mercoledì 4 agosto 2010

"Bolzano, Italia?"

DC riporta con gusto:


da Comunicazione Italiana

30 Lug 2010



Premetto che non sono uno di quegli italiani che quando va in Alto Adige (Sud Tirolo), si sente subito discriminato nei negozi o nei bar, rispetto alla popolazione locale.


Tutt’altro, frequento questi posti da più di trent’anni e posso dire che mai ho avuto la benché minima sensazione di essere trattato con meno gentilezza e riguardo degli altoatesini (sudtirolesi).

Anzi, se le altre regioni d’Italia copiassero anche solo una parte della loro professionalità e del loro modello di business turistico, farebbero dei notevoli passi in avanti.

Quello che ho invece notato negli ultimi anni (ne è un esempio il caso politico esploso alcuni giorni fa a proposito dei cartelli turistici solo in tedesco), è il progressivo, e secondo me del tutto volontario, allontanamento dalla lingua e dalla cultura italiana. Questo mi sembra emerga nel loro recente comportamento, altrimenti schizofrenico e poco market-oriented.
Infatti perché proprio in Alto Adige, dove è massiccia la presenza turistica di Lombardi, Veneti, Toscani, Romani, ecc. si è deciso di rifare tutti i cartelli dei sentieri alpini nella sola lingua tedesca?
Non è forse utile a quella metà di “ospiti” non tedeschi che girano per i boschi sapere, in condizioni meteorologiche avverse, quanto dista il primo “rifugio”? Non è solo un problema di bilinguismo, peraltro obbligatorio in Alto Adige. È una questione di elementare sicurezza; non tutti sanno infatti che rifugio si dice “Hutte”, come non tutti sanno che per tornare ad Ortisei devono cercare le indicazioni per “St. Ulrich”!
Altro esempio. Piacevole serata di musica tirolese con un eccellente quartetto, stand gastronomici tipo october fest, molti residenti in costume, moltissimi turisti italiani presenti. Lo speaker deve aver annunciato in modo molto spiritoso i pezzi visto che la metà dei presenti rideva di gusto. Peccato che l’altra metà non abbia capito una sola parola di tedesco e sia rimasta esclusa.


Ultimo episodio che conferma che il problema, in realtà, non è solo linguistico.
Stanco del solito, buonissimo speck, in un supermercato di Brunico ho chiesto del prosciutto. Il cartello sul banco ne indicava due tipi, il “San Daniele” e un non meglio specificato “prosciutto estero”. Incuriosito, ho chiesto di dove fosse quest’ultimo.
“Di Parma” la (sorprendente?) risposta.






Di Mattia Camellini
Consodata spa (Gruppo Seat Pagine Gialle)

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