lunedì 2 marzo 2009
il razzismo non è una razzata
E' tempo di sfatare un tabù: quello del razzismo.
Perchè le razze esistono, c'è poco da fare. Un indiano non lo confonderesti per uno svedese, figurati un calabrese con un trentino. Del resto lo sport lo conferma: i keniani vanno forti nelle corse lunghe, i giamaicani nello sprint. Questione di fibre muscolari, di DNA insomma. Possibile che le differenze si fermino lì? Che i cervelli di un eschimese e di un indio siano uguali? Non ha agito in maniera diversa la selezione genetica, posto che diversi erano i problemi da risolvere per sopravvivere?
Oltre alla genetica c'è anche la cultura, si sa. Non intesa per forza come sapere, piuttosto come una specie di brodo, che ti dà una certa mentalità. Basta pensare ai tanti geni ed artisti che il popolo ebraico ha fornito all'umanità.
Accertato che cinesi e tedeschi, che aborigeni australiani e indios sono diversi, si fa presto a fare un discorso di valore, una gerarchia.
E scoprire di essere razzisti, legittimamente, non per pregiudizio.
Di disprezzare cioè un popolo che per primo storicamente ha adottato i gas in guerra, che oltraggia le bellezze naturali e storiche, che ha inventato il fascismo e la mafia, che svetta nelle classifiche di corruzione e latita in quelle sulla alfabetizzazione, che ricorre nelle denunce di amnesty international, che perseguita i poveri, gli omosessuali, i migranti, che celebra l'evasore fiscale, il boss, l'ancella promossa a ministra, che sottostà al potere clericale, che si informa ancora e sempre solo con la Tv, che ignora internet e l'illuminismo, e che più declina più si fa provinciale, autoreferenziale, sciovinista.
Ditelo al governo e organizziamola tutti insieme, finalmente, una ronda:
non voglio italiani nel mio quartiere.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
4 commenti:
L'idea delle ronde anti-italiani non sarebbe da scartare. Siamo sempre più propensi a cercare negli altri le colpe dei nostri mali, che non ci accorgiamo di essere diventati un popolo ignorante, arrogante,ipocrita, cafone e razzista. O forse non siamo mai stati un popolo con una vera identità, ma solo una somma di corporazioni e di interessi privati.Un saluto
Come provocazione, mi pare molto efficace, ma la lunga premessa potrebbe indurre a pericolose tentazioni e non sono certo che tutti i lettori ne comprendano il senso. A meno che sia io a non averne compreso la serietà: in questo caso mi troverei costretto a contro-argomentare...
Oh cazzo sono razzista anch'io.
Certo, insieme agli italiani dovreste, forse, anche rinunciare ai denari che arrivano alla vostra bella regione a statuto speciale.
Ma tant'è! Una giusta causa val bene un sacrificio :-)
Posta un commento