martedì 7 agosto 2012

italiani alle olimpiadi: campioni di immobilismo

Chissà se dalle medaglie che vince alle olimpiadi si può ricavare l'indole di una nazione. Nel caso, l'Italia, tendenzialmente, aggredisce. Nel senso che imbraccia la carabina, l'arco o la spada, sotto le varie specialità. E quando non c'è di mezzo un'arma infila i guantoni e sale sul ring. Non corrono nè nuotano nè pedalano nè remano, gli italiani. Non si vedono all'orizzonte nuovi Abbagnale nè Mennea nè Bettini, e anche Federica Pellegrini ormai al massimo sfila. Ma quando c'è da prendere la mira, da fermo o su una pedana, a quanto pare gli italiani si dimostrano dei cecchini. Forse sanno mantenere la concentrazione, forse, il successo di semisconosciuti che imbracciano carabine, archi o fioretti sta anche negli strumenti. Fa pensare, comunque, questa attitudine all'aggressione, ma non a quella delle arti marziali nè alla lotta greco-romana. Come fossimo un popolo zen e allo stesso tempo violento, l'Italia si dimostra imbattibile nell'aspettare un nemico passare per colpirlo, ma mai in lizza quando si tratta di superarlo spalla a spalla. Forse, è vero, ricavare l'indole di una nazione da poche medaglie in un'olimpiade è una forzatura. Tuttavia sembra davvero una fotografia quella di una nazione in surplace, in cui tutti sono fermi, col fucile spianato e in cui chi si muove è perduto.

1 commento:

Giaco Mino ha detto...

Hai ragione, è proprio una forzatura. Anche tu cadi nella classica trappola di giudicare una nazione dai successi sportivi dei suoi atleti.