.
Oggi va di culo. Nel vero senso della parola: verso le 17.15 sono in zona Acquaviva, a passeggio in ciclabile e mi cade l’occhio sulla strada sottostante; quella di campo che corre parallela. E ci vedo questo qua, un tizio incrociato poco prima, sarà stato un km, mentre scendeva verso la campagna, (circospetto). Ma siccome ogni tanto se ne vedono, di personaggi strani, non ci faccio caso più di tanto.
Però… adesso, c’è qualcosa di diverso. Mi fermo un attimo e metto a fuoco. Ecco cosa c’è: si è smutandato e si sta masturbando! Ci impiego un po’ a reagire. Lo guardo fisso: vedo il petto, i peli del pube. E poi è la mia volta di toccarmi. Allungo una mano al marsupio e tiro fuori la macchina fotografica. Gliela punto addosso. Ma lui ha i riflessi più veloci e si butta subito a sinistra sotto la vigna. Sembra una gazzella. Vedo il culo nudo tra le foglie, scatto, una volta, due volte, ma non faccio in tempo a fotografarlo.
Non so, caro esibizionista, che gusto ci provi, a menartelo in aperta campagna, davanti a gente sudata che marcia in tuta da ginnastica. Capisco l’arietta e la verzura. Il sole e gli uccellini, ma insomma, ragazzo, se vai in centro sfilano le meglio pulzelle.
Volente o nolente, l’ho visto bene. (Ma non è il mio tipo). Troppo magro e vecchio. Un po’ bizzarro. Circa 1,70m, snello, di razza caucasica - direbbe l’FBI - capelli corti e grigi, come i baffi. Vestito, aveva una maglietta azzurra. E dei bermuda blu scuro. Ho allungato bene lo sguardo giù nella campagna, ma ormai era scappato. Chissà se gli si è bloccato l’orgasmo e ha tirato un coccolone? (sono preoccupata).
Fatte le foto, ho avvisato la polizia municipale. Non per me. (Amico, finirai in un racconto). Sei il 4° esibizionista che incontro. Il primo, una mattina di circa 20 anni fa, verso le 7, mi scioccò, cogliendomi da sola sulla strada di scuola. «Ciao, guarda che belle balle!». Sbiancai, senza sapere cosa dire e fare, accelerai il passo - sperando che non fosse violento. Arrivai a scuola trafelata e mi sfogai con le compagne, affacciata al balcone del bagno. Ma ci è voluto del tempo per smaltire quella forma di violenza psicologica, di disgusto e di sopruso.
Caro amico nudo nel fogliame, oggi sono la Donna Cannone: giro sempre armata di macchina fotografica e registratore. Credo di averti un po’ traumatizzato. E mi dispiace, di averti spaventato. Ma capperi, ti rendi conto che psiche? Te ne vai nel campo a fare l’esibizionista, ti ecciti se la gente ti vede – e poi, quando uno soddisfa il tuo desiderio, lo ricambia con curiosità da voyeur al punto da fermarsi a fotografarti, tu SCAPPI??? Ma sei un uomo finito! Un terremotato dello spirito.
Siccome ci sono signore e signorine timorate e non vorrei che le incontrassi, ho chiamato il poliziotto. Oddio, al telefono mi ha detto che non aveva nessuno da inviare sul posto (tutti in servizio alle feste vigiliane
) e l’ha anche menata che «non è la nostra zona, magari lascio un appunto a un collega..» «Ecco, sì, guardi. Lei faccia una segnalazione ai suoi colleghi» – gli ho detto scazzata (a me pareva che al poliziotto non gliene fregasse una cippa di evitare ad altre signore incontri ravvicinati a culo nudo).
Ti dirò, amico smutandato, mi ha dato quasi più fastidio il poliziotto di te. Allora mi sono spinta alla stazione dei carabinieri di Calliano, (a 4 km). Ma alle 18 della domenica non c’è nessuno. E allora, ti ho lasciato al tuo destino. Ma ti assicuro che ero pronta a spiegare al carabiniere che hai bisogno di comprensione. Magari di un bravo psicologo. «Vede, maresciallo – è corso veloce …Chissà magari soffre pure di eiaculazione precoce? e alla sua età, non avrà nessuno con cui parlarne…»
la pista ciclabile in zona Acquaviva (TN)

giovedì 14 maggio 2009

trentino: amore per la natura

TRENTO - È accusato di maltrattamento di animali un uomo residente a Spiazzo accusato di aver importato cuccioli di razza labrador. Animali che poi un bolzanino avrebbe sottoposto «a comportamenti insopportabili per le loro caratteristiche etologiche». Un giro di parole con cui il pm bolzanino Guido Rispoli intende indicare l'utilizzo di quegli animali per film del genere zoo-pornografico, cioè con donne che hanno rapporti sessuali con cani.

martedì 18 novembre 2008

Premiata la ricerca internazionale trentina: Il dialetto noneso è una lingua.

vi ricordate la fantastica petizione di cui vi abbiamo raccontato qualche settimana fa?

<< firma anche TU per la lingua NONESA! >>

E ora non venitemi a dire che non è una regione autoreferenziale: Traggo dall'Adige di oggi quanto segue:

FONDO - Tutti i dialetti sono lingue, non solo quello noneso. Questa una delle conclusioni tratte nella sua tesi di laurea da Veronica Bertagnolli. Un lavoro intitolato «Interrogative clauses in the Nones dialect», discussa nei giorni scorsi, che è valso alla 22enne altoanauniense ben 10 punti, il massimo previsto a «Cà Foscari» di Venezia, dove lei ha seguito i corsi di lingue straniere. La tesi di Veronica, scritta in inglese, relatrice la professoressa Giuliana Giusti , parte dall'analisi delle analogie e delle differenze tra il noneso ed il ladino, poi si «dedica» totalmente al noneso, con lo studio di numerosi particolari: ad esempio se il soggetto sia sempre obbligato o no in terza persona; si passa quindi all'analisi delle domande formulate in «lingua» nonesa, per verificare se in esse vi siano verbo e soggetto; segue un approfondimento sulle particelle discorsive del tipo «vei mo vei» (vieni), «che vos po» (cosa vuoi) ed altre, per poi studiare le interrogative subordinate, e giungere a determinare che il soggetto è obbligatorio in terza persona nelle domande, manca solamente con certi verbi intransitivi. (...) «Ogni dialetto è una lingua, ha le sue regole, e raggiunge lo scopo primario per cui è nato, che è quello di comunicare. (...). G. S.

Detto questo, che mi sembra un lavoro di una assurdità sconcertante

1) sospetto che il Veneto abbia in animo di far passare in Trentino altri Comuni perchè possano ciucciare la Tetta Autonoma

2) sospetto che la signorina laureata sia sostenuta da qualche fondamentalista noneso e che farà una splendida carriera diventando Head of the Nones research project on Pane & Lat

3) ...ma spero che qualcuno ne stronchi prima la carriera e la mandi a zappare allegramente nell'amata valle. Diamole pure un cartellino altisonante (badge), da attaccare all'uniforme, così si sentirà realizzata.

Un cordiale vaffanculo a sta banda di scarpari,

DC

*************** *************** di seguito il vecchio post sulla petizione nonesa:A chi chiedeva se in Trentino non abbiamo altri problemi rispondo: guardate qui! (IL MONDO DEVE SAPERE) "Una petizione che si prefigge di raccogliere firme per il riconoscimento ufficiale della lingua Nonesa, ovvero del riconoscimento della ladinità delle parlate della Valle di Non e della adiacente bassa Valle di Sole con Val di Rabbi. Questa richiesta è supportata sia da considerazioni di illustri studiosi di linguistica a livello internazionale fin dal XVIII secolo (...), sia da una precisa volontà popolare che ha fatto si che nel censimento linguistico del 2001 più di 7500 nonesi e solandri (pari al 20% della popolazione residente) si siano dichiarati appartenenti al gruppo linguistico ladino. Il consiglio della provincia autonoma di Trento sembra sordo di fronte a queste migliaia di voci (...). L'iniquità del silenzio delle istituzioni provinciali (...) è palese, e rappresenta una gravissima mancanza di democrazia. (...). Il riconoscimento formale del gruppo noneso/ladino può costituire una grande opportunità per le valli di Non, Sole e Rabbi, in quanto la legge prevede una serie di benefici e di diritti in favore delle minoranze ladine, ivi compresa una particolare assistenza da parte delle Università insediate sul territorio, l’accesso ai mezzi radiotelevisivi, l’insegnamento della lingua e della cultura nonesa nelle scuole ed altro. (...)" Il testo integrale dell'esilarante petizione (con possibilità di firma): http://firmiamo.it/lingua-nonesa

Chiudiamo con rigurgito di mela bacata DOP ....ANZI NO! Mi rifiuto di pubblicare sta porcheria. chi vuole vederlo sappia che si vocifera sia un 'bolo' finanziato da fondi pubblici. Si mormora che diventerà 'inno' della valle, su spinta di un politico locale. Venite a ritrovarvi in Trentino.....

venerdì 14 novembre 2008

per natale niente palle

...ma un gesto solidale,
se proprio non resiste al desiderio di comprare regali e regalini
DC, in veste di ''proud sponsor'' segnala i

MONILI RED BLIZZARD

Diversi a testa alta Ogni monile Red Blizzard è fatto a mano, unico e irripetibile. Dall’etno-lusso consapevole al bio-chic, ciascuno nasce dalle suggestioni di atmosfere naturali o metropolitane, realizzate con pietre semipreziose pachistane, perle brasiliane e africane, pietre di fiume e di lago alpino, conchiglie, pietre dolomitiche e materiali “urbani” insoliti.

Rivoluzionari? Resistenti! Corde e nodi sono la base di queste creazioni che riprendono le antiche tecniche del macramè arabo e i nodi cinesi, scavalcando le culture e scavando nell'ancestralità.

Diversi a testa alta

I monili Red Blizzard sono 'solidali': parte del ricavato è devoluto (a titolo privato) al progetto di alfabetizzazione a Fortaleza (Brasile) Projeto A dell'Associazione Tremembè Onlus.
per saperne di più

lunedì 3 novembre 2008

mercoledì 10 settembre 2008

arrivederci

Questa faccenda del buco nero mi intriga. Chissà se davvero, come paventano alcuni scienziati a Ginevra, oggi, per sbaglio, dei loro colleghi spengono luce. Io per la verità l’idea stessa di buco nero – una specie di bocca che inghiotte tutto perché tanto densa da attrarre ogni cosa, luce compresa – la accetto come faccio con l’onestà del mio amministratore di condominio: un assioma, senza il quale i ragionamenti della riunione al terzo piano non vanno avanti ma che non sarei in grado di dimostrare. Pare che i governanti abbiano dato il nullaosta. Sulla base di quali notizie? Di qualche manuale del liceo? O dei pareri degli studiosi? Me li immagino e non riesco a concepirli se non completamente compresi nel loro lavoro. Davanti ad un’opera ciclopica arrivare a concludere tutto ricreando il big bang, infilare il mondo dentro un cilindro sarebbe veramente un rischio per uno scienziato? O non piuttosto l’alfa e l’omega, il punto d’arrivo di Newton, Archimede, Einstein? Ma ipotizziamo che un nuovo Ettore Majorana abbia il coraggio e la lucidità di bussare alle porte dei potenti e dire che bisogna fermare le macchine, che si rischia, che quell’imbuto sotto terra ci inghiottirà tutti. Dopo i capitali spesi, dopo l’eco sui media quale politico gli darebbe retta, col rischio di perdere la carica? Meglio sparire nell’universo come l’ultimo presidente del Canton Ticino. Arrivederci.

giovedì 15 maggio 2008

MICROcriminalità


TRENTO, 15 MAG - Tornano a farsi vivi in Trentino i ladri di nanetti da giardino. La scorsa notte due studenti di 18 e 20 anni sono stati bloccati dai carabinieri. Nella loro auto, fermata nei pressi di Bosentino, i militari hanno trovato due statue appena rubate dai giardini di due abitazioni vicine. E' probabile che gli studenti, denunciati per furto, abbiano voluto emulare gli autori di altri analoghi colpi effettuati in Trentino alcuni anni fa, rivendicata da un fantomatico ''Fronte di liberazione dei nani e degli gnomi''. (ANSA).

mercoledì 30 aprile 2008

cronache trentine


Di tanto in tanto Trento balza agli onori delle cronache. Cronache che nel resto d'Italia sembano marziane: la qualità della vita scandinava, la lingua tedesca, un consigliere comunale africano.
Tra circa un mese sarà la volta del festival dell'economia che a Trento ha trovato il suo scenario ideale: a proposito di soldi da nessun'altra parte oggi ci sarebbe da festeggiare.
Quest'anno poi il tema è "democrazia e mercato", praticamente il diavolo e l'acqua santa.
Per intanto del Trentino si parla a proposito del Festival del cinema di montagna. Un'occasione per saccheggiare le casse senza fondo della Provincia autonoma senza che nessuno si chieda come mai non esista un festival del cinema della pianura, della collina, dell'allegria o delle zolfatare. Probabilmente perchè queste cose nella cartina del Trentino mancano. Ma molte altre sono presenti: proponiamo allora un festival del provincialismo, che riassuma in un solo colossale evento la serie di fiere, cori e filodrammatiche che appestano quest'incontaminato angolo di cartapesta.

il bello della padania

mercoledì 2 aprile 2008

Valorizzare il Trentino

Milano e Torino sono il distretto delle industrie, Venezia e Firenze offrono bellezze architettoniche, la Romagna la sua vita notturna, la Toscana e l’Umbria il loro paesaggio e la loro gastronomia, la Sardegna le sue coste; come la Calabria, come la Puglia. In Campania gli scavi di Pompei, la reggia di Caserta, la costiera amalfitana, le isole e il Vesuvio sono la meta di turisti e studiosi.
Ogni regione prova a valorizzare quello che ha. In Trentino Alto Adige ad essere valorizzata è la montagna, e difficilmente potrebbe essere altrimenti.
Valorizzare equivale a dire ricavare degli introiti economici. Finora qui dalla montagna sempre e solo col turismo.
Ciò talvolta a scapito anche dell’ambiente: tralicci per impianti di risalita, parcheggi alle partenze delle cabinovie, boschi abbattuti per disegnare piste.
Eppure quello che al turista si offre è la natura: boschi e vallate intatti, solcati da qualche sentiero, da qualche strada ferrata. Dove passa al massimo qualche escursionista e qualche cerbiatto. Niente automobili, niente roulotte, niente camion.
Un posto dove i camion non possono transitare è anche la discarica di Pianura, in provincia di Napoli. La discarica, chiusa anni fa, è stata coperta da uno strato di un metro di terra. Si è formata una collinetta non diversa da tante altre, se nonché lì i camion non possono passare. Cura per l’ambiente? No, legge fisica: l’immondizia sotterrata cede e i camion sprofondano. Lo si è verificato in questi giorni, quando si è provato a riaprire la discarica.
Camion né qui né lì, quindi. Da questo fattor comune viene spontanea un’idea che umilmente proponiamo. Un modo nuovo di valorizzare la montagna, comprese le tante – o ormai poche – valli sfuggite ai piani turistici, quelle troppo impervie o non attraenti, quasi sempre disabitate: sotterrare lì i rifiuti, non solo campani ma di tutto il paese.
Dopo degli opportuni scavi e sondaggi, è ovvio. Preliminarmente, dai nuovi siti si potrebbe estrarre il materiale edilizio tanto pregiato di cui la nostra regione va giustamente fiera. Il profilo delle Dolomiti ne resterebbe così intatto, eccetto per i crepacci finalmente colmati.
Il risultato sarebbe una montagna sicura e altrettanto attraente. Sarebbe un modo nuovo, per il Trentino, di valorizzare la montagna. Sarebbe un modo vero, per il Trentino, di essere utile all’Italia.