Neppure l’eco di emozioni che solcano i secoli, dal xxi al xviii mi spillano una goccia di emozione.
Non mi riconosco
più.
Io che urlavo
caciaronavo mi incazzavo
esplodevo
mi offendevo e mi indignavo
volendo suscitare perplessità e dubbi e contestazioni vergogna disagio senso di colpa nel becerume pecoraio asfittico superstizioso Orgogliosamente mentalmente antipaticamente snob e intollerante
Nulla m’infiamma
Poco m’incuriosisce
le coperte di noja pesano meno al mattino
M’agita giusto la curiosità di una foto, un video, un articolo.
Che poi richiudo. Non commento. A malapena condivido.
Lucido di caffè l’occhio guarda il mondo illuso di un giorno nuovo.
Lotte delusioni battaglie sogni perdite illusioni vittorie sconfitte sofferenze – pur ben mescolati non cambiano sapore.
Dove si è spiaggiato l’entusiasmo? chi mi ha ingolfato l’energia? cosa mi ha ingurgitato la lotta per cambiare?
Ignoti flussi di volti e di parole e di foglie di ulivo
Mi ammantano di noja e vacuità
Contro il rinnovato augurio pasquale si schianta – stanca – la mia battaglia vana
Neppure un papa tremulo e offeso mi sa indignare.
Non più.
Son proprio grave.
A slumber did my spirit seal;I had no human fears:She seemed a thing that could not feelThe touch of earthly years.
No motion has she now, no force;She neither hears nor sees;Rolled round in earth's diurnal course,With rocks, and stones, and trees.
(W.Wordsworth, 1799)
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