domenica 28 agosto 2011

un morso di Taranta

Si ride ancora e sempre quando Totò e Peppino smarriti, a Milano, ad un vigile urbano chiedono: "noio volevuam savuar..." Nel film il "ghisa" risponde in milanese ma è di Totò e Peppino, che si ride. Perchè sono loro, i cafoni. Poi, negli anni, abbiamo riso di Franco e Ciccio, di Lino Banfi, di Troisi, di Zalone. Il meridionale, come macchietta, funziona. Zimbello di una nazione che il suo modello lo ha nella televisione, dove squadre di calcio, stili di vita, moda, accenti e ministri sono settentrionali. Dopo aver venduto panettoni anche a Palermo, da una ventina d'anni il Nord s'è barricato. Dietro la propria cultura e identità. Polenta e dieresi sui cartelli stradali, cioè. In realtà è al proprio benessere, che s'aggrappa i nipotini dei Celti, mentre glielo erode la globalizzazione. Non restano molti fondi per il superfluo. Ad un giornalista che gli chiedeva conto dei tagli alla cultura, mesi fa un ministro rispose: ci si faccia un panino, con la Divina Commedia. Quel ministro è di Sondrio e le ferie le sta passando dalle sue parti. Migliaia di persone invece, per la notte della Taranta, ieri hanno preferito andare in Salento. A ballare fino a tardi, forse finalmente fregandosene della toponomastica milanese. Muovendo sè stessi e l'economia, col gigantesco indotto dell'evento. Ora, la ricetta di come con la cultura si faccia non un panino, ma una scorpacciata, il ministro, può farsela insegnare; da Vendola.

1 commento:

Anonimo ha detto...

è bellissima questa foto. Ma ci sei andato?