domenica 14 settembre 2008

Sarei un ottimo dio (se solo avessi un universo a disposizione)

Vignetta di Rudi Patauner
Citazione che gli amici attribuiscono a Pier. Chi è Pier? ‘Un ragazzo che si sta impegnando assieme a tanti altri ad aiutarsi e ad aiutare’, vuole essere definito per i nostri lettori. Trapiantato in Trentino da molti anni, Pier è una voce degli utenti del Centro di Igiene Mentale di Trento. Chi lo conosce parla di Pier come un musicista di grandissime abilità e sensibilità. E lui ci racconta “Ho frequentato la Facoltà di musicologia dell’Università di Trento, dopo aver fatto studi magistrali e classici, ma la morte del mio allievo di basso mi ha sconvolto. Da allora, si è spenta in me la voglia di suonare. Solo più tardi ho capito che c’è sempre una speranza; ora voglio una vita ‘normale’. È una lotta contro se stessi”. DC: Sì… ma che significa ‘vita normale’ e perché dici ‘contro se stessi’? Pier: mah, quando il mio ‘narcisismo’ prevaleva su me stesso ero convinto di essere un grande musicista e un grande giornalista. Per un periodo mi sono convinto che ero Saturnino’. Hm? – chiedo stranita - Come hai fatto a identificarti con Saturnino? E, soprattutto, a rendertene conto e venirne fuori?? - ma lui mi risponde tranquillo “Sono misteri della mente. Forse perché era la musica dei miei 20 anni. Poi, anche con l’aiuto della psicanalisi, ho capito che sono Pier. Come diceva Thomas Mann, ‘ognuno di noi è come una parte della luna’.”
La barca dei folli verso la Croazia
Più che varcare la soglia della sua storia, mi faccio trasportare dalle sue parole - voli emozionali e letterari, che veleggiano su Pastorius e Gesù Cristo planando su Socrate e Thomas Mann. Starei ore ad ascoltare Pier, fino alla radice delle domande universali dell’uomo… Per un banale calcolo delle probabilità credo che le signore ‘normali’ al tavolo accanto non stiano discutendo di filosofia. Brandelli della loro conversazione sulle borse di Prada mi confermano nella convinzione che non cambierei tavolino “Ora vivo in comunità, per una situazione esistenziale che non riuscivo a reggere. – continua Pier - E lavoro in una comunità di persone che stanno cercando la loro strada. Sono grato al Trentino perché ho sempre trovato lavoro. Che ti posso raccontare? Ho inventato l’esafono’ dimmi qualcosa in più, chè io di musica non ci capisco molto, lo incalzo - ‘è un basso con le ottave del violoncello, del violino, del contrabbasso e della chitarra”. Ci sono anche domande delicate. E domande che non ho il coraggio di fare. Come quando Pier mi dice che suona con bassi ortopedici perché la sua mano è rimasta lesionata dagli elettrochoc. Sussulto. Non riesco a immaginarlo su un lettino di ospedale psichiatrico con gli elettrodi in testa. Ma so che lo ha vissuto. Ignoro come faccia a star qui a parlare con me tranquillamente, che oceani emozionali e psichici abbia valicato. Allora viro, e mi faccio raccontare degli oceani di acqua salata. Pier, infatti, è uno degli utenti del Centro di Igiene Mentale di Trento che nel novembre 2006 ha preso parte a La Barca dei folli’ - In barca a vela attraverso l'Atlantico dieci uomini e donne inseguono un sogno: dimostrare che anche un equipaggio del Servizio di salute mentale di Trento può arrivare fino alla fine del mondo. Un viaggio da matti nell'oceano che è davanti a tutti noi, ma anche dentro ciascuno di noi.
Pier mi dice che “questo viaggio è stato organizzato per dimostrare che persone con problemi mentali o una sensibilità più marcata possono fare delle ‘piccole’ imprese, che per noi sono grandissime. Abbiamo visitato piccoli paesi in Spagna, partendo da Cadice siamo arrivati in Martinica. Eravamo 4 pazienti, 2 genitori, 3 skipper e un dottore. Ci sono stati anche litigi, sulla nave Margaux. Vai a vedere il sito, lì trovi anche le foto. Siamo andati anche in televisione, da Magalli, a presentare il viaggio. Lì ho suonato l’esafono con la loro orchestra”. Pier ha anche curato le musiche di ‘Oceano dentro’, il film della traversata della Barca dei folli che uscirà a breve (a cui ha collaborato anche Sergio Damiani, giornalista de L’Adige ). “Ho iniziato a studiare jazz e l’accordatura aperta fin da piccolo. – prosegue Pier - Ci sono voluti 15 anni. Di fantasia, follia e ricerca. Che mi hanno portato anche a creare l’esafono. Ora ho uno strumento fatto con un’ex scarpiera, due coni che fungono da amplificatori, una testata di serie limitata e un vecchio amplificatore con coni da chitarra. Adesso faccio tecnica, non penso più che la mia vita sarà quella del musicista”.
Certa che anche voi siete rimasti rapiti dalle parole e dalle avventure transoceaniche di Pier, siccome è una lunga conversazione, anche questa volta la propongo in due parti. A presto!
Pier suona il basso sulla barca dei folli

6 commenti:

Ishtar ha detto...

Per lasciare un commento completo, forse dovrei attendere prima il seguito ma già da queste due prime battute mi viene da chiedermi chi è che sa dire cosa è normale e cosa non?
Chi si può arrogare il diritto di deciderlo?
Con questo non voglio negare che esistano delle persone con una sensibilità diversa, con un disagio maggiore, una necessità di aiuto.
Anche se vengono viste come la peste, perchè tutto quello che esce dai soliti schemi convenzionali fa paura e si tende a isolare...
Questo nei migliori dei casi...
La prima arma è l'informazione, si, perchè le paure scatturiscono dall'ignoranza che ghettizza, etichetta, bolla una persona che per il resto della società non solo è inutile ma in taluni casi è pericolosa!
Tranne per quei seri professionisti che ancora si battono affinchè chi vive con un disagio psichico posso prima di tutto essere trattato come un essere umano, che quindi mantiene intatti i suoi diritti anche se oltreppassa la porta di un servizio psichiatrico per un ricovero coatto...
Ma ancora questo non è del tutto possibile ne da tutte le parti d'Italia...
Si, perchè ancora, purtroppo quando subisci un ricovero contro la tua volontà, il famigerato tso, perdi i tuoi diritti, sei in balia delle idee del medico di turno, con la speranza che non sia favorevole a metodi che io più che di cura definirei di tortura: elettroschok e contenzione fisica!
Con questo concludo scusandomi se mi sono dilungata troppo, e con la gioia di sentire che Pier sta risalendo pian piano alla vita, ciao

il Russo ha detto...

Spero che la distribuzione di Oceano dentro sia capillare e avremo la possibilità di apprezzarlo.
Per il resto che dire? Ti stai "specializzando" in veri e propri pezzi d'inchiesta, sull'argomento chi ha postato il commento prima di me é molto più competente in materia e non posso che accodarmi ad ella.

dioniso ha detto...

Che storia toccante e affascinante!

Mi ha riportato in mente questo periodo della mia vita....

Saluti

Fritz Salamini ha detto...

creo che raramente i "pazzi" siano pazzi davvero e, a parte i casi di ingestibilità e attacchi violenti credo siano inutili le case di cura, gli ellettroshock, ma soprattutto gli psicofarmaci, anche in italia si incomincia a parlare di ritalin da somministrae a bambini irrequieti, ne abbiamo davvero bisogno? Non basterebbe fare i genitori, per una volta?

p.s.: no, non sono andato al blogfest

veronica ha detto...

"No. Tu sei una persona diversa, che vuole essere uguale. E questo, dal mio punto di vista, è considerato una malattia grave."

"La normalità è solo una questione di consenso. Ossia, se molta gente pensa che una cosa sia giusta, quella cosa lo diventa."
Veronika decide di morire, Paulo Coelho

Anche Pirandello aveva una idea simile della follia...ma non voglio stare a fare dissertazioni accademiche sul concetto di normalità. Voglio solo dire che chi sente e segue se stesso spesso deve combattere con il confronto con la società. Non parlo di moderna società, ma di complesso di uomini in generale. Sei più felice se vivi seguendo te stesso, ma sei tristemente isolato dal mondo. Questa è la lotta interirore: scendere a compromessi e rinunciare a ciò che più si ama di se stessi o lasciarsi amare mettendo la maschera che vogliono quelli che ci circondano? Qualche volta vorrei andare anche io con Pier sulla barca dei folli.

Fifì79 ha detto...

Cara amica, finalmente dopo un secolo e mezzo passo a salutarti. Sempre in velocità, ma megli di niente, no? ;)
Quando ti va, passa da me: non che abbia scritto grandi post (anzi) ma c'è un piccolo riconoscimento per te.

Un bacione
Buona domenica!!!!