venerdì 28 marzo 2008

Pannoloni della libertà

Spaesati.
Rimbambiti.
Truffati
da falsi operai
dell’Enel,
da maghi
e imbonitori

Rapinati della pensione. Impauriti. Alienati. Fuori tempo nella tecnologia.

Inutili. Li vedi vagare in uffici pubblici saltando il turno perché non sanno interpretare il tabellone di smistamento agli sportelli.

Alcuni attraversano la strada tremolanti, ignari del rosso e delle strisce. Oppure imboccano le rotatorie contromano.
Nei paesi di montagna li vedi passeggiare nei viottoli; avvolte in scuri scialli le donne, i piedi fasciati in ciabatte di lana cotta, gli uomini.

La schiena dice il trionfo della balla di fieno sulle ossa.
E poi li invidi anche, quando al bar del paese si godono le rondini e il primo sole.
Incontinenti e felici

Sorretti da impunita tracotanza – (mai demodé) – arroganti in doppiopetto, attorniati da pin-up e portaborse. Sono gli ultrasettantenni e ottuagenari impomatati politici che si alternano al timone del Paese. Sul palco o dietro le quinte, dove meglio si cela il capello coltivato in laboratorio, la pancera e il rigonfiamento del pannolone.

Lo splendido articolo My Father’s Guilt, di Slavenka Drakulic in Cafè Europa (sulla vita nei Paesi ex comunisti), che racconta della Croazia negli anni ’90


“As in all other communist countries, gerontocracy ruled
and younger generations were totally infantilised
. Somehow, they were always too young to climb high or to reach responsible
positions. These eternal children could not even hope for an
apartment of their own. Instead, they would grow up and have their own children in their parents’ apartment, never even being able to break out of the circle of power within the family.
The other side of this coin was lack of responsibility, for no one
demanded or expected it of us. If something in society wet wrong,
a father figure was expected to deal with it, not a son.
The ultimate result was a kind of bargain: give us a taste of freedom,
(the chance to travel to the West, good clothes, books and records)
and we won’t make any problems for you.

We won’t ask unpleasant questions”.

tratteggia, secondo me, una lucida istantanea dell’Italia e della nostrana inamovibile stirpe di governanti-dinosauri, (di ogni schieramento, laico e non). Un apparato vecchio, datato, polveroso; tendenzialmente massonico e abbastanza inutile; ammuffito, maschilista; nepotista, familista, corrotto, opportunista, fedifrago e malsano.

Più mutande per tutti

Al di là dello specchio, un Paese di (finti) eterni giovani. Spesso complessati. A 30 anni si sparano botox nelle tempie e spendono decine di euro per le mutande di Cavalli, veicolo di accettazione sociale.
Per noi tutto è ritardato di 10 anni: l’età media dei laureati →→ l’età in cui si inizia a lavorare (il praticantato dura fino a 32 anni) →→ l’età del matrimonio →→ della genitorialità →→ e, conseguentemente, l’età pensionabile.
Ovviamente, pure quella cimiteriale, verso cui scivoliamo ingabbiati in contratti co.co.pro. e mutui capestro, ché lo stipendio medio non serve per comprare casa. Anche se è un bene primario, fin da quando abitavamo caverne bio ed eco-sostenibili.

Ancora una volta, il mio pensiero pesante va a Orwell, che tutto vide e tutto scrisse: nulla di ciò è casuale.
La nazione impoverita, affamata, deresponsabilizzata, viziata di giocattoli tecnologici e agitata da pruriti sessuali massmediatici si manovra senza sforzo: siamo un surrogato del trenino natalizio, che tanto piace agli arzilli nonnini al governo.







8 commenti:

il Russo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Gianluca ha detto...

Che strano paese dove i giovani si sentono vecchi ed i vecchi cazzeggiano e toccano il culo alle infermiere come laidi e bavosi finto sedicenni..

il Russo ha detto...

Non solo l'età media di qualunque cosa si sta alzando, ma il grave è la NON accettazione della propria vecchiaia e dei limiti che comporta.
Nella fattispecie: vi è mai capitato di vedere 72enni con riflessi pari a quelli di un bradipo in letargo, alla guida di un SUV in città o di un macchinone della madonna a 180 in autostrada? A me si, e fidatevi, sono esperienze da sudori freddi...

Donna Cannone ha detto...

E' capitato sì, e spesso di riuscire a non investire quelli che attraversano alla cieca zompettando.

Da un lato, (e mi ripeto) oltre alla morte, non siamo in grado di affrontare la vecchiaia - socialmente e personalmente, e perchè preludio alla fine della vita, e perchè i ruoli si sono completamente stravolti.
Un tempo l'anziano era considerato "saggio" (a torto o a ragione), e se la famiglia era comunitaria, vi svolgeva compiti che lo facevano sentire utile e prezioso. Ora si muore in solitudine. Alienati ai ritmi che ci stravolgono.

Non è così per tutti, ovviamente.
Il punto che volevo sottolineare, però - è il sistema gerontocratico della gestione del potere.

Sottolienare che, ancora una volta, poco si mette in discussione una pesante idiosincrasia nazionale...

il Russo ha detto...

Oddio, qua c'è una contraddizione in termini.
Se (giustamente)un tempo l'anziano era considerato "saggio" nell'ambito familistico, lo stesso potrebbe valere anche e soprattutto in una società anch'essa familistica come la nostra, in soldoni: il figlio dell'avvocato? Farà l'avvocato. Il figlio del medico? Farà il medico of course. Il figlio del cumenda con aziendina? Porterà avanti la ditta del papà.
Il problema è che così facendo i giovani (privilegiati) vengono su sotto l'ala protettrice e sotto il ricatto dell'autorità patriarcale che difficilmente si leva di torno forte del potere ricattatorio della propria esperienza, mentre i giovani (discriminati) che partono da zero difficilmente riusciranno ad arrivare a certi livelli perchè palesemente sfavoriti sin dall'inizio in una società che schifa il merito e premia il diritto dinastico.

Donna Cannone ha detto...

Caro Russo, certo - ci sono molte contraddizioni, ma secondo me quello che dici è CASTA, non solo familismo....

Ovviamente, l'immobilismo regna comunque

il Russo ha detto...

Diciamo che è una casta molto diffusa, direi che siamo tornati a vassalli, valvassori e valvassini. Io logicamente faccio parte delle plebe più disgraziata...

Donna Cannone ha detto...

Ci sono tante caste - condivido la visione del MEDIOEVO CHE AVANZA.
Ovviamente sono nella plebe, e pur vivendo nelle ristrettezze non vorrei esser regina (tranne che sul tuo blog :) ) chè mi fanno tristezza, vite imbalsamate e ancor più prive di senso e libertà.
PROLO FOREVER
PS: ma ci sarà un al di là laico dove potrò far 4 chiacchiere con Orwell?