mercoledì 27 gennaio 2010

Sospiri dal sottoscala: intervista a Madame Urbetzkj



narratrice di racconti erotici
Respirati nelle tue fantasie. Negli anfratti proibiti e nelle crepe di sole. Gustami










Originaria del Triveneto, non ci svela di più sulla sua identità.
DC: Ma almeno ci racconti come è nata questa vena scrittoria erotica?

Le Interviste Scomode Su blog2piazze

 MU: Ci riflettevo di recente. Sul fatto che in fondo non siamo noi a scrivere, ma è la scrittura che muove noi. È un po' come essere abitati da una specie di serpente. La parola è voluttuosa. Si infila nelle nostre dita, si insinua nei lobi dell'orecchio, ti tende fili nella testa a cui appendere parole. Rubate. E poi sguardi. Spiati. Sillabe; pizzi, baci, colori di pelle....
Non saprei dire i percorsi che mi ha compiuto dentro la scrittura. È arrivata per caso e per gioco. Anni fa un'amica – scrittrice - ha iniziato a farmi leggere le sue cose. E poi mi ha trascinata a un laboratorio di scrittura. E poi a un altro. E siccome mi ci sono divertita, l'ho seguita. Nell'ultimo corso ci hanno messo di fronte a un ''progettino''. Dovevamo fare uno schema di quello che avremmo voluto scrivere: come, perché, quando,... Che pesante! Non faceva per me, che ho una "dipanatura ventrale". Voglio dire: le parole mi si agitano nella pancia. Quando sento che cominciano a muoversi devo fermare il mondo, isolarmi da tutto, e cominciare a scrivere. Prima di avere scritto, non so cosa mi uscirà. Le ore scivolano via senza che ne abbia la cognizione e mi ritrovo ad aver cesellato sillabe come fossero creta. 

Lavoro come uno scultore. Ammasso parole, pagine e pagine, e poi tolgo, lavoro per eliminazione, scavo dei vuoti. Fin dove arrivo. Non sempre ci riesco. Avverto il limite di essere me stessa.
Comunque, il porno – o erotico – per così dire, è nato per gioco, come ti dicevo. Come provocazione in un ambientino un po' troppo pettinato, dove rischiavo di annoiarmi. E siccome ci andavo nel mio tempo libero, di annoiarmi non mi garbava. E mi è venuta l'idea di spettinare tutti: un progettino letterarrio di allegri versetti sconci.


Sai che quando abbiamo dovuto leggere tra noi quello che avevamo scritto, la prima volta ero davvero imbarazzata? Anche se eravamo pochi e si era creato un bel clima. Poi, è stata la volta del ''maestro'', di leggere - ad alta voce - i nostri racconti, e sono riuscita ad imbarazzare lui. È stato molto divertente.


DC: Ok. Ma se uno pensa al racconto erotico, di solito non pensa al comico....
MU: No, certo, ma l'imbarazzo iniziale non poteva non esserci, no? In fondo, se il racconto è ben riuscito, da qualche parte ti stimola. E non era certo il caso di trasformare l'aula in un privée.
Seriamente; dal punto di vista narrativo mi sono posta un obiettivo preliminare: evitare il linguaggio trito e ritrito con cui si scrive il sesso. E di non farmi influenzare da quanto è già stato scritto. Volevo (e voglio) cercare di attingere solo a ciò che osservo e raccolgo all'intorno, non dagli scritti altrui. Quindi cerco di non leggere nulla di questo genere. A costo di raccontare banalità. Di non smuovere niente. Il rischio c'è. Il mio intento è scoprire empiricamente le barriere della mia scrittura e man mano andare oltre. Non sono ancora in grado di dire se ci sto riuscendo. Ma mi diverte provarci.


DC: Torniamo al sesso. Come, quando, perché, ti viene in mente di scrivere racconti erotici?
MU: Proprio l'altra mattina stavo riflettendo su questo; mi sono ricordata che quando ero piccola sognavo di scrivere. Non so perché. Avrò avuto 10/12 anni. Mi ricordo un quadernino con le pagine gialle, a quadretti. Avevo iniziato a scrivere una storia. Che mi apparve subito patetica. La classica glassa adolescenziale-amorosa con velleità di messaggistica universale. Sconfortante. Abbandonai subito. Sono passati quasi 30 anni. Mettermi a scrivere ora non è stato un atto di volontà.


Mi sono anche ricordata che – nello stesso periodo – andavo alle medie, scrivevo delle storielline porno, niente di che. Pochi dialoghi, molto spinti, e disegni maldestri con donne con tettone enormi. Erano il mio segreto. Custodito in un armadio. Condiviso con l'amica del cuore. Spostato di volta in volta da una borsa a un sacchetto a un viluppo di magliette. Una domenica mattina (tornata da messa...!) mia madre mi disse, umiliandomi, che aveva trovato quella roba. Odiandola ma dovendo ubbidire, mi mortificai. Mi scusai e promisi che non lo avrei fatto mai più. Per ottenere che non lo dicesse a mio padre. Non so se mantenne la parola. Fatto sta che non ne parlammo più. Ricordo che, sempre in quel periodo, girava voce che una delle ragazze della scuola conservasse un quadernino dove incollava foto di donne nude. È pazzesco, se ci pensi, quanti echi e pettegolezzi dell'intimità altrui ci arrivano.


Ricordare oggi questo brutto episodio deludente e rivelatore della piccolezza pedagogica di mia madre in fatto di sesso, oggi che scrivo "raccontini porni" mi diverte. Sento il pizzico di una allegra e divertita disobbedienza.


DC: Ok. Ci hai parlato della tua "fenomenologia della scrittura", ma non ancora degli argomenti di cui scrivi. E scriverai... Progetti editoriali?
MU: Immagino che raccontare in giro che scrivi racconti erotici susciti curiosità. Che possa essere perfino seduttivo. Forse a qualcuno viene voglia di raccontarmi le sue fantasie, con la speranza di vederle trasformate in una storia. Può essere, ma finora non sono in molti a saperlo. Navigo a vista. E forse, sì, paradossalmente mi affascina più la parola, che la sessualità. Nessuno finora mi ha scritto per raccontarmi le sue fantasie. I miei lettori sono silenziosi. Anche se non mi dispiacerebbe il contrario. Anzi, se posso, colgo l'occasione per invitare chi lo desidera a scrivermi. Naturalmente, sarà mantenuto il più stretto riserbo sull'identità di chi mi scrive.


Per ora mi affido solo al web, con il mio blog. Ma con un amico illustratore stiamo meditando di muoverci diversamente. Vedremo....

Nelle storie riverso fantasie vecchie e nuove, solletico, emozioni, eccitazione passata, puro piacere sessuale-verbale. L'atto è sempre quello. Ok, ci sono varianti variazioni e variabili. Ma, come in altri campi, tutto è già stato detto. E scritto. È il piacere di narrare e di leggere che mantiene in vita la narrazione. Non so cosa scriverò stasera. A chi ruberò uno sguardo domani sull'autobus....


DC: Come ti considera la gente quando racconti di scrivere racconti erotici?
MU: Siccome la cosa mi diverte, di solito lo racconto col sorriso. Qualche tempo fa ero in una libreria che non conosco e stavo cercando il settore della narrativa erotica, senza trovarlo. Rovistavo da un po' fra struggenti romanzi d'amore, quando ho visto un commesso. Giovane e carino, devo dire. Mi sono avvicinata per chiedere dove trovavo la narrativa erotica. La scena di cui ero regista, e protagonista, mi stava divertendo, ma non volevo metterlo in imbarazzo. Lui mi ha dato l'indicazione, tranquillamente, ma a scanso di equivoci gli ho chiesto “C'è anche la saggistica?”
Un amico a cui ho raccontato che avevo comprato dei fumetti porno, mi ha detto che se fosse stato l'edicolante, la cosa lo avrebbe mandato su di giri. Compro anche Playboy, mi piace molto. Ma quando lo leggo in treno, se c'è troppa gente, lo nascondo tra le pagine di un'altra rivista, per non turbare … (i benpensanti). Su, DC, che altro vuoi sapere?


DC: l'annosa questione, ovvio! La sottile linea rossa – di pizzo – in questo caso,  quasi una giarrettiera: dove sta la demarcazione fra ertismo e pornografia?
MU: Domandona! Non sono certo io a stabilirlo. Io non lo so ancora. Sto iniziando ora a perlustrare. Credo c'entrino molto i tabù, l'accettazione sociale, la morale. Di gruppo. E quella individuale. Posso solo citare chi, prima di me, ha segnato il confine nell'espressione di emozioni e sentimenti, presenti nell'eros, e assenti nel porno, inteso come pura carne che si dimena e si sbatacchia. Un po' semplicistico, però...


DC: Avrei un sacco di domande. Ma preferisco lasciare questo spazio a un tuo racconto. - Uno dei primi, giusto? - E per invitare gli amici di Blog a 2 piazze a mandarti le loro domande, se ne hanno, lasciando un commento qui, o sul tuo blog, giusto?
MU: Certamente. Grazie, DC e tutto lo staff capriolante per questa intervista! Ciao





Obliterami

Mi abbasso la gonna, guardo il mare.

Mi ha eccitata per anni, l’orgasmo vietato fra lenzuola da single che relego dopo l’uso tra la biancheria da stirare e i biscotti per cani. E che da qualche giorno mi sorprende anche in ufficio. E dal benzinaio, e alle poste. La fantasia si insinua come un groppo di febbre censurata. Abbrancata allo stomaco, mi annichilisce e addomestica la mia volontà.

Ma oggi. Vestita di bianco in una mattina afosa sul 97, viaggio su un autobus pieno lungo il mare di Napoli. In piedi, accaldata, mi reggo stretta vicino all’uscita. È oltre il Vomero che una mano decisa, insolente, mi alza la gonna. Offesa, sussulto. Ma le dita mi scompongono le cosce. Sanno dove andare. Spostano il pizzo delle mutande e poi si muovono, lentamente.

Lentamente la mano passa sul pelo – il mio - morbido e lo accarezza piano. Ci gioca – lo liscia, lo tira, lo annoda. Lo assaggia. E va oltre.
Un ingombro occupa le mie grandi labbra.
Al bivio tra via Chiatamone e Santa Lucia le sento, golose, gonfiarsi.

Un’arrendevolezza sudata mi scioglie. Sa. Che può. E che deve. Che lo stavo aspettando.

Che mi sporgo a guardare il mare per aprirmi alle sue dita grosse. Fargli snidare un desiderio rapace.

Oscilliamo con gli scossoni dell’autobus, tra lo sguardo di uno scolaretto e le borse della spesa della signora Camilla. Selvatico, mi percorre. La mano mi appaga di un pudore smascherato, senza volto. Sento un fiato corto, via via più mozzo, sul collo. Depredata mi spalanco a un maschio casuale che mi rapina e mi ridona la voglia. Sono bagnata, sono sporca, sono oltre. Estraneo, un corpo aderisce al mio. Avido, spasmodico, mi spaventa mi percorre mi schiaccia mi stringe.

Un ringhio all’orecchio mi dice che è sazio. Ma sono marea - verde selvaggia e provocante e lo trattengo tra le cosce. Prendo l’ultimo brandello forsennato, il mio.

Poi, apro gli occhi e lo lascio andare. La signora Camilla è scesa. Con le buste della spesa svolta l’angolo e scompare. Io non so, con questo caldo, discernere tra carne usata e fame.
Ho scordato i biscotti per cani.

© Madame Greta Urbetzkj Your Web-Mistress 2009



sospiri dal sottoscala.....è il caso di dirlo, visto che oggi presentiamo una autrice (molto in erba) di racconti erotici. È con noi Madame Greta Urbetzkj.

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