Turi Vaccaro ha un nome che, come si dice, è tutto un programma. Evoca cultura contadina, sano, onesto faticare. Sono parte dei suoi valori, e per difenderli, in Val di Susa, nei giorni scorsi si è arrampicato su di un albero. Vi è rimasto per giorni; vi ha condotto uno sciopero della fame, poi della sete. Chi si era avvicinato ai piedi del tronco per permettergli di issare delle vivande è stato denunciato. I Vigili del fuoco, per farlo scendere, hanno usato metodi sbrigativi e pericolosi, non ci sono riusciti. La sua protesta contro la TAV continuava. Una forza della natura, sembrava Turi Vaccaro.
Finchè non è arrivato Don Ciotti. Che gli ha parlato, ha trattato, e lo ha persuaso ad interrompere la sua protesta, a scendere dall'albero.
Ne è valsa la pena, Turi Vaccaro, di fare la figura della pecorella smarrita?
In passato hai collaborato con un monaco buddhista: non lo sapevi che la religione serve proprio a quello, ad assicurare ai padroni che nessuno osi mangiargli una mela?
A che ti è servito studiare filosofia mentre facevi l'operaio e licenziarti quando scopristi che erano armi quelle che costruivi?
Fai il bravo, mangia, chiedi perdono e prometti di non farlo più, Turi Vaccaro, chè la vertigine ti dà alla testa.
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