venerdì 7 agosto 2009
ci arrendiamo
Di realtà ce ne sono almeno due, collegate. Una, la noiosa, è quella che si vive facendo la spesa, curando la sciatica, annuendo al capo, al coniuge, al telegiornale. L'altra è proprio quella che racconta il tg, in cui il problema che attanaglia tutti coloro che non trovano un posto in ospedale o gli spicci per arrivare a fine mese è l'inno regionale.
"Voglio una fidanzata secessionista con cui fare l'amore secessionista in un monolocale secessionista" canta pressapoco Caparezza e in effetti non è raro imbattersi, davanti ai cancelli delle fabbriche o dei call center in cassintegrati o precari alla fame intonare l'inno della Basilicata o del Molise imbracciando i reciproci, gloriosi stendardi.
Così la provincia di Trento - un "laboratorio" politico, dicono quelli che usano il termine come sinonimo di gabinetto - contribuisce ad esempio all'acquisto delle divise degli Shutzen, i vecchietti in barba, cappello piumato e archibugio che sulle pendici delle dolomiti combattono la prima guerra mondiale.
Poi, è normale, ci sono anche quelli che si danno alla realtà virtuale. Come quelli che, in brache di tela, a mani nude, in questi giorni chiedono a Rovereto che dal carcere si possa anche uscire vivi.
Chissà che striscioni, che canzoni intoneranno.
Senza più rosso, con un verde indigesto, speriamo non adottino la ideale bandiera di quasi tutti i nostri concittadini: uno straccio bianco.
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1 commento:
e beati voi che di Schützen ne avete pochi e anche vecchiotti, da noi `ce ne sono di quelli che consumeranno almeno dieci divise
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