Dove scappare dopo le elezioni?
martedì 15 aprile 2008
Dove scappare dopo le elezioni?
Dove scappare dopo le elezioni?
mercoledì 9 aprile 2008
L'erba cattiva
INTERNET, LA MORTE ARRIVA COL BLOG
(di Alessandra Baldini) New York - La morte arriva col blog: lo stress di tener aggiornato 24 ore su 24 un 'diario on line' combinato con l'assenza di esercizio fisico e di sonno e con una dieta irregolare e malsana, sono un cocktail potenzialmente letale che ha cominciato a mietere vittime nel mondo del web. Due settimane fa a Fort Lauderdale in Florida è stato celebrato il funerale di Russell Shaw, un prolifico blogger di temi tecnologici morto improvvisamente di infarto a 60 anni. In dicembre un altro blogger suo amico, Marc Orhant, era finito sottoterra per un esteso blocco alle coronarie. Un terzo, Om Malik, ha avuto un infarto negli stessi giorni ma ce l'ha fatta: ha appena 41 anni. Sono casi isolati o la punta di un iceberg? Se lo è chiesto oggi il New York Times raccogliendo le lamentele di altri 'diaristi' della rete che hanno perso peso o sono diventati obesi, che non riescono più a dormire regolarmente o crollano esausti sulla tastiera
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lunedì 7 aprile 2008
Except Italians

Se vuoi legarti ad una persona deve essere come un diamante: per sempre. Sì, finché finalmente morte non vi separi. Il legame deve essere indissolubile. Le botte, l’impotenza, la pedofilia nulla deve impedirvi di detestarvi per il resto dei loro giorni. Solo così riusciremo ad estirpare quell’istituto teatro di tante efferatezze che va sotto il nome di famiglia, perché solo così eviteremo che i due coniugi, separandosi, ne formino altre.
Questo il modello cattolico, quello in cui crediamo, che a Giuseppe ha fatto crescere un figlio non suo e mantenere una moglie restata immacolata. Non per altri meriti risulta l’artigiano compaia nei santini. Immaginiamo con che potenza avrebbe avvicinato una nuova sposa dopo una vita di truciolato. E quale ulteriore tentazione avrebbe rappresentato la sua ex per un nuovo coniuge meno santo del primo. E il loro figlio, povero cristo, a santificare le feste ora dall’uno ora dall’altra, costretto a fare i miracoli per mantenere la concordia. E così distratto dai suoi doveri, preso a barcamenarsi tra gli alimenti famigliari invece che seguire il suo destino di messia e darsi alla moltiplicazione di pani e pesci per tutti.
Con il divorzio avremmo avuto un crocifisso in meno, non avremo avuto il cristianesimo, non ci sarebbe stata la persecuzione dei cristiani nè le crociate, forse anche la conquista del nuovo mondo, dell’America di cui parlavamo, senza inquisitori non avrebbe portato allo sterminio degli indios.
Mannaggia: metti in discussione una conquista civile e finisci per renderne più civile un’altra.
Vai al Test riservato a cittadini provenienti da paesi avanzati.
Magari
Uno promette che ci manderà in guerra in IRAQ per una vecchia questione di briciole atomiche sul davanzale, l’altro che anche i gay potranno fare le puzzette in ascensore.
Ve li ricordiamo insieme al prossimo presidente del consiglio, una mix, una figura di garanzia cui entrambi ispirano il loro credo politico:



sabato 5 aprile 2008
Tutta la vita davanti

MILANO - Maltrattata e umiliata. Ma ha resistito anche se malata. Poi, quando è stata aggredita fisicamente, ha deciso di reagire e ha denunciato la violenza alla polizia. Protagonista di questa storia una cassiera peruviana del supermercato Esselunga che tra le lacrime ha raccontato l'aggressione di cui è stata vittima nel locale spogliatoio del negozio di viale Papiniano, a Milano, da parte di una persona non ancora identificata. "Quando mi ha messo la testa nel water", ha detto, "ho visto i miei figli che mi salutavano per l'ultima volta e mi sono raccomandata a Dio". E' il 2 febbraio: la donna, 44 anni, due figli di cui uno piccolo, un contratto part-time di 30 ore settimanali per poco più di 1000 euro netti al mese, soffre di problemi renali. Le capita di stare male, ma non le è consentito di andare alla toilette.
Finito il lavoro "umiliata e piangente" va in ospedale dove, dice, le viene diagnosticata una cistite emorragica: 15 giorni di malattia la prognosi. Non era iscritta al sindacato ma decide di farlo con la Uiltucs-Uil: "Le colleghe che hanno aderito all'organizzazione sono le uniche che hanno il coraggio di raccontare come mi hanno fatto fare pipì addosso". Giovedì scorso il fatto più grave: dopo le 16.30 la cassiera scende le scale per cambiarsi e uno sconosciuto le copre gli occhi con una banda, le blocca le mani, le infila in bocca un panno e le sbatte la testa contro i muri del bagno. Poi urlandole "piscia" e altre minacce preme il tasto dello sciacquone.
Qualsiasi reazione abbiate a questa notizia di qualche settimana fa vi prescrivo di vedere “Tutta la vita davanti” di Virzì.
In caso invece la notizia di reazioni non ve ne abbia suscitate si consiglia la visione in modalità “Arancia meccanica”, applicando cioè dei tiranti alle palpebre in modo che restino aperte per tutta la proiezione, senza che un solo fotogramma vada perduto.
Aumentare la dose in prossimità delle elezioni.
Buona visione.
S.O.S.

Attenzione attenzione,
il giorno 9 p.v. sarà esposto presso la località Lavis, in provincia di Trento, un esemplare di una specie rara e buffa. I gentili visitatori potranno apprezzarne l’eleganza e la raffinatezza. Si avverte tuttavia la cittadinanza di non applaudire: l’attrazione potrebbe sorridere.
venerdì 4 aprile 2008
Tutti in piedi, entra il garzone

Invece si studia al liceo o all’università come a scuola guida: non per imparare a guidare ma per passare l’esame. Ma ognuno sa che, presa la patente, guidare osservando le regole dell’esame condurrebbe alla paralisi del traffico.
Più o meno allo stesso modo chiunque, da Don Milani in poi, sa che tutta una serie di saperi scolastici servono solo a fare selezione di ceto, né a formare né a informare.
Chi passa l’esame di latino in quella lingua non sa dire buongiorno. Ma ha il pezzo di carta. Tanto vale frequenta una cartoleria, la CEPU o l’università di Bari, dove, pare, gli esami si compravano. Facciamo invece in modo che si vada a scuola come garzoni dal mastro: per imparare, non per passare.
Utopia, ovvio.
Giorni fa in un istituto professionale di Trento una studentessa ha picchiato e offeso una professoressa che l’aveva sorpresa a fumare nei locali della scuola. La stessa professoressa ha poi ricevuto lo stesso trattamento dalla madre della ragazza.
In altri tempi questa notizia sarebbe stata un pesce d’aprile. Oggi offre l’occasione per sermoni morali sull’educazione e i giovani d’oggi un po’ da tromboni.
Se gli eroi della Tv sono sempre singoli che infrangono le regole, che battono i pugni sul tavolo e non ascoltano, se i loro argomenti sono urla e spari e mai una deduzione o una carezza, se l’ausiliare che pesa una persona è l’avere e i professori al massimo sono, se insomma si esalta la rapsodia e mai la costanza, se la scuola è un diplomificio e il resto un intralcio, si comprende che la studentessa è un frutto della nostra cultura, la sorella minore di un grande, enorme fratello che – come dimostra la mamma – ha già forgiato più di una generazione.
Negli stessi giorni del piccolo episodio locale, a Roma Fioroni dichiarava pubblicamente di non escludere di reintrodurre il costume di far alzare in piedi gli studenti all’atto dell’ingresso in aula del docente. Ricorda quella regina che offriva brioche al popolo affamato. Un altro episodio del genere e vedremo i ragazzi ritti su una gamba sola, in segno di rispetto. Usciranno dalla scuola zoppicando, ma con un pezzo di carta che gli permetterà di tirare calci e cadere.
PRO DOMO SUA

Sogno di una società egualitaria oppure sopravvalutazione del proprio compito e ruolo nei patrii destini?
Sogno di un comunismo reale oppure deliri di giardinieri che si sentono tutto sommato trascurabili quanto un Tremonti qualsiasi?
Probabilmente entrambi. Non ci rimane allora che menzionare le altre risposte: un terzo delle quali si distribuisce tra chi lascerebbe le cose più o meno le cose come stanno (farebbe vivere i senatori di sole bustarelle) e chi ha deciso di lottare per un futuro di felicità, per un Italia che ama contro quella che odia, per un Italia del fare contro quella che sa solo distruggere, per un Italia che lavora contro quella che chiacchiera: vota, - o almeno finanziane il mutuo - Poldino, per un nuovo, grande miniattico italiano
giovedì 3 aprile 2008
Mario, (per favore) riapri, prima o poi.

Il più malfamato, il più sano dei bar di Trento muore come certi animali senza più habitat. Una chitarra non basta più per ritrovarsi, né un mazzo di carte, un piatto di polpette, un giornalaccio dell’altroieri.
Oggi ci vuole l’happy hour, oggi si sorseggia nei wine bar.
Ai ragazzi che nella scaletta non vi metteranno mai piede bisognerebbe spiegarlo che c’è stata una Trento senza festival dell’economia, feste vigiliane, mercatino di Natale. Una città dove si faceva la spesa, non lo shopping, dove sulle facciate del centro c’era un palmo di povere, in piazza duomo un parcheggio ma pascoli appena più in là, al posto delle tangenziali di oggi. Quando si giocava alla morra, non a Sudoku.
Quando a sociologia si discuteva di rivoluzione, non di crediti. Quando si faceva “all’amore”, non sesso. Anni di fabbriche, non di progetti di boulevard, di mercatini rionali, non di centri commerciali, di buoni postali, non di bond argentini.
Nelle fotografie in bianco e nero di quegli anni a Trento non c’è mai il sole. Colpa della Kodak più che dell’effetto serra, ma quella era una città più alpina di quella di oggi, anche senza il festival del cinema della montagna. Anche se per arrivare a Pergine ci voleva un’ora. Anche se sciare non era così trendy.
C’è chi difende l’identità negando a poveri cristi un tetto per pregare o chiamando specialità le mele e la polenta.
Molto meglio del cous cous, dicono, perché quelle sono nostre.
Ma un’identità è come una lingua: se la difendi vuol dire che è già morta. Forse perché non siamo più capaci di trovarci tutti insieme da Mario, che offro io.
mercoledì 2 aprile 2008
Valorizzare il Trentino

Ogni regione prova a valorizzare quello che ha. In Trentino Alto Adige ad essere valorizzata è la montagna, e difficilmente potrebbe essere altrimenti.
Valorizzare equivale a dire ricavare degli introiti economici. Finora qui dalla montagna sempre e solo col turismo. Ciò talvolta a scapito anche dell’ambiente: tralicci per impianti di risalita, parcheggi alle partenze delle cabinovie, boschi abbattuti per disegnare piste.
Eppure quello che al turista si offre è la natura: boschi e vallate intatti, solcati da qualche sentiero, da qualche strada ferrata. Dove passa al massimo qualche escursionista e qualche cerbiatto. Niente automobili, niente roulotte, niente camion.
Un posto dove i camion non possono transitare è anche la discarica di Pianura, in provincia di Napoli. La discarica, chiusa anni fa, è stata coperta da uno strato di un metro di terra. Si è formata una collinetta non diversa da tante altre, se nonché lì i camion non possono passare. Cura per l’ambiente? No, legge fisica: l’immondizia sotterrata cede e i camion sprofondano. Lo si è verificato in questi giorni, quando si è provato a riaprire la discarica.
Camion né qui né lì, quindi. Da questo fattor comune viene spontanea un’idea che umilmente proponiamo. Un modo nuovo di valorizzare la montagna, comprese le tante – o ormai poche – valli sfuggite ai piani turistici, quelle troppo impervie o non attraenti, quasi sempre disabitate: sotterrare lì i rifiuti, non solo campani ma di tutto il paese.
Dopo degli opportuni scavi e sondaggi, è ovvio. Preliminarmente, dai nuovi siti si potrebbe estrarre il materiale edilizio tanto pregiato di cui la nostra regione va giustamente fiera. Il profilo delle Dolomiti ne resterebbe così intatto, eccetto per i crepacci finalmente colmati.
Il risultato sarebbe una montagna sicura e altrettanto attraente. Sarebbe un modo nuovo, per il Trentino, di valorizzare la montagna. Sarebbe un modo vero, per il Trentino, di essere utile all’Italia.
martedì 1 aprile 2008
Ex spot

Pare che l’expò sia un volano, così dicono tutti. Come le Olimpiadi, per le quali si costruiscono velodromi che presto non servono più e presto o tardi crollano, come a Roma. Dicono che sarà un’esposizione all’insegna del verde, con grandi parchi. Ma tra un palazzo e l’altro, dove un giorno diremo “qui era tutta campagna.”
Dicono pure che Milano cambierà faccia. Sarebbe una buona notizia che almeno una faccia ce l’avesse: oggi non si vede. Colpa dello smog. L’Unione Europea tollera che si superino i limiti di emissioni di sostanze inquinanti 35 giorni all’anno. Fino al 31 marzo, Milano era a quota 45, uno su due.
Tra i vapori si intravedono dei cartelloni che annunciano: Milano: la città che sale.
Quando invece è di calare che avrebbe bisogno. I grattacieli – le torri, le chiamano – in progettazione, sono già sorpassati. L’architettura li considera vecchi, slegati dal contesto sociale. O vogliamo usare i pianerottoli come piazze? E poi l’orizzonte è prezioso, non mi ci puoi piazzare una Marmolada artificiale.
Almeno però, dicono anche, per costruirli, questi palazzoni, ci vorranno muratori. Porterà lavoro, insomma, l’expò.
Anche gli schiavi in Egitto li consolavano così. Se il padrone si abbuffa vedrai che qualche briciola te la lascia.
Ieri per assistere all’assegnazione dell’expò trasmessa su dei megaschermi, i lavoratori della fiera hanno avuto il permesso di staccare in anticipo.
E come tanti bravi Fantozzi forse hanno applaudito al successo dei loro principali.
Ah, come è buono lei! E che buona la Moratti, la nostra piccola faraona.
lunedì 31 marzo 2008
GLI ONORARI DEGLI ONOREVOLI
giovedì 27 marzo 2008
Settimo: non banalizzare

La pillola 486 permette di abortire a poche settimane dal concepimento, quando l’embrione misura solo dai 2 agli 8 millimetri: un insieme di cellule, non un corpo.
Non solo il Trentino, certamente. C’è mezza Italia che preferisce il raschiamento o che non vede l’ora di partorire e, se del caso, di farlo con dolore, come da antico testamento. Perché non è il caso di dimenticare che il partito che offre a Pezzotta l’occasione di aggiungere all’elenco dei suoi epiteti quello di presidente, si definisce cattolico.
Ispirazione che da Cuffaro in poi nessuno discute.
Se decidessimo di strappare una parte di noi, di rinunciare ad essere genitori, di sottrarre una creatura, magari malata, ad anni di spasimi, sarà dunque della nostra banalità che dovremo dolerci, dal confessore.
Rileggeremo la Bibbia. Pare che di Dolce e Gabbana siano firmate le tuniche dei Cherubini più vezzosi e meritevoli, nell’alto dei Cieli.
Facce e martello

Ora, dopo un diluvio di slogan un altro manifesto ci ha soggiogati.
Ecco finalmente un candidato che ha l’ironia tra i suoi pregi, quando non l’arguzia. Un modo di guardare alla vita come in controluce: Groucho Marx.
Sebbene con il nome di Agostino Catalano, il celebre attore che sorride sotto i baffoni con aria impertinente non si è voluto smentire e ha inteso onorare il suo cognome gareggiando nelle file della sinistra arcobaleno.
“Non dimentico mai una faccia, ma nel suo caso farò un’eccezione” disse una volta l’aspirante senatore. Speriamo gli elettori non facciano lo stesso.
martedì 25 marzo 2008
Deep or biuti?
Costantino
di Maria de Filippi o Giacomo Leopardi?Amanti del bello o della profondità? Stavolta vogliamo scandagliare il vostro animo (e presto pure il litorale, volendo) per conoscervi meglio.
Chi paga i gerani

I tralicci saltavano in aria, qualche volta i militari italiani con loro, su ordinazione.
L’indipendentismo era retribuito.
Ciò fino agli anni ’70; al termine dei quali non a caso l’Alto Adige ha ottenuto uno status privilegiato che le lascia quasi tutto l’introito delle imposte senza in pratica il dovere di contribuire alle spese della nazione, che a quel punto diventa poco meno di una sua colonia.
Eppure l’Alto Adige gode per così dire di una buona stampa. Chi avanza l’opportunità di ridimensionare le autonomie speciali deve fronteggiarne l’esempio e le cartoline, argomento di chi mostra come nel suo caso le risorse sarebbero gestite con criterio e l’autonomia avrebbe portato sviluppo e concordia.
L’obiezione non regge: che un ladro gestisca bene i miei soldi non mi consola.
C’è poi da considerare che le autonomie non sono tutte uguali, quella dell’Alto Adige oltre che con l’Austria confina col parassitismo. Un caso diverso dagli altri, non per nulla è solo l’Alto Adige che si chiama Südtirol finanche nella costituzione, dove di Sardinia ad esempio non si parla.
L’Alto Adige, ma anche il Trentino, senza le sovvenzioni sarebbe una Matera qualsiasi, ma meno fertile, senza sole né mare né cultura.
Un cumulo di neve, artificiale.
Il paradosso è che i turisti del resto dello stivale – le altre 101 trascurabili province - visitano le Dolomiti come andassero in Svizzera, a bocca aperta cioè, ignorando che tutto quel lindore è a spese loro.
In tempi in cui dal Kosovo al Tibet si auspicano soluzioni che prendono l’Alto Adige ad esempio proponiamo che come in passato qui i tedeschi, anche lì a finanziare i gerani alle finestre e le baite tirate a lucido, se proprio le vogliono, ci pensino i confinanti.
Anni Zero

Cosa resterà di questi anni ’80 cantava – sembra ieri – Raf.
È quasi l’ora di chiederselo per il decennio che volge al termine.
Che la risposta richieda un minimo di riflessione si capisce già dal non sapere come chiamarlo un decennio che apre il secolo. Anni zero?
Zero come il ground delle Twin Towers, guarda caso. È forse dopo la loro demolizione in effetti che inizia la nostra era. Quella degli Usa a caccia di Bin Laden dove non t’aspetti: da Bagdad a Guantanamo. Ma anche l’era della Cina, dell’India, del Brasile che crescono senza bisogno di sparare. Tutto a spese anche nostre, dell’Europa, con il petrolio che sale e le fabbriche che chiudono, soppiantate dal made in altrove.
Quasi dieci anni fa Clinton bombardava stracci di Jugoslavia, ma si adoperava per una pace tra Arafat e Israele. Oggi Bush scende da cavallo più o meno come chi rompe e scappa senza tenersi i cocci.
E in Italia? La precarietà è diventata la regola, la gente si chiude nei centri commerciali, o altra ne rinchiude nei centri di permanenza temporanea, lager per chi lo shopping non può permetterselo.
Il resto, Madonna, il rap, gli occhiali a specchio, i film dei Vanzina, Parmalat, i brigatisti e Berlusconi, sembrano repliche dei decenni precedenti. Forse in fondo abbiamo trascorso anni sotto un rifugio, come ignorando cosa accadesse in superficie, continuando a canticchiare le canzoni di quando eravamo giovani, distraendoci ma non del tutto col grande fratello e la Nazionale di calcio.
Senza dimenticare mai la Sars, gli attentati, i comunisti, i licenziamenti, lo tsunami. Tante, troppe minacce, per forza che poi l’AIDS passa di moda.
E internet dove lo metti? Ora arriva anche a Cuba, e negli anni ’90 era solo agli inizi.
Allora gonfiò la bolla della borsa, dopo il luglio 2001 ha dato una mano a chi cercava testimonianze sui fatti di Genova del G8.
Il primo sangue del secolo, che annunciava che non solo un altro mondo ma anche questo diventava sempre meno possibile.
domenica 23 marzo 2008
IL VOTO UTILISSIMO, CHE NON SERVE

Ciò che provano a fare quei politici che oggi suggeriscono il cosiddetto “voto utile” è più o meno lo stesso. Il mio partito è forte ma in competizione con uno altrettanto forte della parte avversa, per farlo prevalere date il vostro voto a me, piuttosto che a uno magari più vicino alle vostre idee ma piccolo, ininfluente.
Come chiedere all’oste com’è il vino. Una mistificazione di questo genere, un sollecitare all’omologazione, a portare fisicamente il cervello all’ammasso ci induce a ripete una domanda che facevamo spesso e volentieri da piccoli, nel nostro periodo di irriverenza, a preti, genitori e maestre: ma chi l’ha detto?
Chi l’ha detto che il mio partito è piccolo?
Intanto votiamo, e con pari spazi e dignità per tutti. E poi vedremo che i voti – come diceva Enrico Cuccia, che di banche se ne intendeva – oltre a contarsi, si pesano.
Poldino