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lunedì 26 novembre 2012

altoforni

Il Sole 24 ore classifica Taranto come l'ultima provincia d'Italia come qualità della vita.
In compenso lì si muore che è una bellezza.

venerdì 12 agosto 2011

le comiche finali

Un mese fa lo spread molti di noi lo avrebbero chiesto ben cotto, ora mezza italia lo misura, lo segue, lo teme. Un mese fa eravamo la settima potenza industriale del mondo, ora siamo noni per probabilità di fallire. Progettavamo le vacanze all'estero, ora ci prepariamo a rinunciare al 25 aprile.
La crisi non c'è, anzi non c'è soluzione: tutto in poche settimane.
Chi dice che è colpa degli speculatori, chi nostra se gli speculatori è proprio noi che prendono di mira. La condizione che la banca europea ha posto per comprare i nostri bond è che tagliassimo gli stipendi pubblici. Chi sapeva che vendevamo dei bond? E se possiamo mettere sul mercato gli 007, perchè non privatizzare anche Robin, Batman e i magnifici quattro?
In Grecia il fallimento sarà una tragedia; da noi, per indole, non potrà che essere una commedia.
Quella di un paese andato a rotoli senza capirci nulla, che anni fa cercò un esperto e scelse un evasore fiscale.

domenica 10 luglio 2011

Il senso, in che senso?

in luglio perché fa caldo, in novembre perché il cielo è lugubre, spesso - non c'è forse un momento ideale o un giorno lieve per interrogarsi sul senso della vita.


Non so nemmeno se sia una domanda così frequente, fra la gente, mediamente.

Ogni tanto mi ci imbatto. E puntualmente sento la mente intrappolata in una stanza con materassi di gomma alle pareti.
Che giornate pesanti.


Rimetto tutto in discussione. Chi sono? Cosa faccio? Che cosa voglio fare? E dove? E, poi, perché?
L'ape che mi svolazza ora intorno ai polpacci, presumo, non si dibatte in questioni esistenziali. Segue un profumo, annusa i fiori e decisa si dirige dove trova di che fare il miele.


Le risposte che troviamo non sono, forse, che un – patetico – temporaneo – autoconvincimento?
Se morissi adesso, che cosa avrei lasciato nel mondo? Quale sarebbe il mio contributo affinchè, come in tanti ci illudiamo, fosse diventato un pelino migliore?
A volte la morte mi appare come un sollievo. Una pausa da questo infinito gioco dell'oca.
Poldino mi dice che se uno fa un'affermazione del genere, non sta bene.

DC

mercoledì 22 giugno 2011

la finestra sul porcile

Una sera un tizio viene assalito, pestato e lasciato in fin di vita. Riapre gli occhi in ospedale, in sala operatoria, un attimo prima dell'anestesia. E in quell'attimo, negli occhi del chirurgo riconosce quelli del suo assalitore. Pare la trama di un giallo e invece è la cronaca dell'Italia, che a un passo dal tracollo, per riprendersi, si mette nelle mani di chi ce l'ha condotta. Tremonti, il ministro che l'evasione la combatte coi condoni. Ora annuncia una manovra da quaranta miliardi. E il colpo di grazia lo chiama rating. Nei film, in punto di morte, si dice sempre qualcosa di importante. L'Italia, prima di fallire potrebbe pronunciare un dato: che la metà della sua ricchezza è in mano ad un decimo dei suoi abitanti. Titoli di coda.

sabato 30 aprile 2011

frazioni irrazionali

Mezzo mondo a guardare le nozze regali inglesi. L'altra mezza che pregherà per la beatificazione di un papa. Una terza metà riunita per i funerali di un santone indiano.
Questo mondo ha decisamente troppe metà.

sabato 23 aprile 2011

Si è smarrita la capacità profetica?

Ragionando ragionando in queste ore di torpore prepasquale, cerco di tirare le fila di 3 esperienze recenti. A mio avviso collegate.

Di una conferenza dello psicanalista M. Giorgetti Fumel sui legami virtuali (mutamenti individuali e sociali nell’era del web), ancora fluttuano nella mia immaginazione le considerazioni sul fatto che lo stravolgimento narcisistico e neo-tribale della “società elettrica” ci ha scaraventato in un’epoca priva di capacità profetica.

Intendendo, con ciò, l’assenza di persone – dunque poi anche personaggi o protagonisti o figure - epocali che fungano pure da catalizzatori stabili e non triviali del nostro immaginario, delle nostre ambizioni civili e culturali e dei nostri ideali – anche di auto-superamento e/o sacrificio.

In tal senso, mi sembrano particolarmente significative le rappresentazioni di due grosse figure storiche, come quella di un papa e di un re inglese nei film “Habemus papam” di Moretti e “Il discorso del re” di Tom Hooper.


In entrambi i casi l’occhio del regista destituisce i capi dell’aura di lontana ammirazione e reverenza, del gravame storico e della loro valenza mondiale, per proporcene gli aspetti più umani. Idiosincrasie. Ma, soprattutto, ansie, debolezze, incertezze, incapacità, vergogne e timidezze. In un confronto angosciante con l’Altro.

E, su tutte, l’incapacità di affrontare se stessi e dunque il proprio pubblico, il proprio popolo. Di comandare il proprio linguaggio.

Nell’era della comunicazione esasperata, mi sembrano punti tangenti interessanti.

DC

sabato 5 marzo 2011

150 anni: decisamente troppi. E troppo pochi


















in foto:
orgoglio italiano - pregiate manifatture di scarpini da papa

150 anni dall'unità dell'Italia sono decisamente troppi perché io mi senta emotivamente e idealmente partecipe alla “nostra” storia.

150 anni dall'unità dell'Italia sono troppo pochi per appianare le differenze manifestate dai campanilismi, i rutti leghisti, le mafie bianche e quelle rosse di sangue.

Le pietanze sulla mia tavola assomigliano più a quelle tirolesi, austriache e tedesche, che alle romagnole, laziali o siciliane.
Le mie logiche e le mie etiche, le mie paure e il mio reddito, anche.

Se fossi cittadina in uno stato (realmente) poggiato sul diritto (e sul dovere) – su istruzione, sanità, lavoro, pensioni e sistema fiscale, e laicità, mi sentirei meno orfana.

Vice versa – vivo in uno stato che finanzia la papamobile e scarpini di broccato a chi professa l'esistenza del serpente tentatore. Che paga oltre 10mila euro di stipendio mensile a centinaia di: mafiosi, incompetenti, puttane e clown.

Intanto, nello sfascio variopinto, il reddito medio non basta a comprare casa.
Strano: da quando abbiamo il piede sulla terra, una casa ci serve. Per un po' si è chiamata caverna. Costava molto meno. Con 4 randellate ti conquistavi la migliore. Oggi no.

Quando, alle medie, parlavo “italiano standard” coi campagnoli che muggivano in dialetto, vi era fra noi una palpabile language divide - Solo, non sapevo che si chiamasse così. Tanto meno sapevo leggerla in termini antropologici.

Le migliaia di euro che verso all'INPS sono inutili.
L'italiano medio, e l'italiana media, che, statisticamente, affollano i supermercati quando ci entro, e mezzo parlamento, e i divani davanti alla TV, mi fanno ribrezzo.

Scovo, dietro la tutela di minoranze culturalmente non difendibili, dinamiche di favoreggiamenti economici.
Avverto idiosincrasie rancorose nella diversa gestione dell'autonomia fra Trentino e Sicilia.

La mia identità italiana – cosmicamente casuale – mi è spesso più ingombrante che piacevole. Non di meno, per un connaturato senso etico, rifiuto di gettarmi nella mischia becera. (Non che se ne ricavi molto).

E ambisco a mescolarmi. Ancora. Il più possibile.
Vorrei incontrare, in queste settimane, persone che smascherano l'ipocrisia di un festeggiamento anacronistico: l'unità d'Italia non esiste. Nemmeno nello standard dei trasporti su rotaia.
Al suo posto, un paese schizoide e frammentario – bello e complesso e sfiancante come un  puzzle di Escher.

Mi offrissero di diventare apolide, vorrei sapermi tuffare nella mondialità. Senza voltarmi indietro.
Qualcuno mi vuol spiegare che significa essere italian*?

DC





giovedì 3 marzo 2011

buzzurro = impotente?


ragionavo ieri con un amico su alcune differenze culturali che attraversano l'Europa.
Prendiamo, per esempio, l'ennesimo buzzurro in aeroporto.
Quello che, giorni fa, ha saltato la coda, passando davanti a me e altre 3 persone.
Due suoi compari, alla mia osservazione di stare al loro posto, hanno desistito. Lui no. E mi ha risposto “Picchiami” - “Lo farei volentieri”, gli ho detto.

Seppure non impossibili – questi comportamenti li riteniamo meno probabili da parte di un tedesco, un inglese, ed altri.

poi, sempre con il mio amico, commentavamo i diversi gradi di senso etico che ci contraddistinguono, in quanto persone e cittadini. Di varie nazioni.

I dispettucci da bottega appaiono, in questa luce, smanie di patetiche rivalse. Quelle di chi si sente impotente. E allora scavalca la fila e fa spallucce, lascia la cacca di cane per terra, ti frega il parcheggio e ti manda anche a cagare.
Forse, se come individui ci sentissimo, in Italia, capaci di incidere sul destino – nostro e del paese - non saremmo così buzzurri, avremmo meno sciatterie morali.

l'invito a picchiarlo, del buzzurro in aeroporto, peraltro, ha qualcosa di masochistico. Allora, come non augurargli che le conclamate difficoltà a raggiungere l'erezione siano risolte per lui da un grosso negro? Armato di codice civile, of course.



giovedì 9 dicembre 2010

senti chi parla (ma il cielo è sempre più blu)

Durnwalder dice che bisogna far fare l'esame di italiano agli stranieri.


Il meteo dice che ci sarà il sole.


Preferisco il meteo.
Preferisco la pioggia la nebbia
O una metrata di neve
E il cortile da spalare

Alle invenzioni
arretrate
A certi razzisti e alle loro goliardate

A ormai troppi
connazionali


lunedì 11 ottobre 2010

Trova le differenze (socialismo o barbarie?)

1. Fermati tre rumeni, è la banda delle slot

(...) erano pendolari in piena regola, come tanti studenti, operai, impiegati. Ma il modo dei tre rumeni - tutti di età compresa tra i 20 e i 25 anni - di fare il loro mestiere era abbastanza diverso, tutto sui generis e assolutamente criminoso. Partivano dall'hinterland milanese, arrivavano in Trentino e una volta in stazione, attendevano facesse buio per poi puntare a bar e locali.



2. Stipendi in Trentino spa Rossini il più pagato(...) Attualmente, dopo il licenziamento del direttore generale Claudio Miorelli, a Trentino spa sono in tre.


Nel 2009 a guadagnare più di tutti è stato Maurizio Rossini, responsabile dell'area marketing, con uno stipendio lordo annuo di 137.084 euro e una paga netta mensile di 5.177 euro. Un gradino sotto si colloca Paolo Manfrini, il dirigente dell'area pubbliche relazioni e comunicazione al quale viene applicato il contratto collettivo nazionale dei giornalisti e che l'anno scorso ha portato a casa 124.207 euro lordi (4.734 euro netti al mese).

martedì 31 agosto 2010

Much Ado About Nothing? (per una fettina di culo in più)

SMS di S.C., 31.08.2010 ore 18.45: «cattolici: le ragazze vendono la fede a 80euro. islamici: forse a 60 o 100 euro. Che animal farm»
risposta con lettera aperta

in questa Nsima serata di nullità 3ntina, in attesa che l'autunno ricarichi le molle delle associazioni culturali, cineforum e corsi vari, cosa rimane se non meditare sulla vanità?
La vendita della fede e degli altari - religiosi o politici, fa poca differenza.
Mi scosto e godo il circo - i veri freaks - e come tali, vanno facendo clamore nel circo delle parole - spudorate - pornografiche, in un'arena che trascende i confini dei mondi.


mi posso concedere il lusso di una spolverata alla clavicola come fossero forfora? se nulla si può fare - come cittadini - Se nell'enclave dei professionisti dell'indignazione siamo inermi.
Se nemmeno questo ci scalfisce nell'etica quotidiana.

Forse dovrei prendere lezioni di filosofia.
Quasi ogni giorno mi accanisco su un bilancio esistenziale - Ma ogni giorno è troppo. La tessitura di parole è a volte meno soddisfacente di una sciarpa fatta all'uncinetto.

Scavo sabbia di parole e preferirei fosse solo sabbia. Avere 5 anni, fare castelli sulla spiaggia, invece di.

allora, in tutto questo can-can di berlusconi e gheddafi e lapidazioni e condanne a morte e inondazioni e miniere che crollano, varrebbe più la pena stare fermi. Non dire niente. Urlare di silenzio.

e in questa luce di vanità, non ti sembra abbia più senso l'azione di chi vende la fede a 70 euro? - un fardello non richiesto ereditato con la vita e la ''cultura'', (come altre mille incombenze, non scelte, così come non si sceglie di nascere). Che almeno serva a qualcosa. Che almeno frutti una manciata di euro.


non credi possa essere un sollievo appendere al braccio di un altro le responsabilità della propria esistenza?
E farlo a viso aperto, davanti ai media di tutto il mondo, una fettina di culo in cambio di pochi spiccioli, è più divertente e audace da guardare dell'ipocrisia e dei moralismi scandalizzati da polverosi secoli. E, da secoli, inutili.

O no?
DC












sabato 21 agosto 2010

Imbeccilli a vagonate

Punto imprecisato sul binario Rovereto -Trento (direzione nord)
Ore 20.41



5 minuti prima di scendere dal treno passa il capotreno - è dalle 18 che si congela nello scompartimento e la mia richiesta - verso le 19 - alla capa-treno, di diminuire l'aria condizionata non ha sortito effetto.
a Verona è salito un gruppo di vacanzieri trentini - una giovane dal dialogo inconsistente ripete con il tono da comare che sarà tra qualche anno ciò che dicono i suoi amici - un ragazzo più digiuno di lessico che canederli elenca ciò che mangerebbe, commentando ''super - figo - super - figo . wow. - super'' (ma come parlaaaaaaaaaa? Ma come parlaaaaaaaaaaa?)


Occhieggio insofferente. Ripiombo nel libro
la comare giovane decanta la minestrina in brodo e la perizia del padre che commercia su
e-bay cartoline di Aldeno.


cerco comprensione nelle pagine di Orwell, ma la concentrazione è frastagliata dall'eco di uno sfogo rabbioso di una donna africana in fondo allo scompartimento.
Con nonchalance uno dei vacanzieri trentini si scaccola un piede.

Canterei con Battiato
«...dalla forma della testa leggo
che il tuo contributo all'evoluzione umana
è nullo.
Esistenza vanaaaaaaaa.
Vacua ripetizione di gesti, con le ciaspole ai piedi o le mani
ai fornelliiiiiiiiiiiii».

il treno è in ritardo - la gola si infiamma -
ho attraversato 4 scompartimenti per trovare un bagno. Lercio, serratura malfunzionante, senza acqua.
il disgusto trotta con la locomotiva.


alle 20.40 compare un capotreno - Lo fermo e chiedo se gli sembra normale farci congelare con l'aria condizionata fino alle 9 di sera – La spegne. Ripassa nel corridoio con aria colpevole. Lo sguardo altrove.


5 minuti prima di scendere lo raggiungo nel suo gabbiotto.


Lo apostrofo più civilmente che posso «Secondo lei, è normale viaggiare in queste condizioni?» gli chiedo. E enumero. «In base a cosa la sua azienda giustifica l'esborso del biglietto? E se mi viene la bronchite, a chi mi rivolgo? A Trenitalia?»


«Lo so, lo so» - mi dice scuotendo le braccia. Assomiglia a Mr Bean, ma la sua risposta non fa ridere.
«Ha ragione - ma io ho trovato il treno a Verona in queste condizioni e nessuno mi ha detto niente..»


Appunto.
Popolo di bestie. Vagonate di imbecilli. Cicisbei più interessati alla marca delle mutande che all'evoluzione della società civile.


Meritate il carro bestiame? Io però mi rifiuto di viaggiare in 1° classe per avere condizioni (forse) dignitose.


«Io cosa posso farci?», ripete varie volte il capotreno - «Avete più potere voi» - intendendo che come clienti insoddisfatti dobbiamo farci sentire. Nuova partita al giochino italiano di non assumersi responsabilità: vorrei vedere le clausole del contratto di lavoro di un capotreno.


mentre attraverso piazza Dante smadonnando e ricordando N episodi analoghi, alle mie spalle da un nugolo di uomini radunati su un fiasco di vino gracchia una voce che invita me e la ragazza che mi cammina accanto a trascorrere la serata in allegria.
«Smidollata» mi dico - Non lo farei mai e brucio nella sigaretta pulviscolo piccolo borghese.

Poche pagine fa Orwell mi raccontava le sue giornate tra barboni poveri ubriaconi e disoccupati - Cosa scriverebbe oggi, su un blog?
 
 
 









mercoledì 23 giugno 2010

Pomigliano batte un colpo

Piange ciò che muta, anche per farsi migliore. La luce del futuro non cessa un solo istante di ferirci: è qui, che brucia in ogni nostro atto quotidiano, angoscia anche nella fiducia che ci dà vita, nell'impeto gobettiano verso questi operai, che muti innalzano, nel rione dell'altro fronte umano, il loro rosso straccio di speranza.
(Pasolini, le ceneri di Gramsci)

sabato 12 giugno 2010

chi vince il mondiale?

Chi vince il mondiale? Le favorite sono Brasile, Argentina,Spagna e inghilterra. Il Brasile ha vinto due delle ultime quattro edizione e ospiterá la prossima; dovesse vincere sarebbe quasi un monopolio. L'argentina ha una squadra discreta ma un allenatore che pio`far ingelosire Pelè. La Spagna invece di squadra ne ha una ottima e una sua vittoria, oltre a tamponare le spinte autonomiste, potrebbe distrarre l'opinione pubblica dalla crisi. E' a lei, quindi, va il nostro pronostico. L'Inghilterra ha giocatori in declino ed e`allenata da un italiano. Di novita´per quest'anno puo`bastare il governo di coalizione. Tra le outsider la Germania e il portogallo. Una vittoria dei lusitani in Africa avvicinerebbe i continenti. Per invecere la Francia avrebbe bisogno di disfarsi dell'allenatore. invece una sorpresa potrebbe essere l'Olanda, qualche bianco sudafricano potrebbe sventolarne la bandiera.

sabato 5 giugno 2010

(per la figura scegliete voi)

Il principio di Peter spiega che: "Ogni individuo tende a salire nella scala gerarchica fino al massimo livello di incompetenza". (www.beppegrillo.it)

venerdì 28 maggio 2010

buon fine settimana

"Un mese fa, sembra un secolo, Tremorti negava una manovra estiva di 5 miliardi che ora per questa "crisi improvvisa" è salita a 25 miliardi e, entro l'anno, raddoppierà, triplicherà. Il debito pubblico è fuori controllo, è arrivato a 1.800 miliardi, 100 accumulati nel solo 2009. Gli interessi sui titoli di Stato aumentano, il Pil scende, la miseria nazionale sale." (www.beppegrillo.it) )foto tratta da www.ladige.it)