Nasce su Mente Critica nella pubblicazione del cannonico "Morto un parà se ne fa un altro" l'incontro - scontro virtuale e ideologico con Max, Sottufficiale dell'Esercito Italiano. Gli abbiamo proposto di farsi intervistare. Ecco la prima parte dell'intervista
Presentazione
Sono Max, ho 38 anni e sono un Sottufficiale dell'Esercito. Sono nato e vivo a Salerno, ma lavoro a Napoli dal 2005. Prima di allora ho svolto servizio a Persano (SA) e a Livorno. Sono sposato in seconde nozze da circa un anno e non ho figli. In uno dei suoi commenti, ha citato Berlusconi, tradendo l'iniziale senso del termine "disadattato", che Lei attribuiva ai "reduci" dai teatri di guerra e non quindi ad una questione politica. Comunque, io non sono certamente vicino all'ambiente di centrodestra, come potrebbe sembrare scontato per un militare; anzi, le mie frequentazioni e l'ambiente in cui mi piace muovermi vanno decisamente in un'altra direzione.
le domande di Comandante Nebbia
CN: in che teatri è stato impegnato?
Max: Sono stato in Bosnia nel ’96, quattro volte in Kosovo tra il 2000 e il 2003 e in Iraq nel 2004.
CN: quali incarichi ha ricoperto?
Max: In Bosnia non ero ancora in servizio permanente, ho svolto per lo più servizi di guardia al nostro Compound.
In Kosovo ho ricoperto incarichi vari, dalla gestione dei gruppi elettrogeni all’interno della base e nelle varie postazioni a difesa di installazioni sensibili sparse per il territorio di nostra competenza, all’addetto agli acquisti e quindi ai contatti con i rivenditori locali, cosa che mi ha permesso di girare parecchio e di conoscere moltissima gente del posto. Mi occupavo anche della retribuzione del personale civile locale che lavorava nel nostro accampamento. Con alcuni di loro sono in contatto ancora oggi.
In Iraq, ero addetto alla Cellula S1 (Personale) ed ero in giro spesso a seguito di un mio superiore a cui facevo da interprete dall’inglese, nel corso dell’affiancamento con ufficiali dell’esercito iracheno.
CN: ha partecipato ad azioni a fuoco?
Max: Io personalmente mai, ho solo sperimentato la tensione che si generava ogni volta che si usciva dalla base.
CN: quali differenze ha riscontrato nella reazione delle varie popolazioni alla presenza di militari stranieri sul territorio?
Max: In Bosnia, la guerra era appena finita. Non c’era molta gente in giro e quelli che c’erano erano piuttosto diffidenti. I contatti più frequenti erano con i bambini che venivano a chiederci un po’ di cioccolato o qualche merendina.
In Kosovo, gli albanesi erano in genere amichevoli, la nostra presenza in qualche modo li faceva sentire al sicuro.
In Iraq, è molto difficile da definire. La situazione era piuttosto complessa, sicuramente non tutti erano contenti di averci tra i piedi.
CN: Qual è, secondo lei, il livello di preparazione medio del personale italiano nei confronti del personale di altre nazioni?
Max: Al di là di Americani e Britannici, che sono a mio parere di un altro livello, credo che il nostro grado di preparazione generale sia piuttosto buono e in grado di confrontarsi tranquillamente con gli altri eserciti della coalizione.
CN: Ci dà un'opinione sulla qualità dell'equipaggiamento e sulla sua adeguatezza nelle varie situazioni?
Max: La qualità è sicuramente migliorabile e non sempre è risultata pienamente adeguata alla situazione, ma si sa, noi italiani siamo abituati a fare di necessità virtù.
CN: Ci dà un'opinione sulla capacità delle forze armate di valorizzare l'esperienza accumulata nei teatri di impegno o se questa viene dispersa con i congedi o con l'impegno del personale esperto in funzionalità impiegatizie?
Max: Credo che la maggior parte del personale delle forze armate abbia accumulato una notevole esperienza nell’ambito dei teatri operativi e tale esperienza può tornare utile sia per indirizzare i più giovani, sia per affrontare le nuove sfide con maggiore sicurezza e consapevolezza. I congedi e i cambi di destinazione del personale esperto ritengo che non possano inficiare su tale bagaglio di esperienza, se non in minima parte.
CN: Ci dice il livello di impiego dei private contractor e il tipo di missioni affidate a questo tipo di professionisti?
Max: I contractors si occupano in genere della protezione di personaggi di spicco che a vario titolo circolano per il teatro. Sono certamente dei professionisti molto validi, ma noi abbiamo delle regole d’ingaggio ben precise, dalle quali non possiamo prescindere. Loro, probabilmente, hanno una maggiore libertà di movimento e di azione.
Le domande di Poldino
Poldino: Qual è la sua canzone preferita?Max: Risposta difficile. Ascolto molta musica, è difficile isolare una sola canzone. Se proprio devo scegliere, dico “Pride” degli U2.
Poldino: l'ultimo libro letto?
Max: E’ un periodo che leggo più libri contemporaneamente, iniziandone uno nuovo senza prima terminare la lettura di quello precedente. L’ultimo che ho letto dall’inizio alla fine è “Io cammino in fila indiana” di Ascanio Celestini.
Poldino: Come reagisce la gente quando dice che fa il militare?
Max: Alcuni appaiono sorpresi. Forse il mio modo di fare e di muovermi fa pensare ad altro. Ma anche il modo della gente di considerare i militari dovrebbe evolversi.
Poldino: Ha qualche militare in famiglia, anche in pensione?
Max: No, nessuno.
Poldino: Che lavori ha fatto prima di arruolarsi? Qual era l’alternativa?
Max: Ero iscritto all’università, Lingue e letterature straniere moderne. Ho fatto qualche esame. Nel frattempo, per non pesare troppo sul bilancio familiare ho fatto vari lavori, dal barista alla gestione di impianti sportivi. L’alternativa era continuare gli studi e tentare di trovare uno sbocco in quel settore. Forse avrei potuto, ma è andata diversamente.
Poldino: Cosa direbbe al se stesso ventenne?
Max: Di godersi di più la vita, è un’età fantastica che non torna più.
a breve la 2° parte dell'intervista
1 commento:
interessante, grazie
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