mercoledì 2 dicembre 2009
il nonno dell'aspirante figlio di papà
Celli, l'uomo che nella foto cerca il pelo nell'uomo, è prestigioso professore di un'università privata. Ha di recente pubblicato una lettera aperta in cui invita il figlio ad espatriare: qui in Italia, di meritocrazia non ce n'è abbastanza.
Non lo commenteremo. Lo hanno già fatto in tanti. Chi gli ha dato ragione, chi dell'ipocrita, chi dell'opportunista. Alberoni lo ha invitato a dare un'occhiata a cosa siano i giovani di oggi, prima di desiderare di vederli all'opera.
A cosa serva il merito al figlio di un professore universitario oltretutto sfugge.
E in effetti, che i ragazzi cresciuti a latino e fiumi della Padania siano in grado di concorrere con quelli di New delhi è tutto da verificare.
Concordiamo peraltro con Celli che per trovare qualcosa di cui essere fieri dell'Italia dobbiamo rimontare a Poppea.
Ma quello che ci interessa è altro: la fregatura generazionale che ricorda le pubblicità in cui si vede una fuoriserie guidata da un manager con tanto di bionda.
La parola "prestigio", che ha fatto desiderare a ogni padre una scrivania per il figlio e che ora spinge l'uno e l'altro a sfruttare l'ucraina che deterge le natiche al nonno.
A vent'anni dal crollo del muro, guardate in testa a chi cadono, i calcinacci.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Io voglio che se ne vada Celli figlio, padre, nonno e tutta la loro allegra combriccola.
Posta un commento