Ha un altro modo per sconfinare, in questi giorni, molto diverso dal Vaticano, chi si trova a Roma.
Basta andare all'esquilino, per la verità già enclave di suo, ed entrare nel parco di piazza Vittorio, dove si tiene l'Euro pride. In una scala che misura con 12,5 i diritti riconosciuti agli omosessuali in Inghilterra e con 2 quelli in Albania, un organismo internazionale all'Italia ha dato zero. Pare davvero allora di espatriare, in un'isola di musica, baci e magliette. Oltre che birre, spillate dal bar "coming out" o da "I am georgeous". Negli stand non si incontrano solo l'associazione dei genitori omosessuali, la libreria di settore e i microfoni di radiodigay, ma anche l'unione degli atei, gli animalisti, una mostra di fotografia, una di prodotti fetish e altre ancora. Alcuni offrono massaggi gratuiti, altri spille per una campagna. Si incontrano culturisti con barboncino al guinzaglio, valchirie a braccetto e sposi in pantofole e pancetta che spingono il passeggino. Borchie e panciere. Mentre sul palco una violinista esegue classici del rock seguita da un duo in cui lei suona la batteria e lui canta. Qualcuno, di sotto, ci trova un ritmo e balla.
Viene in mente Gino e L'Alfetta, la canzone di Daniele Silvestri, quando all'uscita ci si imbatte nella polizia. Serve a difendere la festa, chiaro. Si capisce da un manifesto subito fuori, di un partito che se la prende col sindaco per averla permessa.
Bentornati in Italia.
1 commento:
Anche tu esterofilo? Non l'avrei mai pensato, ma deve trattarsi di una malattia molto contagiosa :-D
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