mercoledì 24 marzo 2010

l'imbarazzo della scelta: Casini

Casini è un fine politico. Lo dicono tutti, specialmente il Messaggero, giornale di proprietà del suocero. A chi gli rinfaccia di difendere la famiglia mentre figlia da divorziato risponde che nessuno è perfetto. Deve aver fatto il paragone con quel senatore del suo partito che anni fa fu trovato in una stanza d'albergo dopo un festino di coca in compagnia di una prostituta agonizzante. Ma questi sono incidenti di percorso. Quello che conta è la strategia. In allarme per la democrazia, lo scorso novembre lanciò l'ipotesi di un'alleanza per salvare la costituzione contro Berlusconi, del quale, dopo il tiro del duomo, è diventato alleato in Lazio, Campania, Calabria. In Sicilia no, lì elezioni non ci sono e la legalità è già garantita dal fido Cuffaro. A chi gli fa notare il suo opportunismo Casini replica che il suo è l'unico partito all'opposizione da due legislature di fila. Dimenticando di aggiungere che nella prima ha semplicemente perso, nella seconda puntava a fare l'ago della bilancia, mettersi all'asta, un po' come in queste elezioni regionali, nelle quali a Macerata gli tocca agitare lo spauracchio di Berlusconi e, qualche curva più in là, a Rieti, invitare a votarne la candidata. Ora va verso la fusione con Rutelli. In modo da sostituire statisti del rango di Giovanardi e Follini. Dopodichè qualcuno già lo vede candidato premier del Pd. E perchè non di entrambi gli schieramenti?

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