venerdì 15 giugno 2012

figli unici d'Italia

Sognamo una patria che sia una specia di cuginia, uno Stato che sia più un essendo, una nazione che non sia per niente nazi, libera da accrescitivi. Vagheggiamo di far parte di un popolo di scarti: gente che va e viene, con per unica identità quella di averla per così dire timida, curiosa, cangiante. Ci piacerebbe far parte di un convoglio di zingari in cui ogni roulotte parlasse con un accento diverso, vivere in una penisola che fosse, per forza, un porto di mare. Una piazza, insomma, in cui ci s'incontra tra persone felicemente a pezzi: mezza araba, mezza francese, mezza araba, greca, tedesca, slava. Abbiamo fame di polenta quanto di cous cous, i nostri chili li desideriamo di tanti pesi specifici. Vorremmo tifare per una nazionale di tutti i colori, in cui ogni avversario potrebbe riconoscersi almeno un pò.  Saremmo gente senza orgoglio, a parte quello di non averne, con arlecchino per bandiera e Benvenuti come motto.
Invece il governo introduce l'inno nazionale nelle scuole. E noi ci sentiamo un pò meno italiani.

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