Certe cose all'aperto vengono meglio, si sa.
A chi capita l'opportunità consigliamo perciò di vedere, in qualche arena, La nostra vita, film di Daniele Lucchetti. Per chi non lo conosce, per chi non lo inquadra, diciamo che se di Nanni Moretti vi piace Bianca e tutti gli altri, inspiegabilmente no, è forse perchè l'aiuto regista era proprio lui: Lucchetti, appunto.
La Nostra vita più che un film è una finestra. Per la bravura degli attori, ma anche perchè ci si vede l'aridità dei quartieri in costruzione, della gente che ne vive ai margini, di quella ricca abbastanza da vantare un carrello della spesa nei centri commerciali. La scalata sociale passa per l'occultamento del cadavere di un rumeno caduto tra i pilastri, i soldi prestati da uno spacciatore, il cemento allungato per risparmiare.
La ginnastica dei bambini è la playstation, l'educazione è la diffidenza, il metodo di contrattazione con i subordinati la minaccia, quello con gli altri la menzogna.
Tutto per avere abbastanza soldi da permettersi qualcosa in più.
Che però non arriva, perchè nel nostro paese ricchi si nasce e poveri lo si rimane.
Tanto vale forse togliere i figli da davanti la tv e spupazzarseli, come nell'ultima scena.
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