dopo l'assaggio di qualche mese fa, in coincidenza della festa delle forze armate la Donna Cannone (e chi sennò?) vi offre l'intervista completa ad un militare italiano, che ringraziamo.
Per capire se una voce dalle stellette sia o no quella di un Ufo.
Intervista a un militare di professione
dell'Esercito Italiano
Max, 38 anni, Sottufficiale dell'Esercito. Salernitano, lavora a Napoli.
le domande del Comandante Nebbia
CN: in che teatri è stato impegnato?
Max: Sono stato in Bosnia nel ’96, quattro volte in Kosovo tra il 2000 e il 2003 e in Iraq nel 2004.
CN: quali incarichi ha ricoperto?
Max: In Bosnia non ero ancora in servizio permanente, ho svolto per lo più servizi di guardia al nostro Compound.
In Kosovo ho ricoperto incarichi vari, dalla gestione dei gruppi elettrogeni all’interno della base e nelle varie postazioni a difesa di installazioni sensibili sparse per il territorio di nostra competenza, all’addetto agli acquisti e quindi ai contatti con i rivenditori locali, cosa che mi ha permesso di girare parecchio e di conoscere moltissima gente del posto. Mi occupavo anche della retribuzione del personale civile locale che lavorava nel nostro accampamento. Con alcuni di loro sono in contatto ancora oggi.
In Iraq, ero addetto alla Cellula S1 (Personale) ed ero in giro spesso a seguito di un mio superiore a cui facevo da interprete dall’inglese, nel corso dell’affiancamento con ufficiali dell’esercito iracheno.
CN: ha partecipato ad azioni a fuoco?
Max: Io personalmente mai, ho solo sperimentato la tensione che si generava ogni volta che si usciva dalla base.
CN: quali differenze ha riscontrato nella reazione delle varie popolazioni alla presenza di militari stranieri sul territorio?
Max:In Bosnia, la guerra era appena finita. Non c’era molta gente in giro e quelli che c’erano erano piuttosto diffidenti. I contatti più frequenti erano con i bambini che venivano a chiederci un po’ di cioccolato o qualche merendina.
In Kosovo, gli albanesi erano in genere amichevoli, la nostra presenza in qualche modo li faceva sentire al sicuro.
In Iraq, è molto difficile da definire. La situazione era piuttosto complessa, sicuramente non tutti erano contenti di averci tra i piedi.
CN: Qual è, secondo lei, il livello di preparazione medio del personale italiano nei confronti del personale di altre nazioni?
Max:Al di là di Americani e Britannici, che sono a mio parere di un altro livello, credo che il nostro grado di preparazione generale sia piuttosto buono e in grado di confrontarsi tranquillamente con gli altri eserciti della coalizione.
CN: Ci dà un'opinione sulla qualità dell'equipaggiamento e sulla sua adeguatezza nelle varie situazioni?
Max:La qualità è sicuramente migliorabile e non sempre è risultata pienamente adeguata alla situazione, ma si sa, noi italiani siamo abituati a fare di necessità virtù.
CN: Ci dà un'opinione sulla capacità delle forze armate di valorizzare l'esperienza accumulata nei teatri di impegno o se questa viene dispersa con i congedi o con l'impegno del personale esperto in funzionalità impiegatizie?
Max: Credo che la maggior parte del personale delle forze armate abbia accumulato una notevole esperienza nell’ambito dei teatri operativi e tale esperienza può tornare utile sia per indirizzare i più giovani, sia per affrontare le nuove sfide con maggiore sicurezza e consapevolezza. I congedi e i cambi di destinazione del personale esperto ritengo che non possano inficiare su tale bagaglio di esperienza, se non in minima parte.
CN: Ci dice il livello di impiego dei private contractor e il tipo di missioni affidate a questo tipo di professionisti?
Max: I contractors si occupano in genere della protezione di personaggi di spicco che a vario titolo circolano per il teatro. Sono certamente dei professionisti molto validi, ma noi abbiamo delle regole d’ingaggio ben precise, dalle quali non possiamo prescindere. Loro, probabilmente, hanno una maggiore libertà di movimento e di azione.
le domande di Poldino
Poldino: Qual è la sua canzone preferita?
Max: Risposta difficile. Ascolto molta musica, è difficile isolare una sola canzone. Se proprio devo scegliere, dico “Pride” degli U2.
P: l'ultimo libro letto?
Max: E’ un periodo che leggo più libri contemporaneamente, iniziandone uno nuovo senza prima terminare la lettura di quello precedente. L’ultimo che ho letto dall’inizio alla fine è “Io cammino in fila indiana” di Ascanio Celestini.
P: Come reagisce la gente quando dice che fai il militare?
Max: Alcuni appaiono sorpresi. Forse il mio modo di fare e di muovermi fa pensare ad altro. Ma anche il modo della gente di considerare i militari dovrebbe evolversi.
P: Ha qualche militare in famiglia, anche in pensione?
Max: No, nessuno.
P: Che lavori ha fatto prima di arruolarsi? Qual era l’alternativa?
Max: Ero iscritto all’università, Lingue e letterature straniere moderne. Ho fatto qualche esame. Nel frattempo, per non pesare troppo sul bilancio familiare ho fatto vari lavori, dal barista alla gestione di impianti sportivi. L’alternativa era continuare gli studi e tentare di trovare uno sbocco in quel settore. Forse avrei potuto, ma è andata diversamente.
P: Cosa direbbe al se stesso ventenne?
Max: Di godersi di più la vita, è un’età fantastica che non torna più.
P: Durante il vostro addestramento, per resistere, vi vengono indicati degli integratori?
Max: A me non è mai successo, né ne ho mai sentito parlare.
P: A che serve saper marciare?
Max: Nella vita in generale, a poco; nell’ambiente militare ti dà un primo input di ordine e disciplina.
P: Cos’è cambiato tra le vecchie e le nuove generazioni di militari?
Max: E’ cambiato molto, direi. La rinuncia alla leva obbligatoria ha dato vita ad un nuovo esercito di professionisti, a mio parere molto più preparati ed evoluti.
P: Siamo al 7 settembre 1943: combatterebbe a fianco dei nazisti?
Max: Credo proprio di no.
P: Combatterebbe contro di loro, due giorni dopo?
Max: E’ più probabile.
P: Che lavoro vorrebbe facesse suo figlio?
Max: Quello che più lo faccia sentire realizzato. Per me non fa grossa differenza.
P: Che cosa la società civile dovrebbe prendere ad esempio da quella che non lo è?
Max: Non saprei. Bisognerebbe prima definire il termine “società civile”. Se intendiamo in tal senso la civiltà cosiddetta “occidentale”, ha sicuramente poco da insegnare e molto da apprendere.
P: Secondo la costituzione cosa fa l’Italia alla guerra?
Max: La ripudia.
P: Saprebbe definire il verbo ripudiare?
Max: In questo caso definisce il rifiuto “a priori” di un certo tipo di comportamento.
P: Parolisi è innocente?
Max: Non saprei. Non sono in grado di giudicare a distanza. La mia sensazione è che dietro ci sia qualcosa di più del “semplice” delitto passionale.
Una cosa al riguardo vorrei però sottolinearla: questo triste episodio è stato fortemente strumentalizzato per dare un’immagine dell’esercito che non corrisponde alla realtà. Le storie tra colleghi di lavoro, clandestine o no che esse siano, avvengono in tutti i contesti, soprattutto dove si vive a stretto contatto diverse ore al giorno. Ora, il fatto che tra quattrocento ragazze, qualcuna possa vivere una storia con il proprio istruttore, mi sembra davvero poco sorprendente.
P: Le è mai capitato di votare stando al fronte?
Max: Non mi è mai capitato.
P: Ha mai pensato di fare il contractor?
Max: La cosa non mi attrae per nulla.
P: Che accademia militare ha frequentato Gheddafi?
Max: Sinceramente non ne ho idea. Suppongo un’accademia militare libica. So comunque che è stato anche nel Regno Unito.
P: Dovesse tagliare un centesimo delle spese militari su cosa risparmierebbe?
Max: Forse risparmierei qualcosina sulle mense. Sicuramente toglierei i militari dalle strade delle città italiane.
P: Tecnicamente, si può annichilire senza uccidere?
Max: Credo proprio di sì.
P: Contrario o favorevole alla tortura?
Max: Assolutamente contrario.
P: Sa cosa stabilisce l’art. 185bis del codice penale militare di guerra?
Max: Punisce eventuali condotte vietate dalle convenzioni internazionali.
P: Cosa le chiedono più spesso i famigliari quando torna da una missione?
Max: Come me la sono passata. Cercano probabilmente di farsi un’idea del mio stato d’animo e della condizione psicologica.
P: Cosa evitano di chiederle?
Max: Sicuramente non mi fanno domande “tecniche”.
P: Tra Dio, patria e famiglia cosa butta dalla torre?
Max: Probabilmente la famiglia sarebbe l’unica ad essere sicura di restare su. Non sono un gran credente e la patria è sicuramente un valore in cui ci si può riconoscere, purché non si scada in pericolosi eccessi di nazionalismo.
le domande della Donna Cannone
DC: Non crede che le morti di militari durante il lavoro siano da considerare ''morti sul lavoro'' come quelle degli operai, per esempio? E se no, perché?
Max: Credo senz’altro di sì. Il fatto che poi si dia luogo alla farsa dei funerali di Stato è solo un maldestro tentativo di pulirsi la coscienza di fronte all’opinione pubblica.
DC: Cosa si prova a vivere armati?
Max: Si vive armati solo in particolari circostanze e in determinati teatri. Non certo in patria. Dopo un po’ non ci si fa più caso.
DC: Che cosa pensa degli immigrati? E dei profughi? E delle donne con il velo in territorio italiano/europeo?
Max: Io penso semplicemente che le diversità di usi, costumi e tradizioni vadano considerate come un’opportunità di arricchimento e non come una minaccia. Ogni atteggiamento di intolleranza è espressione assoluta di ignoranza. E non lo dico per retorica.
DC: Perché ha scelto questo mestiere?
Max: E’ stata una scelta ponderata. Ero all’università e vivevo con la spada di Damocle della leva obbligatoria. Ho preferito fare domanda per due anni di ferma e percepire uno stipendio, piuttosto che un anno di leva che gravasse ulteriormente sui miei dal punto di vista economico. Poi i due anni sono diventati tre, fino a vincere il concorso in servizio permanente.
DC: Quali sono gli ''ideali'' moderni che attirano i giovani alla carriera militare? È plausibile pensare che lo facciano per ''la patria''?
Max: Probabilmente alcuni lo fanno anche per “la patria”, ma onestamente ritengo siano senz’altro una minoranza. La maggior parte vede nella carriera militare un’opportunità di lavoro e di indipendenza economica. E con questi “chiari di luna”, non è poco!
gr az ie