Per una vorace curiosa dell’animo umano come me, ieri è stata una serata profittevole. Allegra come una monella sono andata a una festa di Carnevale a Pergine, pregustando on the way un privato senso del proibito, visto che siamo già in quaresima!
Dopo la festa sono andata a bere qualcosa con delle amiche; fuori dal pub ho incontrato un ex collega inglese. E proprio qui viene il bello! Un’albagia britannica che subito mi ha riportato alla mente quello che fra me e me chiamo “effetto Don Lurio” (o Heather Parisi, Mike Bongiorno, sorelle Kessler, o molti altri).
Mi spiego: ho sempre avuto il forte sospetto che se Don Lurio e Heather Parisi fossero rimasti a ballare e cantare negli States, come dire?…. non se li sarebbe cacati nessuno.
In Italia, invece, con una spruzzata di accento americano, qualche parola inventata e una erre arrotolata, il gioco è fatto. Da emeriti Signori Nessuno in cerca di fortuna, in Italia sono diventati STAR!
Con una certa scaltrezza, - va detto -, questo ex collega inglese e vari suoi connazionali che ho incontrato, (insegnanti di inglese, alcuni con qualifiche più o meno vaghe), fanno lo stesso giochino, anche se fra persone comuni. Dunque, forti di un accento inglese che non si attenua, della capacità di pronunciare “Bud-Weiser” e di capire al volo i testi degli Oasis, se la tirano un casino. È comprensibile: l’italiano medio ambisce a parlare bene l’inglese, ma clamorosamente fallisce.
Semmai poi, chi se ne frega se questi britannici non hanno un cazzo da dire, in nessuna lingua? Se dopo 10 anni biascicano un italiano aberrante? e se, come nel caso del mio ex collega, sprizzano l’umanità di un porta-ombrelli? Sono fichi così. E più ci si sentono, più la gente se ne convince. A questo punto vorrei capire le donne che come corte di damine gli sbavano dietro, pur in soggezione. E vorrei sentire il parere degli uomini, schiacciati da un faticoso senso di inferiorità da alleviare nell’alcohol.
Vojo dhui lictttriiiiii dhiiii latcei por piacerroi
È evidentemente un popolo d’èlite: dall’incedere regale e dal maestoso pensiero; fulgido portatore di civiltà su cui radicano e l’ex impero indiano e la moderna società occidentale tecnologizzata. Per tramite di una lingua che oggi tutti dobbiamo conoscere. Ricordo un ex collega inglese, insegnante a Trento molti anni fa: un giorno mi raccontò che dava per scontato che tutti gli parlassero in inglese, qui; e perché mai avrebbe dovuto imparare un’altra lingua, lui?
….. In effetti, è meglio che lascino perdere. I suoi tentativi non erano coronati da successo e ancora mi scompiscio quando penso al corso di spagnolo che seguivo in Inghilterra: fra i suoni distorti emessi dai compagni britannici e le ipotesi vaneggianti per comprendere concetti grammaticali come la differenza fra il genere maschile e femminile applicato agli oggetti, ogni volta mi scagliavo fuori dall’aula come uno Sputnik piegata in due dalle risate – scene convulse che la povera maestrina spagnola avrebbe tanto desiderato condividere. Era un piccolo cottolengo d’élite, I tell you!
Resonant glass*
Dunque oggi, lungi dal subire il fascino di certa scialba presunzione e noiosa condiscendenza, di fronte a questo elemento fenomenale dalla carnagione simil-merluzzo, penso (e ipotizzo con buon margine di probabilità) che spesso in patria sono falliti o emeriti sconosciuti senza grandi chance; senza malizia, è evidente che in Inghilterra sapere l’ABC dell’inglese e dire “Bud Weiser” non è ammaliante dote paranormale, né ti spalanca le porte su una carriera di successo.
Se ne incontrate, Vi invito a smascherarli, a non farvi aggiogare dalla loro supponenza. Semmai, sfruttateli ben bene per rinfrescare il Vostro inglese, datevi un tono da italiano ben pasciuto, chessò, emulate l’aplomb di Lapo El Kan, senza timore dei congiuntivi!
Un cordiale saluto,
La donna Cannone
(*vetro sonoro)