sabato 8 ottobre 2011

un libro fuori dai cori

Federica Sgaggio ha scritto Il paese dei buoni e dei cattivi, edito da Minimum fax. Il libro non l'abbiamo letto, ma l'autrice, in una recente presentazione, ci ha fatto venire voglia di farlo quanto prima, il blog (http://www.federicasgaggio.it/2011/05/il-%C2%ABbrand%C2%BB-generazionale/) e il libro. Perchè davvero l'opinione pubblica è divisa in tifoserie. I media la mobilitano, le danno appartenenza e lei s'accoda a seconda della curva dello stadio da cui fa il tifo. Le interviste spesso non dicono nulla, se non vuoti proclami. E anche gli scrittori, i presentatori, i cantanti si dividono in di destra e di sinistra. Battiato parla, nessuno lo capisce, chi applaude, chi no, a prescindere. Gli schieramenti sono assimilibali a brand, dice l'autrice. Sui delitti le riviste si schierano: colpevole o innocente, e con loro, i lettori, acriticamente. La sinistra esalta la meritocrazia. I suoi seguaci pure, senza eccepire che, di sinistra dovrebbe essere l'uguaglianza, non la selezione naturale. Chi sa cos'è il debito pubblico? chiede Sgaggio. Eppure ci si schiera. A seconda delle appartenenze, di quelle nuvole collettive, come le chiama l'autrice, che possono farci mettere un banner contro la lapidazione di una donna sul nostro profilo Facebook e non chiederci se siamo contro la lapidazione, contro la pena di morte in generale o contro quella sulle donne. Passa un mese, e che fine ha fatto quella donna nessuno se lo chiede, perchè il Saviano di turno (ma anche il Montezemolo) ha detto che l'Italia deve mobilitarsi. Per cosa? Per chi? Perchè? Non è importante, non fa notizia.

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