Non stenteremmo a immaginare un romantico brano degli Eagles intitolato " Camilla's Eyes". "Gli occhi di Camilla", invece, sono l'ultimo libro di Alessandra Sartori scritto per bambini (grandi e piccoli) e presentato ieri sera alla biblioteca di Pergine.
Stretti fra "Giudicarie Ieri" e raccolte di immagini votive della Val dei Mocheni, credo che sia i bimbi in sala che gli adulti avrebbero preferito che questa splendida e dolce fanciulla amante dei gatti cedesse all'immodestia e si concedesse una posizione di maggior spicco, sottraendo spazio alla conduzione della signora Frizzera. Non v'è motto più arguto delle parole di Spartaco, che l' ha liquidata (ehm…. definita ?) "più bella che brava".
Di Alessandra, invece, non sappiamo dire se sia più bella o brava, perché il libro ancora non lo abbiamo letto. Del resto, non sarebbe opportuno togliervi il gusto di scoprirlo da soli: seguiranno altre presentazioni, a Cavalese e a Trento.
Alessandra, se ti serve una mano, ti imbavaglio la Frizzera!
martedì 27 novembre 2007
mercoledì 21 novembre 2007
Schiava della moda – Lettera aperta alla mia collega
Chi : una simpatica collega 35enne
Cosa : Chi può dirlo?
Quando : possibilmente sempre e comunque
Perché : per essere alla moda
Dove : Val di Non > Altopiano Fai della Paganella
Un bracciale di vistosa e tintinnante bigiotteria: 190,00 €. Jeep nuova: 42.000€ , vestito firmato per il matrimonio della collega: 800,00 €. Prossima mossa: convincere il fidanzato (studente lavoratore!) a comprare un'Audi da 30.000€.
Tacchi delle scarpe tarati sulla lunghezza esatta dei pantaloni dei 10 tailleur che hai nell'armadio. Tutti, rigorosamente, firmati. Abbonamento annuale a Vanity Fair. Seratone al Sartori's di Lavis (!). Jeans per i nipotini di 5 e 7 anni da 120,00€ a botta (quanto tempo passa prima che siano fuori misura?).
Non è uno spiccato senso estetico, che ti muove a queste spese. Non esibizionismo o vanità. Sei volgarotta ma simpatica; e il fisico ti aiuta: staresti bene con qualsiasi cosa e sei piacevolmente sopra le righe. Fra me e me, ti chiamo "La Scimmietta", da tanto sei buffa e caciarona. Per te, l'importante, è essere alla moda.
Giovedì mi hai raccontato di Sara, la tua amica che studia e lavora part-time, a 600,00€/mese. Circa 150.00€ vanno in benzina. Il resto in spicce e quotidiane voluttà. Dove il portafoglio di Sara non arriva, interviene il fidanzato. "Sara veste firmato, veste sempre molto bene", hai concluso con convinzione.
Sono rimasta così allibita – da questo abile e inconsapevole schizzo, fresche pennellate di imbecillità, da non aver trovato parole per rispondere!
Non importa se le scarpette di tweed vi fanno male, la vita bassa a dicembre a Andalo ti dà il mal di reni. Non ti dice Vanity Fair che la pochette di Louis Vuitton - quest'inverno imprescindibile - stride con il giorno trascorso in un ufficio che sembra un gelido bunker, in un paese popolato solo di operai dall'occhio lubrico e la pelle sudata incollata al multistrato di pile? La pausa pranzo nel parco con quattro vecchiette in ciabatte e l'unico bar per un cappuccino come il porto di vecchi embriagoni odorosi di malga?
O forse è da questo che ti vuoi distinguere? Ti guardo con tenerezza, mentre sospetto fortemente che il tuo comportamento, instillato da tua madre in tutte e 3 le figlie, nate e cresciute in un paese di mezza montagna e 300 anime, nasconda ansia da prestazione. La voglia di lavarsi di dosso la puzza di campagna, l'etichetta di "nonesi tirchioni". A volte mi sembra di sentirti raccontare le soap opera, Dynasty e Beautiful, e sorrido.
Il mondo a valle è talmente andato avanti che è quasi più chic fare i freakettoni alternativi, snobbare le marche, mangiare cous cous con le mani, seduti per terra a piedi nudi incrociati sotto il tavolo.
Oggi ti ho comprato il bigliettino per gli auguri di Natale: è di carta prodotta con cacca di elefante. È questa, mia cara, la nuova frontiera della " chiccheria" – quella della nicchia snob che mangia slow e Fa' la cosa giusta! sciabattando in Birkenstock fra Cuba e il Brasile a fare del turismo responsabile!
Pillole di professionalità
E' tutto vero, trascritto in presa diretta, 19 e 20 novembre 2007
Prima telefonata
C.: Buongiorno, sono Claudia. Posso aiutarLa?
……….
C.: Ah, certamente, non si preoccupi. Se mi posso permettere, in questa settimana abbiamo una promozione speciale dedicata ai bambini. Vedrà che i prezzi sono interessanti, e rimarrà molto soddisfatto della Sua scelta.
……….
C.: Bene! Allora sarà un piacere riaverLa fra noi, con la Sua famiglia, dopo tanti anni!
……….
C.: Si figuri. Grazie, arrivederci.
CLIC.
Rivolta ai colleghi in ufficio "Ma porca puttana, mi stanno sui coglioni quelli che ti raccontano la loro vita di merda. Ma che cazzo me ne frega? Cazzo merda culo".
Seconda telefonata (dal Sud Italia)
C.: Buona sera. Mi ripete il nome, gentilmente?
………
C.: Perfetto. Sì, voleva la camera che aveva l'anno scorso? Vedrà che andrà benissimo.
………….
C.: No, sono extra. Mi può mandare il fax di avvenuto bonifico? La ringrazio. Sììììììììììì, non c'è problema. Poi io le mando il voucher. Grazie buongiorno.
CLIC
Rivolta ai colleghi in ufficio: "Ma porco d….sti teroni de merda. No gh'è taliani?!?"
Credo che si commenti da sola. Saluti
sabato 17 novembre 2007
Tentativi di stroncature: Un po' dopo il piombo
Giangilberto Monti - Un po' dopo il piombo
Ieri sera al teatro S. Marco di Trento Giangilberto Monti ha messo in scena lo spettacolo Un po' dopo il piombo, che racconta la genesi delle Brigate Rosse attraverso la storia d'amore tra Renato Curcio e Mara Cagol. Il copione ha convinto la Radio Svizzera Italiana a farne il secondo radiodramma musicale dell'artista che verrà prodotto nel corso del 2007 con il titolo Ce n'est qu'un début. G.G.Monti è il cinquantenne cantautore che nella finzione scenica presenta il suo nuovo album, mentre lo spettacolo, che si sviluppa sul doppio binario del teatro e della canzone, gli dà la possibilità di eseguire in anteprima i suoi brani di nuova produzione, che verranno raccolti in un disco in uscita nei primi mesi del 2008.
Domino, majong, puzzle, sesso, caldarroste, bucato, lavaggio auto, portare a spasso il cane, la nonna, il vecchio nemico vicino di casa. Fate qualsiasi cosa, ma non andate a vederlo (sentirlo).
Spettacolo privo di sostanza, di senso, di significato. Di bellezza, di emozione. Inutile. Legnosa l'attrice spalla.
giovedì 8 novembre 2007
Monumenti migliori (o peggiori?) di Trento
Doss Trento, monumento a Cesare Battisti. 1) Proponiamo una nuova lapide. CESARE BATTISTI: LOTTÒ INVANO PER UNIRE IL TRENTINO ALL’ITALIA. CONTRO LA VOLONTÀ DEGLI AUSTRIACI, SENZA CHIEDERSI MAI COSA NE PENSASSERO GLI ITALIANI.
Piazza Venezia, monumento a De Gasperi. 2) De Gasperi ce lo dipingono schivo. Sarebbe allora fuori luogo l’umile mausoleo dedicatogli in piazza Venezia? Al contrario: prezioso insegnamento per i pioppi del parco antistante cui l’effige dello statista con gesto sapiente indica in che direzione crescere.
Piazza Dante, monumento a Dante Alighieri. 3) Il monumento a Dante, si sa, è un pretesto, una scusa. Serve a giustificare quell’altro monumento, poco distante, all’autore, tale Guglielmo Ranzi. E’ quello, riteniamo il vero capolavoro. Arte logica, che lascia immaginare un ulteriore monumento minore poco più in là, e poi uno all’autore dell’autore del monumento all’autore, in una spirale quasi infinita, fino alla firma estrema, su un ciottolo, umile e solenne: Padreterno.
Piazza delle erbe, monumento ad Alessandro Vittoria. 4)La posa della statua di Alessandro Vittoria, scultore, non cela un moto di rimpianto come di chi ha sbagliato tutto nella vita e solo ora se ne accorge: avere formaggi, salumi e verdura sotto il naso senza poter scendere dal piedistallo cui un nome del genere lo condanna. Non visto, l’artista si strugge: “Ma non era meglio se mi chiamavo Peppino Pareggio?”
Piazza Dante, monumento a Giacomo Bresadola. 5) Oltre che studioso di funghi, il MICOLOGO, - lo dice il nome - è un modesto. Appena appreso della sua statua lo immaginiamo ridere: MICA direte sul serio! Allora, solo allora, il progetto si fa concreto e paradossale: un monumento a celebrare tutti quelli che non si prendono sul serio.
Via Brennero, monumento ai caduti di Nassirya. 6) Chi non ha mai raccontato una barzelletta sui carabinieri? Eppure certe volte proprio non si può. Ci vuole l’aria compunta. Questo deve aver pensato l’autore del monumento ai carabinieri di via Brennero. Se Michelangelo chiedeva al David: perché non parli? L’autore della composizione di massi deve più o meno aver spiegato la sua scelta artistica con le stesse parole: perché non parli.
Zona Ischia Podetti, monumento al nocumento. 7) A perenne ricordo del nostro passato, a chi viene da nord Trento mostra il meglio di sé. A sinistra dell’autostrada eccola là: una piramide di mondezza.
Piazza General Cantore, obelisco 8) Da San Pietro a Montecitorio passando per il Pantheon Roma ne conta una decina e qualche politico di statura potrebbe utilizzarli come appendiabiti. Da queste parti, tutto in proporzione, in zona Cristo Re si erge un obelisco bonsai.
Via Roma, monumento ai caduti 9) Una trincea con sopra parole di un soldato di tanto tempo fa. Al termine di via Roma un aiuola ci ricorda che quella strada non si è sempre chiamata così. Le parole incise restano segrete per molti che passano e vanno oltre. Non vogliamo svelarle: sono di un diario.
10) Largo Pigarelli, monumento ai caduti della resistenza albanese. La civiltà, La tolleranza, la storia, si insegna anche portando scolaresche davanti ad un monumento come questo, a ricordare, a ringraziare, chi lottò per permetterci di godere di quelle leggi che oggi il palazzo di fronte tutela.
sabato 3 novembre 2007
Carne trentina (da calendario)
http://www.ragazzedacalendario.it/
Se la selezione di ragazze trentine sui calendari creati dalla redazione di Paolo Curcu
(di Bazar e Trentino Mese) è rappresentativa di quelle che sono
1) le aspirazioni esibizionistiche delle trentine
2) la carica di charm delle ragazze della regione
siam messi proprio da culo (vediamo se si può mostrare nudo ma poi non si può scrivere).
Con tutte le parole spese per cercare di sradicare lo svilimento del corpo femminile dalla "cultura" o mentalità di questo Paese, pubblicazioni del genere, che nulla hanno di artistico, in quanto si osserva che ogni fotografia è una scusa per mostrare un capezzolo, cosce spalancate, scollature e natiche invitanti, sono da biasimare sia le ragazze che si sono fatte ritrarre e coloro che lo faranno in futuro.
Viene da chiedersi quale spiccio o profondo desiderio di esibizionismo nutrano, quale insicurezza debbano mettere a tacere, se pur di essere osservate e "apprezzate" sono disposte a spogliarsi di fronte all'occhio lubrico di chiunque?
Per quale prezzo, non sappiamo. Il bieco maschilismo trentino impera.
Mai stato meglio, si starà anzi ringongolendo in previsione del prossimo calendario!
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