sabato 18 giugno 2011

Gola profonda

B2B
Mancava, ieri sera a cena, B., un ragazzo pakistano.
Nell'incavo della sua assenza, un po’ guardinga, si è incuneata la signora B.
L’ho sempre osservata da lontano. Anche perché è bianca. Di un bianco flaccido, che quasi sembra flaccidità dell’anima.

La vedo spesso mangiare patatine.
Ero pronta a stupirmi. Per fulgore, intelligenza, cultura acume; dolcezza, simpatia.
Non per abissi di torpore. Neuronale.
Rugginose carie meningee.
Assoli di cellule mentali raggrinzite.

Come da galateo, annuisco – mentre B. loda la sua valle, che trovo brutta e deprimente.
Ero pronta a sorprendermi: chissà che fa, nelle sere che non viene al club? Intrepide discese in kayak lungo il Brenta? Amplessi muschiati sotto le stelle?
Contabilità aziendale. Mi annojo.
Ci metto del mio, stralciando con mani abbronzate ora spicchi di pizza ora antiche peripezie scolastiche.

Gola profonda
Quando il nome di Brunetta si insinua a metà di una coca media ci indigniamo. Poi, B. – finalmente – si lascia andare – «però, insomma, anche tutti ‘sti stranieri, ma io non lo so cos’è che cercano quando vengono qui – hanno un’idea, un’idea sbagliata – e poi, noi, la nostra democrazia, la nostra libertà, non ce la siamo mica ritrovata dall’oggi al domani – ci sono voluti anni di storia…- rutta - ecco e allora perché loro, non stanno a casa loro, a combattere per la loro libertà e i loro diritti, invece di venire qua?»

Ristò.
Rifletto.
Rigurgito.
Rutto anch’io?
Dovrei farlo. Che sono, le parole di B., se non flatulenza mentale? Rovescio di depositi fumosi, carie delle sue meningi. Marilopote significa, in greco antico, ingoiatore di fuliggine. È così che mi sento.

E mi colpisce, mentre penso a cosa dirle, l’avidità, che emerge dalle sue parole; che le mantiene in tensione.
Incespico – diplomatica mediocre – ammaino lo sdegno e ribatto «a mio parere, il vero scempio è altrove, i numeri di immigrati non sono problematici, i crimini che devastano il paese sono altri. E i criminali, non sul nostro pianerottolo; non nel nostro supermercato; sfrecciano in elicotteri e auto blu. Allora te la prendi col marocchino che sbaglia la differenziata e col negrone che ti chiede l’elemosina fuori dal Poli. Io non so, come me la caverei, se mi mettessero a vendere pizze in Bangladesh».
(E penso all’Italia come baia da cui salpare, non come approdo).
Avida. Come se democrazia e libertà fossero una torta. Da non spartire; come se l’immigrato di turno te ne togliesse una fetta.
Avida. Come se fossero un fiume: inquinabile da valori credenze abitudini lingue religioni diverse.

«Troppe vite diverse, difficoltà senza nome, regimi, schiavitù, dittature, di cui non conosciamo la portata – concludo – per erigersi a giudice delle scelte altrui». Ok. Uso parole meno scelte, ma è questo che le intendo dire.
Poi la pizza finisce. Saluti e baci. Ci si rivede a ottobre.

Kai hakahana
Kai hakahanain rapa nui, è cibo del giorno prima che sta per marcire. Kai hakahana è, stamane, sotto il sole delle 7, la cena di ieri.
Perché non ho chiesto a B. perché, anziché a pappare pizze, non stavamo sulle barricate a fare «la rivoluzione, che ci vorrebbe, anche qui»?
Ancora, mi sento sola. Offesa. Dalla spudoratezza dei ruttini neuronali di colleghi, vicini, postini, cassiere, soci delle associazioni culturali, politici, baristi, bagnini.

Caro B. avrei dovuto registrare stralci di queste conversazioni.
Farti sentire cosa dicono, quelli che ridono e parlano con te – il campo sgombro della tua ombra extracomunitaria.
Nera. Nera abbastanza da incutere silenzio. Nera come la carie meningea che ci affligge. Affezione con rammollimento e distruzione del tessuto, dovuta a agenti batterici. Al tavolo, ieri sera, c’erano altri stranieri. Ma dell’Australia e dell’Uruguay. Molto bianchi.
E poi ingegneri, informatici, infermieri – gente – come si dice - che ha studiato e che ha viaggiato.
Che la lingua franca del millennio la usa, la conosce e potrebbe accedere con essa a soglie di pensiero e informazione oltre il ponte del razzismo di cortile.

"As I write, higly civilized human beings are flying overhead, trying to kill me.
They do not feel any enmity against me as an individual, nor I against them. They are 'only doing their duty', as the saying goes." (G.Orwell)

AIUTO


3 commenti:

Anonimo ha detto...

seppur elegante, è un'invettiva, forse alla stregua di quella della signora B. altrettanto legittima. ma vorremmo dei fatti. una logica dimostrazione che

CD

Anonimo ha detto...

seppur elegante, è un'invettiva, forse alla stregua di quella della signora B. altrettanto legittima. ma vorremmo dei fatti. una logica dimostrazione che

CD

Anonimo ha detto...

Buongiorno. Rispondo citando da "Eccessi di culture" di MAime:
"(...) proprio chi sostiene che gli immigrati, in particolare quelli di fede islamica, sono portatori di valori diversi da quelli europei, non dice quali sarebbero i valori europei. Possiamo affermare che esiste una cultura europea? Così come possiamo affermare che ne esiste una islamica condivisa da tutti i fedeli di Allah? (...) Se proviamo a acuire lo sguardo ci accorgiamo che, anche all'internno di ogni gruppo, esistono variazioni somatiche notevoli e quegli elementi che ci apparivano comuni lo erano solo se visti da lontano. Guardiamoci intorno: tra noi bianchi, italiani o padani, ci sono biondi, bruni, ricci, alti, bassi, con occhi azzurri o neri, pelle chiara, bruna e via dicendo. Se poi il nostro occhio si trasformasse in quello di uno scienziato che penetra i meandri della genetica, allora avremmo un'ulteriore conferma di come le differenze genetiche fra popolazioni diverse, anche vicine, sono insignificanti rispetto alle distanze genetiche che comunque si riscontrano tra gli individui di una stessa popolazione".
Il resto può leggerlo da sè. E tenerlo spesso in borsa/tasca

Saluti, DC