Talpe. O bucaioli. Questo sono in gran parte i nostri visitatori, che per due terzi al mare scavavano. Personalità profonde, vogliamo arguirne. Chissà che ci fanno su questo blog. Chissà soprattutto perché si scava: se per costruire fondamenta, e quindi in fondo castelli che restino, o per arrivare al nocciolo del pianeta e della questione. Forse solo per non stare allo scoperto.
Da questi pochi interrogativi avrete capito che chi scrive è stato un piccolo minatore. Uno che finiva l’estate abbronzato dal naso alla tempia e a settembre veniva estratto dal suo cratere quando già progettava cunicoli sotto le dune.
Meglio i costruttori? Mai. Di certo ogni complimento del bagnino lusinga più dell’Infinito scandito da un gobbo con la tosse. Ma chi edifica castelli sappiamo che fine fa. A 16 anni ha un tatuaggio, a 17 la moto, a 22 la laurea, a 28 l’ufficio, a 30 si fa la segretaria, a 32 le lampade.
Noi speleologi siamo pallidi, ignoranti e solitari. Come sempre. Tutte le bambine si fermano a rimirare un castello, dalle buche invece le mamme raccomandano di stare alla larga. Ora lo stesso: rimaniamo sinistri, limacciosi come il fondo del nostro pozzo quando tra la noia di tutti annunciavamo di aver trovato l’acqua.
Scavare è un bisogno di evasione: verso l’altra parte della terra, a costo di bucare la cartina geografica e spuntare sulla pagina del sussidiari; o della Divina Commedia. Perché Dante sbuca a “rimirar le stelle”, ma passando per il centro della terra, mica per lo stabilimento Miramare.
Chi tra le melanzane condite di creme abbronzanti sta a suo agio resti pure sul bagnasciuga, a limare guglie per le pupe. Evanescenti come loro.
In “così parlò Bellavista” De Crescenzo rispondeva all’alternativa di Eric Fromm scegliendo un compromesso: un po’ essere e un po’ avere.
No, la mediocrità no.
Tra una bellezza vuota e una orrenda profondità piuttosto il peggio: una turpe superficialità.
Luca De Feo
Da questi pochi interrogativi avrete capito che chi scrive è stato un piccolo minatore. Uno che finiva l’estate abbronzato dal naso alla tempia e a settembre veniva estratto dal suo cratere quando già progettava cunicoli sotto le dune.
Meglio i costruttori? Mai. Di certo ogni complimento del bagnino lusinga più dell’Infinito scandito da un gobbo con la tosse. Ma chi edifica castelli sappiamo che fine fa. A 16 anni ha un tatuaggio, a 17 la moto, a 22 la laurea, a 28 l’ufficio, a 30 si fa la segretaria, a 32 le lampade.
Noi speleologi siamo pallidi, ignoranti e solitari. Come sempre. Tutte le bambine si fermano a rimirare un castello, dalle buche invece le mamme raccomandano di stare alla larga. Ora lo stesso: rimaniamo sinistri, limacciosi come il fondo del nostro pozzo quando tra la noia di tutti annunciavamo di aver trovato l’acqua.
Scavare è un bisogno di evasione: verso l’altra parte della terra, a costo di bucare la cartina geografica e spuntare sulla pagina del sussidiari; o della Divina Commedia. Perché Dante sbuca a “rimirar le stelle”, ma passando per il centro della terra, mica per lo stabilimento Miramare.
Chi tra le melanzane condite di creme abbronzanti sta a suo agio resti pure sul bagnasciuga, a limare guglie per le pupe. Evanescenti come loro.
In “così parlò Bellavista” De Crescenzo rispondeva all’alternativa di Eric Fromm scegliendo un compromesso: un po’ essere e un po’ avere.
No, la mediocrità no.
Tra una bellezza vuota e una orrenda profondità piuttosto il peggio: una turpe superficialità.
Luca De Feo
1 commento:
L'autorevole interpretazione del nostro sondaggio da parte di Luca De Feo apre una finestra interessante sul profilo dei nostri lettori...speriamo non entri troppa sabbia.
Nel mentre che attendiamo smentite o conferme sulla Vostra profondità, io mi interrogo sul perchè il sondaggio deep or biuti abbia scatenato più interventi dell'articolo di Poldino sull'aborto....
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