domenica 18 marzo 2007

Bagni pubblici di Trento

1) Bagno di un internet point. Accendi il computer, ti connetti, contatti il server e vai sul tuo sito. Scrivi indirizzo e password. Rifiuti le avances di studentesse di Teramo. Neghi non sai cosa scritto in inglese, quindi confermi di voler cancellare. A quel punto ti chiede se vuoi cancellare l’ordine di cancellare o confermare di cancellare. Yes. Sul monitor lampeggia la scritta monitor. Tu ti alzi e te ne vai, coi pantaloni bagnati.

2) Bagno da caserma. Sanitari in tinta grigio verde. Porta istoriata di conti alla rovescia e recapiti della moglie del capitano. Catena sostituita da filo spinato. Appena vi accingete alla bisogna un sensore avverte il trombettiere che chiama adunata.

3) Bagno da biblioteca. Un passaggio segreto in una biblioteca girevole ti conduce davanti ad un lavandino. Sopra c’è uno specchio, una bambina ti invita a seguirla e lo attraversi. Lì in fondo lillipuziani non riescono a spegnere un fuocherello. Gli dai una mano (si fa per dire). Fuori nel frattempo bussano. Tu non apri. Dallo spioncino li vedi costruire un cavallo di legno.

4) Bagno del Briamasco. Ti arrampichi sulle gradinate. Chiedi ripetutamente un’indicazione per il bagno ma tutti ti invitano A) nella sede della squadra avversaria, B)a casa dell’arbitro, C) verso il congegno di irrigazione del manto erboso, D) a non perderti la gara di ritorno, D)verso il cappellino del portiere avversario. Appena segnano la fai in testa a quello che ti sta davanti, il quale ti abbraccia ebbro di felicità.

5) Bagno di un rinomato avvocato in città. Chiedi il permesso di andare in bagno, lui ti risponde che ne hai il pieno diritto e ti chiede 100 E. Fai per entrare, ti dice che ha un altro appuntamento.

6) Bagni del Grand Hotel. Parquet in radica di mogano di sequoia fossile. Sulla porta dei maschi un bassorilievo dell’età ellenistica; su quello delle donne, più modestamente, la gioconda (l’originale) Si aprono con la sola forza dello stimolo. Entri. L’aria è rarefatta come in alta quota. Da un bidè echeggiano canti dolomitici. Una ventola scioglie caramelle balsamiche. Sculture della neoavanguardia russa fanno da lavandino. Petali di tulipani da asciugamani. La manopola dell’acqua fredda è blu. Quella della calda azzurra. Una cassetta dei medicinali lì a fianco con tutto l’occorrente lenisce le ustioni. Di fronte ai lavandini, porte blindate, eppure dai cardini filtra una luce abbagliante. Sono i water tempestati di diamanti che luccicano. Dentro, all’occorrenza, schiuma un rivolo di champagne. Il congegno di chiusura della porta è la combinazione della tua ventiquattr’ore più la radice quadrata delle lunghezza dello scafo della tua barca ormeggiata a porto cervo. Se ti scappa qualche goccia viene subito incanalata in boccette che un solerte impiegato provvede ad etichettare e a esporre nelle profumerie del centro. Nella cabina canne d’organo e un’orchestra intrattengono i seduti coprendone i vuoti d’aria. All’occorrenza un addetto può riemergere dal pitale dicendo in tre lingue : Grazie per aver scelto noi, torni presto a trovarci.

7) Bagno della piscina di via Fogazaro. Nuoti, via via più piano. Poi scodinzoli, sguazzi, alla fine quasi ondeggi. Sembri Pinocchio: vorresti sparire dentro una balena. Tipi atletici ti ignorano. Assumi un’aria riflessiva. Le mamme dei bambini ti guardano affascinate. Che maturo, chissà che pensieri ha per la testa. Non sai se sono pensieri ma sei sicuro che in testa non stanno. Qualche marito estrae esche e canne da pesca. La vescica pulsa e ti suggerisce un travaso. La tua aria si fa via via più cupa; sembri un mezzobusto di beethoven. Vorresti andare alla deriva, ma il bordo vasca è lontanissimo. Affondi, sparisci. Cerchi uno straccio di mucillagine, una busta di plastica una lavatrice. Niente, questo non è il mare. Che nostalgia. Ti si contrae tutto il corpo. Sei la posta di una riffa tra le mammine sugli spalti. Stai per ancorarti ma quando tocchi il fondo le bollicine dell’aereatore ti sospingono in superficie. Quindi risali. Vedi il fondo vasca allontanarsi, una forza misteriosa ti riporta a galla, rigido. Riemergi quasi stecchito, un bambino ti prende per una banchina e ti si aggrappa, il bagnino fa per ormeggiarti lanciandoti una gomena, uno sciame di braccioli ti si avvicina, l’odore del cloro ti inebria. Sorridi, al centro della piscina, galleggiando. La squadra nazionale di nuoto sincronizzato prende appunti. Baci e applausi dal bordo vasca. Una tuffatrice flette il trampolino prende la rincorsa e spicca il volo. E’ ancora a mezz’aria, carpiata ma già troppo lanciata per tornare indietro quando vede il tuo sorriso, la tua aria beata in corsia 5 e, altissimo, uno zampillo.

8) Bagno di rinomato night a nord di Trento. Scusi dov’è il bagno? La barista rumena ti risponde che ci vuole la chiava. Va bene, me la da per favore? Lei ride e ordina dello champagne. Tu stappi. Lei beve, tu pure. Lo stimolo cresce. Lei, sulle tue ginocchia, ti fa i complimenti. Tu ti schernisci, ti alzi e cominci a muovere le gambe freneticamente. Ti scappa da morire. Lei ti porta al centro della pista e ti dice anch’io ballare. La depisti verso un tuo amico e ti apparti con la bottiglia di champagne.

9) Il bagno di uno storico bar del centro. La porta è bianca, o almeno così dice un incisione sul grasso della maniglia. La maniglia è d'argento: viene dal servizio buono di un cliente amico del garzone. Sì, insomma, è una forchetta. La porta chiusa non sta. Allora ti metti di traverso, con un piede la spingi contro i cardini, infilzi una mano sulla maniglia, con l’altra dirigi il gettito. Pisci in diagonale. Se non fosse per una scarpa che oscilla in bilico tra il neon e una ragnatela di pantegana sotto la volta potresti ricordare l’uomo di vitruvio, quello delle monete da un euro, così a 4 di bastoni, aperto verso il futuro, ma soprattutto verso la turca.

10) Bagno della questura. Uscite, siete circondati!

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