4) La rinascita del maggio 2004: il caso di James Lovelock e il nucleare nei PVS*
Il movimento ambientalista si è sempre dichiarato contrario al nucleare, non tanto per la sicurezza delle centrali ma per il discorso dello smaltimento delle scorie. Nel 2004 James Lovelock, uno degli studiosi più autorevoli e inventore della teoria di Gaia, ha cominciato a vedere la risorsa del nucleare da un altro punto di vista. In particolare egli ha rivisto l’ordine di gravità dei problemi che minacciano l’ambiente. Nel momento in cui il cambiamento climatico risulta essere un rischio più grave rispetto alla pericolosità potenziale delle scorie radioattive, le soluzioni possibili vengono rivalutate. Lovelock sostiene che al punto a cui siamo arrivati oggi il ritardo sullo sviluppo delle rinnovabili è talmente grande che non c’è più tempo per usarle come soluzione concreta. L’unica speranza per abbassare le emissioni di anidride carbonica in maniera utile e significativa è vista ora nel nucleare. Questa tecnologia diventa quindi la soluzione temporanea per combattere il cambiamento climatico e per consentire alle rinnovabili di maturare tecnologicamente.
In particolare la costruzione di nuove centrali nucleari nei Paesi in Via di Sviluppo è secondo molti, tra cui Tim Flannery autore del libro “I signori del clima”, altamente desiderabile dal punto di vista globale perché queste andrebbero a sostituire molti impianti a combustibile fossile, estremamente inquinanti e nocivi per l’uomo oltre che per l’ambiente. Si prevede che la Cina, che attualmente produce la sua energia per il 70% da combustibili fossili rispetto ad un 25% circa su scala globale, ordinerà due nuove centrali elettronucleari all’anno per i prossimi vent’anni, mentre sono state autorizzate o stanno per ottenere la concessione diverse decine di centrali in India, Brasile, Iran, Pakistan e Corea del Sud. Mentre, tra i Paesi industrializzati nuove centrali sono previste in Francia, Russia, Giappone, Canada e Finlandia a cui di recente sembrano essersi aggiunte Svezia e Italia.
5) Fattori negativi 1: la gestione delle scorie radioattive, perché è così difficile trovare un sito di stoccaggio?
Ciò che rende difficile trovare un luogo adatto per il deposito definitivo delle scorie è la sua stabilità del tempo. Esistono tre tipi di scorie radioattive: quelle a breve, a medio e a lungo tempo di dimezzamento. Mentre per quanto riguarda le prime due i tempi di attesa perché la loro pericolosità si annulli risultano essere entro termini accettabili (si va dai 10 anni della maggior parte delle scorie, ai 100 della parte più contaminata), il problema principale sussiste per alcune parti delle barre di combustibile esaurito. Queste posso impiegare anche tempi nell’ordine di migliaia di anni per perdere la loro pericolosità. Il lato positivo è che queste scorie così pericolose sono poche. Una grande centrale nucleare ne produce non più di 3 metri cubi l’anno. Il lato negativo è che non si può pensare di conservare questi materiali sulla terraferma a causa del prolungato tempo di attesa. La soluzione più appropriata ricade su pozzi scavati nel sottosuolo in aree geologicamente stabili. Le collocazioni per questi depositi vengono quindi studiate facendo previsioni sugli spostamenti tettonici e climatici in modo da garantire le condizioni di impermeabilità del suolo entro cui costruire il deposito anche dopo 100 – 200 anni. Ma se vogliamo andare avanti a periodi tra 5000 e 10 000 anni da oggi, nulla è più certo e si ragiona solo per probabilità di rischio. Vengono fatte simulazioni di cataclismi e si dimensionano le strutture del deposito per contenere entro certi limiti eventuali fuoriuscite di materiali pericolosi al fine di tutelare la salute pubblica. Nel frattempo vengono studiati reattori particolari in grado di trasformare artificialmente i rifiuti a lungo termine in rifiuti a medio termine.
Certamente molti vedono negativamente questo tipo di soluzioni, viste quasi come un “nascondere lo sporco sotto il tappeto”. È uno dei lati deboli del nucleare. Come tutte le tecnologie ci sono pro e contro. Ora purtroppo si tratta di stimare quali “contro” siano peggio per il nostro Pianeta: i depositi sotterranei oppure le emissioni di gas serra delle altre fonti energetiche?
6) Fattori negativi 2: la sicurezza degli impianti
Non si può prendere Chernobyl come esempio per dimostrare la sicurezza degli impianti nucleari normalmente costruiti. Il reattore russo infatti non era dotato delle strutture di sicurezza di cui tutti i reattori per scopi civili devono essere forniti. Per essere chiari, Chernobyl non possedeva la cupola di cemento armato in grado di contenere qualsiasi esplosione o fuga di materiale pericoloso dal reattore stesso. Il motivo di questa mancanza era lasciare lo spazio al carroponte che doveva poter estrarre plutonio dal nocciolo per produrre armi nucleari. Inoltre al momento del disastro tutti i sistemi di sicurezza erano stati scollegati per consentire ai gestori della centrale di fare esperimenti al limite della coscienza umana. Anni prima, il reattore di Three Mile Island subiva lo stesso tipo di danneggiamento del reattore, ma le strutture contenitive hanno evitato la fuoriuscita di sostanze contaminanti, e l’incidente si è risolto senza nessun tipo di problema alla salute pubblica. Ma tornando alla questione iniziale, il problema della sicurezza non può quasi essere chiamato “problema”, semmai una “questione”. La tecnologia oggi è in grado di fornire sistemi attivi e passivi tali che rendono trascurabili i rischi di incidenti e soprattutto di contaminazione dell’ambiente circostante.
7) Fattori negativi 3: la proliferazione nucleare per scopi non-civili
Credo che questo sia uno dei problemi principali di questa tecnologia. Dotarsi del know-how del nucleare civile significa anche dotarsi potenzialmente di quello per scopi militari. In particolare la questione diventa spinosa quando paesi particolari come l’Iran o la Corea del Nord potrebbero chiedere o chiedono di partecipare al progetto dell’energia nucleare. È possibile concedere al alcuni paesi di avvalersi di questa risorsa e ad altri no? È un problema ancora oggi aperto. L’unica soluzione possibile appare essere quella, già intrapresa, di un organo di controllo internazionale come l’AIEA (o IAEA secondo l’acronimo inglese) di cui ogni nazione con un industria nucleare deve accettare i controlli. Ma per ora questo sistema non è ancora pienamente funzionante.
Giorgio Restori
dottore in “Scienze ingegneristiche” e
laureando in “Ingegneria energetica”
presso il Politecnico di Milano.
*paragrafo scritto insieme a Tommaso Perrone.
8 commenti:
Grazie ancora di cuore, soprattutto per aver capito il senso di ospitare qualcosa che non riflette i nostri pensieri quotidiani. è importante riflettere e aprire discussione per aver più consapevolezza delle proprie idee.
tommi
p.s. per la lunghezza, in futuro tenterò di selezionare qualcosa di più consono ad un blog.
Vi vorrei consigliare di leggere il post che ho sul mio blog per una opinione diversa su questo argomento.
Soprattutto, trovo perfino disarmante che si taccia sulle tecnologie che oggi consentono anche ai reattori a neutroni termici di funzionare.
Altrettanto incomprensibile risulta il modo di trattare l'aspetto economico. Il mercato dei combustibili nucleari è abbastnza ristretto e quindi tendenzialmente monopolistico. Parlare di prezzi a distanza di decine d'anni da quando si dovrà comprare sembra un azzrdo che nessuno di noi farebbe sulla propria personale tasca.
D'accordo sul problema dell'effetto serra, ma nel post lo si tratta come l'unico problema ambientale.
Il mio punto di vista privilegerebbe un approccio multiplo, che dia slancio alle energie rinnovabili, fotovoltaico incluso, senza escludere anche il carbone, purchè in quota ridotta. Pensare di risolvere i problemi dell'effetto serra cospargendo il pianeta di scorie radioattive mi pare un approccio stravagante, che può trovare giustificazione solo in un interesse strettamente personale.
boooo booo booo!! dissento!!
così la liberta di espressione la rappresento anch'io, no?
ciao
Ciao Vincenzo, grazie per la tua segnalazione. Volevo passare stasera, ma sono le 23 passate e ancora non ho finito di lavorare.
Ancora una volta devo posticipare le visite ai blogger che seguo.
La tengo in nota, comunque.
Buona notte a tutti
DC
L'ARTICOLO NON TIEN CONTO DEL PREZZO DELL'URANIO E DELLE RISERVE MONDIALI STIMATE,SI PARLA DI NON PIùDI 50 ANNI,DA PER SCONTATO CHE IL SOLARE E' PIU COSTOSO,NON E' VERO,ITEMPI DI REALIZZAZIONE SONO 5 VOLTE INFERIORI E I COSTI LEGGERMENTE INFERIORI RAPPORTATI AI KW PRODOTTI,NON CI SONO PROBLEMI SE NON DI SPAZIO DISPONIBILE TENENDO CONTO CHE PER 1 MW DI POTENZA INSTALLATA OCCORRE UNA SUPERFICIE DI 1 ETTARO (10.000 mq.)
Interessante comunque come a Tommy non interessi confrontarsi con le posizioni contrarie: questo, alla fine, mi sembra il dato più interessante in assoluto.
un piccolo appunto: ieri sera alla conferenza di Bolzano sull'energia Mario Tozzi ha ribadito che il nucleare è obsoleto e quindi totalmente inutile.
Che è la solita panacea per far finta di risolvere i problemi.
Ci fidiamo del ricercatore divulgatore più biondo del CNR?
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