lunedì 21 marzo 2011

bigiotteria

Un gioiellino poteva esserlo davvero, il film "il gioiellino". La vicenda della Parmalat si prestava a raccontare un'Italia di pizzicagnoli coi conti in ordine finiti a parlare di default.
La parabola di Tanzi, messa su pellicola, avrebbe potuto raccontare l'Italia a sè stessa. Ci avremmo riconosciuto il provincialismo delle imprese, i loro appoggi politici, finanziari e curiali, la cortina fumogena di valori mentre quelli meno sbandierati di una tempo si estinguono come i pesci autoctoni nel Po. Invece tutto questo è appena accennato. I minuti della proiezione trascorrono senza che il film denunci per davvero. O che almeno avvinghi lo spettatore con della suspance. Remo Girone e Toni Servillo non bastano. Al primo, oltretutto, è affidato una versione di Callisto Tanzi che pare scritta dal suo avvocato. Perchè non chiedere qualche riga anche ai suoi operai?

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