lunedì 15 dicembre 2008

prego, dopo di lei

Le donne vanno in pensione prima. Giusto? Sbagliato? Non è questo il punto: sono forse più deboli, vivono più a lungo. Il punto è che la proposta del ministro Brunetta rivela una tendenza, anzi un costume: per un malinteso senso di giustizia i diritti si pareggiano sempre equiparandoli a chi ne gode di meno. Si peggiorano le condizioni degli impiegati pubblici adottando come paragone quelli privati, si vessano gli operai italiani confrontando le loro condizioni a quelle dei cinesi, infine si spremono gli uomini proprio come le donne. Che ora raggiungeranno una parità che forse non chiedevano. Dalla flessibilità allo smantellamento del welfare le ultime conquiste sono una corsa a ritroso, una scala mobile verso il basso. Si peggiora, in nome dell’equità. Seguendo quella logica in base alla quale la Lega spinge a maltrattare i musulmani perché lo stesso farebbero con i cattolici in Medio Oriente. Così va il mondo. Ma se proprio equità deve voler dire peggiorare, regredire, rinunciare, che Brunetta e gli imprenditori per un giorno guadagnino e vivano insieme all’ultimo raccoglitore\trice di pomodori extracomunitario\a. E poi proponiamo una nuova età pensionabile, e magari riparliamo di equità.

3 commenti:

Prefe ha detto...

hai detto proprio bene.
Si equiparano a chi ne ha meno.

Una presa per il culo legalizzata

Marina ha detto...

Dal profondo del mio deretano....una sonora scorreggia al nano malefico, questa non e' parita' e sfruttamento!

maurob ha detto...

beh il Cvaliere ha detto che altimenti si discriminano se vanno in pensione prima......
ahahahahahahahahaah