mercoledì 23 gennaio 2008

Via delle Orfane piazza il vigilante


Mendicare in un vicolo invece che sui gradini del duomo per qualcuno può significare il digiuno. Nelle grandi città i questuanti si contendono i semafori. È la guerra tra poveri, in una delle sue varianti, da Dickens alle leggi sull’immigrazione. Rivendicare un angolo in cui cadono più briciole, piuttosto che alzarsi per sedere a tavola, per i propri diritti, come cantava Bob Marley.
Cosa sappiamo della selva di palmi, di ciotole e bicchieri a secco che di solito per strada scansiamo fisicamente e mentalmente rimuoviamo?
Qualche volta inciampiamo in una litania, un cartello nuovo dall’ennesima etnia mai sentita prima e andiamo oltre.
Ieri ho notato un posto vuoto, anzi già occupato.
All’angolo di via delle Orfane, all’entrata di un supermercato, dove spesso sedeva un ragazzo con un che di serafico nel suo elemosinare e ritrarre il cantone che gli stava di fronte, sta un vigilante.
Una guardia nerovestita, armata, ma non di pennello.
A leggere i giornali locali il cambio pare aver raccolto consensi. Dice che ci voleva, che non se ne può più, che adesso si sta più sicuri.
Ma è la certezza del diritto che dà sicurezza. E ignoro in base a quale norma costituzionale un poliziotto privato possa dire ad un ragazzo di sgombrare, di cedergli l’angolo, come si fa tra accattoni. Ma quelli almeno non usano la scusa della sicurezza.
Gli stessi giornali dicono che una famiglia su sette non arriva a fine mese. Quel supermercato passa per essere economico.
Verrà un giorno in cui qualcuno di quei clienti che oggi ne escono guardando preoccupati lo scontrino si siederanno per strada, a mani giunte, capo chino. Spero si sazino, con la sicurezza.


gi

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