La professione all'ultimo grido, l'imputato di casi di cronaca, esige un'attenta selezione del target. La vittima deve essere donna, giovane e, se possibile, di bella assenza. Nel caso di Garlasco e Avetrana no, ma in quelli di Melania e Meredith ha funzionato il fatto che fosse seminuda, fattore che non è da sottovalutare e che eventualmente si può concordare in sede di agonia. Per permettere poi ai giornalisti di usare il termine "efferato" è poi necessario che l'arma non sia da fuoco: indispensabili quindi una corda o dei coltelli.
Assolutamente fuori moda è l'uccisione in appartamento. A meno che non si tratti di un ufficio, come nel delitto - per la verità un pò vintage - di via Poma. Meglio, molto meglio, che l'uccisione si svolga in una villetta, come nel caso dell'Olgiata, di Erika e Omar o al massimo in una baita, come a Cogne: il plastico di un appartamento sarebbe scomodo da maneggiare per i presentatori di talk show.
Da scartare l'opzione della chiesa, come per il delitto Elisa Claps. Il cadavere rischia di rimanerci per anni e voi di farvi un nome poco prima della pensione.
Tira molto il nome straniero: da Meredith a Yara a Sarah.
Assolutamente out, demodè, i delitti di mafia: giudici, pentiti e negozianti taglieggiati. Quella è gente che si chiama Filippo, Giuseppe, Salvatore. Uomini di mezza età, poco fotogenici, con attorno sempre troppo sangue. I morti di mafia, alla gente, non interessano, non fanno ascolto. Per quelli i RIS neanche si muovono, e voi rischiereste l'anonimato o addirittura la latitanza.
mercoledì 5 ottobre 2011
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