venerdì 7 novembre 2008

il cambio

Conosciamo poco gli Stati Uniti. Ora poi sono cambiati, dicono i media: si vede dalla carnagione del presidente. Anzi la grandezza degli Stati Uniti, dicono, sta proprio nella capacità di cambiare. Ma cambiare è un merito solo in relazione a quello che c’era prima. A una bella donna in sottoveste nessuno direbbe: cambiati. Segno che ciò che c’era prima, per continuare la metafora, era una racchia vestita di stracci. Che gli statunitensi avevano scelto fin dal 2000. Nel 2004 neanche i documentari di Micheal Moore avevano evitato la conferma. E forse la generazione di pazzi che la guerra riconsegna loro non sarebbe bastata agli statunitensi per ravvedersi se in questi giorni non avessero dovuto fare i conti, sulla punta dei loro moncherini di reduci, con la crisi. È dal crollo delle borse che il gradimento di Obama si è impennato. Hanno dovuti essere sloggiati dalle loro villette, sollevati dai loro divani, gli statunitensi, per votare un colored. Negro cioè; eppure si stima che il tre per cento di essi, al momento di indicare una faccia - anche con questo metodo da scimpanzé si vota da quelle parti – si sia sbagliato. Si vede che sbagliando s’impara però, perché questa grande nazione multietnica e globalizzata a Obama ha dato meno voti di quanti ne abbia dati ai senatori del suo partito: qualche elettore cioè ha votato per i democratici nelle elezioni del senato ma non per Obama alle presidenziali, che si svolgevano contestualmente. Segno che il colore della pelle ancora conta, per qualcuno. Quanto sono cambiati, allora gli Stati Uniti? Molto dirà chi guarderà le strisce blu che sulla mappa del voto assediano i grandi stati centrali rimasti in mano repubblicana. Per nulla chi farà caso ai referendum che negano i matrimoni gay dove già vigevano. Non così tanto dirà chi noterà che la proporzione dei voti di Obama e McCain ricalca quella dei fondi che ognuno ha saputo procacciarsi. È grazie ad essi che Obama ha potuto spezzare la dinastia Clinton e quella Bush, è grazie al maggiore finanziatore della campagna elettorale che un afroamericano può parlare di energia verde. Verde come il dollaro.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Staremo a vedere la consistenza di questo cambio.

dioniso ha detto...

Yes, they can! .... and we?!

... here is what WE can...
;-)

Saluti!

musa capricciosa ha detto...

Obama, da buon democratico, è guerrafondaio. Chiunque abbia letto il libretto "Yes we can" può aver letto dichiarazioni in favore della guerra in tempi assolutamente non sospetti. Purtroppo non ha appeal sulle forze armate e proprio ora servirebbe un incitamento a questi poveri soldati mandati al macello.
McCain, da buo repubblicano, vuole solo finire le guerre in fretta, e che siano meno asimmetriche possibile: lui ha invece l'appoggio dei militari che, in un sistema come quello Usa, conta molto.

Entrambi i candidati concordavano sulla necessità di permanere in Iraq (non conta nulla cosa dicono in campagna elettorale, Bush in campagna elettorale, primo mandato, era stato il più isolazionista da Wilson in poi. E' stato solo l'attacco alle torri che, sull'onda della reazione popolare, lo ha spinto. E si è visto, dalle sue azioni, quanto la sua NSS fosse impreparata ad azioni extraterritoriali) per normalizzare la situazione ora che la guerra lì si sta vincendo: non possono andarsene proprio ora, lascerebbero l'Arabia Saudita in balia dei terroristi in forze ancora in Iraq.

Per l'Afghanistan, McCain aveva una strategia migliore di Obama. Obama vuole bombardare tutti i talebani, invece McCain intelligentemente voleva negoziare con i cosiddetti "talebani buoni", per fare fuori alqaeda, la parte terrorista dei talebani, stabilizzando l'area che, tra parentesi, è a rischio attacco (sia per Obama che per McCain), specialmente per quello che riguarda il Pakistan, che è il vero nucleo dei terroristi jihadisti di oggi.

Obama o McPatata per me non cambiava un accidente. Certo, a livello di "figurina" sono contenta che un mezzo bianco sia entrato alla Casa Bianca (ma prima di lui c'è stata una nera e donna, non dimentichiamola...e un nero uomo).
Tanto entrambi volevano fare accordi segreti con l'Iran, armi e nucleare in cambio di passività riguardo Israele.

Patetici i manifesti del PD in giro per Roma, con l'appoggio ad Obama: il pd americano è paragonabile ad una destra europea, mentre i repubblicani ad una ultra destra. Dove hanno visto un movimento simil-psoe spagnolo/pse suropeo lo sanno solo loro...

Che il "great change" di Obama fosse solo messinscena elettorale si è visto dal fatto che ha nominato:

1. un filoisraeliano (ed antipalestinese/antiarabo) della lobby ebraica
2. ha mantenuto alla difesa lo stesso uomo scelto dai repubblicani di Bush.