domenica 29 aprile 2012

Origini

c'era una bambina spastica nella mia scuola elementare.

Girava sempre su una bicicletta con le rotelle, quelle che ti tengono su quando impari a pedalare. Penzolava la testa da una parte, con ricci biondi. Me li ricordo un po' unti. E sbavava. Sbavava in continuazione.
Più che parole, faceva rumori gutturali. E le sue mani artigliate non stringevano niente. Erano sempre sporche di saliva. Forse si chiamava Daniela.
Girava sempre nell'angolo del cortile dove sto ferma a ricordare.
Manca la pianta di ribes.
L'urlo dei giochi a ricreazione lo sento solo io.
Oggi c'è il referendum e sono riuscita a entrare dove tante volte mi sono fermata solo fuori. Davanti al portone. A guardare le scale. A respirare l'odore.
Della polvere sui parquet. Dei banchi antichi. Dei serpenti in formalina dentro i barattoli di vetro dell'aula di scienze.
Banchi nuovi.
Bambini nuovi.
Solo i rotolini di stelle filanti colorati sono uguali.
Fuori, riconosco un accento dialettale.
Ma neanche quelli che mi attraversano il passato nell'odore delle brioche della mattina sono più gli stessi vecchi.
Tutto è prosaico in quest'aria grigia, dove affossano le montagne il verde delle mie pupille.
Non riconosco nessuno.
Nessuno riconosce me.

                                                                                                             DC

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