sabato 16 maggio 2009

Ambientiamoci - In Puglia economia all’idrogeno?

Poco più di un anno fa compariva sulle pagine di molti giornali e blog la notizia che la Puglia in un futuro prossimo avrà distributori di idrogeno e/o idrometano per alimentare autoveicoli ecologici. Qualche settimana fa il sito www.rinnovabili.it ha definito la Puglia “regina del vento”, visto il primato nella produzione di energia elettrica dal vento (946 megawatt installati nel 2008, dati Terna). Le notizie non sembrano slegate, nell’ottica di “Economia all’idrogeno”, il libro di J. Rifkin che sembra avere ispirato il progetto idrogeno della regione Puglia e che la mette all’avanguardia mondiale. L’evoluzione dei combustibili usati dalla nostra civiltà ha come meta l’idrogeno. All’inizio ci fu la legna, poi venne il carbone, il petrolio, il metano e, in futuro, l’idrogeno. Il cambiamento di combustibile è stato sempre verso una “de-carbonizzazione”, cioè una riduzione del rapporto carbonio-idrogeno, e quindi una riduzione relativa nei fumi della CO2 rispetto all’H2O, a parità di energia liberata nella combustione. Avere un combustibile con 100% di idrogeno però non è semplice, perché non è presente puro in natura, ma sempre allo stato combinato. E la separazione degli atomi di idrogeno costa energia. Quindi l’idrogeno puro è un combustibile artificiale, un vettore energetico, non è una fonte di energia primaria. Questo concetto purtroppo sembra essere poco conosciuto. Molti addirittura pensano che in futuro si potrà usare l’acqua come combustibile, mentre l’acqua è soltanto il prodotto della combustione dell’H2. L’acqua può essere anche la materia prima per fornire idrogeno attraverso l’elettrolisi (separazione di O2 e H2 dall’acqua), una reazione chimica che consuma energia prodotta altrove con i metodi convenzionali (che generano anche CO2). Oppure si può produrre idrogeno dal metano mediante il processo denominato “steam reforming”. Anche in questo caso però si produce CO2 dal carbonio contenuto nel metano. Come si esce allora da questo rompicapo? Per produrre H2 senza avere CO2 come sottoprodotto, bisognerà ricorrere all’uso di energia elettrica prodotta da fonte rinnovabile, mediante turbine eoliche e pannelli fotovoltaici, per esempio. Allo stato attuale, quindi, i sistemi esistono, ma sono costosi. La Puglia però ha buone possibilità di sfruttamento di queste fonti, essendo una regione ventosa e molto soleggiata. L’avvento dell’economia all’idrogeno richiede la soluzione di un altro problema oltre a quello della produzione, e cioè quello della distribuzione del combustibile. Un altro bel rompicapo, perché la rete distributiva cresce se vi sono consumatori (auto) di idrogeno, e le auto si vendono se la rete distributiva è sufficientemente diffusa. Per uscire da questo circolo vizioso si pensa ad una fase di transizione in cui circolano veicoli che usano una miscela di idrometano (30% H2 e 70% metano), in modo da poter rifornirsi anche presso i distributori di metano. Secondo Rifkin il rischio è che questa fase transitoria duri molto. Comunque in Puglia sembra che qualcosa si muove. Ecco alcuni link sull’argomento trattato: http://www.peacelink.it/ecologia/a/25730.html http://www.rinnovabili.it/pugliala-prima-rete-di-distributori-a-idrogeno-500654 http://www.rinnovabili.it/lidrogeno-che-attraversa-la-puglia-702331 http://www.rinnovabili.it/la-puglia-regina-dei-venti-702392 http://www.ecoblog.it/post/8050/la-puglia-al-primo-posto-nella-produzione-di-energia-eolica http://www.ambientenergia.info/01/05/2009/6866/2/fotovoltaico_gse_pubblica_dati_2008_puglia_si_conferma_leader.html di Michelangelo Ciani, Ingegnere Meccanico, Docente di Discipline Meccaniche presso Istituti di Istruzione Superiore

2 commenti:

Vincenzo Cucinotta ha detto...

Tutto corretto. Però, vorrei aggiungere, poichè attualmente le fonto rinnovabili non riescono neanche una coprire una frazione significativa dei bisogni della rete elettrica per gli usi domestici, temo che ancora per molto l'idrogeno potrà solo servire per spostare dal luogo di utilizzo al luogo di produzione, supposto remoto rispetto agli insediamenti abitativi, di eventuali inquinanti prodotti nel processo di produzione. Naturalmente, dal punto di vista specifico dell'effetto serra, ciò non sarebbe di alcuna utilità. Forse, sembrerebbe ragionevole piuttosto pensare a motori elettrici che avrebbero il non trascurabile vantaggio di consumare meno, avendo una eficienza energetica più alta. Anche il riscaldamento domestico tramite l'uso delle pompe di calore, risulterebbe più conveniente utilizzando direttamente l'energia elettrica. Sono sempre più convinto che la vera scommessa stia tutta nelle modalità di produzione dell'energia elettrica, che potrebbe in linea di principio divenire l'unica forma finale di energia utilizzabile dall'utente.

Anonimo ha detto...

Ogni tanto anche noi... Sara_1971