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domenica 17 luglio 2011

non m'incanti

La demagogia somiglia ai programmi di Bonolis. Facili facili, tutti d'accordo, a volume altissimo. Per mettere in ombra il documentario sull'altro canale, per non discutere. Cresce il debito pubblico? Colpa dei deputati, che hanno il barbiere gratis. Dice: "sì, ma almeno dovevano dare un segnale." Cioè? mettere la freccia e invece proseguire per la loro strada? Continuate a sbavare dietro Madre natura, signore e signori, che intanto le aziende fanno profitti alle vostre spalle, tra una pubblicità e l'altra.

domenica 26 dicembre 2010

martedì 10 agosto 2010

la parola all'esperto

SALISBURGO - Partecipare alla "ripugnante" Love Parade è "peccato". Morire alla Love Parade 1 è la "punizione divina". Più chiaro di così, il pensiero del viennese Andreas Laun, vescovo ausiliario di Salisburgo, esperto di teologia morale e autore di saggi su Cattolicesimo e amore in relazione all'omosessualità e al rapporto di coppia, non potrebbe essere. D'altronde, non è un caso se la rubrica che cura sul portale cattolico Kath.net si intitoli Klartext, "parlare chiaro". Così Laun mette nero su bianco la sua convinzione che i 21 morti della terribile ressa scatenatasi alla Love Parade di Duisburg lo scorso 24 luglio, costato la vita anche alla giovane italiana Giulia Minola, altro non sia se non il castigo di Dio contro la perdizione di una gioventù impossibile da redimere. (www.repubblica.it)

mercoledì 2 giugno 2010

domenica 4 ottobre 2009

Stampa Alternativa si interroga sulla traduzione

San Gerolamo e il leone nello studio SPARIAMO AL TRADUTTORE?

Il 30 settembre, era San Gerolamo, il patrono dei traduttoriPrimo traduttore della bibbia dal greco e dall’ebraico al latino vissuto intorno al 350. È sotto il suo auspicio, dunque, che proponiamo di aprire un fuoco su questioni laterali alla scrittura. Voglio, per così dire, aizzare il lettore a dare il peggio di sé, a iniziare sparando sul traduttore, come sempre si fa. La sfida vera è invitarvi a farlo dimostrando di essere superiori: ma che cos’è un traduttore e che cosa vi aspettate da lui (lei)? Qual è la sua responsabilità? E che vuol dire essere un bravo traduttore? Ma ci fate mai caso al nome del traduttore quando leggete un libro straniero volto in italiano? (...)

Diciamo la nostra su http://www.riaprireilfuoco.org/blog/?p=289 DC

domenica 27 settembre 2009

Turpiloquio benedetto (XVI**)

Apologia delle cattive maniere
Notavo, qualche giorno fa, che la gente spesso si permette di fare osservazioni e apprezzamenti non richiesti. Generalmente antipatici. E sempre dando per scontato di poterlo fare. Cioè: si sente autorizzata a soppesare la nostra fisicità, terremotare la nostra sfera capillare, aggrapparsi al giro-fianchi, contare il numero di lenti e sigarette.
Cose come «ma lo sai che ti trovo ingrassato/a?» o «volevo dirti che hai un bel corpo» oppure «ti è venuta una bella pelata, eh!» Zanzare fastidiose; nojoso promemoria di cose che - spesso - già ci danno fastidio da sole. Punti deboli, sì, forse. Ma che riguardano comunque solo noi. Ma di solito, con disagio, si nicchia. Ma perché?? Perché le gente si permette queste invasioni malsane? E soprattutto, perché non rispondiamo per le rime? Dove sta scritto che bisogna nicchiare, abbozzare, fare i simpatici, sorbirsi degli skiantapalle olimpionici? Rimandiamo al mittente. A muso duro. Del tipo «Saranno cazzi miei, brutto nano. Già che ci siamo, son contento di vederti perché ho sentito in giro che soffri di eiaculazione precoce, e volevo proprio chiederti se è vero?»
Oppure «senti, potresti mica dirmi l’alfabeto in sette lingue? Però da lontano, che ti puzza il fiato». O ancora «Mi hanno detto che ci hai messo sette anni a prendere la licenza elementare. Come mai? Vuoi parlarne? Immagino sia un grosso trauma ancora oggi….» Vogliamo insegnare ai nostri bambini a randellare i rompipalle, per favore? Le signorotte per bene e gli zii molesti. Le nonnette di paese e i conoscenti inopportuni? Consiglio una risposta viscerale – tipo «piccolo inutile spruzzetto di sperma, non credi sarebbe stato meglio se ti avessero ingoiato? Come? Non sai coniugare il condizionale? Dillo pure con i verbi all’infinito se ti è più comodo». Quando questa risposta arriverà a me, saprò di aver cambiato il mondo.
Nel frattempo, il primo che si azzarda a dirmi che fumare fa male lo faccio nero.
Distanti rutilanti scomposti e scorretti ossequi DC
** Non ho resistito!

lunedì 31 agosto 2009

Lo riconoscete?

Durante le riprese di una scena del film che lo ha reso più noto, questo attore è stato tenuto per diverso tempo con le palpebre spalancate da un dilatatore oculare, subendo una lesione alle cornee. Chi è?

domenica 21 giugno 2009

Ma che culo! (esibizionisti in fuga)

Come nella tradizione foto-porno "giapponese": a sinistra tra la vigna se la dava a gambe l'esibizionista.
Oggi va di culo. Nel vero senso della parola: verso le 17.15 sono in zona Acquaviva, a passeggio in ciclabile e mi cade l’occhio sulla strada sottostante; quella di campo che corre parallela. E ci vedo questo qua, un tizio incrociato poco prima, sarà stato un km, mentre scendeva verso la campagna, (circospetto). Ma siccome ogni tanto se ne vedono, di personaggi strani, non ci faccio caso più di tanto.
Però… adesso, c’è qualcosa di diverso. Mi fermo un attimo e metto a fuoco. Ecco cosa c’è: si è smutandato e si sta masturbando! Ci impiego un po’ a reagire. Lo guardo fisso: vedo il petto, i peli del pube. E poi è la mia volta di toccarmi. Allungo una mano al marsupio e tiro fuori la macchina fotografica. Gliela punto addosso. Ma lui ha i riflessi più veloci e si butta subito a sinistra sotto la vigna. Sembra una gazzella. Vedo il culo nudo tra le foglie, scatto, una volta, due volte, ma non faccio in tempo a fotografarlo.
Non so, caro esibizionista, che gusto ci provi, a menartelo in aperta campagna, davanti a gente sudata che marcia in tuta da ginnastica. Capisco l’arietta e la verzura. Il sole e gli uccellini, ma insomma, ragazzo, se vai in centro sfilano le meglio pulzelle.
Volente o nolente, l’ho visto bene. (Ma non è il mio tipo). Troppo magro e vecchio. Un po’ bizzarro. Circa 1,70m, snello, di razza caucasica - direbbe l’FBI - capelli corti e grigi, come i baffi. Vestito, aveva una maglietta azzurra. E dei bermuda blu scuro. Ho allungato bene lo sguardo giù nella campagna, ma ormai era scappato. Chissà se gli si è bloccato l’orgasmo e ha tirato un coccolone? (sono preoccupata).
Fatte le foto, ho avvisato la polizia municipale. Non per me. (Amico, finirai in un racconto). Sei il 4° esibizionista che incontro. Il primo, una mattina di circa 20 anni fa, verso le 7, mi scioccò, cogliendomi da sola sulla strada di scuola. «Ciao, guarda che belle balle!». Sbiancai, senza sapere cosa dire e fare, accelerai il passo - sperando che non fosse violento. Arrivai a scuola trafelata e mi sfogai con le compagne, affacciata al balcone del bagno. Ma ci è voluto del tempo per smaltire quella forma di violenza psicologica, di disgusto e di sopruso.
Caro amico nudo nel fogliame, oggi sono la Donna Cannone: giro sempre armata di macchina fotografica e registratore. Credo di averti un po’ traumatizzato. E mi dispiace, di averti spaventato. Ma capperi, ti rendi conto che psiche? Te ne vai nel campo a fare l’esibizionista, ti ecciti se la gente ti vede – e poi, quando uno soddisfa il tuo desiderio, lo ricambia con curiosità da voyeur al punto da fermarsi a fotografarti, tu SCAPPI??? Ma sei un uomo finito! Un terremotato dello spirito.
Siccome ci sono signore e signorine timorate e non vorrei che le incontrassi, ho chiamato il poliziotto. Oddio, al telefono mi ha detto che non aveva nessuno da inviare sul posto (tutti in servizio alle feste vigiliane
) e l’ha anche menata che «non è la nostra zona, magari lascio un appunto a un collega..» «Ecco, sì, guardi. Lei faccia una segnalazione ai suoi colleghi» – gli ho detto scazzata (a me pareva che al poliziotto non gliene fregasse una cippa di evitare ad altre signore incontri ravvicinati a culo nudo).
Ti dirò, amico smutandato, mi ha dato quasi più fastidio il poliziotto di te. Allora mi sono spinta alla stazione dei carabinieri di Calliano, (a 4 km). Ma alle 18 della domenica non c’è nessuno. E allora, ti ho lasciato al tuo destino. Ma ti assicuro che ero pronta a spiegare al carabiniere che hai bisogno di comprensione. Magari di un bravo psicologo. «Vede, maresciallo – è corso veloce …Chissà magari soffre pure di eiaculazione precoce? e alla sua età, non avrà nessuno con cui parlarne…»
la pista ciclabile in zona Acquaviva (TN)

martedì 16 giugno 2009

BuzzurRoma (l'Italia siamo noi)

Ho fatto giusto due passi, nella capitale: sono scesa dal treno e sono andata all’edicola a comprare i biglietti dell’autobus. La fila è italica, cioè scomposta: due persone a sinistra, una sulla destra. Un ragazzo, negro, in centro. Mi accodo. In quella arriva un condor in completo grigio e sigaretta (la zona è non fumatori). È lanciato, lo vedo. Ignora tutti e si butta sull’edicolante. Mi sembra quasi di leggerne il pensiero: un negro (= non esiste) + una donnetta = «Che bello, niente fila». Mi scazzo subito, davanti a questo esemplare schifoso di italiano. È di quelli tipici, che all’estero in un nanosecondo li riconoscono e gli danno del buzzurro. Perché gli mancano quei due o tre secoli di civiltà che non sapresti neanche da che parte incominciare a spiegarglielo. Appena l’edicolante si libera, C.V.D., lui ci si fionda e ordina. Io medito la formula di sfanculamento, le mani mi prudono, l’animo mitteleuropeo scalpita. Allora gli dico «Guardi, la fila cominciava lì» – «Ah, sì, mi scusi, non me ne ero accorto» – fa lui. Mona! Lo so che non è vero che ti scusi. E che non ti schifi di te stesso. Vorrei trovare il modo per farti vergognare – ma non ho voglia di attaccar briga. Sono stanca e poco brillante. Il ragazzo davanti a me si gira. Ha seguito lo scambio di battute. Sparito il condor, aggiungo «e che vada affanculo, c’aveva pure il fazzolettino della lega nord nel taschino!» e ci mettiamo a ridere. Solidali nella corsia degli outsider.
esemplare di buzzurRomano che ama inneggiare al governo e alle forze armate. Dal GR2 e altri pulpiti Scena n. 2. Devo spostarmi in taxi da Termini. Siccome non sono abituata a prenderli, temo di non beccare il primo della fila e far torto a qualcuno. Arrivo alla fermata: un vecchietto sudato e senza denti mi propone un taxi. È abusivo, lo scanso. Ne avanza un altro, un tipo pelato, con i baffi. Lì per lì non riesco bene a capire – gli chiedo apertamente se ha un taxi con licenza. «Come no?» Fa lui e mi chiede dove devo andare, poi comincia a chiedere intorno chi è libero. Al che, mangio la foglia - che non scalfisce la linea - e li mollo lì. Salgo sul primo taxi “ufficiale” libero e attacco la pippa al taxista: Ho visto un servizio delle Iene, mesi fa, proprio sugli abusivi…. Chiedo al ragazzo com’è la situazione. Lui mi dice che dopo 4 anni manco ci si incazza più e che la polizia municipale è connivente: ogni volta che c’è un controllo, gli abusivi “stranamente” lasciano il campo. Come dire: qualcuno li avvisa prima. Ragioniamo insieme sul fatto che oltre ad essere esosi – che è pure un controsenso – di solito il mercato nero costa meno, no? – sono pericolosi. Il taxista mi ricorda che in caso di incidente, se sei su un abusivo, non hai nessuna copertura assicurativa. E poi che non è proprio prudente, metterti in macchina con uno sconosciuto che potrebbe portarti chissà dove senza alcuna copertura né rintracciabilità. Non so come dargli torto. Poi non resisto e gli faccio una domanda un po’ da turista spacccamaroni «e allora, tu la vedi sta crisi?» Sì, - mi dice – e che ha ragione Berlusconi. «E che dice Berlusconi, che non lo ascolto?» rilancio beffarda. Ma poi arrivo a destinazione. Lo ringrazio, e in bocca al lupo.
Che di tasse e nemici siamo ricchissimi.

giovedì 30 aprile 2009

Tutti sotto terra

Ho visto
il necrologio di un mio compagno delle medie.
Un altro.
Riccardo se ne era andato a dicembre.
Un tuffo tra le rocce.
Vito, oltre 20 anni fa, era nel piccolo gruppo di disadattati con cui mi trovavo più a mio agio. I più simpatici. Lui non parlava quasi mai: bofonchiava e rideva di disagio.
Era molto bello. Credo sia per questo che il professore di italiano se la prendeva sempre con lui: “Basta Ivo!” urlava. La lingua in fallo su due semplici sillabe. E noi ridevamo.
L’ho incontrato il giorno prima di vedere il necrologio, il professore di italiano.
Strane coincidenze su cui scivola la muta bellezza di Vito. Appesa al necrologio che la ritrae, non sono andata al funerale. Anche sull’obituario sembra un cavaliere. Più adatto a una fiaba che al 2009, dove anche i 7 nani chattano e Biancaneve ti mostra le tette sul web a pagamento.
In presenza della tua assenza. (Foto DC) Ce ne vuole, a pensare al camice di ospedale come al mantello di un principe che cavalca tra i boschi, senza più i capelli lunghi. Ma anche così ti sei fatto strada tra le foreste oscure dei miei sogni febbricitanti.

Non riuscivo a smettere di chiedermi se sei morto cosciente. Se la malattia era tale da farti desiderare la morte come un sollievo. Se hai «guardato la morte in faccia». Se l’hai temuta di panico. Non riuscivo a smettere di pensare al tuo viso. Vito, solo sotto terra. Senza il rituale catartico e consolatorio del funerale, ho continuato a pensare alle manciate di terriccio sul tuo corpo giovane. Al fatto che girare la città significa per sempre non incontrarti mai più. Neanche te. La prima notte da solo, sotto terra, che effetto fa? C’è davvero una scissione tra «anima» e corpo? Ovunque tu sia, spero che. …Oddio, non so bene cosa dire, che cosa sperare. Ciao.

domenica 26 aprile 2009

Sotto la punkabbestia la capra crepa

La trave nell'occhio (DC is watching you) Ho visto a Parma, in piazza Garibaldi ieri notte, una ragazza punkabbestia con due cani senza museruola; uno era un pitbull. Quando la roggia della gola caposselica li ha fatti addormentare li ho invidiati molto. I cani, non lei. Ciocche bionde e tempie rasate, canottiera militare e jeans col cavallo alle ginocchia. 4 dread lungo le spalle e una bozza di rosso nella mano. Non ho mai capito cosa vogliono simboleggiare i punkabbestia.
Personaggia contro. Ma contro chi e contro cosa? Quando i due cani si sono svegliati hanno preso a giocare e ad azzannarsi. Tirane uno, strattonane un altro, alla signorina è volata a terra la bottiglia. Al che ha accalappiato i guinzagli e si è spostata dieci metri. A breve un’amica l’ha raggiunta, cartoccio di rosso intonso nella mano. Sul porfido sfregiato di vetro e granato si è fatto il vuoto. Sotto l’orologio un nugolo di teste ha cambiato ritmo. – “Disdicevole e pericoloso”. – “Che vuoi farci? Puliranno, l’indomani….." Poi, in silenzio, un gruppetto di persone si è chinato a raccogliere i cocci. Collo di bottiglia sbavucchiato compreso. La signorina punkabbestia non si è mossa dal suo nuovo posto.
Non ho mai capito che cosa significano i punkabbestia. Comunque a me questa m’ha fatto un po’ schifo.