mercoledì 5 ottobre 2011

delitto: istruzioni per l'uso

La professione all'ultimo grido, l'imputato di casi di cronaca, esige un'attenta selezione del target. La vittima deve essere donna, giovane e, se possibile, di bella assenza. Nel caso di Garlasco e Avetrana no, ma in quelli di Melania e Meredith ha funzionato il fatto che fosse seminuda, fattore che non è da sottovalutare e che eventualmente si può concordare in sede di agonia. Per permettere poi ai giornalisti di usare il termine "efferato" è poi necessario che l'arma non sia da fuoco: indispensabili quindi una corda o dei coltelli. Assolutamente fuori moda è l'uccisione in appartamento. A meno che non si tratti di un ufficio, come nel delitto - per la verità un pò vintage - di via Poma. Meglio, molto meglio, che l'uccisione si svolga in una villetta, come nel caso dell'Olgiata, di Erika e Omar o al massimo in una baita, come a Cogne: il plastico di un appartamento sarebbe scomodo da maneggiare per i presentatori di talk show. Da scartare l'opzione della chiesa, come per il delitto Elisa Claps. Il cadavere rischia di rimanerci per anni e voi di farvi un nome poco prima della pensione. Tira molto il nome straniero: da Meredith a Yara a Sarah. Assolutamente out, demodè, i delitti di mafia: giudici, pentiti e negozianti taglieggiati. Quella è gente che si chiama Filippo, Giuseppe, Salvatore. Uomini di mezza età, poco fotogenici, con attorno sempre troppo sangue. I morti di mafia, alla gente, non interessano, non fanno ascolto. Per quelli i RIS neanche si muovono, e voi rischiereste l'anonimato o addirittura la latitanza.

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