martedì 28 giugno 2011
100 centimetri
Nel 1842 l'Ucciardone, a Palermo, era un carcere. Da allora il Quirinale ha smesso di essere la residenza dei papi, a Firenze Palazzo Vecchio ha iniziato e smesso di essere sede del governo, a New York le torri Gemelle sono sorte e crollate. L'Ucciardone no: come allora, centottanta anni dopo, è ancora una galera.
Ignoriamo se il progetto prevedesse delle docce. Oggi, quando vanno in avaria, i carcerati vengono irrorati con una pompa da giardino. Se poi non stanno buoni li si mette, anche per dodici ore, in una cella che alla base misura un metro quadro. L'immagine del carcerato che impazzisce costeggiando le pareti qui sa di sollievo: la ginnastica del recluso nel "canile", così la chiamano, è impugnare le sbarre in una specie di cabina telefonica senz'apparecchio. Forse urlano, i torturati, forse no. Non sappiamo quanto questa misura faccia davvero paura: chi entra nelle carceri italiane usufruisce, sono dati e non iperboli, di uno spazio minore di quello che l'Unione europea prevede sia concesso agli animali.
Lo sappiamo grazie a Rita Bernardini, a Pannella e ad un partito, il radicale, cronicamente all'1%.
E gli altri? Quelli che detengono il restante 99, che fanno, nulla?
Purtroppo no. Fanno leggi come la Bossi Fini e la Fini Giovanardi, che quella situazione determinano.
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